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477903
2025-06-17T17:43:35Z
MediaWiki message delivery
19950
/* Board of Trustees 2025 della Wikimedia Foundation - Invito a presentare candidature */ nuova sezione
477912
wikitext
text/x-wiki
{{Bar|discussioni_in_evidenza=
*[[#Grafica homepage|Grafica homepage]]
*[[#Attiviamo VisualEditor di default?|Attiviamo VisualEditor di default?]]}}{{Nascondi titolo}}
'''Ultima modifica''': {{#time:j F Y, H:i|{{REVISIONTIMESTAMP}} }} '''Utente''': {{REVISIONUSER}}
== Launching! Join Us for Wiki Loves Ramadan 2025! ==
Dear All,
We’re happy to announce the launch of [[m:Wiki Loves Ramadan 2025|Wiki Loves Ramadan 2025]], an annual international campaign dedicated to celebrating and preserving Islamic cultures and history through the power of Wikipedia. As an active contributor to the Local Wikipedia, you are specially invited to participate in the launch.
This year’s campaign will be launched for you to join us write, edit, and improve articles that showcase the richness and diversity of Islamic traditions, history, and culture.
* Topic: [[m:Event:Wiki Loves Ramadan 2025 Campaign Launch|Wiki Loves Ramadan 2025 Campaign Launch]]
* When: Jan 19, 2025
* Time: 16:00 Universal Time UTC and runs throughout Ramadan (starting February 25, 2025).
* Join Zoom Meeting: https://us02web.zoom.us/j/88420056597?pwd=NdrpqIhrwAVPeWB8FNb258n7qngqqo.1
* Zoom meeting hosted by [[m:Wikimedia Bangladesh|Wikimedia Bangladesh]]
To get started, visit the [[m:Wiki Loves Ramadan 2025|campaign page]] for details, resources, and guidelines: Wiki Loves Ramadan 2025.
Add [[m:Wiki Loves Ramadan 2025/Participant|your community here]], and organized Wiki Loves Ramadan 2025 in your local language.
Whether you’re a first-time editor or an experienced Wikipedian, your contributions matter. Together, we can ensure Islamic cultures and traditions are well-represented and accessible to all.
Feel free to invite your community and friends too. Kindly reach out if you have any questions or need support as you prepare to participate.
Let’s make Wiki Loves Ramadan 2025 a success!
For the [[m:Wiki Loves Ramadan 2025/Team|International Team]] 13:08, 16 gen 2025 (CET)
<!-- Messaggio inviato da User:ZI Jony@metawiki usando l'elenco su https://meta.wikimedia.org/w/index.php?title=Distribution_list/Non-Technical_Village_Pumps_distribution_list&oldid=27568454 -->
== Universal Code of Conduct annual review: provide your comments on the UCoC and Enforcement Guidelines ==
<div lang="en" dir="ltr" class="mw-content-ltr">
My apologies for writing in English.
{{Int:Please-translate}}.
I am writing to you to let you know the annual review period for the Universal Code of Conduct and Enforcement Guidelines is open now. You can make suggestions for changes through 3 February 2025. This is the first step of several to be taken for the annual review.
[[m:Special:MyLanguage/Universal_Code_of_Conduct/Annual_review|Read more information and find a conversation to join on the UCoC page on Meta]].
The [[m:Special:MyLanguage/Universal_Code_of_Conduct/Coordinating_Committee|Universal Code of Conduct Coordinating Committee]] (U4C) is a global group dedicated to providing an equitable and consistent implementation of the UCoC. This annual review was planned and implemented by the U4C. For more information and the responsibilities of the U4C, [[m:Special:MyLanguage/Universal_Code_of_Conduct/Coordinating_Committee/Charter|you may review the U4C Charter]].
Please share this information with other members in your community wherever else might be appropriate.
-- In cooperation with the U4C, [[m:User:Keegan (WMF)|Keegan (WMF)]] ([[m:User talk:Keegan (WMF)|talk]]) 02:10, 24 gen 2025 (CET)
</div>
<!-- Messaggio inviato da User:Keegan (WMF)@metawiki usando l'elenco su https://meta.wikimedia.org/w/index.php?title=Distribution_list/Global_message_delivery&oldid=27746256 -->
== Save the date: itWikiCon 2025 si terrà dal 7 al 9 novembre 2025 a Catania ==
[[File:Logo ItWikiCon 2025 Catania SVG.svg|right|300px]]
Il team di organizzazione dell’'''[[:meta:ItWikiCon/2025|itWikiCon 2025]]''' è felicissimo di annunciarvi che il convegno annuale della comunità italofona dei progetti Wikimedia si terrà '''a Catania da venerdì 7 a domenica 9 novembre.'''
Non vediamo l’ora di accogliervi nella città etnea per tre giorni di incontri, discussioni e laboratori che copriranno vari temi legati a Wikipedia e agli altri progetti.
La sede del convegno, [https://www.isola.catania.it/ Isola Catania], si trova nel centro storico della città, vicinissima a tanti palazzi storici, a [[:w:it:via Etnea|via Etnea]] con tutti i suoi servizi disponibili e al [[:w:it:Pescheria di Catania|famoso mercato del pesce]]. La città è raggiungibile in aereo, ma anche in treno dalla costa tirrenica e in pullman.
Oltre al convegno, abbiamo previsto una settimana intera di attività per scoprire Catania e la Sicilia orientale. Le proposte di attività saranno aggiunte e migliorate nei prossimi mesi [[:meta:ItWikiCon/2025/Programma|sulla pagina dell’evento]]. Quindi segnate le date nel vostro calendario, in modo di essere liberi di prendere il tempo per esplorare Catania e i suoi dintorni!
Nelle prossime settimane, vi comunicheremo le tappe importanti dell’organizzazione dell’evento: costruzione collaborativa del programma, borse di partecipazione e commissioni di volontari per supportare il team organizzativo. Aggiungeremo nuove informazioni sulla [[:meta:ItWikiCon/2025|pagina Meta dell’evento]], che vi invitiamo a seguire.
Per qualsiasi domanda o suggerimento, non esitare a scrivere un messaggio sulla [[:meta:Talk:ItWikiCon/2025|pagina di discussione dell’evento]] o di contattarci a info(at)itwikicon.org.
A presto,
il team organizzativo itWikiCon 2025: [[Utente:GiovanniPen|GiovanniPen]], [[Utente:Auregann|Auregann]], [[Utente:Sannita|Sannita]] 15:41, 29 gen 2025 (CET)
== Reminder: first part of the annual UCoC review closes soon ==
<div lang="en" dir="ltr" class="mw-content-ltr">
My apologies for writing in English.
{{Int:Please-translate}}.
This is a reminder that the first phase of the annual review period for the Universal Code of Conduct and Enforcement Guidelines will be closing soon. You can make suggestions for changes through [[d:Q614092|the end of day]], 3 February 2025. This is the first step of several to be taken for the annual review.
[[m:Special:MyLanguage/Universal_Code_of_Conduct/Annual_review|Read more information and find a conversation to join on the UCoC page on Meta]]. After review of the feedback, proposals for updated text will be published on Meta in March for another round of community review.
Please share this information with other members in your community wherever else might be appropriate.
-- In cooperation with the U4C, [[m:User:Keegan (WMF)|Keegan (WMF)]] ([[m:User talk:Keegan (WMF)|talk]]) 01:48, 3 feb 2025 (CET)
</div>
<!-- Messaggio inviato da User:Keegan (WMF)@metawiki usando l'elenco su https://meta.wikimedia.org/w/index.php?title=Distribution_list/Global_message_delivery&oldid=28198931 -->
== Tirocinio curriculare Roma Tre 2025 ==
Ciao @[[Utente:Hippias|Hippias]], WikiDonne ritorna quest'anno con i due [[Progetto:WikiDonne/PCTO ERT 2025|PCTO in Emilia-Romagna]] (da gennaio ad aprile) e un tirocinio con Roma Tre che inizia proprio oggi e termina a fine giugno. Se per i PCTO ci sono i namespace [[Progetto:Scuole/Liceo Laura Bassi di Bologna 2025|Progetto:Scuole]], non trovo alcunché sulle università. Ho anche pensato di andare e registrare qualcosa delle lezioni su Wikiversità, ma vedo che sia tutto fermo lì, e da molto tempo. Mi confermi che su WB non ci sono i progetti con le università? Grazie, [[Utente:Camelia.boban|Camelia]] ([[Discussioni utente:Camelia.boban|disc.]]) 14:25, 3 feb 2025 (CET)
:Ciao @[[Utente:Camelia.boban|Camelia]]! Per caso ti potrebbe servire il flag come [[Wikibooks:Creatori di utenze|creatrice di utenze]]? <br>Per quanto riguarda i progetti universitari, da quello che ho visto negli scorsi anni, i docenti si organizzavano per conto loro ''extra wiki'' o al massimo usavano le talk dei singoli libri per coordinarsi, per questo non ci sono spazi apposta per l'università. Per ora direi di usare ancora il [[Progetto:Scuole]], magari creando una sottopagina a parte che in futuro si potrebbe scorporare.<br>Un discorso a parte su Wikiversità: il progetto non è in buona salute. In queste settimane ci sono tornato per lavorare un po' ad alcuni template grafici e fare un minimo di manutenzione, ma c'è pochissima gente (anch'io pensavo che fosse deserta da anni, e invece qualcuno c'è ancora). Al [[v:Wikiversità:Bar|bar di Wikiversità]] sono partite delle discussioni per cercare di rilanciarla. Se vuoi caricare materiali anche lì, male non fa, anzi! — [[Utente:Hippias|<span style="font-family:Georgia, serif">Hippias</span>]] <sup>([[Discussioni utente:Hippias|msg]])</sup> 19:00, 3 feb 2025 (CET)
::Grazie @[[Utente:Hippias|Hippias]], per la creazione delle utenze oramai abbiamo fatto. Per il tirocinio allora uso la nostra [[Progetto:WikiDonne/Tirocinio Roma Tre 2025|pagina di coordinamento]] (che già abbiamo, poi certo abbiamo anche cose estrawiki). Poi vediamo se si riesce a ravvivare qualcosa anche su Wikiversità. Metterò magari un po' di materiale, devo vedere bene come funziona il progetto. Grazie mille della risposta. [[Utente:Camelia.boban|Camelia]] ([[Discussioni utente:Camelia.boban|disc.]]) 11:24, 5 feb 2025 (CET)
== Wikimania 2025: apertura borse di partecipazione di Wikimedia Italia ==
[[File:Wikimania logo.svg|right|100px]]
Siamo molto lieti di comunicarvi che Wikimedia Italia ha aperto le '''borse per sostenere i costi di partecipazione a [[:wmania:2025:Wikimania|Wikimania 2025]]''', che si terrà a Nairobi, Kenya, dal 6 al 9 agosto.<br/>Vengono messe a disposizione 6 borse da 1.500 euro ciascuna. Può essere inviata richiesta di borsa '''entro il 5 marzo 2025'''. Tutte le richieste saranno poi valutate da una commissione appositamente costituita e gli esiti verranno pubblicati entro il 20 marzo 2025.<br/>Il bando completo si trova sul wiki di Wikimedia Italia: [[:wmit:Programma borse di partecipazione "Alessio Guidetti" per Wikimania 2025|Programma borse di partecipazione "Alessio Guidetti" per Wikimania 2025]], dove è presente il link al form da compilare per la richiesta. Siete tutti invitati a partecipare!<br/>Per qualsiasi dubbio non esitate a chiedere qui sotto (pingandomi) o a [https://it.wikipedia.org/wiki/Speciale:InviaEmail?wpTarget=Dario_Crespi_(WMIT) scrivermi] direttamente. Buona giornata. [[Utente:Dario Crespi (WMIT)|Dario Crespi (WMIT)]] ([[Discussioni utente:Dario Crespi (WMIT)|disc.]]) 10:56, 5 feb 2025 (CET)
== Wikimedia Italia: apertura sportello per progetti dei volontari 2025 ==
Ciao, siamo lieti di annunciarvi che è aperto lo '''sportello per progetti dei volontari 2025''' di Wikimedia Italia. Il bando ha lo scopo di finanziare i progetti dei volontari attivi nei progetti Wikimedia e OpenStreetMap, che siano legati agli scopi statutari di Wikimedia Italia. La dotazione dello sportello per l'anno 2025 è di 45.000 euro.
Se avete delle proposte potete inviarle entro il: 28 febbraio (prima tranche), 30 aprile (seconda tranche) e 30 giugno (terza tranche).
Dopo ogni deadline la commissione avrà 3 settimane per valutare i progetti, il supporto dei quali può variare dai 1.000 ai 10.000 EUR.
Trovate tutti i dettagli e il template per presentare le proposte su Meta: '''[[:meta:Wikimedia Italia/Sportello per progetti dei volontari/2025|Wikimedia Italia/Sportello per progetti dei volontari/2025]]'''.
Rimaniamo a disposizione per qualsiasi domanda. --[[Utente:Anisa Kuci (WMIT)|Anisa Kuci (WMIT)]] e [[Utente:Dario Crespi (WMIT)|Dario Crespi (WMIT)]] ([[Discussioni utente:Dario Crespi (WMIT)|disc.]]) 14:12, 7 feb 2025 (CET)
== Prossimo Language Community Meeting (28 febbraio, 14:00 UTC) e Newsletter ==
<section begin="message"/>
Ciao,
[[File:WP20Symbols WIKI INCUBATOR.svg|right|frameless|150x150px|alt=Un'immagine che simboleggia più lingue]]
Siamo lieti di annunciare che il prossimo '''Language Community Meeting''' avrà luogo il '''28 febbraio alle 14:00 UTC'''! Se vuoi partecipare registrati su '''[[mw:Wikimedia_Language_and_Product_Localization/Community_meetings#28_February_2025|questa pagina]]'''.
Si tratta di un incontro condotto dai partecipanti in cui vengono condivisi gli aggiornamenti sui progetti relativi alle lingue, si discutono le sfide tecniche dei wiki linguistici e si collabora alle soluzioni. Nell'ultimo incontro sono stati affrontati argomenti come lo sviluppo di tastiere per lingue diverse, la creazione della Wikipedia in Moore e gli aggiornamenti relativi al supporto linguistico a Wiki Indaba.
'''Hai un argomento da condividere?''' Che si tratti di un aggiornamento tecnico del vostro progetto, di una sfida da affrontare o di una richiesta di supporto alla traduzione, saremo lieti di sentirvi! Sentitevi liberi di '''rispondere a questo messaggio''' o di aggiungere punti all'ordine del giorno al documento che si trova '''[[etherpad:p/language-community-meeting-feb-2025|qui]]'''.
Inoltre, volevamo sottolineare che la sesta edizione della newsletter di Language & Internationalization (gennaio 2025) è disponibile qui: [[:mw:Special:MyLanguage/Wikimedia Language and Product Localization/Newsletter/2025/January|Wikimedia Language and Product Localization/Newsletter/2025/January]]. Questa newsletter fornisce aggiornamenti dal trimestre ottobre-dicembre 2024 sullo sviluppo di nuove funzionalità, sui miglioramenti nei vari progetti tecnici e di supporto legati alla lingua, sui dettagli delle riunioni della comunità e sulle idee per contribuire ai progetti. Per rimanere aggiornati, è possibile iscriversi alla newsletter sulla sua pagina wiki: [[:mw:Wikimedia Language and Product Localization/Newsletter|Wikimedia Language and Product Localization/Newsletter]].
Attendiamo le vostre idee e la vostra partecipazione all'incontro della comunità linguistica, ci vediamo lì!
<section end="message"/>
<bdi lang="en" dir="ltr">[[User:MediaWiki message delivery|MediaWiki message delivery]]</bdi> 09:28, 22 feb 2025 (CET)
<!-- Messaggio inviato da User:SSethi (WMF)@metawiki usando l'elenco su https://meta.wikimedia.org/w/index.php?title=Distribution_list/Global_message_delivery&oldid=28217779 -->
== Universal Code of Conduct annual review: proposed changes are available for comment ==
<div lang="en" dir="ltr" class="mw-content-ltr">
My apologies for writing in English.
{{Int:Please-translate}}.
I am writing to you to let you know that [[m:Special:MyLanguage/Universal_Code_of_Conduct/Annual_review/Proposed_Changes|proposed changes]] to the [[foundation:Special:MyLanguage/Policy:Universal_Code_of_Conduct/Enforcement_guidelines|Universal Code of Conduct (UCoC) Enforcement Guidelines]] and [[m:Special:MyLanguage/Universal_Code_of_Conduct/Coordinating_Committee/Charter|Universal Code of Conduct Coordinating Committee (U4C) Charter]] are open for review. '''[[m:Special:MyLanguage/Universal_Code_of_Conduct/Annual_review/Proposed_Changes|You can provide feedback on suggested changes]]''' through the [[d:Q614092|end of day]] on Tuesday, 18 March 2025. This is the second step in the annual review process, the final step will be community voting on the proposed changes.
[[m:Special:MyLanguage/Universal_Code_of_Conduct/Annual_review|Read more information and find relevant links about the process on the UCoC annual review page on Meta]].
The [[m:Special:MyLanguage/Universal_Code_of_Conduct/Coordinating_Committee|Universal Code of Conduct Coordinating Committee]] (U4C) is a global group dedicated to providing an equitable and consistent implementation of the UCoC. This annual review was planned and implemented by the U4C. For more information and the responsibilities of the U4C, [[m:Special:MyLanguage/Universal_Code_of_Conduct/Coordinating_Committee/Charter|you may review the U4C Charter]].
Please share this information with other members in your community wherever else might be appropriate.
-- In cooperation with the U4C, [[m:User:Keegan (WMF)|Keegan (WMF)]] 19:50, 7 mar 2025 (CET)
</div>
<!-- Messaggio inviato da User:Keegan (WMF)@metawiki usando l'elenco su https://meta.wikimedia.org/w/index.php?title=Distribution_list/Global_message_delivery&oldid=28307738 -->
== La tua wiki presto sarà in modalità solo lettura ==
<section begin="server-switch"/><div class="plainlinks">
[[:m:Special:MyLanguage/Tech/Server switch|Leggi questo messaggio in un'altra lingua]] • [https://meta.wikimedia.org/w/index.php?title=Special:Translate&group=page-Tech%2FServer+switch&language=&action=page&filter= {{int:please-translate}}]
[[foundation:|Wikimedia Foundation]] scambierà il traffico tra i suoi data center. Lo scopo è accertarsi che Wikipedia e le altre wiki Wikimedia riescano a rimanere online anche dopo un disastro.
Tutto il traffico sarà commutato il giorno '''{{#time:j xg|2025-03-19|it}}'''. Il test avrà inizio alle '''[https://zonestamp.toolforge.org/{{#time:U|2025-03-19T14:00|en}} {{#time:H:i e|2025-03-19T14:00}}]'''.
Sfortunatamente, a causa di alcune limitazioni di [[mw:Special:MyLanguage/Manual:What is MediaWiki?|MediaWiki]], tutte le attività di modifica dovranno essere interrotte mentre si effettua il cambio. Ci scusiamo per il disagio, stiamo lavorando per minimizzarlo in futuro.
Un banner apparirà su tutte le wiki 30 minuti prima dell'inizio dell'operazione. Questo avviso rimarrà visibile fino alla fine dell'operazione.
'''Sarai in grado di leggere, ma non di modificare, tutte le wiki per un breve periodo di tempo.'''
*Il giorno {{#time:l j xg Y|2025-03-19|it}} non sarà possibile effettuare modifiche per al massimo un'ora.
*Se proverai a modificare o a salvare durante il periodo di sospensione, vedrai apparire un messaggio d'errore. Speriamo che nessuna modifica venga persa durante questi pochi minuti, ma non possiamo garantirlo. Se vedi apparire il messaggio di errore, per cortesia attendi fino a che non sia tornato tutto alla normalità. Da quel momento potrai salvare le tue modifiche. È comunque consigliabile fare prima una copia delle modifiche, per essere pronti a ogni eventualità.
''Altre conseguenze'':
*I processi in background saranno più lenti e alcuni potrebbero interrompersi. I link rossi potrebbero non essere aggiornati velocemente come al solito. Se crei una voce per cui esiste già un link entrante a partire da un'altra voce, il collegamento rimarrà rosso più a lungo del solito. Alcuni script in esecuzione di lunga durata dovranno essere fermati.
* La distribuzione del codice dovrebbe avvenire normalmente come le altre settimane. Tuttavia, alcuni blocchi nell'aggiornamento del codice potrebbero avvenire puntualmente se l'operazione lo dovesse richiedere in seguito.
* [[mw:Special:MyLanguage/GitLab|GitLab]] non sarà disponibile per circa 90 minuti.
Il progetto potrebbe essere posticipato se necessario. Puoi [[wikitech:Switch_Datacenter|leggere la tabella di marcia su wikitech.wikimedia.org]]. Ogni cambiamento sarà annunciato nella tabella di marcia.
'''Per favore, condividi queste informazioni con la tua comunità.'''</div><section end="server-switch"/>
<bdi lang="en" dir="ltr">[[User:MediaWiki message delivery|MediaWiki message delivery]]</bdi> 00:14, 15 mar 2025 (CET)
<!-- Messaggio inviato da User:Quiddity (WMF)@metawiki usando l'elenco su https://meta.wikimedia.org/w/index.php?title=Distribution_list/Non-Technical_Village_Pumps_distribution_list&oldid=28307742 -->
== Final proposed modifications to the Universal Code of Conduct Enforcement Guidelines and U4C Charter now posted ==
<div lang="en" dir="ltr" class="mw-content-ltr">
The proposed modifications to the [[foundation:Special:MyLanguage/Policy:Universal_Code_of_Conduct/Enforcement_guidelines|Universal Code of Conduct Enforcement Guidelines]] and the U4C Charter [[m:Universal_Code_of_Conduct/Annual_review/2025/Proposed_Changes|are now on Meta-wiki for community notice]] in advance of the voting period. This final draft was developed from the previous two rounds of community review. Community members will be able to vote on these modifications starting on 17 April 2025. The vote will close on 1 May 2025, and results will be announced no later than 12 May 2025. The U4C election period, starting with a call for candidates, will open immediately following the announcement of the review results. More information will be posted on [[m:Special:MyLanguage//Universal_Code_of_Conduct/Coordinating_Committee/Election|the wiki page for the election]] soon.
Please be advised that this process will require more messages to be sent here over the next two months.
The [[m:Special:MyLanguage/Universal_Code_of_Conduct/Coordinating_Committee|Universal Code of Conduct Coordinating Committee (U4C)]] is a global group dedicated to providing an equitable and consistent implementation of the UCoC. This annual review was planned and implemented by the U4C. For more information and the responsibilities of the U4C, you may [[m:Special:MyLanguage/Universal_Code_of_Conduct/Coordinating_Committee/Charter|review the U4C Charter]].
Please share this message with members of your community so they can participate as well.
-- In cooperation with the U4C, [[m:User:Keegan (WMF)|Keegan (WMF)]] ([[m:User_talk:Keegan (WMF)|talk]]) 04:04, 4 apr 2025 (CEST)
</div>
<!-- Messaggio inviato da User:Keegan (WMF)@metawiki usando l'elenco su https://meta.wikimedia.org/w/index.php?title=Distribution_list/Global_message_delivery&oldid=28469465 -->
== Wikidata and Sister Projects: An online community event ==
''(Apologies for posting in English)''
Hello everyone, I am excited to share news of an upcoming online event called '''[[d:Event:Wikidata_and_Sister_Projects|Wikidata and Sister Projects]]''' celebrating the different ways Wikidata can be used to support or enhance with another Wikimedia project. The event takes place over 4 days between '''May 29 - June 1st, 2025'''.
We would like to invite speakers to present at this community event, to hear success stories, challenges, showcase tools or projects you may be working on, where Wikidata has been involved in Wikipedia, Commons, WikiSource and all other WM projects.
If you are interested in attending, please [[d:Special:RegisterForEvent/1291|register here]].
If you would like to speak at the event, please fill out this Session Proposal template on the [[d:Event_talk:Wikidata_and_Sister_Projects|event talk page]], where you can also ask any questions you may have.
I hope to see you at the event, in the audience or as a speaker, - [[Utente:MediaWiki message delivery|MediaWiki message delivery]] ([[Discussioni utente:MediaWiki message delivery|disc.]]) 11:18, 11 apr 2025 (CEST)
<!-- Messaggio inviato da User:Danny Benjafield (WMDE)@metawiki usando l'elenco su https://meta.wikimedia.org/w/index.php?title=User:Danny_Benjafield_(WMDE)/MassMessage_Send_List&oldid=28525705 -->
== Inizio un altro libro: Da Scratch al C++ ==
Come i precedenti, questo libro nasce da un'esigenza personale: diversi studenti sono rimasti indietro e mi occorre una strategia per riallinearli al resto della classe.
A detta dei più bravi, di cui ho gran stima, dovrei ripartire da un <code>livello 0</code>, ma — dice il professore che è in me — senza annoiare il resto della classe.
Quindi l'idea è creare un testo di informatica per le seconde/terze dove si passa da linguaggi come Scratch a linguaggi formali. E vorrei farmi aiutare dai miei studenti nella scrittura del testo. Loro meglio di me conoscono le loro esigenze.
Vi terrò informati. [[Utente:Galessandroni|<span style="color:green">'''Giacomo Alessandroni'''</span>]] <sup>[[Discussioni Utente:Galessandroni|<span style="color:blue">'''Parliamone!'''</span>]]</sup> 22:22, 14 apr 2025 (CEST)
== Vote now on the revised UCoC Enforcement Guidelines and U4C Charter ==
<div lang="en" dir="ltr" class="mw-content-ltr">
The voting period for the revisions to the Universal Code of Conduct Enforcement Guidelines ("UCoC EG") and the UCoC's Coordinating Committee Charter is open now through the end of 1 May (UTC) ([https://zonestamp.toolforge.org/1746162000 find in your time zone]). [[m:Special:MyLanguage/Universal_Code_of_Conduct/Annual_review/2025/Voter_information|Read the information on how to participate and read over the proposal before voting]] on the UCoC page on Meta-wiki.
The [[m:Special:MyLanguage/Universal_Code_of_Conduct/Coordinating_Committee|Universal Code of Conduct Coordinating Committee (U4C)]] is a global group dedicated to providing an equitable and consistent implementation of the UCoC. This annual review of the EG and Charter was planned and implemented by the U4C. Further information will be provided in the coming months about the review of the UCoC itself. For more information and the responsibilities of the U4C, you may [[m:Special:MyLanguage/Universal_Code_of_Conduct/Coordinating_Committee/Charter|review the U4C Charter]].
Please share this message with members of your community so they can participate as well.
In cooperation with the U4C -- [[m:User:Keegan (WMF)|Keegan (WMF)]] ([[m:User_talk:Keegan (WMF)|talk]]) 02:34, 17 apr 2025 (CEST)
</div>
<!-- Messaggio inviato da User:Keegan (WMF)@metawiki usando l'elenco su https://meta.wikimedia.org/w/index.php?title=Distribution_list/Global_message_delivery&oldid=28469465 -->
== refuso ==
Buongiorno a tutti segnalo [https://it.wikibooks.org/wiki/MediaWiki:Categoriespagetext questa pagina di servizio] non da me modificabile, che contiene la parola "tuttte" (con tre "t" consecutive), per l'opportuna correzione del refuso :D. Saluti, [[Utente:Eumolpo|Eumolpo]] ([[Discussioni utente:Eumolpo|disc.]]) 16:48, 26 apr 2025 (CEST)
:@[[Utente:Eumolpo|Eumolpo]] Ho corretto, grazie della segnalazione! [[Utente:Hippias|<span style="font-family:Georgia, serif">Hippias</span>]] <sup>([[Discussioni utente:Hippias|msg]])</sup> 17:19, 26 apr 2025 (CEST)
== Votazione sulle modifiche proposte per le Linee guida di applicazione dell'UCoC e della U4C Charter. ==
<section begin="announcement-content" />
<div lang="en" dir="ltr" class="mw-content-ltr">
The voting period for the revisions to the Universal Code of Conduct Enforcement Guidelines and U4C Charter closes on 1 May 2025 at 23:59 UTC ([https://zonestamp.toolforge.org/1746162000 find in your time zone]). [[m:Special:MyLanguage/Universal Code of Conduct/Annual review/2025/Voter information|Read the information on how to participate and read over the proposal before voting]] on the UCoC page on Meta-wiki.
</div>
Il [[m:Special:MyLanguage/Universal Code of Conduct/Coordinating Committee|Comitato di Coordinamento del Codice Universale di Condotta (U4C)]] è un gruppo globale impegnato a fornire un'applicazione equa e coerente dell'UCoC. Questa revisione annuale è stata pianificata e realizzata dall'U4C. Per altre informazioni è per le responsabilità dell'U4C potete [[m:Special:MyLanguage/Universal Code of Conduct/Coordinating Committee/Charter|consultare la Charter di U4C]].
<div lang="en" dir="ltr" class="mw-content-ltr">
Please share this message with members of your community in your language, as appropriate, so they can participate as well.
</div>
<div lang="en" dir="ltr" class="mw-content-ltr">
In cooperation with the U4C --
</div> <section end="announcement-content" />
<div lang="en" dir="ltr" class="mw-content-ltr">
[[m:User:Keegan (WMF)|Keegan (WMF)]] ([[m:User talk:Keegan (WMF)|talk]]) 05:40, 29 apr 2025 (CEST)</div>
<!-- Messaggio inviato da User:Keegan (WMF)@metawiki usando l'elenco su https://meta.wikimedia.org/w/index.php?title=Distribution_list/Global_message_delivery&oldid=28618011 -->
== WikiOscar 2025 ==
Ciao! Anche quest'anno nei '''[https://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Scherzi_e_STUBidaggini/Wikioscar/2025 Wikioscar]''' che si tengono su Wikipedia in lingua italiana è presente un [https://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Scherzi_e_STUBidaggini/Wikioscar/2025#Wikilibraio premio] per l'utente che ama i libri. Potete votare il vostro utente preferito dal 1° al 7 maggio! [[Utente:Atlante|Atlante]] ([[Discussioni utente:Atlante|disc.]]) 22:21, 30 apr 2025 (CEST)
== itWikiCon 2025 a Catania dal 7 al 9 novembre 2025: prossimi passi ==
Ciao a tutti,
come forse già sapete, la '''[[m:ItWikiCon/2025|ItWikiCon 2025]]''', il convegno annuale della comunità italofona dei progetti Wikimedia, si terrà '''a Catania da venerdì 7 a domenica 9 novembre'''.
Per una panoramica generale, vi rimandiamo alla '''[[m:ItWikiCon/2025/Programma|sezione Programma]]''', che aggiorneremo regolarmente nei prossimi mesi e nella quale trovate già la '''scheda delle attività''', nonché alla [[m:ItWikiCon/2025/Informazioni|sezione Informazioni]].
In attesa dell’apertura ufficiale della fase di proposte prevista per il prossimo 3 giugno, la commissione Programma vorrebbe sondare i desideri delle comunità italofone in merito ai temi da trattare alla conferenza: quali sono gli argomenti più importanti da coprire, secondo voi? Che discussioni dobbiamo avere durante l’itWikiCon? '''Potete aggiungere dei temi o commentare quelli proposti dagli altri [[m:ItWikiCon/2025/Programma/Proposte/Temi|sulla pagina Temi]] da ora fino a inizio giugno'''.
Infine, per chi ha la necessità di richiedere una borsa di partecipazione per coprire le spese di viaggio e alloggio, '''la fase di richieste di borse sarà aperta dal 17 giugno fino al 27 luglio'''. Si svolge un po’ prima rispetto alle ultime edizioni, per permettervi di organizzare il vostro viaggio a Catania nelle condizioni migliori, quindi segnatevi queste date per non perdervi la fase di richieste!
Aggiungeremo regolarmente nuove informazioni sulla pagina Meta dell’evento, che vi invitiamo a seguire. Per qualsiasi domanda o suggerimento, non esitare a scrivere un messaggio sulla pagina di discussione dell’evento o di contattarci a info(at)itwikicon.org.
A presto,
Il team organizzatore itWikiCon 2025 e la commissione Programma, -- [[Utente:Mastrocom|Mastrocom]] ([[Discussioni utente:Mastrocom|disc.]]) 11:31, 5 mag 2025 (CEST)
== We will be enabling the new Charts extension on your wiki soon! ==
''(Apologies for posting in English)''
Hi all! We have good news to share regarding the ongoing problem with graphs and charts affecting all wikis that use them.
As you probably know, the [[:mw:Special:MyLanguage/Extension:Graph|old Graph extension]] was disabled in 2023 [[listarchive:list/wikitech-l@lists.wikimedia.org/thread/EWL4AGBEZEDMNNFTM4FRD4MHOU3CVESO/|due to security reasons]]. We’ve worked in these two years to find a solution that could replace the old extension, and provide a safer and better solution to users who wanted to showcase graphs and charts in their articles. We therefore developed the [[:mw:Special:MyLanguage/Extension:Chart|Charts extension]], which will be replacing the old Graph extension and potentially also the [[:mw:Extension:EasyTimeline|EasyTimeline extension]].
After successfully deploying the extension on Italian, Swedish, and Hebrew Wikipedia, as well as on MediaWiki.org, as part of a pilot phase, we are now happy to announce that we are moving forward with the next phase of deployment, which will also include your wiki.
The deployment will happen in batches, and will start from '''May 6'''. Please, consult [[:mw:Special:MyLanguage/Extension:Chart/Project#Deployment Timeline|our page on MediaWiki.org]] to discover when the new Charts extension will be deployed on your wiki. You can also [[:mw:Special:MyLanguage/Extension:Chart|consult the documentation]] about the extension on MediaWiki.org.
If you have questions, need clarifications, or just want to express your opinion about it, please refer to the [[:mw:Special:MyLanguage/Extension_talk:Chart/Project|project’s talk page on Mediawiki.org]], or ping me directly under this thread. If you encounter issues using Charts once it gets enabled on your wiki, please report it on the [[:mw:Extension_talk:Chart/Project|talk page]] or at [[phab:tag/charts|Phabricator]].
Thank you in advance! -- [[User:Sannita (WMF)|User:Sannita (WMF)]] ([[User talk:Sannita (WMF)|talk]]) 17:07, 6 mag 2025 (CEST)
<!-- Messaggio inviato da User:Sannita (WMF)@metawiki usando l'elenco su https://meta.wikimedia.org/w/index.php?title=User:Sannita_(WMF)/Mass_sending_test&oldid=28663781 -->
== <span lang="en" dir="ltr">Call for Candidates for the Universal Code of Conduct Coordinating Committee (U4C)</span> ==
<div lang="en" dir="ltr">
<section begin="announcement-content" />
The results of voting on the Universal Code of Conduct Enforcement Guidelines and Universal Code of Conduct Coordinating Committee (U4C) Charter is [[m:Special:MyLanguage/Universal Code of Conduct/Annual review/2025#Results|available on Meta-wiki]].
You may now [[m:Special:MyLanguage/Universal Code of Conduct/Coordinating Committee/Election/2025/Candidates|submit your candidacy to serve on the U4C]] through 29 May 2025 at 12:00 UTC. Information about [[m:Special:MyLanguage/Universal Code of Conduct/Coordinating Committee/Election/2025|eligibility, process, and the timeline are on Meta-wiki]]. Voting on candidates will open on 1 June 2025 and run for two weeks, closing on 15 June 2025 at 12:00 UTC.
If you have any questions, you can ask on [[m:Talk:Universal Code of Conduct/Coordinating Committee/Election/2025|the discussion page for the election]]. -- in cooperation with the U4C, </div><section end="announcement-content" />
</div>
<bdi lang="en" dir="ltr">[[m:User:Keegan (WMF)|Keegan (WMF)]] ([[m:User_talk:Keegan (WMF)|discussione]])</bdi> 00:06, 16 mag 2025 (CEST)
<!-- Messaggio inviato da User:Keegan (WMF)@metawiki usando l'elenco su https://meta.wikimedia.org/w/index.php?title=Distribution_list/Global_message_delivery&oldid=28618011 -->
== Sostituire libri pesanti nelle scuole ==
Buongiorno, cullo da sempre l'idea di testi scolastici liberi a fascicoli per non appesantire gli zaini dei nostri figli. Avete mai pensato di proporre i vostri testi alle commissioni scolastiche?
Ilario [[Utente:IlarioQ|IlarioQ]] ([[Discussioni utente:IlarioQ|disc.]]) 07:37, 16 mag 2025 (CEST)
:@[[Utente:IlarioQ|IlarioQ]] Su Wikibooks ci sono insegnanti che scrivono manuali, a volte con l'aiuto dei loro studenti, e poi li usano nella didattica in aula. Forse ci sono anche altri docenti che utilizzano i libri della nostra biblioteca, però non possiamo saperlo. D'altra parte, moltissimi libri di Wikibooks sono incompleti e abbandonati, e non sono sicuro che la normativa vigente consenta l'adozione dei wikilibri come libri di testo. — [[Utente:Hippias|<span style="font-family:Georgia, serif">Hippias</span>]] <sup>([[Discussioni utente:Hippias|msg]])</sup> 18:23, 16 mag 2025 (CEST)
== RfC ongoing regarding Abstract Wikipedia (and your project) ==
<div lang="en" dir="ltr" class="mw-content-ltr">
''(Apologies for posting in English, if this is not your first language)''
Hello all! We opened a discussion on Meta about a very delicate issue for the development of [[:m:Special:MyLanguage/Abstract Wikipedia|Abstract Wikipedia]]: where to store the abstract content that will be developed through functions from Wikifunctions and data from Wikidata. Since some of the hypothesis involve your project, we wanted to hear your thoughts too.
We want to make the decision process clear: we do not yet know which option we want to use, which is why we are consulting here. We will take the arguments from the Wikimedia communities into account, and we want to consult with the different communities and hear arguments that will help us with the decision. The decision will be made and communicated after the consultation period by the Foundation.
You can read the various hypothesis and have your say at [[:m:Abstract Wikipedia/Location of Abstract Content|Abstract Wikipedia/Location of Abstract Content]]. Thank you in advance! -- [[User:Sannita (WMF)|Sannita (WMF)]] ([[User talk:Sannita (WMF)|<span class="signature-talk">{{int:Talkpagelinktext}}</span>]]) 17:26, 22 mag 2025 (CEST)
</div>
<!-- Messaggio inviato da User:Sannita (WMF)@metawiki usando l'elenco su https://meta.wikimedia.org/w/index.php?title=User:Sannita_(WMF)/Mass_sending_test&oldid=28768453 -->
== Elezioni del 2025 del Board of Trustees di Wikimedia Foundation - Selezione e domande ==
<section begin="announcement-content" />
:''[[m:Special:MyLanguage/Wikimedia Foundation elections/2025/Announcement/Selection announcement|{{int:interlanguage-link-mul}}]] • [https://meta.wikimedia.org/w/index.php?title=Special:Translate&group=page-{{urlencode:Wikimedia Foundation elections/2025/Announcement/Selection announcement}}&language=&action=page&filter= {{int:please-translate}}]''
Buongiorno,
Quest'anno, il mandato di 2 (due) membri del Board selezionati dalla comunità e dagli affiliati nel Board of Trustees di Wikimedia Foundation giungerà a termine [1]. Il Board invita tutto il movimento a partecipare al processo di selezione di quest'anno e a votare per occupare questi posti.
La commissione elettorale supervisionerà questo processo con il supporto dello staff della Foundation [2]. Il Comitato per la governance, composto da membri del Board che non sono candidati al processo di selezione del 2025 selezionati dalla comunità e dagli affiliati (Raju Narisetti, Shani Evenstein Sigalov, Lorenzo Losa, Kathy Collins, Victoria Doronina e Esra'a Al Shafei) [3], ha il compito di fornire una supervisione del Board per il processo di selezione dei membri del Board del 2025 e di tenere informato il Board. Per maggiori dettagli sui ruoli della Commissione elettorale, del Board e dello staff, consultare il sito [4].
Ecco le date principali previste:
* 22 maggio - 5 giugno: Annuncio (questa comunicazione) e invito a presentare domande. [6]
* 17 giugno - 1 luglio 2025: Invito a presentare candidature
* luglio 2025: Se necessario, gli affiliati votano per la selezione dei candidati, se le candidature sono almeno 10 o più [5].
* Agosto 2025: Periodo di campagna elettorale
* * Agosto - settembre 2025: Due settimane di votazione comunitaria
* * Ottobre - novembre 2025: Controllo dei precedenti dei candidati selezionati
* Riunione del Board a dicembre 2025: Insediamento dei nuovi membri
Per saperne di più sul processo di selezione dei 2025 - compresa la tempistica dettagliata, il processo di candidatura, le regole della campagna e i criteri di idoneità dei votanti - consultare questa pagina Meta-wiki [[m:Special:MyLanguage/Wikimedia_Foundation_elections/2025|[link]]].
'''Invito a porre domande'''
In ogni processo di selezione, la comunità ha l'opportunità di presentare domande alle quali i candidati del Board of Trustees dovranno rispondere. La commissione elettorale seleziona dall'elenco elaborato dalla comunità le domande a cui i candidati dovranno rispondere. Per essere eleggibili, i candidati devono rispondere a tutte le domande richieste nella candidatura; in caso contrario, la loro candidatura sarà annullata. Quest'anno, la commissione elettorale selezionerà 5 domande alle quali i candidati dovranno rispondere. Le domande selezionate possono essere una combinazione di quelle presentate dalla comunità, se sono simili o correlate. [[m:Special:MyLanguage/Wikimedia_Foundation_elections/2025/Questions_for_candidates|[link]]]
'''Volontari per le elezioni'''
Un altro modo per partecipare al processo di selezione del 2025 è quello di essere un volontario per l'elezione. I volontari per l'elezione sono un ponte tra la commissione elettorale e la rispettiva comunità. Aiutano a garantire che la loro comunità sia rappresentata e la mobilitano a votare. Per saperne di più sul programma e sulle modalità di adesione, consultare questa pagina della Meta-wiki [[m:Wikimedia_Foundation_elections/2025/Election_volunteers|[link]]].
Grazie!
[1] https://meta.wikimedia.org/wiki/Wikimedia_Foundation_elections/2022/Results
[2] https://foundation.wikimedia.org/wiki/Committee:Elections_Committee_Charter
[3] https://foundation.wikimedia.org/wiki/Resolution:Committee_Membership,_December_2024
[4] https://meta.wikimedia.org/wiki/Wikimedia_Foundation_elections_committee/Roles
[5] https://meta.wikimedia.org/wiki/Wikimedia_Foundation_elections/2025/FAQ
[6] https://meta.wikimedia.org/wiki/Wikimedia_Foundation_elections/2025/Questions_for_candidates
Cordiali saluti,
Victoria Doronina
Rappresentante del Board presso la commissione elettorale
Comitato per la Governance<section end="announcement-content" />
[[Utente:MediaWiki message delivery|MediaWiki message delivery]] ([[Discussioni utente:MediaWiki message delivery|disc.]]) 05:07, 28 mag 2025 (CEST)
<!-- Messaggio inviato da User:RamzyM (WMF)@metawiki usando l'elenco su https://meta.wikimedia.org/w/index.php?title=Distribution_list/Global_message_delivery&oldid=28618011 -->
== produzione PDF ==
Vorrei scaricare il libro [[Intelligenza artificiale]], ho provato a scaricare il pdf ma risulta un file si sole 2 pagina. Ho sbagliato io qualcosa ho quella funzione non funziona? Grazie [[Utente:Giaccai|Susanna Giaccai]] ([[Discussioni utente:Giaccai|disc.]]) 09:46, 1 giu 2025 (CEST)
:@[[Utente:Giaccai|Giaccai]] Credo di non avere capito, comunque il pdf si trova qui: [[:File:Intelligenza artificiale.pdf]]. Se intendevi il bottone ''Scarica in formato PDF'' che trovi nella sezione ''Strumenti'', quello consente di scaricare solo la singola pagina, non un intero libro (quest'ultima possibilità è stata dismessa da anni). [[Utente:Hippias|<span style="font-family:Georgia, serif">Hippias</span>]] <sup>([[Discussioni utente:Hippias|msg]])</sup> 13:45, 1 giu 2025 (CEST)
:: Grazie @[[Utente:Hippias|Hippias]] mi interessava appunto il file intero.[[Utente:Giaccai|Susanna Giaccai]] ([[Discussioni utente:Giaccai|disc.]])
== itWikiCon 2025: fase di proposte per il programma aperta fino al 15 luglio ==
Ciao a tutti,
dichiariamo ufficialmente aperta la raccolta di proposte di sessioni per '''[[m:ItWikiCon/2025|ItWikiCon 2025]]''', il convegno annuale della comunità italofona dei progetti Wikimedia che si terrà '''a Catania da venerdì 7 a domenica 9 novembre'''.
Il programma dell’evento è costruito dal basso grazie a presentazioni, discussioni e laboratori proposti dalla comunità e selezionati dalla commissione Programma. La fase di proposte è ora aperta '''fino al 15 luglio incluso'''. Seguendo le istruzioni '''[[m:ItWikiCon/2025/Programma/Proposte|sulla pagina Proposte]]''' potete presentare una o più proposte di sessioni, talk o workshop che vi piacerebbe tenere durante l’evento.
L'itWikiCon è lo spazio di incontro dal vivo delle comunità dei vari progetti Wikimedia in italiano e nelle lingue regionali. Vi invitiamo a proporre sessioni che aiutano a rafforzare il senso di comunità e la voglia di contribuire ai progetti, ma anche a identificare dei problemi e individuare delle soluzioni. Daremo la priorità alle sessioni in cui tutti i partecipanti sono parte attiva, come ad esempio discussioni e laboratori.
Se cercate ispirazione, alcune '''richieste di temi''' sono state fatte sulla [[m:ItWikiCon/2025/Programma/Proposte/Temi|relativa pagina]], a cui potete liberamente attingere per elaborare una proposta. Inoltre, per chi non se la sente di tenere una sessione, ma vorrebbe che durante la conferenza si parlasse di un argomento che gli sta a cuore, è possibile continuare ad aggiungere delle richieste di temi fino al 15 luglio.
La selezione delle proposte avverrà durante l’estate e i relatori saranno confermati a fine agosto. Nel frattempo, la fase di '''[[m:ItWikiCon/2025/Borse|richieste di borse di partecipazione]] sarà aperta dal 17 giugno al 27 luglio''', quindi se considerate di proporre una sessione per il programma, ma avete bisogno di supporto economico per raggiungere Catania, vi invitiamo a farne richiesta entro le scadenze previste.
Per qualsiasi domanda o suggerimento, non esitare a scrivere un messaggio sulla pagina di discussione dell’evento o di contattarci a info(at)itwikicon.org.
A presto,
Il team organizzatore itWikiCon 2025 e la commissione Programma, [[Utente:Mastrocom|Mastrocom]] ([[Discussioni utente:Mastrocom|disc.]]) 11:43, 3 giu 2025 (CEST)
== Vote now in the 2025 U4C Election ==
<div lang="en" dir="ltr" class="mw-content-ltr">
Apologies for writing in English.
{{Int:Please-translate}}
Eligible voters are asked to participate in the 2025 [[m:Special:MyLanguage/Universal_Code_of_Conduct/Coordinating_Committee|Universal Code of Conduct Coordinating Committee]] election. More information–including an eligibility check, voting process information, candidate information, and a link to the vote–are available on Meta at the [[m:Special:MyLanguage/Universal_Code_of_Conduct/Coordinating_Committee/Election/2025|2025 Election information page]]. The vote closes on 17 June 2025 at [https://zonestamp.toolforge.org/1750161600 12:00 UTC].
Please vote if your account is eligible. Results will be available by 1 July 2025. -- In cooperation with the U4C, [[m:User:Keegan (WMF)|Keegan (WMF)]] ([[m:User talk:Keegan (WMF)|talk]]) 01:00, 14 giu 2025 (CEST) </div>
<!-- Messaggio inviato da User:Keegan (WMF)@metawiki usando l'elenco su https://meta.wikimedia.org/w/index.php?title=Distribution_list/Global_message_delivery&oldid=28848819 -->
== itWikiCon 2025: fase di richiesta di borse aperta fino al 27 luglio ==
Ciao a tutti,
'''[[m:ItWikiCon/2025|ItWikiCon 2025]]''', il convegno annuale della comunità italofona dei progetti Wikimedia che si terrà '''a Catania da venerdì 7 a domenica 9 novembre'''.
Come ogni anno, gli organizzatori del convegno propongono un sistema di borse di partecipazione per rimborsare le spese di viaggio e alloggio di alcuni partecipanti, grazie al supporto economico di Wikimedia Italia e Wikimedia CH.
Potete consultare il regolamento e le condizioni '''[[m:ItWikiCon/2025/Borse|sulla pagina dedicata alle borse]]''', e fare una richiesta di borsa tramite il form entro il 27 luglio. Dopo questa data, non sarà più possibile richiedere sostegno economico. I richiedenti riceveranno una risposta entro fine agosto.
Le borse di quest'anno sono intitolate alla memoria di '''[[:it:Utente:Burgundo|Giovanni Augulino, in arte Burgundo]]''', utente e amministratore di Catania con all'attivo più di 196mila modifiche su Wikipedia, passato a miglior vita il 17 settembre 2022.
Vi ricordiamo inoltre che la fase di '''[[m:ItWikiCon/2025/Programma/Proposte|proposte per il programma]]''' è aperta contemporaneamente e fino al 15 luglio. Non esitare a proporre una sessione, talk o workshop per il convegno entro questa scadenza.
Per qualsiasi domanda o suggerimento, non esitare a scrivere un messaggio sulla pagina di discussione dell’evento o di contattarci a info{{@}}itwikicon.org.
A presto,
Il team organizzatore itWikiCon 2025 e la commissione Borse, [[Utente:Dario Crespi (WMIT)|Dario Crespi (WMIT)]] ([[Discussioni utente:Dario Crespi (WMIT)|disc.]]) 08:50, 17 giu 2025 (CEST)
== Board of Trustees 2025 della Wikimedia Foundation - Invito a presentare candidature ==
<section begin="announcement-content" />
:''<div class="plainlinks">[[m:Special:MyLanguage/Wikimedia Foundation elections/2025/Announcement/Call for candidates|{{int:interlanguage-link-mul}}]] • [https://meta.wikimedia.org/w/index.php?title=Special:Translate&group=page-{{urlencode:Wikimedia Foundation elections/2025/Announcement/Call for candidates}}&language=&action=page&filter= {{int:please-translate}}]</div>
Salve a tutti,
La [[m:Special:MyLanguage/Wikimedia Foundation elections/2025|candidatura del Board of Trustees della Wikimedia Foundation per il 2025 è ora aperta]] dal 17 giugno 2025 al 2 luglio 2025 alle 23:59 UTC [1]. Il Board of Trustees supervisiona il lavoro della Wikimedia Foundation, e ogni membro del Board ricopre un mandato di tre anni [2]. Si tratta di una carica di volontariato.
Quest'anno, la comunità di Wikimedia voterà a partire da fine agosto fino a settembre 2025 per assegnare due (2) posti nel Board della Foundation. Tu, o qualcuno che conosci, potresti essere adatto a far parte del Board of Trustees della Wikimedia Foundation? [3]
Scopri cosa serve per candidarsi a queste posizioni di leadership e come presentare la tua candidatura su [[m:Special:MyLanguage/Wikimedia Foundation elections/2025/Candidate application|questa pagina Meta-wiki]] o incoraggia qualcun altro a candidarsi alle elezioni di quest'anno.
Cordiali saluti,
Abhishek Suryawanshi<br />
Presidente della commissione elettorale
A nome della commissione elettorale e del comitato di governance
[1] https://meta.wikimedia.org/wiki/Special:MyLanguage/Wikimedia_Foundation_elections/2025/Call_for_candidates
[2] https://foundation.wikimedia.org/wiki/Legal:Bylaws#(B)_Term.
[3] https://meta.wikimedia.org/wiki/Special:MyLanguage/Wikimedia_Foundation_elections/2025/Resources_for_candidates<section end="announcement-content" />
[[Utente:MediaWiki message delivery|MediaWiki message delivery]] ([[Discussioni utente:MediaWiki message delivery|disc.]]) 19:43, 17 giu 2025 (CEST)
<!-- Messaggio inviato da User:RamzyM (WMF)@metawiki usando l'elenco su https://meta.wikimedia.org/w/index.php?title=Distribution_list/Global_message_delivery&oldid=28866958 -->
jesmv6unwh8onh3ihxma6qtna9j3cin
Carmina (Catullo)/16
0
28794
477909
476131
2025-06-17T16:36:32Z
95.234.213.39
No Catullo non usa "la f word", la traduzione usa la f word
477909
wikitext
text/x-wiki
{{Carmina (Catullo)}}
== Testo ==
{{Carmina (Catullo)/TestoOriginale|
<poem>
Pedicabo ego vos et irrumabo,
Aureli pathice<ref>pathicus: chi in un rapporto sessuale è passivo</ref>et cinaede<ref>cinaedus: significa ballerino, danzatore. Usato in senso spregiativo per riferirsi a una persona omosessuale</ref>Furi,
Qui me ex versiculis meis putastis,
Quod sunt molliculi, parum pudicum <ref>pudicitia: insieme di decoro e di decenza; è la virtù di chi si sa addattare al contesto e al proprio status</ref>.
Nam castum esse decet pium poetam
Ipsum, uersiculos nihil necesse est,
Qui tum denique habent salem ac leporem <ref>il sal (estro, arguzia) e il lepus (gusto) sono caratteristiche fondamentali per la poesia neoterica</ref>,
Si sunt molliculi ac parum pudici
Et quod pruriat incitare possunt,
Non dico pueris, sed his pilosis,
Qui duros nequeunt mouere lumbos.
Vos quod milia multa basiorum
Legistis, male me marem putatis?
Pedicabo ego vos et irrumabo.
</poem>
|trad=
<poem>
Ve lo metterò nel culo e in bocca,
Aurelio il frocio e Furio il pederasta,
Che dai miei versetti avete desunto,
Per il fatto che sono languiducci, che io sia poco casto.
La verità è che occorre sia casto il pio poeta
Personalmente, ma non è necessario per niente che lo siano i versetti,
Che allora, in definitiva, hanno arguzia e grazia,
Seppur siano languidetti e poco casti,
E possano stimolare i pruriti,
Non dico ai ragazzini, ma a questi villosi
Che non ce la fanno a muovere i lombi anchilosati.
Voi, per il solo fatto che avete letto
Di molte migliaia di baci, avete reputato che io non sia maschio come si deve?
Ve lo metterò in culo e in bocca.
</poem>
|fonte=Fonte: [[s:la:Carmina_(Catullus)/16|→ Wikisource]]
}}
==Analisi stilistica==
Questo Carme è tra i più famosi scritti da Catullo, soprattutto per il concentrato di oscenità. La poesia ha struttura circolare inizia e termina con una feroce minaccia nei confronti di Furio e Aurelio. È scritta in modo classico ma allo stesso tempo il ritmo, che è irregolare, dà dinamicità all'opera.
Catullo usa la metafora degli attributi nel suo linguaggio duro e forte, in modo tale da far capire ai due avversari che possiede le capacità di sapersela cavare da uomo duro, anche se nei suoi testi lui è sentimentale, e non come ribadiscono Furio e Aurelio, che lo deridono per i suoi versi descrivendoli "languiducci" e non degni di un uomo.
Per difendersi, Catullo a sua volta tratta i suoi avversari come flebili femminucce attaccandoli verbalmente. Adotta dunque modi schietti e pungenti, che fanno trasparire la rabbia vendicativa; il linguaggio e le espressioni usate mirano a colpire l'orgoglio dei due nemici (sentimento altamente rispettato al tempo dei romani), in questo modo Catullo distrugge dapprima la loro anima e, successivamente, la loro virilità, colpendo così la parte più intoccabile degli stessi.
==Sintesi della poesia==
Qui il poeta esprime tutta la sua rabbia contro Aurelio e Furio colpevoli di averlo criticato di essere stato poco virile per aver scritto poesie in cui si parla di “innumerevoli baci”. A parte la volgarità del lessico in questo Carme, Catullo evidenzia come la concezione dell’omosessualità passiva da parte dei latini, vissuta come un oltraggio e una perdita di virilità, infatti nei versi vi sono chiare minacce rivolte ai suoi avversari per annientarli moralmente, privandoli della virilità.
==Il tema==
La poesia si apre e si chiude con lo stesso verso ed inoltre il poeta difende il suo modo di scrivere e il suo stile affermando che la sua poesia esprime grazia e raffinatezza
==Il messaggio ==
La poesia ha lo scopo di arrivare a Aurelio e Furio, che lo accusarono di mollezza e poca virilità solo per aver letto una sua poesia, per fargli capire che ha l'intenzione di distruggerli.
La poesia ha anche lo scopo di difendere il suo modo di scrivere, giustificandosi dicendo che le sue poesie hanno grazia e raffinatezza.
{{avanzamento|25%}}
[[Categoria:Carmina (Catullo)]]
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Connessioni
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2025-06-17T18:00:39Z
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/* PREFAZIONE */ avanz.
477915
wikitext
text/x-wiki
{{Ambox
| immagine = [[File:Crystal Savoir-Faire.png|40px]]
| immaginedestra= [[File:Wikilibraio.svg|60px|Wikilibraio]]
| testo = '''LAVORI IN CORSO! - WORK IN PROGRESS!''' <br/>Testo in preparazione e di prossimo svolgimento — '''[[Utente:Monozigote|Monozigote]]''' ([[Discussioni utente:Monozigote|discussione]]) se ne sta occupando, ma è attualmente impegnato nello studio analitico del relativo materiale; non apportare modifiche, grazie.
}}<noinclude>[[Categoria:Template di avviso|WIP]]</noinclude><includeonly>[[Categoria:WIP]]</includeonly>
{{-}}
<div style="text-align:center">
[[File:Wikibooks-logo.svg|40px|Wikibook]]<br/>
''Benvenuta/o nel wikibook:''
</div>
<div style="text-align:center"><span style="font-size: 1.8em;">'''CONNESSIONI'''</span>
<span style="font-size: 1.0em;">'''''EBRAISMO, ANTISEMITISMO E SHOAH'''''</span>
<br/>
{{-}}
''[[Serie delle interpretazioni|Nr. 28 della Serie delle interpretazioni]]''
{{-}}
<span style="font-size: 1.25em;">''Autore:'' '''[[Utente:Monozigote|Monozigote]] 2025'''</span>
{{-}}
<br/>
[[File:Leningrad Codex Folio 474a.jpg|600px|center|Leningrad Codex Folio 474a]]
</div>
== Indice ==
[[File:V08p532001 Mezuzah.jpg|150px|left|Connessioni]]
[[File:V08p532001 Mezuzah.jpg|150px|right|Connessioni]]
'''{{Modulo|Connessioni/Copertina|Copertina}}'''<br/>
:☆ — {{Modulo|Connessioni/Introduzione|Introduzione: Chiarire le connessioni}}
:;PARTE I – EBRAISMO
:☆ — {{Modulo|Connessioni/Capitolo 1|Capitolo 1: Cosa fa dell'ebreo un ebreo?}}
:☆ — {{Modulo|Connessioni/Capitolo 2|Capitolo 2: Lo straniero, mio fratello}}
:☆ — {{Modulo|Connessioni/Capitolo 3|Capitolo 3: L'esilio e il movimento del ritorno}}
:☆ — {{Modulo|Connessioni/Capitolo 4|Capitolo 4: Una riflessione sul Messia}}
:;PARTE II – ANTISEMITISMO
:☆ — {{Modulo|Connessioni/Capitolo 5|Capitolo 5: Il perché dell'antisemitismo}}
:☆ — {{Modulo|Connessioni/Capitolo 6|Capitolo 6: Parola, Sangue, Redenzione: l'essenza dell'antisemitismo}}
:☆ — {{Modulo|Connessioni/Capitolo 7|Capitolo 7: Antisionismo: un antisemitismo moralmente richiesto}}
:☆ — {{Modulo|Connessioni/Capitolo 8|Capitolo 8: Jihadismo islamico: l'eredità dell'antisemitismo nazista}}
:;PARTE III – SHOAH
:☆ — {{Modulo|Connessioni/Capitolo 9|Capitolo 9: Il fondamento filosofico dell'Olocausto}}
:☆ — {{Modulo|Connessioni/Capitolo 10|Capitolo 10: Uccidere Dio}}
:☆ — {{Modulo|Connessioni/Capitolo 11|Capitolo 11: La rielaborazione nazista dell'immagine e della somiglianza: il ''Muselmann''}}
:☆ — {{Modulo|Connessioni/Capitolo 12|Capitolo 12: Il recupero di un nome dopo l'aggressione al Nome: la testimonianza di diari e memorie}}
'''{{Modulo|Connessioni/Bibliografia|Bibliografia scelta}}'''
{{-}}
== PREFAZIONE ==
{{Vedi anche|Interpretazione e scrittura dell'Olocausto|Shoah e identità ebraica|Il Chassidismo di Elie Wiesel|Storia e memoria}}
Sebbene questo mio libro si basi su molti anni di ricerca su [[w:ebraismo|ebraismo]], [[w:antisemitismo|antisemitismo]] e [[Shoah|Olocausto]], si tratta, come suggerisce il titolo, più di una riflessione filosofica e religiosa che di un'indagine accademica, almeno nel senso comune del termine. Se l'integrazione di centinaia di testi e prove in un'analisi è il segno distintivo di ciò che potrebbe essere considerato "accademico", allora si tratta, a tutti gli effetti, di un'opera accademica. Ha un approccio interdisciplinare, che attinge a storia, religione, letteratura e filosofia. È, in un certo senso, il prodotto di una certa frustrazione, ovvero l'assenza di un serio impegno con l'ebraismo nello studio dell'antisemitismo e dell'Olocausto, quando è proprio l'ebraismo a definire chi sono gli ebrei.
Nel mio lavoro, sia nello studio dell'antisemitismo che in quello della [[Olocausto]], sono sempre partito da una premessa che prende sul serio l'ebraismo. Anzi, alcuni lettori mi accusano di prenderlo un po' troppo sul serio. Ho scoperto che non solo esiste una forma di studi sull'Olocausto ''Judenrein'' – quelli che chiamo studi sull'Olocausto senza Olocausto – ma esiste anche il fenomeno degli studi sull'antisemitismo senza gli ebrei. Si tratta di studi che ridurrebbero l'antisemitismo a un altro caso di razzismo o bigottismo, offrendo spiegazioni sociologiche, storiche, culturali o psicologiche, tutte cose che, a mio avviso, ignorano l'Eterno nell'Eterno Ebreo, quelle che chiamo le origini metafisiche dell'antisemitismo, radicate nell'ebraismo. Per ebraismo non mi riferisco alla causa, ma al bersaglio, ovvero l'insegnamento e la testimonianza millenari del popolo ebraico che l'antisemita vorrebbe eliminare dal mondo. Questo, credo, contribuisce a spiegare l'assenza di sovrapposizione tra gli studiosi che si occupano dei due campi di studio, minimizzando l'ebraismo, la [[Torah]], che definisce gli ebrei. In ogni caso, molti di noi rifuggono dagli insegnamenti della Torah che ci impongono un giudizio.
Da qui, a mio avviso, la necessità di queste riflessioni sulle connessioni. Una caratteristica importante del wikilibro, che lo distingue dagli altri, risiede nella matrice di interconnessioni tra i Capitoli. I quattro Capitoli di ciascuna delle tre Sezioni/Parti del testo sono disposti in una sequenza parallela, che va dalle origini metafisiche alle caratteristiche distintive, quindi dalle sfide fondamentali ai risultati finali. Ciò è visibile nello schema seguente, che scorre i Capitoli in ordine verticale, dall'1 al 4, dal 5 all'8 e dal 9 al 12. Poiché i Capitoli di ciascuna Sezione sono disposti in modo parallelo, possono anche essere letti orizzontalmente, procedendo da sinistra a destra:
<center>
{| class="wikitable"
|-
| [[Connessioni/Capitolo 1|1: Cosa fa dell'ebreo un ebreo?]] || [[Connessioni/Capitolo 5|5: Il perché dell'antisemitismo]] || [[Connessioni/Capitolo 9|9: Filosofia e Olocausto]]
|-
| [[Connessioni/Capitolo 2|2: Lo straniero, mio fratello]] || [[Connessioni/Capitolo 6|6: Parola, Sangue, Redenzione]] || [[Connessioni/Capitolo 10|10: Assalto a Dio]]
|-
| [[Connessioni/Capitolo 3|3: Esilio e ritorno]] || [[Connessioni/Capitolo 7|7: Antisionismo]] || [[Connessioni/Capitolo 11|11: Il ''Muselmann'']]
|-
| [[Connessioni/Capitolo 4|4: Il Messia]] || [[Connessioni/Capitolo 8|8: Antisemitismo jihadista]] || [[Connessioni/Capitolo 12|12: Il recupero del Nome]]
|}
</center>
La questione di cosa renda gli ebrei ebrei è legata al perché dell'antisemitismo, che a sua volta è legato alle categorie filosofiche di pensiero che hanno contribuito all'Olocausto. Lo status dello straniero è connesso all'appropriazione della Parola Sacra e alla purezza del sangue che caratterizza l'antisemitismo; l'attacco allo straniero e alla parola si manifesta nell'Olocausto stesso come un attacco al Santo. La condizione dell'esilio e il ritorno a Sion costituiscono il contesto dell'antisionismo; poiché il ritorno a Sion è un ritorno alla Torah che "uscirà da Sion" ({{passo biblico2|Isaia|2:3}}), esso è un'affermazione della dignità dell'essere umano, che è stata sottoposta a un attacco radicale nella creazione del ''[[w:Muselmann|Muselmann]]''. E la venuta del Messia è parallela alla visione escatologica dei [[w:jihādismo|jihadisti]], poiché il popolo ebraico si trova di fronte a un recupero dell'identità ebraica e del Santo Nome all'indomani della [[Shoah]]. Pertanto, questo mio libro può essere letto sia verticalmente che orizzontalmente, come indicato nella succitata matrice.
Ancora una volta, lo studio è caratterizzato tanto dalla riflessione e dall'esplorazione quanto dalla risoluzione e dall'argomentazione, tanto dalla ricerca e dalle domande quanto dalle spiegazioni e dalle risposte. Se posso rivolgermi anche qui all'ebraismo, abbiamo un insegnamento secondo cui Dio dimora nell’''el'' della ''shelah'' (שֶׁלַח), della "domanda", e non nelle formule fisse o nelle risposte pronte che potrebbero risolvere le cose. Non c'è alcun ''[[w:Come volevasi dimostrare|QED]]'' qui, nessun ''quod erat demonstrandum''. Formule fisse e risposte pronte caratterizzano il discorso dell'antisemitismo che appartiene agli assoluti del pensiero jihadista e che trova la sua Soluzione Finale nell'Olocausto. Pertanto, in linea con questo insegnamento della tradizione, la mia speranza è che queste riflessioni siano più inquietanti che rassicuranti. Perché non c'è incontro con la Verità che non si traduca in un turbamento del testimone.
{{Vedi anche|Serie delle interpretazioni|Serie misticismo ebraico|Serie maimonidea|Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo}}
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|titolo = [[Image:PD-icon.svg|20px|Public domain]] Sotto lo pseudonimo [[Utente:Monozigote|Monozigote]] rilascia in dominio pubblico tutti i suoi scritti su Wikibooks [[File:Wikibooks-logo-it.svg|20px|Wikibooks]]
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Connessioni/Capitolo 4
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Monozigote
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/* Ebraismo, antisemitismo e l'attesa infinita */ testo
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{{Connessioni}}
{{Immagine grande|Aeish-sheli.jpg|674px|האש שלי תוקד עד ביאת המשיח ''(Il mio fuoco brucerà fino alla venuta del Messia)''}}
== Una riflessione sul Messia ==
Il Talmud insegna che il nome del Messia è tra le sette cose che precedettero la Creazione (''Pesachim'' 54a).<ref>Le altre sei sono: Torah, Teshuvah, Gan Eden, Gehenna, Trono della Gloria e il Tempio. Per il nome del Messiah, un Midrash identifica svariati nomi: Shiloh, Chaninah, Yinnon, Nehirah, e David (''Eichah Rabbah'' 1:16:51). Secondo il Midrash sui Proverbi, “Rabbi Huna disse: al Messiah sono stati dati sette nomi, che sono: Yinnon, la Nostra Giustizia, Germoglio, Consolatore, Davide, Shiloh ed Elia”; cfr. anche ''Midrash on Proverbs'', trad. Burton L. Visotzky (New Haven, CT: Yale University Press, 1992), 89–90.</ref> Lo ''[[Zohar]]'' insegna che "lo ‘spirito di Dio che aleggiava sulla faccia dell'abisso’ ({{passo biblico2|Genesi|1:2}}) è lo spirito del Messia" (''Zohar'' I 240a). Pertanto, come la [[Torah]] stessa, il Messia precede l'inizio; come la Torah stessa, il Messia determina il significato di tutto ciò che esiste al di là di tutto ciò che esiste; come la Torah stessa, il Messia è essenziale per tutta la creazione. Se l'ebraismo non riesce ad aprire un posto al Messia nel mondo post-Olocausto, allora il mondo languirà nelle ombre di Auschwitz. E gli ebrei saranno ridotti a nient'altro che un gruppo etnico in via di estinzione, nonostante l'istituzione dello Stato di Israele. Nessuno spirito aleggierà sulla faccia dell'abisso, e noi saremo lasciati a scrutare nella sua [[w:oscurità|tenebra]].
Come accennato nel [[Connessioni/Capitolo 1|Capitolo 1]], tra i [[Guida maimonidea/Etica e fede|Tredici Principi di Fede]] delineati da [[Maimonide]], il dodicesimo è un'affermazione di ''Ani maamin beemunah shlemah beviat haMashiach; veaf al pi sheyimanmeah, im kol zeh achakeh lo bekol yom sheyavo'': "Credo con fede assoluta nella venuta del Messia; anche se dovesse tardare, qualunque cosa accada, attenderò la sua venuta ogni giorno". ''Beemunah shlemah'', "con fede ''assoluta''", ci si potrebbe chiedere? Come può, dopo secoli di sofferenze ebraiche, la fede essere assoluta? Forse perché, come dice [[w:Emil Fackenheim|Emil Fackenheim]], non è un'affermazione, ma "una preghiera: che io possa credere",<ref>Emil L. Fackenheim, ''What Is Judaism?'' (New York: Macmillan, 1987), 23.</ref> nonostante l'evidenza degli occhi, per quanto folle sia la fede. Aiutami non solo ad "attendere" la sua venuta, ma ad "aspettarmela", che è un altro significato di ''achakeh'', perché la fede ''assoluta/completa'' è che egli possa giungere in qualsiasi momento, con l'adempimento di ''questa mitzvah'' – anche all'ombra di Auschwitz. A dire il vero, il ritornello di ''Ani maamin'' è stato musicato e viene cantato in molte celebrazioni di ''Yom HaShoah''. È anche il titolo di ''Ani maamin: A Song Lost and Found Again'' di [[Elie Wiesel]]:<ref>Elie Wiesel, ''Ani Maamin: A Song Lost and Found Again'', trad. Marion Wiesel (New York: Random House, 1973).</ref> se non si trova un canto del Messia, siamo perduti.
Come ogni affermazione di fede – o ogni preghiera per la fede – ''Ani maamin'' afferma qualcosa sia di letterale che di simbolico. Ha significato a tutti i livelli di significato propri del pensiero ebraico: ''pshat'', che è il senso letterale; ''remez'', che è il livello allegorico; ''drash'', il significato omiletico o morale; e ''sod'', l'inesauribile significato mistico. L'attesa del Messia è un'attesa di qualcosa di reale, a tutti e quattro i livelli, non importa quanto tempo possa richiedere; altrimenti l'attesa stessa è irreale e inutile, non importa quanto persistente possa essere. Proprio come l'ebraismo è radicato nella fede che qualcosa di reale sia accaduto sul Monte Sinai, così vive in un movimento di ritorno a qualcosa di reale che accadrà in un'era messianica. Ma cosa accadrà esattamente?
[[w:Martin Buber|Martin Buber]] sostiene che l'era messianica giungerà con la realizzazione della "vera comunità", così che il Messia è colui che rende possibile a Dio e all'umanità di abitare nel mondo, in tutto il mondo; il Messia è quella dimora. Dice Buber: "The longing for God is the longing to prepare a place for Him in the true community; its consciousness of Israel is the consciousness that out of it the true community will emerge; its wait for the Messiah is the wait for the true community".<ref>Martin Buber, ''On Judaism'', trad. Eva Jospe, ed. Nahum N. Glatzer (New York: Schocken Books, 1967), 110–111.</ref> Ricordando che la parola ebraica per "comunità", ''edah'', significa anche "testimonianza", comprendiamo che "la vera comunità" risiede nella "vera testimonianza", una testimonianza sulla verità della santità dell’''altro'' essere umano creato a immagine e somiglianza del Santo. Né la relazione verticale né quella orizzontale possono reggersi da sole; ciascuna ha bisogno dell'altra affinché entrambe siano una ''relazione'', e solo il Messia – o l'attesa del Messia – può dischiudere entrambe. Fackenheim ha giustamente affermato che "la 'fratellanza umana', a meno che non faccia parte di una speranza messianica, è un'illusione romantica".<ref>Fackenheim, ''What Is Judaism?'', 170.</ref> Per l'ebraismo, "la fratellanza umana" non è un'illusione. Ecco perché un ebreo si sforza di pensare e agire in modo tale da accelerare la venuta del Messia, ''bimherah beyameinu'', "rapidamente ai nostri giorni". Vale a dire: ci aspettiamo che il Messia si manifesti ''ora''...
<div style="color: teal; text-align: center; font-size: 1.6em;">
'''''Vogliamo Moshiach מָשִׁיחַ, e lo vogliamo ora!'''''</div>
<center>([[Messianismo Chabad e la redenzione del mondo|Esortazione Chabad]])</center>
L'era messianica, quindi, è per sempre su di noi: il Messia vive in ogni generazione, sotto una varietà di travestimenti. "Il Messia non verrà. Non verrà perché è già venuto", scrive Wiesel. "Il Messia è ovunque. Onnipresente, dà a ogni momento che passa il suo sapore di ebbrezza, desolazione e cenere".<ref>Elie Wiesel, ''The Gates of the Forest'', trad. France Frenaye (New York: Holt, Rinehart and Winston, 1966), 32.</ref> Il Talmud racconta che quando il famoso saggio Rabbi Yehoshua ben Levi chiese a Elia quando sarebbe venuto il Messia, il profeta lo indirizzò da un lebbroso alle porte di Roma, dicendo: "Chiediglielo tu stesso". E così Rabbi Yehoshua chiese al Messia: "Quando verrai?". E il Messia rispose: "Oggi" – cioè: "Oggi, se darai ascolto alla Voce di Hashem" (''Sanhedrin'' 98a). Ma a cosa equivarrebbe dare ascolto alla Voce di Hashem? Comporterebbe almeno venire in aiuto del mendicante, della vedova, dell'orfano e dello straniero. Il Messia, che teniamo in esilio finché ci teniamo lontani dalla Torah, è spesso travestito da mendicante – spesso da bambino o da vecchio – cioè da qualcuno che ha ''bisogno di noi''. Da figure come queste riceviamo la supplica del Messia ad ascoltare la Voce di HaShem. Ma la nostra compiacente ed egocentrica indifferenza verso gli altri esseri umani ci rende sordi alle suppliche del Messia. Il nostro esilio, un esilio reciproco, è quindi legato all'esilio del Messia.
Sta scritto che il [[w:Ba'al Shem Tov|Baal Shem Tov]] ascese ai mondi superiori e chiese di sapere quando sarebbe venuto il Messia. Il Messia rispose: "Quando i tuoi insegnamenti si diffonderanno e saranno rivelati in tutto il mondo".<ref>Raccontato in una lettera del Baal Shem al cognato in Abraham Kahana, ed., ''Sefer HaChasidut'' (Varsavia: n.p., 1922), 73–74.</ref> Una volta che quella luce sarà sufficientemente brillante, il Messia si manifesterà. Non solo contempleremo il cammino verso di lui, ma egli sarà in grado di vedere la sua strada verso di noi. Il tempo dell'Olocausto fu un tempo di spegnimento di quella luce, per cui le immagini di notte e oscurità così spesso associate a quell'era di orrore.<ref>Oltre a ''Night'' di [[Elie Wiesel]], abbiamo ''Night and Hope'' e ''Darkness Casts No Shadow'' di Arnošt Lustig, ''Night'' di Edgar Hilsenrath, ''Night of the Mist'' di Eugene Heimler, ''Nightmare of the Dark'' di Edwin Silberstang, ''Would God It Weren’t Night'' di Zvi Barlev, ''Vanished in Darkness'' di Eva Brewster, ''How Dark the Heavens'' di Sidney Iwens, e molti altri esempi ― dove ''notte, tenebre'' e ''oscurità'' sono base e drammatico contenuto di ogni opera.</ref> Ma chi, secondo l'insegnamento ebraico, è colui al quale illuminiamo la via?
=== Insegnamenti ebraici sul Messia ===
Forse non ci sono visioni nella tradizione ebraica più confuse e contrastanti di quelle sul Messia.<ref>Una buona antologia di insegnamenti ebraici sul Messia è ''The Messiah Texts'' di Raphael Patai (New York: Avon, 1979).</ref> Alcune cose, tuttavia, sono chiare. Colui che gli ebrei attendono non è il figlio di Dio più di quanto qualsiasi altro essere umano sia figlio del Santo.<ref>Tra i saggi che hanno sostenuto questo punto c'è lo studioso del XIV secolo Hasdai Crescas (1340-1410), che inizia la sua Confutazione dei principi cristiani elencando dieci principi cruciali per la comprensione cristiana del Cristo e antitetici alla comprensione ebraica del Messia: (1) il peccato ereditato, (2) la redenzione dal peccato ereditato, (3) un dio trino, (4) l'incarnazione del divino nell'uomo, (5) la nascita verginale, (6) la transustanziazione, (7) il battesimo nello Spirito Santo, (8) l'identificazione di Gesù come Messia, (9) il dono di una "nuova Torah" e (10) l'espulsione dei demoni; cfr. Hasdai Crescas, ''The Refutation of Christian Principles'', trad. Daniel J. Lasker (Albany, NY: SUNY Press, 1992), 2.</ref> Non è l'incarnazione di Dio né parte di una divinità trina. Sebbene il ''Midrash'' parli della sua morte mortale, affermando che quando il Messia morirà, il Mondo a Venire sarà inaugurato (''Tanchuma Ekev'' 7), nella famosa disputa di Barcellona tenutasi nel 1263 [[Nahmanide]] sottolineò che "non troverete mai in nessun libro della tradizione ebraica – né nel Talmud né nelle Hagadoth – [l'insegnamento] che il Messia figlio di Davide sarà ucciso, che sarà consegnato nelle mani dei suoi nemici, o che sarà sepolto con i malvagi".<ref>{{en}}Nachmanides, ''Writings and Discourses'', Vol. 2, trad. Charles B. Chavel (New York: Shilo, 1978), 667.</ref> Inoltre, l'ebraismo non ritiene che il Messia sia nato da una vergine, il che a sua volta richiede un concepimento immacolato. In effetti, da una prospettiva ebraica, il concepimento di qualsiasi essere umano può essere "immacolato", poiché nel matrimonio l'unione sessuale che genera un figlio è di per sé santa, così come lo è colui che nasce da quell'unione. Da qui il duplice significato di ''kiddushin'': si traduce sia come "santità" che come "matrimonio". E poiché non ereditiamo il peccato di Adamo, nasciamo innocenti e incontaminati, come affermiamo ogni mattina nelle nostre preghiere: ''neshamah shenatata bi tehorah hi'' – "l'anima che Tu hai posto in me è pura". Colui che gli ebrei attendono, quindi, non è colui il cui sangue ci purificherà dalle nostre anime intrinsecamente peccaminose; piuttosto, ci restituirà, corpo e anima, alla relazione intrinsecamente sacra con Dio e con gli altri.
Questo mondo, l’''Olam Asiyah'', sottolinea Rabbi [[w:Adin Steinsaltz|Adin Steinsaltz]], "is the most perfect form of the Revelation of God. It is said, ‘The existence of thematerial is the substance of the Divine.’ In other words, the highest values are found within matter, in the material world".<ref>Adin Steinsaltz e Josey Eisenberg, ''The Seven Lights: On the Major Jewish Festivals'' (Northvale, NJ: Jason Aronson, 2000), 229.</ref> Pertanto il Messia non viene per liberarci ''dal'' mondo, ma per portare la Torah ''nel'' mondo, in modo così trasparente che la parola del Santo diventerà parte di ogni cuore umano ({{passo biblico2|Geremia|31:33}}), e giustizia e rettitudine regneranno in tutto questo mondo ({{passo biblico2|Isaia|9:6}}). Le spade saranno trasformate in vomeri, e "nessuna nazione alzerà la spada contro un'altra nazione" ({{passo biblico2|Michea|4:3}}). La più diffusa di tutte le profezie messianiche ancora inadempiute è quella del ritorno degli ebrei dall'esilio. Diversi profeti invocano diversi segni della venuta del Messia, ma quasi tutti invocano questo: il raduno degli ebrei e la fine dell'esilio.<ref>Ad esempio: {{passo biblico2|Isaia|11:11-12}}; {{passo biblico2|Geremia|23:3,29:14,32:44,33:7}}; {{passo biblico2|Ezechiele|39:25}}; {{passo biblico2|Gioele|4:1}}; {{passo biblico2|Sofonia|3:20}}; {{passo biblico2|Zaccaria|10:8-10}}.</ref> Nel ''Midrash'', infatti, abbiamo l'insegnamento che al tempo del Messia le nazioni del mondo assisteranno al ritorno degli ebrei in Terra Santa (''Shir Hashirim Rabbah'' 4:8:2). L'attesa ebraica del Messia, l'intero obiettivo del movimento del ritorno, è una preparazione a un tale mondo.
[[File:Kabbalah Tree of Life.png|169px|right|thumb|[[w:Albero della vita (cabala)|Albero della Vita]] {{lang|he|עץ החיים}} con le ''[[w:sĕfirōt|sefirot]]'' {{lang|he|סְפִירוֹת}}]]
Esistono altri insegnamenti. Nel Talmud, ad esempio, è scritto: "Sappiate che esiste in alto una sostanza chiamata ‘corpo’ [''guf''] in cui si trovano tutte le anime destinate alla vita. Il figlio di Davide non verrà prima che tutte le anime che sono nel ''guf'' abbiano completato la loro discesa sulla terra" (''Yevamot'' 63b; ''Avodah Zarah'' 5a; ''Niddah'' 13b; cfr. anche ''[[Zohar]]'' I 119a). Il che significa: solo quando ogni anima avrà completato il compito per cui è stata creata, Dio potrà rivelare il Messia. Questa tradizione mistica sottolinea la connessione tra i mondi superiori e questo mondo. Secondo la [[Kabbalah]], la santità fluisce nel mondo attraverso dieci ''sefirot'' o punti di luce divina. Dall'alto verso il basso sono ''Keter'' (Corona), ''Chokhmah'' (Saggezza), ''Binah'' (Comprensione), ''Chesed'' (Benevolenza Amorevole), ''Gevurah'' (Giudizio), ''Tiferet'' (Bellezza), ''Netzach'' (Eternità), ''Hod'' (Gloria), ''Yesod'' (Fondamento) e ''Malkhut'' (Regno). [[w:Aryeh Kaplan|Aryeh Kaplan]] spiega: "The term ''Sefirah'' itself derives or is related to the Hebrew ''Saper'', meaning ‘to express’ or ‘communicate,’ and ''Sapir'', ‘sapphire,’ ‘brilliance’ or ‘luminary.’ It is also related to ''Safar'', meaning ‘number,’ ''Sefar'', ‘boundary,’ and ''Sefer'', ‘book’ [see ''Zohar'' II 42b]".<ref>Aryeh Kaplan, ''Inner Space'' (Jerusalem: Moznaim, 1990), 40.</ref> Poiché il punto di connessione più cruciale per incanalare la santità in questo mondo è tra le ''sefirot'' di ''Yesod'' e ''Malkhut'', il Messia è misticamente associato a ''Yesod'', che è il Fondamento di tutta la creazione. Egli si unisce alla sua sposa, il popolo d'Israele, associato a ''Malkhut'', in una consumazione della Creazione.<ref>Cfr. per esempio, Chayyim Vital, ''Kabbalah of Creation: Isaac Luria’s Early Mysticism (Shaar HaKlalim)'', trad. con commentario di Eliahu Klein (Northvale, NJ: Jason Aronson, 2000), 42.</ref> Questa visione mistica associa la completezza della creazione alla venuta del Messia. Enuncia inoltre una connessione tra ogni anima e il Messia stesso.
In effetti, l'ebraismo insegna che, oltre a una traccia dell'anima di Adamo, ogni anima ospita una scintilla dell'anima del Messia,<ref>Cfr. ad esempio, l'insegnamento del maestro chassidico Zadok ha-Kohen in Norman Lamm, ''The Religious Thought of Hasidism: Text and Commentary'' (Hoboken, NJ: Ktav, 1999), 576–577; cfr. anche l'insegnamento dello Stretiner Rebbe in Louis I. Newman, ed., ''The Hasidic Anthology'' (New York: Schocken Books, 1963), 248.</ref> così che ognuno di noi ha una responsabilità messianica. Nel giorno della sua venuta "HaShem sarà Uno e il Suo Nome sarà Uno" ({{passo biblico2|Zaccaria|14:9}}), perché in quel giorno HaShem tornerà ({{passo biblico2|Malachia|3:7}}). Vale a dire: nel Tetragramma le lettere superiori ''yud-hey'' e le lettere inferiori ''vav-hey'' saranno unite, così che l'Unità del Santo sarà manifestata in tutto il mondo. Pensare e agire saranno una cosa sola; insegnare e praticare saranno una cosa sola; amore per Dio e amore per il prossimo saranno una cosa sola.
Naturalmente, la tradizione ebraica presenta molti altri insegnamenti riguardanti il Messia. Il ''Midrash'', ad esempio, afferma che [[w:Gog e Magog|Gog e Magog]] scateneranno tre guerre contro il Messia nel mese invernale di Tevet. Messiah ben Joseph combatterà queste guerre; in alcuni resoconti verrà ucciso e poi seguito da Messiah ben David, che inaugurerà l'era della pace (cfr. il commentario di Rashi al trattato talmudico ''Sotah'' 51; cfr. anche l'Or HaChayim su {{passo biblico2|Levitico|14:9}}).<ref>Cfr. anche Patai, ''The Messiah Texts'', 153.</ref> Oltre a Gog e Magog, l'acerrimo nemico del Messia è talvolta chiamato [[w:Armilus|Armilus]], generato dall'accoppiamento di Satana con una statua di pietra a Roma. Quaranta giorni dopo la nascita di Armilus, Messiah ben David sorgerà per costruire il Tempio di Gerusalemme e sconfiggere il figlio di Satana.<ref>''Midrash Aseret Hashevatim ''in Judah David Eisenstein, ed., ''Otsar Midrashim'' (New York: J. D. Eisenstein, 1915), 466.</ref> Il fatto che Armilus sia il frutto dell'accoppiamento di Satana con una pietra è indicativo della sconfitta da parte del Messia della concezione secondo cui ciò che è reale è ciò che può essere pesato, misurato e contato e che il potere, quindi, è tutto ciò che conta. Inoltre, si dice che il Messia rivelerà il significato degli spazi silenziosi tra le parole e nei margini della [[Torah]]; le parole sono fatte di fuoco nero e gli spazi sono fatti di fuoco bianco, come è scritto (''Tanchuma Bereshit'' 1; ''Devarim Rabbah'' 3:12; ''Shir HaShirim Rabbah'' 5:11:6; ''Zohar'' II 226b), così che il Messia rivelerà il significato del fuoco bianco.<ref>Cfr. Patai, ''The Messiah Texts'', 257.</ref> Forse rivelerà anche il significato di altre fiamme.
=== Fede nella venuta come intesa nell'ebraismo ===
Il pensiero ebraico sulla "fede", sull’''emunah'', implica molto più che questioni di credenza o accettazione. La tradizione mistica definisce la "fede" come ''devekut'', come un aggrapparsi a Dio che risiede nella devozione al prossimo (si veda, ad esempio, ''Tolodot Yaakov Yosef, Yitro'' 6). Approfondendo i punti sollevati nel [[Connessioni/Capitolo 1|Capitolo 1]] riguardo all’''emunah'', notiamo che il verbo affine ''aman'' significa "promuovere" o "educare"; ''neeman'' significa "essere educato", come anche "essere trovato sincero" o "degno di fiducia", e l'aggettivo ''amun'' significa sia "fedele" che "educato". Comprendendo queste sfumature di significato, Fackenheim descrive la fede come "apertura all'ascolto mentre ancora non si ode alcuna voce".<ref>Emil L. Fackenheim, ''Encounters Between Judaism and Modern Philosophy'' (New York: Basic Books, 1993), 27.</ref> Nel ''Libro della Fede e dell'Affidamento'', il mistico del XIII secolo Jacob ben Sheshet di Gerona scrive: "La fede è Saggezza e la Saggezza è Fede".<ref>Citato in Joseph Dan, ed., ''The Early Kabbalah'', trad. Ronald C. Kiener (New York: Paulist Press, 1986), 116.</ref> Rabbi Steinsaltz spiega: "La fede non è, quindi, una questione di semplice credere, ma di quella qualità speciale che va oltre la mente, che è saggezza – vale a dire, è un'esperienza direttamente connessa con il Divino e non con la conoscenza di questo o quello su di Lui".<ref>Adin Steinsaltz, ''The Long Shorter Way: Discourses on Chasidic Thought'', trad. Yehuda Hanegbi (Northvale, NJ: Jason Aronson, 1988), 118.</ref> La fede, in altre parole, è relazionale; non è uno stato interiore, ma un evento relazionale. La fede non è l'opposto del dubbio; anzi, [[Abraham Joshua Heschel]] sottolinea che nell'ebraico biblico non esiste una parola per "dubbio".<ref>[[Abraham Joshua Heschel]], ''God in Search of Man'' (New York: Farrar, Straus and Giroux, 1955), 98.</ref> Piuttosto, la fede è l'opposto della follia, il completo rovesciamento del nostro isolamento mortale nell'ego illusorio.
Heschel scrive:
{{citazione|Faith is the beginning of the end of egocentricity. “To have faith is ''to disregard selfregard'',” said the Kotzker. It involves the realization that, confined to our ego, we are in another man’s house. Our home is where the self lives in fellowship with Him Who is all and Who includes us. “I believe in God” does not mean that ''I'' accept the fact of ''His'' existence. It does not signify that ''I'' come first, then ''God'', as the syntax of the sentence implies. The opposite is true. Because God exists, I am able to believe.|[[Abraham Joshua Heschel]], ''A Passion for Truth'' (New York: Farrar, Straus and Giroux, 1973), 189–190}}
Poiché Dio esiste, credo con fede assoluta che potrò non solo attendere, ma anche operare per la venuta del Messia, non importa quanto a lungo possa tardare. Perché la saggezza che è fede non si dispiega attraverso i moti del cuore, ma attraverso le azioni delle mani. Come abbiamo visto, essa deriva da quelle azioni che uniscono il Nome Divino in Uno, come è scritto nello ''[[Zohar]]'': "L'essenza del mistero della fede è sapere che questo è un Nome completo. Questa conoscenza che Y-H-V-H è uno con ''Elokim'' è in effetti la sintesi di tutta la Torah, sia quella Scritta che quella Orale, poiché ‘Torah’ sta per entrambe, la prima simboleggiando Y-H-V-H e la seconda per ''Elokim''" (''Zohar'' II 161b). In altre parole, secondo l'ebraismo, fede significa impartire carne e sangue agli insegnamenti della Torah attraverso le azioni della Torah.
Avere fede, quindi, non significa affermare: "Credo in Dio", come sottolinea correttamente Levinas, ma dichiarare: "Eccomi, Tuo servo, pronto a servire",<ref>Emmanuel Levinas, ''Of God Who Comes to Mind'', trad. Bettina Bergo (Stanford, CA: Stanford University Press, 1998), 75.</ref> pronto a intraprendere un servizio che è l'opposto della servitù. In altri termini, avere fede significa vivere in un'"alleanza", un termine affine ad ''amanah'', e vivere in un'alleanza significa vivere non solo con una particolare fede – che può crescere e diminuire – ma secondo le ''mitzvot'', attraverso le quali entriamo in una partnership con Dio per creare un mondo in cui il Messia possa manifestarsi – dove il Messia possa ''dimorare''. Intesa in termini di alleanza, la fede diventa una questione anche per Dio. Nei Salmi, ad esempio, dichiariamo che Dio compie le Sue opere ''beemunah'', "mediante la fede" ({{passo biblico2|Salmi|33:4}}), e che giudica le nazioni ''beemunato'', "nella Sua fede" o, come spesso viene tradotto, "nella Sua verità" ({{passo biblico2|Salmi|96:13}}). Ogni mattina, al risveglio, affermiamo nel ''Modeh Ani'' la "grande fede" di Dio in noi per averci riportato in vita e inviato nella missione del giorno, la missione che porterà il Messia. È "la Sua verità" che ci riporta in vita e, come ha detto [[w:Nachman di Breslov|Nachman di Breslov]], "l'unico modo per raggiungere la fede è attraverso la verità".<ref>{{en}}Nachman of Breslov, ''Advice'', trad. Avraham Greenbaum (Brooklyn, NY: Breslov Research Institute, 1983), 7.</ref> Nell'ebraismo, la fede implica verità, relazione, comprensione, collaborazione, prontezza, giudizio e altro ancora.
Ecco perché la "fede", come dice Heschel, "is the achievement of the ages, an effort accumulated over centuries".<ref>Abraham Joshua Heschel, ''Man Is Not Alone'' (New York: Farrar, Strauss and Giroux, 1951), 161.</ref> Nel linguaggio biblico, sottolinea Heschel, "the religious man is not called a ‘believer,’ as he is for example in Islam (''mu’min''), but ''yare hashem''",<ref>Heschel, ''God in Search of Man'', 77.</ref> cioè colui che ha raggiunto un profondo timore reverenziale di Dio – un timore reverenziale intriso di saggezza – attraverso lo studio, la preghiera e le azioni. Tra queste azioni, secondo Nachman di Breslov, la principale è avere figli. "La parola ebraica per ‘fede’", osserva, "è ''emunah''. Trasformate le lettere in numeri e la gematria è ''banim'' – ‘bambini’".<ref>Citato in Nathan di Nemirov, ''Rabbi Nachman’s Wisdom: Shevachay HaRan and Sichos HaRan'', trad. Aryeh Kaplan, ed. Aryeh Rosenfeld (New York: A. Kaplan, 1973), 137.</ref> Dove c’è fede, ci sono figli, perché dove ci sono figli, c’è amore. "Fede e amore", scrive Rabbi [[w:Abraham Isaac Kook|Abraham Isaac Kook]] (1865-1935), "sono sempre interconnessi quando entrambi brillano nell'anima con perfezione, e quando la luce di uno dei due è completa, attraverso di essa, l'altro si risveglia ed emerge dalle profondità dello spirito... La Torah è l'amore, e le ''mitzvot'', la fede".<ref>Abraham Isaac Kook, ''Orot'', trad. Bezalel Naor (Northvale, NJ: Jason Aronson, 1993), 174.</ref> Ancora una volta scopriamo che la fede risiede nel legame con il Santo che si instaura attraverso l'osservanza delle ''mitzvot''. Credere, quindi, con fede completa significa vivere secondo le ''mitzvot'', amare il prossimo e impegnarsi per una comprensione più profonda della Torah.
Nel Talmud, Rabbi Yochanan afferma che il Figlio di Davide verrà in una generazione che sarà o completamente giusta o completamente malvagia (''Sanhedrin'' 98a); Yehuda Hanasi sostiene che verrà in un tempo di catastrofe (''Sanhedrin'' 97a). Gli ebrei trovano difficile immaginare una catastrofe più grande dell'Olocausto. Dovremmo allora abbandonare la nostra fede nella venuta del Messia, visto che ha tardato troppo a lungo? Dovremmo forse abbandonare la fiducia e l'alleanza, la dottrina e l'integrità, che rendono la fede ciò che è? Rabbi [[w:Eliezer Berkovits|Eliezer Berkovits]] (1908-1992) risponde: "In the presence of the holy faith of the crematoria, the ready faith of those who were not there is vulgarity. But the disbelief of the sophisticated intellectual in the midst of an affluent society – in the light of the holy disbelief of the crematoria – is obscenity".<ref>Eliezer Berkovits, ''Faith after the Holocaust'' (New York: Ktav, 1973), 5.</ref> Dal punto di vista dell'ebraismo, l'incredulità può essere santa perché, come abbiamo visto, la fede non è riducibile alla credenza. Può essere santa quando, insistendo sulla verità di ciò che la tradizione ebraica affida alla nostra cura, insiste su una certa fedeltà da parte di Colui che ci chiama all''emunah''. Qui la santa incredulità non è tanto un'assenza di fede quanto la presenza di una certa indignazione in mezzo alla fede. In un certo senso, non c'è fede più forte, nessuna fede che prenda la fede così seriamente, come questa indignazione.
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'''''Vogliamo Moshiach מָשִׁיחַ, e lo vogliamo ora!'''''</div>
Dopo Auschwitz, dunque, l'attesa del Messia è un'attesa impaziente, un'attesa indignata, un'attesa fatta non solo di fare, ma anche di porre una domanda a Dio. Una domanda su cosa? Non sulla verità della [[Torah]]. No, è una domanda rivolta al Dio dell'Alleanza proprio in nome della Torah; è un confronto con Colui che – se si osa pronunciare tali parole – sembra aver abbandonato la Sua Torah e perso la Sua fede. Rimanendo nell'Alleanza, rimaniamo nella relazione, e abbiamo buone ragioni per il nostro grido; abbandonando l'Alleanza, non abbiamo motivo di lamentarci, il che, al di fuori dell'Alleanza, equivale a poco più che lamento. Se abbandoniamo la Torah – se abbandoniamo l'attesa – allora l'indignazione e la domanda diventano pura vanità, come tutto il resto. Solo quando aderiamo alla Torah, Dio aderisce alla Torah. E solo quando aderiamo alla Torah siamo in grado di discutere con Dio, come la Torah ci comanda di fare.
Un insegnamento della Torah è qui pertinente. Riguarda il ritrovamento del corpo di una vittima di omicidio "disteso in un campo" ({{passo biblico2|Deuteronomio|21:1}}), il cui assassino è sconosciuto. In tal caso, gli anziani della comunità ebraica più vicina devono uscire e dire a Dio: "Le nostre mani non hanno sparso questo sangue... Non rendere responsabile il tuo popolo, Israele, dello spargimento del sangue innocente" ({{passo biblico2|Deuteronomio|21:7-8}}). In altre parole, le mani con cui compiamo le ''mitzvot'' della Torah non hanno causato questo: come puoi Tu, allora, Dio, rimanere in silenzio? Quando, Dio, manifesterai l'Unto che ci libererà da questa atrocità? Analogamente, la legge ebraica afferma che se troviamo qualcuno che è stato assassinato, steso morto con le vesti insanguinate, e non c'è alcuna prospettiva di identificare l'assassino, allora dobbiamo seppellire quella persona così come l'abbiamo trovata (''Kitzur Shulchan Arukh'' 197:9). Il punto? Porre la domanda e l'indignazione in faccia a Dio, come a dire: "Guarda cosa ne è stato della Tua creazione! Cosa farai al riguardo?". Le corti di giustizia non hanno mai identificato la stragrande maggioranza degli assassini dell'Olocausto, e non c'è nessun corpo da seppellire: perché il corpo di Israele è stato consegnato a fiamme come nessuno ha mai visto. "Fiamme", grida Wiesel, "mai prima d'ora ci sono state fiamme simili. E in ognuna di esse è la visione del Redentore che sta morendo".<ref>Wiesel, ''Ani Maamin'', 29.</ref> Forse il Redentore sta morendo perché non c'è nessun corpo insanguinato da seppellire.
La legge ebraica afferma inoltre che "le persone benevole che in vita hanno nutrito i poveri alla loro tavola dovrebbero essere sepolte in una bara fatta con le assi di quella tavola" (''Kitzur Shulchan Arukh'' 199:1). Perché? Per dimostrare a Dio, anche nella morte, la cura che ci è stata comandata e che ci è stata data in alleanza con i più vulnerabili tra i nostri simili. Perché il Messia stesso è sicuramente tra loro. Di tutte le ambiguità negli insegnamenti dell'ebraismo riguardo al Messia, nulla potrebbe essere più chiaro. E non mancano i poveri che potremmo avere alla nostra tavola. Perciò le anime dei giusti possono risorgere con il Messia dalle loro tavole trasformate in bare, così che loro e il Messia possano gridare a Dio: "Quando farai sedere i poveri alla ''Tua'' tavola?". Questa domanda e questa cura sono alla base dell'attesa del Messia, che è anche un'azione.
"Credere" ''beemunah shlemah'', "con fede assoluta", significa far entrare sia la domanda che la preoccupazione nei nostri pensieri, nelle nostre parole e nelle nostre azioni – in ciò che la tradizione mistica descrive come il ''levushim'' o "vestito" di Dio. È così che l'Invisibile si rende visibile, il che a sua volta rende visibile il Messia che attendiamo. Questa ''shlemah'', questa "completezza" o "interezza" della fede, è lo ''shalom'', la "pace" che cerchiamo nel Messia. Non è uno stato di appagamento o di riposo, che può caratterizzare uno stato di beata indifferenza. Piuttosto, si tratta di mantenere la tensione del desiderio e l'intensità della preoccupazione. Si tratta di un certo conflitto dello spirito senza il quale non siamo completi, in particolare nel contesto post-Olocausto. Perché nel ''dopo'' dell'Olocausto portiamo una nuova ferita come segno dell'Alleanza, senza la quale non c'è pace.
=== L'Alleanza messianica dell'ebraismo ===
Abbiamo visto che un termine affine a ''emunah'', ''amanah'', significa "alleanza". Vivendo nella fede, l'essere umano vive la relazione di alleanza con Dio prendendosi cura dell'altro, come quando Abramo corse ad accogliere i tre stranieri che si avvicinavano alla sua tenda (cfr. {{passo biblico2|Genesi|18:2}}) – la sua prima azione dopo aver suggellato il [[w:Brit milà|Alleanza della Circoncisione]] (''Brit milà'' {{lang|he|בְּרִית מִילָה}}). Il Talmud ci dice che Dio era venuto da Abramo per visitarlo e confortarlo mentre stava guarendo dalla circoncisione (''Bava Metzia'' 86b), quando Abramo alzò lo sguardo e vide i tre stranieri bisognosi di cibo e bevande "nel caldo del giorno" ({{passo biblico2|Genesi|18:1}}). Abramo comprese che prendersi cura del loro bisogno era una questione di maggiore urgenza che incontrare Dio. È come se il Patriarca avesse detto a Dio: "Tornerò da te più tardi, perché ora devo occuparmi di qualcosa di più importante". Così Abramo dimostrò di aver compreso l'Alleanza che aveva appena suggellato. Certo, la tradizione insegna che Abramo era un locandiere che cercava viaggiatori a cui offrire un posto alla sua tavola, attirando così la presenza del Santo in questo reame (cfr. ''Sotah'' 10b; cfr. anche ''Bereshit Rabbah'' 48:7). E la sua seconda azione? Fu quella di entrare in discussione con Dio per amore dei giusti di Sodoma e Gomorra ({{passo biblico2|Genesi|18:25}}), come abbiamo visto nel [[Connessioni/Capitolo 2|Capitolo 2]]. Con il primo ebreo, quindi, vediamo due dimensioni messianiche dell'ebraismo pattizio che hanno chiare implicazioni per l'era post-Olocausto: cura e indignazione.
Nell'ebraismo, "alleanza" non è semplicemente ''brit'': è ''brit milah'', che significa sia "alleanza della circoncisione" che "alleanza della parola". Mentre alcuni potrebbero considerare la circoncisione una forma di brutalità antiquata e selvaggia, Levinas osserva correttamente che è proprio l'opposto: è "una limitazione della selvaggia vitalità della vita" che apre la vita "all'alterità e all'altro",<ref>Emmanuel Levinas, ''New Talmudic Readings'', trad. Richard A. Cohen (Pittsburgh: Duquesne University Press, 1999), 60.</ref> a un andare avanti che è essenziale per far arrivare il Messia. Sottolineando l'associazione tra circoncisione e parola, il maestro chassidico Rabbi [[:en:w:Mordechai Yosef Leiner|Mordechai Yosef di Isbitza]] (1801-1854) insegna che il ''brit'' del prepuzio e il ''brit'' della lingua sono la stessa cosa.<ref>Cfr. Mordechai Yosef of Isbitza, ''Mei HaShiloach'', trad. e cur. Betsalel Philip Edwards (Northvale, NJ: Jason Aronson, 2001), 83.</ref> Entrambi sono necessari per l'avvento del Messia. Entrambi richiedono la verità, che a sua volta rende entrambi una questione di "fede assoluta" nella venuta del Messia.
In ebraico, la differenza tra ''milah'' come "parola" e ''milah'' come "circoncisione" è l'inserimento della lettera ''yud'' in quest'ultima. In termini mistici, questo ''yud'' è il ''chashmal'', il "silenzio parlante" della [[w:Visione di Ezechiele|visione di Ezechiele]] ({{passo biblico2|Ezechiele|1:4}}). È la "parola nella parola", che è la parola come alleanza e alleanza come significato: entrare nell'Alleanza significa entrare nel significato. Infatti, l'inserimento di ''yud'' nella parola – la lettera con valore numerico dieci – significa l'aggiunta di dieci alla parola, che è la rivelazione delle Dieci Espressioni della Creazione all'inizio e delle Dieci Espressioni della Rivelazione sul Monte Sinai, senza le quali non c'è significato. Questa rivelazione di significato trasforma la parola, la ''milah'', in un segno dell'Alleanza, rendendola un ''brit milah''. La Rivelazione fa parlare il silenzio, e quando il silenzio parla, l'alleanza si realizza. Il Messia accade: il Messia è tanto un evento quanto una persona. Per questo motivo, nella ''Tosefta'' è scritto che la circoncisione ha lo stesso peso delle opere della creazione (cfr. ''Nedarim'' 2:5): come Alleanza – come ''brit milah'' – la circoncisione è un segno della parola della creazione: ''Brit'' indica ''bara'', come abbiamo notato dagli insegnamenti di [[Nahmanide]].<ref>Cfr. [[Nahmanide]], ''Commentario alla Torah'', Vol. 1, anche nella trad. Charles B. Chavel (New York: Shilo, 1971), 112.</ref> Rabbi [[w:Chaim ibn Attar|Chayim ben Attar]] (1696–1743) paragona la circoncisione allo Shabbat che dà significato a tutta la creazione: proprio come lo Shabbat è chiamato un "segno" ({{passo biblico|Esodo|31:13}}), così anche la circoncisione è chiamata un "segno" ({{passo biblico2|Genesi|17:1}}) (cfr. l’''Or HaChayim'' su {{passo biblico2|Levitico|19:3}}). Come il Sabbath, la circoncisione è un segno della Torah e del Santo stesso, come insegna Nachman di Breslov: Dio, Torah e ''brit milah'' sono un tutt'uno,<ref>Cfr. Nachman di Breslov, ''Tikkun'', trad. Avraham Greenbaum (Jerusalem: Breslov Research Institute, 1984), 8–10; cfr. anche ''Zohar'' III 73b.</ref> e tutti e tre contribuiscono ad accelerare la venuta del Messia.
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'''''Vogliamo Moshiach מָשִׁיחַ, e lo vogliamo ora!'''''</div>
Se Abramo non fu completo finché non fu circonciso, come è scritto nella ''Mishnah'' (''Nedarim'' 3:11), è perché non fu completo finché non entrò in relazione con il silenzio parlante, una relazione manifestata nella sua cura per i tre stranieri e nel suo sdegno per il bene dei giusti. Se Fackenheim ha ragione riguardo al 614° Comandamento, allora persino nel silenzio abissale di Auschwitz c'è un ''chashmal'', un silenzio parlante, che ci chiama alla relazione pattizia del ''brit milah''. Pertanto, essere ''mul'' o "circonciso" significa anche "affrontare" o "confrontarsi" con un altro, sia umano che divino. Essere circonciso significa essere responsabili per un altro, per il bene di un altro, persino per il bene di colui a cui potremmo opporci, sia umano che divino. Questa responsabilità significa la rettifica del legame tra parola e significato, inserendo lo ''yud'' nella parola. In questo legame dimora il Messia. In precedenza abbiamo osservato che nella tradizione mistica il Messia è associato alla ''sefirah'' di ''Yesod''; qui osserviamo che, secondo il Baal Shem Tov, ''Yesod'' è associato al ''brit milah'' (si veda, ad esempio, ''Toledot Yaakov Yosef, Kedushim'' 8). Pertanto, tutto ciò che abbiamo detto sul ''brit milah'' si applica anche al Messia: il credere nella venuta del Messia con fede ''assoluta'' risiede nella pienezza raggiunta nell'Alleanza della Circoncisione.
Questa completezza, inoltre, è legata alla pienezza di coscienza a cui si riferisce Rabbi [[w:Yitzchak Ginsburgh|Yitzchak Ginsburgh]] (n. 1944) quando afferma: "In order to bring the Moshiach into one’s full consciousness, each of us must strive to purify and make potent our faculty of speech in Torah, prayer, and the communication of love between us".<ref>Yitzchak Ginsburgh, ''The Alef-Beit: Judaism Revealed Through the Hebrew Letters'' (Northvale, NJ: Jason Aronson, 1991), 20.</ref> Cosa questo significhi in termini di attesa del Messia, Rabbi Ginsburgh afferma chiaramente: "Every living creature possesses a spark of Moshiach, a spark entrusted with the power to fulfill its mission, to bring redemption to its ‘portion’ on earth".<ref>''Ibid.'', 7. Questo insegnamento si basa sugli insegnamenti del Baal Shem Tov; cfr. ad esempio, Nahum di Chernobyl, ''Meor Einaim'', Vol. 2 (New York: Makhon Meor Hatorah, 1998), 599, 692.</ref> Ciò che rende interminabile l'attesa del Messia, quindi, non è solo il ''suo'' ritardo. È il ''nostro'' ritardo.
Se vogliamo trasformare l'oscurità di Auschwitz in luce, invece di alzare le mani, dobbiamo rimboccarci le maniche e riparare il frammento di creazione affidato alle nostre cure. Qui, Fackenheim comprende, il Messia significa considerare la storia come una "dialettica tra l'agire dell'uomo e l'agire di Dio", in modo tale che l'attesa messianica non sia solo la nostra attesa del Messia, ma la sua attesa per noi: nelle parole di Fackenheim, "he is waiting for man to perfect the world" o "waiting for him to ruin it".<ref>Emil L. Fackenheim, ''Quest for Past and Future: Essays in Jewish Theology'' (Bloomington: Indiana University Press, 1968), 90.</ref> Se ognuno di noi possiede una scintilla messianica, essa accende un fuoco che può salvare o distruggere. Il fatto che ogni creatura vivente possieda una scintilla del Messia ha altre implicazioni. Significa, ad esempio, che l’''altro'' essere umano porta una traccia del Messia; anzi, la tradizione insegna che l'altra persona potrebbe essere il Messia. Qui abbiamo un approfondimento del punto sollevato in precedenza sui molti travestimenti del Messia: vale a dire, che il Messia potrebbe essere chiunque.
Il Talmud insegna che due tempi sono destinati alla venuta del Messia: ora e il tempo stabilito (''Sanhedrin'' 98a). Questo insegnamento si basa sulle parole del profeta Isaia: "Io, HaShem, l'affretterò a suo tempo" ({{passo biblico2|Isaia|60:22}}); ovvero, o l'affretterò a farlo ora, oppure avverrà al suo tempo stabilito. Ora, se svolgiamo il compito per cui siamo stati creati. Ora, se trattiamo gli altri, soprattutto i più indifesi, con la stessa amorevole gentilezza che mostreremmo al Messia stesso. Ora, dice il ''Midrash'', se solo per uno Sabbath ogni ebreo osservasse lo Shabbat (''Shemot Rabbah'' 25:12; ''Midrash Tehillim'' 4:95:2).<ref>Per questo motivo recitiamo la “preghiera di Elia” durante il servizio dell’Havdalah che conclude lo Shabbat: “Ogni sabato sera, Elia entra in Paradiso, dove siede sotto l’Albero della Vita e registra i meriti degli Israeliti che hanno osservato lo Shabbat” (''Kitzur Shulchan Arukh'' 96:12). Perché Elia? Perché è lui che determina se abbiamo meritato la manifestazione del Messia.</ref> In breve, ora è il tempo stabilito: è il tempo che inaugura il tempo attraverso la consapevolezza della nostra responsabilità reciproca. Senza l'attesa del Messia, non c'è nulla da affrettare né un tempo stabilito.
In linea con questa visione del rapporto tra tempo e Messia, Levinas osserva che per l'ebraismo "la salvezza non rappresenta la fine della Storia, né ne costituisce la conclusione. Rimane possibile in ogni momento".<ref>Emmanuel Levinas, ''Difficult Freedom: Essays on Judaism'', trad. Sean Hand (Baltimore, MD: The Johns Hopkins University Press, 1990), 84.</ref> E poiché in ognuno di noi c'è una scintilla del Messia, "in termini concreti", dice Lévinas, "ciò significa che ogni persona agisce come se fosse il Messia. Il messianismo non è quindi la certezza della venuta di un uomo che ferma la Storia. È il mio potere di sopportare la sofferenza di tutti. È il momento in cui riconosco questo potere e la mia responsabilità universale".<ref>''Ibid.'', 90.</ref> Che dire allora del significato letterale del Messia, il discendente di Davide, la cui venuta preghiamo tre volte al giorno? Secondo Levinas, è fin troppo letterale, più letterale di quanto ci piaccia pensare: ''io'' sono colui che deve assumersi il compito e la testimonianza messianici – letteralmente. ''Io'' sono colui che deve osservare un solo Shabbat – letteralmente. ''Io'' sono colui che ha la responsabilità della creazione e dell'umanità – letteralmente. Proprio perché l'altro può essere il Messia, io devo essere per l'altro ciò che il Messia è per me.
Per un ebreo, questa responsabilità include riparare il pezzo di mondo che è chiamato a riparare attraverso l'Alleanza della Torah. Il che significa: anche se il Messia può tardare, noi non dobbiamo tardare. Dobbiamo studiare, anche se non comprendiamo; dobbiamo pregare, anche se non riceviamo risposta; dobbiamo trattare il nostro prossimo con gentilezza, anche se non ne vediamo il senso o il profitto. Anche se – o soprattutto perché – non può esserci risoluzione. Qui giungiamo a una conclusione cruciale: il Messia è proprio colui che è ''nascosto''. Verrà in un tempo che è per sempre futuro, sempre ''non ancora'', perché ciò che facciamo ora non è mai ''abbastanza''. Da qui l'antica associazione tra il Messia e un bambino ({{passo biblico2|Isaia|11:6}}): il bambino è colui la cui completezza deve ''ancora'' essere realizzata.
"La linea dell'orizzonte svanisce man mano che ci si avvicina»", nelle parole di [[w:André Neher|André Neher]], "ma l'ebreo sa che anche se l'orizzonte svanisce, nel suo svanire si volge verso una posizione verticale. Il punto del volgersi verso la verticale è il ‘forse’ del Messia".<ref>André Neher, ''They Made Their Souls Anew'', trad. David Maisel (Albany, NY: SUNY Press, 1990), 61–62.</ref> E il volgersi verso la verticale è un volgersi verso la certezza dell'Alleanza che mi sceglie, inevitabilmente, per questo "forse". Questo "forse" che costituisce il futuro deriva dalla "certezza" che costituisce il passato. Come afferma Levinas, questo passato pattizio "significa partire da una responsabilità irrecusabile, che ricade sull'ego e precisamente gli è significativa come un comandamento".<ref>Emmanuel Levinas, ''Time and the Other'', trad. Richard A. Cohen (Pittsburgh: Duquesne University Press, 1987), 113.</ref> Un comandamento per fare cosa? Non per servire aspettando, ma per aspettare servendo. Perché la responsabilità irrecusabile non ricade solo sull'ego, ma lo dissolve per rivelare la scintilla del Messia che dimora in ogni anima. Misticamente parlando, l'ego è la ''kelipah'', il guscio, che nasconde la scintilla divina; nasconde anche il "forse" e la "certezza" del futuro e del passato. L'ego è il principale ostacolo alla venuta del Messia. Rimuovere questo ostacolo dell'ego, che ci rende ciechi a tutto tranne che al nostro sé illusorio, significa aprire la ferita dell'attesa che definisce l'ebraismo. L'attesa è infinita. E, come vedremo, l'antisemita è infinitamente impaziente.
=== Ebraismo, antisemitismo e l'attesa infinita ===
Collocando questa impazienza antisemita nel contesto dell'attesa ebraica del Messia, scopriamo l'essenza dell'antisemitismo: è un antimessianismo. È terrore per la ferita aperta dell'attesa infinita, e genera terrorismo. L'ebreo "errante" si rivela essere l'ebreo in attesa e quindi l'ebreo odiato, poiché l'attesa dell'ebreo destabilizza coloro che vorrebbero sistemare le cose dichiarando la redenzione compiuta e l'enigma risolto. Radicato in un desiderio di risoluzione, l'antisemitismo è un desiderio di essere liberati dall'attesa infinita e dall'azione infinita, dall'infinita responsabilità che ricade sull'ego.
Ecco: l'antisemita odia l'ebreo perché la sua stessa presenza lo priva del suo ego, che si rannicchierebbe nella caverna dell'autocompiacimento. Lo priva del suo ego perché simboleggia l'infinita responsabilità che rende infinita l'attesa della redenzione messianica. In una parola, lo priva del suo ego perché disturba il suo sonno. La presenza dell'ebreo lo costringe a un "risveglio", come dice Levinas, "una richiesta che nessuna obbedienza può eguagliare".<ref>Levinas, ''Of God Who Comes to Mind'', 59.</ref> Pertanto, la presenza dell'ebreo è un costante promemoria del fatto che siamo per sempre in debito e che la redenzione deve ancora arrivare. Non c'è modo di saldare i conti: nessun pagamento è sufficiente, e il pagamento è sempre dovuto. Pertanto, tra gli antisemiti è un luogo comune che gli ebrei controllino le banche e i registri del mondo.
Nella tradizione ontologica, l'antisemitismo si manifesta nell'impeto filosofico verso l'ultima frase del sillogismo, verso una verità razionale, risolta e autolegislata. Nelle tradizioni religiose che predicano la salvezza personale attraverso una fede specifica in una dottrina specifica, e non una responsabilità infinita verso e per l'altro essere umano, l'antisemitismo sorge quando le formule fisse e le risposte pronte del credo vengono messe in discussione dalla prospettiva che il credo non sia sufficiente, il che significherebbe che non è la verità. Per questo motivo, ciò che [[Franz Rosenzweig]] dice del cristianesimo può essere detto anche dell'Islam: "The existence of the Jew constantly subjects Christianity to the idea that it is not attaining the goal, the truth".<ref>Franz Rosenzweig, ''The Star of Redemption'', trad. William W. Hallo (Boston, MA: Beacon Press, 1972), 413.</ref> L'odio per gli ebrei è l'odio più antico, perché la sfida degli ebrei è la più antica sfida all'autonomia personale e alla salvezza personale che si concilia con la comodità di salvaguardare il Numero Uno, che sono io: infatti per il cristianesimo, come per l'Islam, la salvezza riguarda ''me''. E il mio ego insiste che tutti siano come ''me'' nella loro fede.
Basandosi su una soluzione finale, sia le forme religiose che quelle ideologiche dell'antisemitismo avrebbero l'ultima parola, risolverebbero la questione della redenzione e scivolerebbero nel sonno egocentrico della salvezza – tutto per il bene dell'egocentrismo. In un'appropriazione dell'Altro da parte del Medesimo, sia l'antisemita religioso che quello ideologico assimilerebbero o annienterebbero l'ebreo, la cui ''stessa esistenza'' disturba il loro sonno con l'insistenza sul fatto che l'attesa del Messia è un servizio interminabile all'altra persona e per l'altra persona e che la salvezza è una questione comunitaria, non personale. Non c'è chiusura per la ferita aperta di questa attesa infinita. L'ebraismo, soprattutto dopo l'Olocausto, pensa dall'interno di quella ferita aperta. Tale ferita aperta è l'opposto della preoccupazione per la salvezza personale; è la preoccupazione per una salvezza comunitaria, come quando Dio dice a Mosè: "Li distruggerò e farò di te un grande popolo" ({{passo biblico2|Esodo|32:10}}), e Mosè risponde: "Se fai questo, cancella il mio nome dal Tuo Libro» ({{passo biblico2|Esodo|32:32}}).
Questa comunità di salvezza include "tutte le nazioni della terra", per amore delle quali Dio stipula l'Alleanza con Abramo ({{passo biblico2|Genesi|12:3}}) e per amore delle quali venivano offerti sacrifici al Tempio durante [[w:Sukkot|Sukkot]] – non perché le nazioni diventassero ebree, insegna il Talmud, ma affinché si trattassero a vicenda con rettitudine e amorevole benignità (''Sukkah'' 55b). Contrariamente a certe forme di cristianesimo, Islam e ideologie totalitarie, per l'ebraismo non esiste una divisione del mondo tra dannati e salvati sulla base della fede. Questo punto è espresso in modo più perfetto nella storia di Giona. Per la maggior parte dei cristiani e dei musulmani, portare il popolo di Ninive a Dio significherebbe convertirlo al cristianesimo o all'Islam; per l'ebreo Giona, non significa convertirli all'ebraismo – significa portarli a comprendere che il loro comportamento reciproco è un'espressione della loro relazione con Dio, il Creatore del cielo e della terra, senza il quale la vita non ha senso. E così l'ebreo attende non che il mondo adotti un certo credo, ma che assuma un certo carattere.
Quanto dovremo aspettare? Secondo un commentario a {{passo biblico2|Isaia|63:4}} nella ''Pesikta Rabbati'' (compilata nel IX secolo), abbiamo altri {{FORMATNUM:365000 anni}} di attesa (1:7). Vale a dire: l'attesa è infinita. Nell'infinità dell'attesa – nell'attendere il Messia – incontriamo Colui che nella tradizione mistica è conosciuto come l’''[[w:Ein Sof|Ein Sof]]'' {{lang|he|אֵין סוֹף}}, l'"Infinito" o "l'Uno senza Fine". Gli ebrei non pronunciano il Santo Nome, perché pronunciarlo significherebbe determinare la fine. Così, disse Rabbi [[:en:w:Samuel ben Nahman|Samuel ben Nahman]], a nome di Rabbi Yonatan: "Maledette siano le ossa di coloro che calcolano la fine. Perché direbbero: dato che il tempo predeterminato è giunto, e tuttavia il Messia non è venuto, non verrà mai. Tuttavia, aspettatelo" (''Sanhedrin'' 97b). In questo risiede ''ciononostante'' l’''Ein Sof'' non solo dell'attesa, ma di Colui che attendiamo. Anche qui, in questo passo talmudico, per "aspettare" abbiamo il verbo ''chikah'', che significa anche "aspettarsi": anche se non verrà mai, ''aspettatelo''. Perciò non calcolate la "fine" – affrettatela. Infatti, nel Talmud è scritto che non ci sarà alcun Messia per Israele, perché quei giorni sono già passati, al tempo di Ezechia (''Sanhedrin'' 99a); il punto non è porre fine all'attesa e all'aspettativa, ma sottolinearne la durata infinita. Allo stesso modo, è scritto nel ''Sifre'' su {{passo biblico2|Deuteronomio|3:23}}: "Dice la Torah: che Tu ci redima o no, che Tu ci guarisca o no, noi cercheremo di conoscerTi". Il nostro compito non è conoscere Dio... o meglio, ''è'' conoscere Dio nella modalità del "non conoscere" che costituisce la ferita aperta dell'attesa infinita. Nelle nostre preghiere mattutine, quindi, siamo esortati a cercare il volto di Dio, anche se non potremo mai vederlo. Tale ricerca ''è'' il volto di Dio.
Proprio come Rabbi Samuel ben Nahman, Rav sostiene che tutte le date per la redenzione finale siano trascorse (''Sanhedrin'' 97b). Ancora una volta, tuttavia, l'insegnamento non è che dovremmo smettere di aspettare; piuttosto, è che ora solo ''noi'' possiamo portare il Messia, perché solo ''noi'' possiamo attendere infinitamente, attraverso lo sforzo continuo di affrontare un'infinita responsabilità verso e per l'altra persona. Solo noi possiamo attendere, e non Dio, perché solo noi operiamo entro i ristretti confini del tempo. "L'attesa del Messia", dice Levinas, "è la durata del tempo stesso – aspettando Dio – ma qui l'attesa non attesta più l'assenza di Godot, che non verrà mai, bensì una relazione con ciò che non è in grado di entrare nel presente, poiché il presente è troppo piccolo per contenere l'Infinito".<ref>Emmanuel Levinas, "Revelation in the Jewish Tradition", trad. Sarah Richmond, in Sean Hand, ed., ''The Levinas Reader'' (Oxford, UK: Basil Blackwell, 1989), 203.</ref> Il tempo è l'indugio del Messia; il fatto che il Messia indugi è ciò che dà senso alla vita, perché la dimensione del significato è la dimensione del tempo. Il significato risiede in ciò che ''deve ancora essere'' raggiunto nella durata del tempo.
Il Messia, quindi, non pone fine alla storia: il Messia dà ''senso'' alla storia, in quanto il senso del Messia risiede nell'attesa e nell'opera per l'avvento del Messia. Quest'attesa è il tempo concepito come l'avvicinamento al Santo che Levinas descrive quando dice: "Il tempo è la relazione più profonda che l'uomo possa avere con Dio, precisamente come un andare verso Dio... ‘Andare verso Dio’ non ha senso se non lo si considera nei termini del mio primario andare verso l'altra persona. Posso andare verso Dio solo essendo eticamente interessato all'altra persona e per l'altra persona".<ref>Emmanuel Levinas, "Dialogue with Emmanuel Levinas", in Richard A. Cohen, ed., ''Face to Face with Levinas'' (Albany, NY: SUNY Press, 1986), 23.</ref> E posso andare verso Dio solo liberandomi dell'"io" dell'ego. Poiché "tutte le date per la redenzione finale sono passate", non posso aspettare: devo ''muovermi ora''. Cioè, la mia attesa deve consistere in questo movimento che è un urgente "andare verso Dio", verso Colui che si allontana al mio avvicinamento, che è ''nell’avvicinamento stesso'': come il significato, il tempo risiede in questa urgenza. Qui scandagliamo la profondità di un'intuizione di Levinas: "La prossimità non è mai abbastanza vicina; in quanto responsabile, non ho mai finito di svuotarmi di me stesso. C'è un aumento infinito in questo esaurirsi".<ref>Emmanuel Levinas, ''Collected Philosophical Papers'', trad. Alphonso Lingis (The Hague: Martinus Nijhoff, 1987), 169.</ref> Ciò che cerchiamo nella prossimità che non è mai abbastanza vicina è il Messia stesso. L'"aumento infinito" caratterizza l'attesa infinita.
=== Ebraismo post-Olocausto e il Messia ===
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'''''Vogliamo Moshiach מָשִׁיחַ, e lo vogliamo ora!'''''</div>
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{{Immagine grande|Édouard Moyse Sermon dans un oratoire israelite 1897.jpg|1000px|''Sermon dans un oratoire israélite'', di [[:fr:w:Édouard Moyse|Édouard Moyse]] (1897)}}
== Note ==
[[File:King David, the King of Israel.jpg|173px|right|Re David che suona l'arpa]]
{{Vedi anche|Serie delle interpretazioni|Serie misticismo ebraico|Serie maimonidea|Serie letteratura moderna}}
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[[Categoria:Connessioni|Capitolo 4]]
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{{Immagine grande|Aeish-sheli.jpg|674px|האש שלי תוקד עד ביאת המשיח ''(Il mio fuoco brucerà fino alla venuta del Messia)''}}
== Una riflessione sul Messia ==
Il Talmud insegna che il nome del Messia è tra le sette cose che precedettero la Creazione (''Pesachim'' 54a).<ref>Le altre sei sono: Torah, Teshuvah, Gan Eden, Gehenna, Trono della Gloria e il Tempio. Per il nome del Messiah, un Midrash identifica svariati nomi: Shiloh, Chaninah, Yinnon, Nehirah, e David (''Eichah Rabbah'' 1:16:51). Secondo il Midrash sui Proverbi, “Rabbi Huna disse: al Messiah sono stati dati sette nomi, che sono: Yinnon, la Nostra Giustizia, Germoglio, Consolatore, Davide, Shiloh ed Elia”; cfr. anche ''Midrash on Proverbs'', trad. Burton L. Visotzky (New Haven, CT: Yale University Press, 1992), 89–90.</ref> Lo ''[[Zohar]]'' insegna che "lo ‘spirito di Dio che aleggiava sulla faccia dell'abisso’ ({{passo biblico2|Genesi|1:2}}) è lo spirito del Messia" (''Zohar'' I 240a). Pertanto, come la [[Torah]] stessa, il Messia precede l'inizio; come la Torah stessa, il Messia determina il significato di tutto ciò che esiste al di là di tutto ciò che esiste; come la Torah stessa, il Messia è essenziale per tutta la creazione. Se l'ebraismo non riesce ad aprire un posto al Messia nel mondo post-Olocausto, allora il mondo languirà nelle ombre di Auschwitz. E gli ebrei saranno ridotti a nient'altro che un gruppo etnico in via di estinzione, nonostante l'istituzione dello Stato di Israele. Nessuno spirito aleggierà sulla faccia dell'abisso, e noi saremo lasciati a scrutare nella sua [[w:oscurità|tenebra]].
Come accennato nel [[Connessioni/Capitolo 1|Capitolo 1]], tra i [[Guida maimonidea/Etica e fede|Tredici Principi di Fede]] delineati da [[Maimonide]], il dodicesimo è un'affermazione di ''Ani maamin beemunah shlemah beviat haMashiach; veaf al pi sheyimanmeah, im kol zeh achakeh lo bekol yom sheyavo'': "Credo con fede assoluta nella venuta del Messia; anche se dovesse tardare, qualunque cosa accada, attenderò la sua venuta ogni giorno". ''Beemunah shlemah'', "con fede ''assoluta''", ci si potrebbe chiedere? Come può, dopo secoli di sofferenze ebraiche, la fede essere assoluta? Forse perché, come dice [[w:Emil Fackenheim|Emil Fackenheim]], non è un'affermazione, ma "una preghiera: che io possa credere",<ref>Emil L. Fackenheim, ''What Is Judaism?'' (New York: Macmillan, 1987), 23.</ref> nonostante l'evidenza degli occhi, per quanto folle sia la fede. Aiutami non solo ad "attendere" la sua venuta, ma ad "aspettarmela", che è un altro significato di ''achakeh'', perché la fede ''assoluta/completa'' è che egli possa giungere in qualsiasi momento, con l'adempimento di ''questa mitzvah'' – anche all'ombra di Auschwitz. A dire il vero, il ritornello di ''Ani maamin'' è stato musicato e viene cantato in molte celebrazioni di ''Yom HaShoah''. È anche il titolo di ''Ani maamin: A Song Lost and Found Again'' di [[Elie Wiesel]]:<ref>Elie Wiesel, ''Ani Maamin: A Song Lost and Found Again'', trad. Marion Wiesel (New York: Random House, 1973).</ref> se non si trova un canto del Messia, siamo perduti.
Come ogni affermazione di fede – o ogni preghiera per la fede – ''Ani maamin'' afferma qualcosa sia di letterale che di simbolico. Ha significato a tutti i livelli di significato propri del pensiero ebraico: ''pshat'', che è il senso letterale; ''remez'', che è il livello allegorico; ''drash'', il significato omiletico o morale; e ''sod'', l'inesauribile significato mistico. L'attesa del Messia è un'attesa di qualcosa di reale, a tutti e quattro i livelli, non importa quanto tempo possa richiedere; altrimenti l'attesa stessa è irreale e inutile, non importa quanto persistente possa essere. Proprio come l'ebraismo è radicato nella fede che qualcosa di reale sia accaduto sul Monte Sinai, così vive in un movimento di ritorno a qualcosa di reale che accadrà in un'era messianica. Ma cosa accadrà esattamente?
[[w:Martin Buber|Martin Buber]] sostiene che l'era messianica giungerà con la realizzazione della "vera comunità", così che il Messia è colui che rende possibile a Dio e all'umanità di abitare nel mondo, in tutto il mondo; il Messia è quella dimora. Dice Buber: "The longing for God is the longing to prepare a place for Him in the true community; its consciousness of Israel is the consciousness that out of it the true community will emerge; its wait for the Messiah is the wait for the true community".<ref>Martin Buber, ''On Judaism'', trad. Eva Jospe, ed. Nahum N. Glatzer (New York: Schocken Books, 1967), 110–111.</ref> Ricordando che la parola ebraica per "comunità", ''edah'', significa anche "testimonianza", comprendiamo che "la vera comunità" risiede nella "vera testimonianza", una testimonianza sulla verità della santità dell’''altro'' essere umano creato a immagine e somiglianza del Santo. Né la relazione verticale né quella orizzontale possono reggersi da sole; ciascuna ha bisogno dell'altra affinché entrambe siano una ''relazione'', e solo il Messia – o l'attesa del Messia – può dischiudere entrambe. Fackenheim ha giustamente affermato che "la 'fratellanza umana', a meno che non faccia parte di una speranza messianica, è un'illusione romantica".<ref>Fackenheim, ''What Is Judaism?'', 170.</ref> Per l'ebraismo, "la fratellanza umana" non è un'illusione. Ecco perché un ebreo si sforza di pensare e agire in modo tale da accelerare la venuta del Messia, ''bimherah beyameinu'', "rapidamente ai nostri giorni". Vale a dire: ci aspettiamo che il Messia si manifesti ''ora''...
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'''''Vogliamo Moshiach מָשִׁיחַ, e lo vogliamo ora!'''''</div>
<center>([[Messianismo Chabad e la redenzione del mondo|Esortazione Chabad]])</center>
L'era messianica, quindi, è per sempre su di noi: il Messia vive in ogni generazione, sotto una varietà di travestimenti. "Il Messia non verrà. Non verrà perché è già venuto", scrive Wiesel. "Il Messia è ovunque. Onnipresente, dà a ogni momento che passa il suo sapore di ebbrezza, desolazione e cenere".<ref>Elie Wiesel, ''The Gates of the Forest'', trad. France Frenaye (New York: Holt, Rinehart and Winston, 1966), 32.</ref> Il Talmud racconta che quando il famoso saggio Rabbi Yehoshua ben Levi chiese a Elia quando sarebbe venuto il Messia, il profeta lo indirizzò da un lebbroso alle porte di Roma, dicendo: "Chiediglielo tu stesso". E così Rabbi Yehoshua chiese al Messia: "Quando verrai?". E il Messia rispose: "Oggi" – cioè: "Oggi, se darai ascolto alla Voce di Hashem" (''Sanhedrin'' 98a). Ma a cosa equivarrebbe dare ascolto alla Voce di Hashem? Comporterebbe almeno venire in aiuto del mendicante, della vedova, dell'orfano e dello straniero. Il Messia, che teniamo in esilio finché ci teniamo lontani dalla Torah, è spesso travestito da mendicante – spesso da bambino o da vecchio – cioè da qualcuno che ha ''bisogno di noi''. Da figure come queste riceviamo la supplica del Messia ad ascoltare la Voce di HaShem. Ma la nostra compiacente ed egocentrica indifferenza verso gli altri esseri umani ci rende sordi alle suppliche del Messia. Il nostro esilio, un esilio reciproco, è quindi legato all'esilio del Messia.
Sta scritto che il [[w:Ba'al Shem Tov|Baal Shem Tov]] ascese ai mondi superiori e chiese di sapere quando sarebbe venuto il Messia. Il Messia rispose: "Quando i tuoi insegnamenti si diffonderanno e saranno rivelati in tutto il mondo".<ref>Raccontato in una lettera del Baal Shem al cognato in Abraham Kahana, ed., ''Sefer HaChasidut'' (Varsavia: n.p., 1922), 73–74.</ref> Una volta che quella luce sarà sufficientemente brillante, il Messia si manifesterà. Non solo contempleremo il cammino verso di lui, ma egli sarà in grado di vedere la sua strada verso di noi. Il tempo dell'Olocausto fu un tempo di spegnimento di quella luce, per cui le immagini di notte e oscurità così spesso associate a quell'era di orrore.<ref>Oltre a ''Night'' di [[Elie Wiesel]], abbiamo ''Night and Hope'' e ''Darkness Casts No Shadow'' di Arnošt Lustig, ''Night'' di Edgar Hilsenrath, ''Night of the Mist'' di Eugene Heimler, ''Nightmare of the Dark'' di Edwin Silberstang, ''Would God It Weren’t Night'' di Zvi Barlev, ''Vanished in Darkness'' di Eva Brewster, ''How Dark the Heavens'' di Sidney Iwens, e molti altri esempi ― dove ''notte, tenebre'' e ''oscurità'' sono base e drammatico contenuto di ogni opera.</ref> Ma chi, secondo l'insegnamento ebraico, è colui al quale illuminiamo la via?
=== Insegnamenti ebraici sul Messia ===
Forse non ci sono visioni nella tradizione ebraica più confuse e contrastanti di quelle sul Messia.<ref>Una buona antologia di insegnamenti ebraici sul Messia è ''The Messiah Texts'' di Raphael Patai (New York: Avon, 1979).</ref> Alcune cose, tuttavia, sono chiare. Colui che gli ebrei attendono non è il figlio di Dio più di quanto qualsiasi altro essere umano sia figlio del Santo.<ref>Tra i saggi che hanno sostenuto questo punto c'è lo studioso del XIV secolo Hasdai Crescas (1340-1410), che inizia la sua Confutazione dei principi cristiani elencando dieci principi cruciali per la comprensione cristiana del Cristo e antitetici alla comprensione ebraica del Messia: (1) il peccato ereditato, (2) la redenzione dal peccato ereditato, (3) un dio trino, (4) l'incarnazione del divino nell'uomo, (5) la nascita verginale, (6) la transustanziazione, (7) il battesimo nello Spirito Santo, (8) l'identificazione di Gesù come Messia, (9) il dono di una "nuova Torah" e (10) l'espulsione dei demoni; cfr. Hasdai Crescas, ''The Refutation of Christian Principles'', trad. Daniel J. Lasker (Albany, NY: SUNY Press, 1992), 2.</ref> Non è l'incarnazione di Dio né parte di una divinità trina. Sebbene il ''Midrash'' parli della sua morte mortale, affermando che quando il Messia morirà, il Mondo a Venire sarà inaugurato (''Tanchuma Ekev'' 7), nella famosa disputa di Barcellona tenutasi nel 1263 [[Nahmanide]] sottolineò che "non troverete mai in nessun libro della tradizione ebraica – né nel Talmud né nelle Hagadoth – [l'insegnamento] che il Messia figlio di Davide sarà ucciso, che sarà consegnato nelle mani dei suoi nemici, o che sarà sepolto con i malvagi".<ref>{{en}}Nachmanides, ''Writings and Discourses'', Vol. 2, trad. Charles B. Chavel (New York: Shilo, 1978), 667.</ref> Inoltre, l'ebraismo non ritiene che il Messia sia nato da una vergine, il che a sua volta richiede un concepimento immacolato. In effetti, da una prospettiva ebraica, il concepimento di qualsiasi essere umano può essere "immacolato", poiché nel matrimonio l'unione sessuale che genera un figlio è di per sé santa, così come lo è colui che nasce da quell'unione. Da qui il duplice significato di ''kiddushin'': si traduce sia come "santità" che come "matrimonio". E poiché non ereditiamo il peccato di Adamo, nasciamo innocenti e incontaminati, come affermiamo ogni mattina nelle nostre preghiere: ''neshamah shenatata bi tehorah hi'' – "l'anima che Tu hai posto in me è pura". Colui che gli ebrei attendono, quindi, non è colui il cui sangue ci purificherà dalle nostre anime intrinsecamente peccaminose; piuttosto, ci restituirà, corpo e anima, alla relazione intrinsecamente sacra con Dio e con gli altri.
Questo mondo, l’''Olam Asiyah'', sottolinea Rabbi [[w:Adin Steinsaltz|Adin Steinsaltz]], "is the most perfect form of the Revelation of God. It is said, ‘The existence of thematerial is the substance of the Divine.’ In other words, the highest values are found within matter, in the material world".<ref>Adin Steinsaltz e Josey Eisenberg, ''The Seven Lights: On the Major Jewish Festivals'' (Northvale, NJ: Jason Aronson, 2000), 229.</ref> Pertanto il Messia non viene per liberarci ''dal'' mondo, ma per portare la Torah ''nel'' mondo, in modo così trasparente che la parola del Santo diventerà parte di ogni cuore umano ({{passo biblico2|Geremia|31:33}}), e giustizia e rettitudine regneranno in tutto questo mondo ({{passo biblico2|Isaia|9:6}}). Le spade saranno trasformate in vomeri, e "nessuna nazione alzerà la spada contro un'altra nazione" ({{passo biblico2|Michea|4:3}}). La più diffusa di tutte le profezie messianiche ancora inadempiute è quella del ritorno degli ebrei dall'esilio. Diversi profeti invocano diversi segni della venuta del Messia, ma quasi tutti invocano questo: il raduno degli ebrei e la fine dell'esilio.<ref>Ad esempio: {{passo biblico2|Isaia|11:11-12}}; {{passo biblico2|Geremia|23:3,29:14,32:44,33:7}}; {{passo biblico2|Ezechiele|39:25}}; {{passo biblico2|Gioele|4:1}}; {{passo biblico2|Sofonia|3:20}}; {{passo biblico2|Zaccaria|10:8-10}}.</ref> Nel ''Midrash'', infatti, abbiamo l'insegnamento che al tempo del Messia le nazioni del mondo assisteranno al ritorno degli ebrei in Terra Santa (''Shir Hashirim Rabbah'' 4:8:2). L'attesa ebraica del Messia, l'intero obiettivo del movimento del ritorno, è una preparazione a un tale mondo.
[[File:Kabbalah Tree of Life.png|169px|right|thumb|[[w:Albero della vita (cabala)|Albero della Vita]] {{lang|he|עץ החיים}} con le ''[[w:sĕfirōt|sefirot]]'' {{lang|he|סְפִירוֹת}}]]
Esistono altri insegnamenti. Nel Talmud, ad esempio, è scritto: "Sappiate che esiste in alto una sostanza chiamata ‘corpo’ [''guf''] in cui si trovano tutte le anime destinate alla vita. Il figlio di Davide non verrà prima che tutte le anime che sono nel ''guf'' abbiano completato la loro discesa sulla terra" (''Yevamot'' 63b; ''Avodah Zarah'' 5a; ''Niddah'' 13b; cfr. anche ''[[Zohar]]'' I 119a). Il che significa: solo quando ogni anima avrà completato il compito per cui è stata creata, Dio potrà rivelare il Messia. Questa tradizione mistica sottolinea la connessione tra i mondi superiori e questo mondo. Secondo la [[Kabbalah]], la santità fluisce nel mondo attraverso dieci ''sefirot'' o punti di luce divina. Dall'alto verso il basso sono ''Keter'' (Corona), ''Chokhmah'' (Saggezza), ''Binah'' (Comprensione), ''Chesed'' (Benevolenza Amorevole), ''Gevurah'' (Giudizio), ''Tiferet'' (Bellezza), ''Netzach'' (Eternità), ''Hod'' (Gloria), ''Yesod'' (Fondamento) e ''Malkhut'' (Regno). [[w:Aryeh Kaplan|Aryeh Kaplan]] spiega: "The term ''Sefirah'' itself derives or is related to the Hebrew ''Saper'', meaning ‘to express’ or ‘communicate,’ and ''Sapir'', ‘sapphire,’ ‘brilliance’ or ‘luminary.’ It is also related to ''Safar'', meaning ‘number,’ ''Sefar'', ‘boundary,’ and ''Sefer'', ‘book’ [see ''Zohar'' II 42b]".<ref>Aryeh Kaplan, ''Inner Space'' (Jerusalem: Moznaim, 1990), 40.</ref> Poiché il punto di connessione più cruciale per incanalare la santità in questo mondo è tra le ''sefirot'' di ''Yesod'' e ''Malkhut'', il Messia è misticamente associato a ''Yesod'', che è il Fondamento di tutta la creazione. Egli si unisce alla sua sposa, il popolo d'Israele, associato a ''Malkhut'', in una consumazione della Creazione.<ref>Cfr. per esempio, Chayyim Vital, ''Kabbalah of Creation: Isaac Luria’s Early Mysticism (Shaar HaKlalim)'', trad. con commentario di Eliahu Klein (Northvale, NJ: Jason Aronson, 2000), 42.</ref> Questa visione mistica associa la completezza della creazione alla venuta del Messia. Enuncia inoltre una connessione tra ogni anima e il Messia stesso.
In effetti, l'ebraismo insegna che, oltre a una traccia dell'anima di Adamo, ogni anima ospita una scintilla dell'anima del Messia,<ref>Cfr. ad esempio, l'insegnamento del maestro chassidico Zadok ha-Kohen in Norman Lamm, ''The Religious Thought of Hasidism: Text and Commentary'' (Hoboken, NJ: Ktav, 1999), 576–577; cfr. anche l'insegnamento dello Stretiner Rebbe in Louis I. Newman, ed., ''The Hasidic Anthology'' (New York: Schocken Books, 1963), 248.</ref> così che ognuno di noi ha una responsabilità messianica. Nel giorno della sua venuta "HaShem sarà Uno e il Suo Nome sarà Uno" ({{passo biblico2|Zaccaria|14:9}}), perché in quel giorno HaShem tornerà ({{passo biblico2|Malachia|3:7}}). Vale a dire: nel Tetragramma le lettere superiori ''yud-hey'' e le lettere inferiori ''vav-hey'' saranno unite, così che l'Unità del Santo sarà manifestata in tutto il mondo. Pensare e agire saranno una cosa sola; insegnare e praticare saranno una cosa sola; amore per Dio e amore per il prossimo saranno una cosa sola.
Naturalmente, la tradizione ebraica presenta molti altri insegnamenti riguardanti il Messia. Il ''Midrash'', ad esempio, afferma che [[w:Gog e Magog|Gog e Magog]] scateneranno tre guerre contro il Messia nel mese invernale di Tevet. Messiah ben Joseph combatterà queste guerre; in alcuni resoconti verrà ucciso e poi seguito da Messiah ben David, che inaugurerà l'era della pace (cfr. il commentario di Rashi al trattato talmudico ''Sotah'' 51; cfr. anche l'Or HaChayim su {{passo biblico2|Levitico|14:9}}).<ref>Cfr. anche Patai, ''The Messiah Texts'', 153.</ref> Oltre a Gog e Magog, l'acerrimo nemico del Messia è talvolta chiamato [[w:Armilus|Armilus]], generato dall'accoppiamento di Satana con una statua di pietra a Roma. Quaranta giorni dopo la nascita di Armilus, Messiah ben David sorgerà per costruire il Tempio di Gerusalemme e sconfiggere il figlio di Satana.<ref>''Midrash Aseret Hashevatim ''in Judah David Eisenstein, ed., ''Otsar Midrashim'' (New York: J. D. Eisenstein, 1915), 466.</ref> Il fatto che Armilus sia il frutto dell'accoppiamento di Satana con una pietra è indicativo della sconfitta da parte del Messia della concezione secondo cui ciò che è reale è ciò che può essere pesato, misurato e contato e che il potere, quindi, è tutto ciò che conta. Inoltre, si dice che il Messia rivelerà il significato degli spazi silenziosi tra le parole e nei margini della [[Torah]]; le parole sono fatte di fuoco nero e gli spazi sono fatti di fuoco bianco, come è scritto (''Tanchuma Bereshit'' 1; ''Devarim Rabbah'' 3:12; ''Shir HaShirim Rabbah'' 5:11:6; ''Zohar'' II 226b), così che il Messia rivelerà il significato del fuoco bianco.<ref>Cfr. Patai, ''The Messiah Texts'', 257.</ref> Forse rivelerà anche il significato di altre fiamme.
=== Fede nella venuta come intesa nell'ebraismo ===
Il pensiero ebraico sulla "fede", sull’''emunah'', implica molto più che questioni di credenza o accettazione. La tradizione mistica definisce la "fede" come ''devekut'', come un aggrapparsi a Dio che risiede nella devozione al prossimo (si veda, ad esempio, ''Tolodot Yaakov Yosef, Yitro'' 6). Approfondendo i punti sollevati nel [[Connessioni/Capitolo 1|Capitolo 1]] riguardo all’''emunah'', notiamo che il verbo affine ''aman'' significa "promuovere" o "educare"; ''neeman'' significa "essere educato", come anche "essere trovato sincero" o "degno di fiducia", e l'aggettivo ''amun'' significa sia "fedele" che "educato". Comprendendo queste sfumature di significato, Fackenheim descrive la fede come "apertura all'ascolto mentre ancora non si ode alcuna voce".<ref>Emil L. Fackenheim, ''Encounters Between Judaism and Modern Philosophy'' (New York: Basic Books, 1993), 27.</ref> Nel ''Libro della Fede e dell'Affidamento'', il mistico del XIII secolo Jacob ben Sheshet di Gerona scrive: "La fede è Saggezza e la Saggezza è Fede".<ref>Citato in Joseph Dan, ed., ''The Early Kabbalah'', trad. Ronald C. Kiener (New York: Paulist Press, 1986), 116.</ref> Rabbi Steinsaltz spiega: "La fede non è, quindi, una questione di semplice credere, ma di quella qualità speciale che va oltre la mente, che è saggezza – vale a dire, è un'esperienza direttamente connessa con il Divino e non con la conoscenza di questo o quello su di Lui".<ref>Adin Steinsaltz, ''The Long Shorter Way: Discourses on Chasidic Thought'', trad. Yehuda Hanegbi (Northvale, NJ: Jason Aronson, 1988), 118.</ref> La fede, in altre parole, è relazionale; non è uno stato interiore, ma un evento relazionale. La fede non è l'opposto del dubbio; anzi, [[Abraham Joshua Heschel]] sottolinea che nell'ebraico biblico non esiste una parola per "dubbio".<ref>[[Abraham Joshua Heschel]], ''God in Search of Man'' (New York: Farrar, Straus and Giroux, 1955), 98.</ref> Piuttosto, la fede è l'opposto della follia, il completo rovesciamento del nostro isolamento mortale nell'ego illusorio.
Heschel scrive:
{{citazione|Faith is the beginning of the end of egocentricity. “To have faith is ''to disregard selfregard'',” said the Kotzker. It involves the realization that, confined to our ego, we are in another man’s house. Our home is where the self lives in fellowship with Him Who is all and Who includes us. “I believe in God” does not mean that ''I'' accept the fact of ''His'' existence. It does not signify that ''I'' come first, then ''God'', as the syntax of the sentence implies. The opposite is true. Because God exists, I am able to believe.|[[Abraham Joshua Heschel]], ''A Passion for Truth'' (New York: Farrar, Straus and Giroux, 1973), 189–190}}
Poiché Dio esiste, credo con fede assoluta che potrò non solo attendere, ma anche operare per la venuta del Messia, non importa quanto a lungo possa tardare. Perché la saggezza che è fede non si dispiega attraverso i moti del cuore, ma attraverso le azioni delle mani. Come abbiamo visto, essa deriva da quelle azioni che uniscono il Nome Divino in Uno, come è scritto nello ''[[Zohar]]'': "L'essenza del mistero della fede è sapere che questo è un Nome completo. Questa conoscenza che Y-H-V-H è uno con ''Elokim'' è in effetti la sintesi di tutta la Torah, sia quella Scritta che quella Orale, poiché ‘Torah’ sta per entrambe, la prima simboleggiando Y-H-V-H e la seconda per ''Elokim''" (''Zohar'' II 161b). In altre parole, secondo l'ebraismo, fede significa impartire carne e sangue agli insegnamenti della Torah attraverso le azioni della Torah.
Avere fede, quindi, non significa affermare: "Credo in Dio", come sottolinea correttamente Levinas, ma dichiarare: "Eccomi, Tuo servo, pronto a servire",<ref>Emmanuel Levinas, ''Of God Who Comes to Mind'', trad. Bettina Bergo (Stanford, CA: Stanford University Press, 1998), 75.</ref> pronto a intraprendere un servizio che è l'opposto della servitù. In altri termini, avere fede significa vivere in un'"alleanza", un termine affine ad ''amanah'', e vivere in un'alleanza significa vivere non solo con una particolare fede – che può crescere e diminuire – ma secondo le ''mitzvot'', attraverso le quali entriamo in una partnership con Dio per creare un mondo in cui il Messia possa manifestarsi – dove il Messia possa ''dimorare''. Intesa in termini di alleanza, la fede diventa una questione anche per Dio. Nei Salmi, ad esempio, dichiariamo che Dio compie le Sue opere ''beemunah'', "mediante la fede" ({{passo biblico2|Salmi|33:4}}), e che giudica le nazioni ''beemunato'', "nella Sua fede" o, come spesso viene tradotto, "nella Sua verità" ({{passo biblico2|Salmi|96:13}}). Ogni mattina, al risveglio, affermiamo nel ''Modeh Ani'' la "grande fede" di Dio in noi per averci riportato in vita e inviato nella missione del giorno, la missione che porterà il Messia. È "la Sua verità" che ci riporta in vita e, come ha detto [[w:Nachman di Breslov|Nachman di Breslov]], "l'unico modo per raggiungere la fede è attraverso la verità".<ref>{{en}}Nachman of Breslov, ''Advice'', trad. Avraham Greenbaum (Brooklyn, NY: Breslov Research Institute, 1983), 7.</ref> Nell'ebraismo, la fede implica verità, relazione, comprensione, collaborazione, prontezza, giudizio e altro ancora.
Ecco perché la "fede", come dice Heschel, "is the achievement of the ages, an effort accumulated over centuries".<ref>Abraham Joshua Heschel, ''Man Is Not Alone'' (New York: Farrar, Strauss and Giroux, 1951), 161.</ref> Nel linguaggio biblico, sottolinea Heschel, "the religious man is not called a ‘believer,’ as he is for example in Islam (''mu’min''), but ''yare hashem''",<ref>Heschel, ''God in Search of Man'', 77.</ref> cioè colui che ha raggiunto un profondo timore reverenziale di Dio – un timore reverenziale intriso di saggezza – attraverso lo studio, la preghiera e le azioni. Tra queste azioni, secondo Nachman di Breslov, la principale è avere figli. "La parola ebraica per ‘fede’", osserva, "è ''emunah''. Trasformate le lettere in numeri e la gematria è ''banim'' – ‘bambini’".<ref>Citato in Nathan di Nemirov, ''Rabbi Nachman’s Wisdom: Shevachay HaRan and Sichos HaRan'', trad. Aryeh Kaplan, ed. Aryeh Rosenfeld (New York: A. Kaplan, 1973), 137.</ref> Dove c’è fede, ci sono figli, perché dove ci sono figli, c’è amore. "Fede e amore", scrive Rabbi [[w:Abraham Isaac Kook|Abraham Isaac Kook]] (1865-1935), "sono sempre interconnessi quando entrambi brillano nell'anima con perfezione, e quando la luce di uno dei due è completa, attraverso di essa, l'altro si risveglia ed emerge dalle profondità dello spirito... La Torah è l'amore, e le ''mitzvot'', la fede".<ref>Abraham Isaac Kook, ''Orot'', trad. Bezalel Naor (Northvale, NJ: Jason Aronson, 1993), 174.</ref> Ancora una volta scopriamo che la fede risiede nel legame con il Santo che si instaura attraverso l'osservanza delle ''mitzvot''. Credere, quindi, con fede completa significa vivere secondo le ''mitzvot'', amare il prossimo e impegnarsi per una comprensione più profonda della Torah.
Nel Talmud, Rabbi Yochanan afferma che il Figlio di Davide verrà in una generazione che sarà o completamente giusta o completamente malvagia (''Sanhedrin'' 98a); Yehuda Hanasi sostiene che verrà in un tempo di catastrofe (''Sanhedrin'' 97a). Gli ebrei trovano difficile immaginare una catastrofe più grande dell'Olocausto. Dovremmo allora abbandonare la nostra fede nella venuta del Messia, visto che ha tardato troppo a lungo? Dovremmo forse abbandonare la fiducia e l'alleanza, la dottrina e l'integrità, che rendono la fede ciò che è? Rabbi [[w:Eliezer Berkovits|Eliezer Berkovits]] (1908-1992) risponde: "In the presence of the holy faith of the crematoria, the ready faith of those who were not there is vulgarity. But the disbelief of the sophisticated intellectual in the midst of an affluent society – in the light of the holy disbelief of the crematoria – is obscenity".<ref>Eliezer Berkovits, ''Faith after the Holocaust'' (New York: Ktav, 1973), 5.</ref> Dal punto di vista dell'ebraismo, l'incredulità può essere santa perché, come abbiamo visto, la fede non è riducibile alla credenza. Può essere santa quando, insistendo sulla verità di ciò che la tradizione ebraica affida alla nostra cura, insiste su una certa fedeltà da parte di Colui che ci chiama all''emunah''. Qui la santa incredulità non è tanto un'assenza di fede quanto la presenza di una certa indignazione in mezzo alla fede. In un certo senso, non c'è fede più forte, nessuna fede che prenda la fede così seriamente, come questa indignazione.
<div style="color: teal; text-align: center; font-size: 1.6em;">
'''''Vogliamo Moshiach מָשִׁיחַ, e lo vogliamo ora!'''''</div>
Dopo Auschwitz, dunque, l'attesa del Messia è un'attesa impaziente, un'attesa indignata, un'attesa fatta non solo di fare, ma anche di porre una domanda a Dio. Una domanda su cosa? Non sulla verità della [[Torah]]. No, è una domanda rivolta al Dio dell'Alleanza proprio in nome della Torah; è un confronto con Colui che – se si osa pronunciare tali parole – sembra aver abbandonato la Sua Torah e perso la Sua fede. Rimanendo nell'Alleanza, rimaniamo nella relazione, e abbiamo buone ragioni per il nostro grido; abbandonando l'Alleanza, non abbiamo motivo di lamentarci, il che, al di fuori dell'Alleanza, equivale a poco più che lamento. Se abbandoniamo la Torah – se abbandoniamo l'attesa – allora l'indignazione e la domanda diventano pura vanità, come tutto il resto. Solo quando aderiamo alla Torah, Dio aderisce alla Torah. E solo quando aderiamo alla Torah siamo in grado di discutere con Dio, come la Torah ci comanda di fare.
Un insegnamento della Torah è qui pertinente. Riguarda il ritrovamento del corpo di una vittima di omicidio "disteso in un campo" ({{passo biblico2|Deuteronomio|21:1}}), il cui assassino è sconosciuto. In tal caso, gli anziani della comunità ebraica più vicina devono uscire e dire a Dio: "Le nostre mani non hanno sparso questo sangue... Non rendere responsabile il tuo popolo, Israele, dello spargimento del sangue innocente" ({{passo biblico2|Deuteronomio|21:7-8}}). In altre parole, le mani con cui compiamo le ''mitzvot'' della Torah non hanno causato questo: come puoi Tu, allora, Dio, rimanere in silenzio? Quando, Dio, manifesterai l'Unto che ci libererà da questa atrocità? Analogamente, la legge ebraica afferma che se troviamo qualcuno che è stato assassinato, steso morto con le vesti insanguinate, e non c'è alcuna prospettiva di identificare l'assassino, allora dobbiamo seppellire quella persona così come l'abbiamo trovata (''Kitzur Shulchan Arukh'' 197:9). Il punto? Porre la domanda e l'indignazione in faccia a Dio, come a dire: "Guarda cosa ne è stato della Tua creazione! Cosa farai al riguardo?". Le corti di giustizia non hanno mai identificato la stragrande maggioranza degli assassini dell'Olocausto, e non c'è nessun corpo da seppellire: perché il corpo di Israele è stato consegnato a fiamme come nessuno ha mai visto. "Fiamme", grida Wiesel, "mai prima d'ora ci sono state fiamme simili. E in ognuna di esse è la visione del Redentore che sta morendo".<ref>Wiesel, ''Ani Maamin'', 29.</ref> Forse il Redentore sta morendo perché non c'è nessun corpo insanguinato da seppellire.
La legge ebraica afferma inoltre che "le persone benevole che in vita hanno nutrito i poveri alla loro tavola dovrebbero essere sepolte in una bara fatta con le assi di quella tavola" (''Kitzur Shulchan Arukh'' 199:1). Perché? Per dimostrare a Dio, anche nella morte, la cura che ci è stata comandata e che ci è stata data in alleanza con i più vulnerabili tra i nostri simili. Perché il Messia stesso è sicuramente tra loro. Di tutte le ambiguità negli insegnamenti dell'ebraismo riguardo al Messia, nulla potrebbe essere più chiaro. E non mancano i poveri che potremmo avere alla nostra tavola. Perciò le anime dei giusti possono risorgere con il Messia dalle loro tavole trasformate in bare, così che loro e il Messia possano gridare a Dio: "Quando farai sedere i poveri alla ''Tua'' tavola?". Questa domanda e questa cura sono alla base dell'attesa del Messia, che è anche un'azione.
"Credere" ''beemunah shlemah'', "con fede assoluta", significa far entrare sia la domanda che la preoccupazione nei nostri pensieri, nelle nostre parole e nelle nostre azioni – in ciò che la tradizione mistica descrive come il ''levushim'' o "vestito" di Dio. È così che l'Invisibile si rende visibile, il che a sua volta rende visibile il Messia che attendiamo. Questa ''shlemah'', questa "completezza" o "interezza" della fede, è lo ''shalom'', la "pace" che cerchiamo nel Messia. Non è uno stato di appagamento o di riposo, che può caratterizzare uno stato di beata indifferenza. Piuttosto, si tratta di mantenere la tensione del desiderio e l'intensità della preoccupazione. Si tratta di un certo conflitto dello spirito senza il quale non siamo completi, in particolare nel contesto post-Olocausto. Perché nel ''dopo'' dell'Olocausto portiamo una nuova ferita come segno dell'Alleanza, senza la quale non c'è pace.
=== L'Alleanza messianica dell'ebraismo ===
Abbiamo visto che un termine affine a ''emunah'', ''amanah'', significa "alleanza". Vivendo nella fede, l'essere umano vive la relazione di alleanza con Dio prendendosi cura dell'altro, come quando Abramo corse ad accogliere i tre stranieri che si avvicinavano alla sua tenda (cfr. {{passo biblico2|Genesi|18:2}}) – la sua prima azione dopo aver suggellato il [[w:Brit milà|Alleanza della Circoncisione]] (''Brit milà'' {{lang|he|בְּרִית מִילָה}}). Il Talmud ci dice che Dio era venuto da Abramo per visitarlo e confortarlo mentre stava guarendo dalla circoncisione (''Bava Metzia'' 86b), quando Abramo alzò lo sguardo e vide i tre stranieri bisognosi di cibo e bevande "nel caldo del giorno" ({{passo biblico2|Genesi|18:1}}). Abramo comprese che prendersi cura del loro bisogno era una questione di maggiore urgenza che incontrare Dio. È come se il Patriarca avesse detto a Dio: "Tornerò da te più tardi, perché ora devo occuparmi di qualcosa di più importante". Così Abramo dimostrò di aver compreso l'Alleanza che aveva appena suggellato. Certo, la tradizione insegna che Abramo era un locandiere che cercava viaggiatori a cui offrire un posto alla sua tavola, attirando così la presenza del Santo in questo reame (cfr. ''Sotah'' 10b; cfr. anche ''Bereshit Rabbah'' 48:7). E la sua seconda azione? Fu quella di entrare in discussione con Dio per amore dei giusti di Sodoma e Gomorra ({{passo biblico2|Genesi|18:25}}), come abbiamo visto nel [[Connessioni/Capitolo 2|Capitolo 2]]. Con il primo ebreo, quindi, vediamo due dimensioni messianiche dell'ebraismo pattizio che hanno chiare implicazioni per l'era post-Olocausto: cura e indignazione.
Nell'ebraismo, "alleanza" non è semplicemente ''brit'': è ''brit milah'', che significa sia "alleanza della circoncisione" che "alleanza della parola". Mentre alcuni potrebbero considerare la circoncisione una forma di brutalità antiquata e selvaggia, Levinas osserva correttamente che è proprio l'opposto: è "una limitazione della selvaggia vitalità della vita" che apre la vita "all'alterità e all'altro",<ref>Emmanuel Levinas, ''New Talmudic Readings'', trad. Richard A. Cohen (Pittsburgh: Duquesne University Press, 1999), 60.</ref> a un andare avanti che è essenziale per far arrivare il Messia. Sottolineando l'associazione tra circoncisione e parola, il maestro chassidico Rabbi [[:en:w:Mordechai Yosef Leiner|Mordechai Yosef di Isbitza]] (1801-1854) insegna che il ''brit'' del prepuzio e il ''brit'' della lingua sono la stessa cosa.<ref>Cfr. Mordechai Yosef of Isbitza, ''Mei HaShiloach'', trad. e cur. Betsalel Philip Edwards (Northvale, NJ: Jason Aronson, 2001), 83.</ref> Entrambi sono necessari per l'avvento del Messia. Entrambi richiedono la verità, che a sua volta rende entrambi una questione di "fede assoluta" nella venuta del Messia.
In ebraico, la differenza tra ''milah'' come "parola" e ''milah'' come "circoncisione" è l'inserimento della lettera ''yud'' in quest'ultima. In termini mistici, questo ''yud'' è il ''chashmal'', il "silenzio parlante" della [[w:Visione di Ezechiele|visione di Ezechiele]] ({{passo biblico2|Ezechiele|1:4}}). È la "parola nella parola", che è la parola come alleanza e alleanza come significato: entrare nell'Alleanza significa entrare nel significato. Infatti, l'inserimento di ''yud'' nella parola – la lettera con valore numerico dieci – significa l'aggiunta di dieci alla parola, che è la rivelazione delle Dieci Espressioni della Creazione all'inizio e delle Dieci Espressioni della Rivelazione sul Monte Sinai, senza le quali non c'è significato. Questa rivelazione di significato trasforma la parola, la ''milah'', in un segno dell'Alleanza, rendendola un ''brit milah''. La Rivelazione fa parlare il silenzio, e quando il silenzio parla, l'alleanza si realizza. Il Messia accade: il Messia è tanto un evento quanto una persona. Per questo motivo, nella ''Tosefta'' è scritto che la circoncisione ha lo stesso peso delle opere della creazione (cfr. ''Nedarim'' 2:5): come Alleanza – come ''brit milah'' – la circoncisione è un segno della parola della creazione: ''Brit'' indica ''bara'', come abbiamo notato dagli insegnamenti di [[Nahmanide]].<ref>Cfr. [[Nahmanide]], ''Commentario alla Torah'', Vol. 1, anche nella trad. Charles B. Chavel (New York: Shilo, 1971), 112.</ref> Rabbi [[w:Chaim ibn Attar|Chayim ben Attar]] (1696–1743) paragona la circoncisione allo Shabbat che dà significato a tutta la creazione: proprio come lo Shabbat è chiamato un "segno" ({{passo biblico|Esodo|31:13}}), così anche la circoncisione è chiamata un "segno" ({{passo biblico2|Genesi|17:1}}) (cfr. l’''Or HaChayim'' su {{passo biblico2|Levitico|19:3}}). Come il Sabbath, la circoncisione è un segno della Torah e del Santo stesso, come insegna Nachman di Breslov: Dio, Torah e ''brit milah'' sono un tutt'uno,<ref>Cfr. Nachman di Breslov, ''Tikkun'', trad. Avraham Greenbaum (Jerusalem: Breslov Research Institute, 1984), 8–10; cfr. anche ''Zohar'' III 73b.</ref> e tutti e tre contribuiscono ad accelerare la venuta del Messia.
<div style="color: teal; text-align: center; font-size: 1.6em;">
'''''Vogliamo Moshiach מָשִׁיחַ, e lo vogliamo ora!'''''</div>
Se Abramo non fu completo finché non fu circonciso, come è scritto nella ''Mishnah'' (''Nedarim'' 3:11), è perché non fu completo finché non entrò in relazione con il silenzio parlante, una relazione manifestata nella sua cura per i tre stranieri e nel suo sdegno per il bene dei giusti. Se Fackenheim ha ragione riguardo al 614° Comandamento, allora persino nel silenzio abissale di Auschwitz c'è un ''chashmal'', un silenzio parlante, che ci chiama alla relazione pattizia del ''brit milah''. Pertanto, essere ''mul'' o "circonciso" significa anche "affrontare" o "confrontarsi" con un altro, sia umano che divino. Essere circonciso significa essere responsabili per un altro, per il bene di un altro, persino per il bene di colui a cui potremmo opporci, sia umano che divino. Questa responsabilità significa la rettifica del legame tra parola e significato, inserendo lo ''yud'' nella parola. In questo legame dimora il Messia. In precedenza abbiamo osservato che nella tradizione mistica il Messia è associato alla ''sefirah'' di ''Yesod''; qui osserviamo che, secondo il Baal Shem Tov, ''Yesod'' è associato al ''brit milah'' (si veda, ad esempio, ''Toledot Yaakov Yosef, Kedushim'' 8). Pertanto, tutto ciò che abbiamo detto sul ''brit milah'' si applica anche al Messia: il credere nella venuta del Messia con fede ''assoluta'' risiede nella pienezza raggiunta nell'Alleanza della Circoncisione.
Questa completezza, inoltre, è legata alla pienezza di coscienza a cui si riferisce Rabbi [[w:Yitzchak Ginsburgh|Yitzchak Ginsburgh]] (n. 1944) quando afferma: "In order to bring the Moshiach into one’s full consciousness, each of us must strive to purify and make potent our faculty of speech in Torah, prayer, and the communication of love between us".<ref>Yitzchak Ginsburgh, ''The Alef-Beit: Judaism Revealed Through the Hebrew Letters'' (Northvale, NJ: Jason Aronson, 1991), 20.</ref> Cosa questo significhi in termini di attesa del Messia, Rabbi Ginsburgh afferma chiaramente: "Every living creature possesses a spark of Moshiach, a spark entrusted with the power to fulfill its mission, to bring redemption to its ‘portion’ on earth".<ref>''Ibid.'', 7. Questo insegnamento si basa sugli insegnamenti del Baal Shem Tov; cfr. ad esempio, Nahum di Chernobyl, ''Meor Einaim'', Vol. 2 (New York: Makhon Meor Hatorah, 1998), 599, 692.</ref> Ciò che rende interminabile l'attesa del Messia, quindi, non è solo il ''suo'' ritardo. È il ''nostro'' ritardo.
Se vogliamo trasformare l'oscurità di Auschwitz in luce, invece di alzare le mani, dobbiamo rimboccarci le maniche e riparare il frammento di creazione affidato alle nostre cure. Qui, Fackenheim comprende, il Messia significa considerare la storia come una "dialettica tra l'agire dell'uomo e l'agire di Dio", in modo tale che l'attesa messianica non sia solo la nostra attesa del Messia, ma la sua attesa per noi: nelle parole di Fackenheim, "he is waiting for man to perfect the world" o "waiting for him to ruin it".<ref>Emil L. Fackenheim, ''Quest for Past and Future: Essays in Jewish Theology'' (Bloomington: Indiana University Press, 1968), 90.</ref> Se ognuno di noi possiede una scintilla messianica, essa accende un fuoco che può salvare o distruggere. Il fatto che ogni creatura vivente possieda una scintilla del Messia ha altre implicazioni. Significa, ad esempio, che l’''altro'' essere umano porta una traccia del Messia; anzi, la tradizione insegna che l'altra persona potrebbe essere il Messia. Qui abbiamo un approfondimento del punto sollevato in precedenza sui molti travestimenti del Messia: vale a dire, che il Messia potrebbe essere chiunque.
Il Talmud insegna che due tempi sono destinati alla venuta del Messia: ora e il tempo stabilito (''Sanhedrin'' 98a). Questo insegnamento si basa sulle parole del profeta Isaia: "Io, HaShem, l'affretterò a suo tempo" ({{passo biblico2|Isaia|60:22}}); ovvero, o l'affretterò a farlo ora, oppure avverrà al suo tempo stabilito. Ora, se svolgiamo il compito per cui siamo stati creati. Ora, se trattiamo gli altri, soprattutto i più indifesi, con la stessa amorevole gentilezza che mostreremmo al Messia stesso. Ora, dice il ''Midrash'', se solo per uno Sabbath ogni ebreo osservasse lo Shabbat (''Shemot Rabbah'' 25:12; ''Midrash Tehillim'' 4:95:2).<ref>Per questo motivo recitiamo la “preghiera di Elia” durante il servizio dell’Havdalah che conclude lo Shabbat: “Ogni sabato sera, Elia entra in Paradiso, dove siede sotto l’Albero della Vita e registra i meriti degli Israeliti che hanno osservato lo Shabbat” (''Kitzur Shulchan Arukh'' 96:12). Perché Elia? Perché è lui che determina se abbiamo meritato la manifestazione del Messia.</ref> In breve, ora è il tempo stabilito: è il tempo che inaugura il tempo attraverso la consapevolezza della nostra responsabilità reciproca. Senza l'attesa del Messia, non c'è nulla da affrettare né un tempo stabilito.
In linea con questa visione del rapporto tra tempo e Messia, Levinas osserva che per l'ebraismo "la salvezza non rappresenta la fine della Storia, né ne costituisce la conclusione. Rimane possibile in ogni momento".<ref>Emmanuel Levinas, ''Difficult Freedom: Essays on Judaism'', trad. Sean Hand (Baltimore, MD: The Johns Hopkins University Press, 1990), 84.</ref> E poiché in ognuno di noi c'è una scintilla del Messia, "in termini concreti", dice Lévinas, "ciò significa che ogni persona agisce come se fosse il Messia. Il messianismo non è quindi la certezza della venuta di un uomo che ferma la Storia. È il mio potere di sopportare la sofferenza di tutti. È il momento in cui riconosco questo potere e la mia responsabilità universale".<ref>''Ibid.'', 90.</ref> Che dire allora del significato letterale del Messia, il discendente di Davide, la cui venuta preghiamo tre volte al giorno? Secondo Levinas, è fin troppo letterale, più letterale di quanto ci piaccia pensare: ''io'' sono colui che deve assumersi il compito e la testimonianza messianici – letteralmente. ''Io'' sono colui che deve osservare un solo Shabbat – letteralmente. ''Io'' sono colui che ha la responsabilità della creazione e dell'umanità – letteralmente. Proprio perché l'altro può essere il Messia, io devo essere per l'altro ciò che il Messia è per me.
Per un ebreo, questa responsabilità include riparare il pezzo di mondo che è chiamato a riparare attraverso l'Alleanza della Torah. Il che significa: anche se il Messia può tardare, noi non dobbiamo tardare. Dobbiamo studiare, anche se non comprendiamo; dobbiamo pregare, anche se non riceviamo risposta; dobbiamo trattare il nostro prossimo con gentilezza, anche se non ne vediamo il senso o il profitto. Anche se – o soprattutto perché – non può esserci risoluzione. Qui giungiamo a una conclusione cruciale: il Messia è proprio colui che è ''nascosto''. Verrà in un tempo che è per sempre futuro, sempre ''non ancora'', perché ciò che facciamo ora non è mai ''abbastanza''. Da qui l'antica associazione tra il Messia e un bambino ({{passo biblico2|Isaia|11:6}}): il bambino è colui la cui completezza deve ''ancora'' essere realizzata.
"La linea dell'orizzonte svanisce man mano che ci si avvicina»", nelle parole di [[w:André Neher|André Neher]], "ma l'ebreo sa che anche se l'orizzonte svanisce, nel suo svanire si volge verso una posizione verticale. Il punto del volgersi verso la verticale è il ‘forse’ del Messia".<ref>André Neher, ''They Made Their Souls Anew'', trad. David Maisel (Albany, NY: SUNY Press, 1990), 61–62.</ref> E il volgersi verso la verticale è un volgersi verso la certezza dell'Alleanza che mi sceglie, inevitabilmente, per questo "forse". Questo "forse" che costituisce il futuro deriva dalla "certezza" che costituisce il passato. Come afferma Levinas, questo passato pattizio "significa partire da una responsabilità irrecusabile, che ricade sull'ego e precisamente gli è significativa come un comandamento".<ref>Emmanuel Levinas, ''Time and the Other'', trad. Richard A. Cohen (Pittsburgh: Duquesne University Press, 1987), 113.</ref> Un comandamento per fare cosa? Non per servire aspettando, ma per aspettare servendo. Perché la responsabilità irrecusabile non ricade solo sull'ego, ma lo dissolve per rivelare la scintilla del Messia che dimora in ogni anima. Misticamente parlando, l'ego è la ''kelipah'', il guscio, che nasconde la scintilla divina; nasconde anche il "forse" e la "certezza" del futuro e del passato. L'ego è il principale ostacolo alla venuta del Messia. Rimuovere questo ostacolo dell'ego, che ci rende ciechi a tutto tranne che al nostro sé illusorio, significa aprire la ferita dell'attesa che definisce l'ebraismo. L'attesa è infinita. E, come vedremo, l'antisemita è infinitamente impaziente.
=== Ebraismo, antisemitismo e l'attesa infinita ===
Collocando questa impazienza antisemita nel contesto dell'attesa ebraica del Messia, scopriamo l'essenza dell'antisemitismo: è un antimessianismo. È terrore per la ferita aperta dell'attesa infinita, e genera terrorismo. L'ebreo "errante" si rivela essere l'ebreo in attesa e quindi l'ebreo odiato, poiché l'attesa dell'ebreo destabilizza coloro che vorrebbero sistemare le cose dichiarando la redenzione compiuta e l'enigma risolto. Radicato in un desiderio di risoluzione, l'antisemitismo è un desiderio di essere liberati dall'attesa infinita e dall'azione infinita, dall'infinita responsabilità che ricade sull'ego.
Ecco: l'antisemita odia l'ebreo perché la sua stessa presenza lo priva del suo ego, che si rannicchierebbe nella caverna dell'autocompiacimento. Lo priva del suo ego perché simboleggia l'infinita responsabilità che rende infinita l'attesa della redenzione messianica. In una parola, lo priva del suo ego perché disturba il suo sonno. La presenza dell'ebreo lo costringe a un "risveglio", come dice Levinas, "una richiesta che nessuna obbedienza può eguagliare".<ref>Levinas, ''Of God Who Comes to Mind'', 59.</ref> Pertanto, la presenza dell'ebreo è un costante promemoria del fatto che siamo per sempre in debito e che la redenzione deve ancora arrivare. Non c'è modo di saldare i conti: nessun pagamento è sufficiente, e il pagamento è sempre dovuto. Pertanto, tra gli antisemiti è un luogo comune che gli ebrei controllino le banche e i registri del mondo.
Nella tradizione ontologica, l'antisemitismo si manifesta nell'impeto filosofico verso l'ultima frase del sillogismo, verso una verità razionale, risolta e autolegislata. Nelle tradizioni religiose che predicano la salvezza personale attraverso una fede specifica in una dottrina specifica, e non una responsabilità infinita verso e per l'altro essere umano, l'antisemitismo sorge quando le formule fisse e le risposte pronte del credo vengono messe in discussione dalla prospettiva che il credo non sia sufficiente, il che significherebbe che non è la verità. Per questo motivo, ciò che [[Franz Rosenzweig]] dice del cristianesimo può essere detto anche dell'Islam: "The existence of the Jew constantly subjects Christianity to the idea that it is not attaining the goal, the truth".<ref>Franz Rosenzweig, ''The Star of Redemption'', trad. William W. Hallo (Boston, MA: Beacon Press, 1972), 413.</ref> L'odio per gli ebrei è l'odio più antico, perché la sfida degli ebrei è la più antica sfida all'autonomia personale e alla salvezza personale che si concilia con la comodità di salvaguardare il Numero Uno, che sono io: infatti per il cristianesimo, come per l'Islam, la salvezza riguarda ''me''. E il mio ego insiste che tutti siano come ''me'' nella loro fede.
Basandosi su una soluzione finale, sia le forme religiose che quelle ideologiche dell'antisemitismo avrebbero l'ultima parola, risolverebbero la questione della redenzione e scivolerebbero nel sonno egocentrico della salvezza – tutto per il bene dell'egocentrismo. In un'appropriazione dell'Altro da parte del Medesimo, sia l'antisemita religioso che quello ideologico assimilerebbero o annienterebbero l'ebreo, la cui ''stessa esistenza'' disturba il loro sonno con l'insistenza sul fatto che l'attesa del Messia è un servizio interminabile all'altra persona e per l'altra persona e che la salvezza è una questione comunitaria, non personale. Non c'è chiusura per la ferita aperta di questa attesa infinita. L'ebraismo, soprattutto dopo l'Olocausto, pensa dall'interno di quella ferita aperta. Tale ferita aperta è l'opposto della preoccupazione per la salvezza personale; è la preoccupazione per una salvezza comunitaria, come quando Dio dice a Mosè: "Li distruggerò e farò di te un grande popolo" ({{passo biblico2|Esodo|32:10}}), e Mosè risponde: "Se fai questo, cancella il mio nome dal Tuo Libro» ({{passo biblico2|Esodo|32:32}}).
Questa comunità di salvezza include "tutte le nazioni della terra", per amore delle quali Dio stipula l'Alleanza con Abramo ({{passo biblico2|Genesi|12:3}}) e per amore delle quali venivano offerti sacrifici al Tempio durante [[w:Sukkot|Sukkot]] – non perché le nazioni diventassero ebree, insegna il Talmud, ma affinché si trattassero a vicenda con rettitudine e amorevole benignità (''Sukkah'' 55b). Contrariamente a certe forme di cristianesimo, Islam e ideologie totalitarie, per l'ebraismo non esiste una divisione del mondo tra dannati e salvati sulla base della fede. Questo punto è espresso in modo più perfetto nella storia di Giona. Per la maggior parte dei cristiani e dei musulmani, portare il popolo di Ninive a Dio significherebbe convertirlo al cristianesimo o all'Islam; per l'ebreo Giona, non significa convertirli all'ebraismo – significa portarli a comprendere che il loro comportamento reciproco è un'espressione della loro relazione con Dio, il Creatore del cielo e della terra, senza il quale la vita non ha senso. E così l'ebreo attende non che il mondo adotti un certo credo, ma che assuma un certo carattere.
Quanto dovremo aspettare? Secondo un commentario a {{passo biblico2|Isaia|63:4}} nella ''Pesikta Rabbati'' (compilata nel IX secolo), abbiamo altri {{FORMATNUM:365000 anni}} di attesa (1:7). Vale a dire: l'attesa è infinita. Nell'infinità dell'attesa – nell'attendere il Messia – incontriamo Colui che nella tradizione mistica è conosciuto come l’''[[w:Ein Sof|Ein Sof]]'' {{lang|he|אֵין סוֹף}}, l'"Infinito" o "l'Uno senza Fine". Gli ebrei non pronunciano il Santo Nome, perché pronunciarlo significherebbe determinare la fine. Così, disse Rabbi [[:en:w:Samuel ben Nahman|Samuel ben Nahman]], a nome di Rabbi Yonatan: "Maledette siano le ossa di coloro che calcolano la fine. Perché direbbero: dato che il tempo predeterminato è giunto, e tuttavia il Messia non è venuto, non verrà mai. Tuttavia, aspettatelo" (''Sanhedrin'' 97b). In questo risiede ''ciononostante'' l’''Ein Sof'' non solo dell'attesa, ma di Colui che attendiamo. Anche qui, in questo passo talmudico, per "aspettare" abbiamo il verbo ''chikah'', che significa anche "aspettarsi": anche se non verrà mai, ''aspettatelo''. Perciò non calcolate la "fine" – affrettatela. Infatti, nel Talmud è scritto che non ci sarà alcun Messia per Israele, perché quei giorni sono già passati, al tempo di Ezechia (''Sanhedrin'' 99a); il punto non è porre fine all'attesa e all'aspettativa, ma sottolinearne la durata infinita. Allo stesso modo, è scritto nel ''Sifre'' su {{passo biblico2|Deuteronomio|3:23}}: "Dice la Torah: che Tu ci redima o no, che Tu ci guarisca o no, noi cercheremo di conoscerTi". Il nostro compito non è conoscere Dio... o meglio, ''è'' conoscere Dio nella modalità del "non conoscere" che costituisce la ferita aperta dell'attesa infinita. Nelle nostre preghiere mattutine, quindi, siamo esortati a cercare il volto di Dio, anche se non potremo mai vederlo. Tale ricerca ''è'' il volto di Dio.
Proprio come Rabbi Samuel ben Nahman, Rav sostiene che tutte le date per la redenzione finale siano trascorse (''Sanhedrin'' 97b). Ancora una volta, tuttavia, l'insegnamento non è che dovremmo smettere di aspettare; piuttosto, è che ora solo ''noi'' possiamo portare il Messia, perché solo ''noi'' possiamo attendere infinitamente, attraverso lo sforzo continuo di affrontare un'infinita responsabilità verso e per l'altra persona. Solo noi possiamo attendere, e non Dio, perché solo noi operiamo entro i ristretti confini del tempo. "L'attesa del Messia", dice Levinas, "è la durata del tempo stesso – aspettando Dio – ma qui l'attesa non attesta più l'assenza di Godot, che non verrà mai, bensì una relazione con ciò che non è in grado di entrare nel presente, poiché il presente è troppo piccolo per contenere l'Infinito".<ref>Emmanuel Levinas, "Revelation in the Jewish Tradition", trad. Sarah Richmond, in Sean Hand, ed., ''The Levinas Reader'' (Oxford, UK: Basil Blackwell, 1989), 203.</ref> Il tempo è l'indugio del Messia; il fatto che il Messia indugi è ciò che dà senso alla vita, perché la dimensione del significato è la dimensione del tempo. Il significato risiede in ciò che ''deve ancora essere'' raggiunto nella durata del tempo.
Il Messia, quindi, non pone fine alla storia: il Messia dà ''senso'' alla storia, in quanto il senso del Messia risiede nell'attesa e nell'opera per l'avvento del Messia. Quest'attesa è il tempo concepito come l'avvicinamento al Santo che Levinas descrive quando dice: "Il tempo è la relazione più profonda che l'uomo possa avere con Dio, precisamente come un andare verso Dio... ‘Andare verso Dio’ non ha senso se non lo si considera nei termini del mio primario andare verso l'altra persona. Posso andare verso Dio solo essendo eticamente interessato all'altra persona e per l'altra persona".<ref>Emmanuel Levinas, "Dialogue with Emmanuel Levinas", in Richard A. Cohen, ed., ''Face to Face with Levinas'' (Albany, NY: SUNY Press, 1986), 23.</ref> E posso andare verso Dio solo liberandomi dell'"io" dell'ego. Poiché "tutte le date per la redenzione finale sono passate", non posso aspettare: devo ''muovermi ora''. Cioè, la mia attesa deve consistere in questo movimento che è un urgente "andare verso Dio", verso Colui che si allontana al mio avvicinamento, che è ''nell’avvicinamento stesso'': come il significato, il tempo risiede in questa urgenza. Qui scandagliamo la profondità di un'intuizione di Levinas: "La prossimità non è mai abbastanza vicina; in quanto responsabile, non ho mai finito di svuotarmi di me stesso. C'è un aumento infinito in questo esaurirsi".<ref>Emmanuel Levinas, ''Collected Philosophical Papers'', trad. Alphonso Lingis (The Hague: Martinus Nijhoff, 1987), 169.</ref> Ciò che cerchiamo nella prossimità che non è mai abbastanza vicina è il Messia stesso. L'"aumento infinito" caratterizza l'attesa infinita.
=== Ebraismo post-Olocausto e il Messia ===
La venuta del Messia è l'avvento dell'abitare nel mondo, il culmine del movimento di ritorno. Per l'ebreo, abitare nel mondo significa abitare a Gerusalemme, come insiste Fackenheim: ''"The messianic hope died during the Holocaust. The post-Holocaust State of Israel has resurrected it"''.<ref>Fackenheim, ''What Is Judaism?'', 268–269 (corsivo nell'originale).</ref> Questo è il significato dell'inno nazionale di Israele "[[w:Hatikvah|HaTikvah]]", "La Speranza".<ref>Dopo la costituzione dello Stato d'Israele nel 1948, ''HaTikva'' divenne l'inno nazionale ''de facto''. Venne proclamato ufficialmente inno nazionale dello Stato d'Israele solo nel novembre 2004, quando la Knesset (parlamento israeliano) approvò una modifica alla Legge Fondamentale "Bandiera e Stemma dello Stato", ora chiamata "Bandiera, Stemma dello Stato ed Inno Nazionale".</ref> Significativamente, ''tikvah'' significa non solo "speranza", ma anche "corda" o "filo". La speranza messianica ravvivata attraverso il ritorno ebraico a Gerusalemme è un legame messianico con la storia, con Dio e con l'umanità. È un ritorno a un collegamento vivo sia con la tradizione sacra che con il futuro messianico. Da qui l'insegnamento talmudico: "Tre sono chiamati con il Nome del Santo, benedetto Egli sia, e sono i giusti, il Messia e Gerusalemme" (''Bava Batra'' 75b). Poiché il Messia simboleggia il ritorno degli ebrei alla loro patria, egli simboleggia anche l'avvento dell'abitare nel mondo.
Ricordiamo che la radice della parola "ebreo", ''Yehudit'', è ''hodah'', che significa "rendere grazie". La gratitudine, quindi, è essenziale per la dimora che l'ebraismo avrebbe portato. È essenziale per la venuta del Messia. Pertanto, è essenziale attendere non con impazienza e frustrazione, ma con anticipazione e gratitudine: gratitudine non solo per l'avvento del Messia, ma per l'attesa stessa. Immersa nella gratitudine, l'attesa del Messia è essa stessa messianica. Nella misura in cui l'ebraismo assume certi aspetti della preghiera, assume anche certi aspetti del ringraziamento. Certamente, Rabbi Yochanan insegnò, a nome di Rabbi Menachem il Galileo, che nell'era messianica tutte le preghiere cesseranno, tranne quelle di ringraziamento (''Midrash Tehillim'' 2:56:4). Il ringraziamento nato dall'ebraismo post-Olocausto non è gratitudine per ciò che ci è accaduto. Piuttosto, è gratitudine per aver ricevuto un comando e quindi per aver ricevuto una missione, per quanto impossibile possa sembrare. È gratitudine per il significato del Messia e per la tensione spirituale che l'attesa comporta.
Poiché la lotta dello spirito è qualcosa di cui l'ebreo è grato, è qualcosa di cui può gioire. Follia? Forse. Dal punto di vista postmoderno, l'ebraismo deve effettivamente apparire una follia. Ma ricordiamo la parabola del Baal Shem:
{{citazione|Una volta, in una casa, si tenne una festa di nozze. I musicisti sedevano in un angolo e suonavano i loro strumenti, gli ospiti ballavano al ritmo della musica ed erano allegri, e la casa si riempì di gioia. Ma un sordo passò fuori lungo la casa; guardò dentro dalla finestra e vide la gente che volteggiava per la stanza, saltando e agitando le braccia. "Ma guarda come si agitano!" esclamò. "È una casa piena di pazzi!" Perché non riusciva a sentire la musica al ritmo della quale danzavano.|Da Meyer Levin, ''Hassidic Stories'' (Tel Aviv: Greenfield, 1975), 86.}}
Certo, l'attesa del Messia che assume la forma del fare è spesso paragonata ai preparativi per una festa nuziale. Come parte della preparazione all'avvento del Messia, l'ebraismo deve apparire davvero molto strano a coloro che non ascoltano la Voce della rivelazione che convoca un tale movimento di ritorno. E nel mondo post-Olocausto, una danza di gioia e ringraziamento deve apparire tanto impossibile quanto assurda.
Disse [[w:Moshe-Leib di Sasov|Moshe Leib di Sassov]] (1745–1807): "Quando qualcuno mi chiede l'impossibile, so cosa devo fare: devo danzare!"<ref>Cfr. [[Elie Wiesel]], ''Somewhere a Master: Hasidic Portraits and Legends'', trad. Marion Wiesel (New York: Summit Books, 1982), 110.</ref> In effetti, il capo della linea messianica, il re Davide stesso, insegna l'importanza della danza quando danza davanti all'arca ({{passo biblico2|2Samuele|6:16}}). E Moshe Leib di Sassov insegna che la danza è cruciale quando la gravità ci appesantisce di più, quando siamo feriti. È allora che la nostra gioia può assumere consistenza. E la gioia è essenziale per il movimento del ritorno e quindi per l'avvento del Messia. Rabbi Ginsburgh osserva a questo proposito che la parola ebraica ''Moshiach'' "can be understood as a permutation of the word ''yismach'', meaning ‘he will rejoice’ or of the word ''yesamach'', meaning ‘he will make others rejoice’".<ref>Yitzchak Ginsburgh, ''Rectifying the State of Israel: A Political Platform Based on Kabbalah'' (Jerusalem: Linda Pinsky Publications, 2003), 123.</ref> E molto prima di Rabbi Ginsburgh, [[Maimonide]] insegnava che "le vette più alte della fede, della verità e della devozione si raggiungono solo attraverso la gioia".<ref>[[Maimonide]], ''I Comandamenti'', Vol. 1, anche nella trad. di Charles B. Chavel (New York: Soncino, 1967), 286.</ref> Quelle vette rappresentano il Messia. La gioia che Maimonide invoca è espressa in un grido di "Sì!". Sì a cosa? Sì alla Dichiarazione divina che la creazione è buona, degna di valore e significativa. Sì alla verità del ritorno, affinché coloro che cercano la verità debbano dire la verità. Sì all'interminabile attesa del Messia, non importa quanto a lungo possa tardare.
Anche qui la lingua sacra ci apre gli occhi su alcune interconnessioni cruciali. In ebraico ''ken'', la parola per "sì", significa anche "sincero", "onesto" e "veritiero", come nella parola ''kenut''. Parole correlate includono ''nakhon'', che significa "corretto" o "vero"; ''kinah'', un verbo che significa "nominare"; ''mukhan'', che significa "pronto" o "preparato"; e ''kavanah'', che significa "intenzione" o "scopo". Tutti questi significati sono alla base del commento di Rosenzweig sul significato primordiale di ''ken'' quando afferma:
{{citazione|Such is the power of the Yea that it adheres everywhere, that it contains unlimited possibilities of reality. It is the arch-word of language, one of those which first make possible, not sentences, but any kind of sentence-forming words at all . . . . It is the silent accompaniment of all parts of a sentence, the confirmation, the “sic!” the “Amen” behind every word.|Rosenzweig, ''The Star of Redemption'', 27}}
Il significato non è solo nella parola; la parola è nel significato. Dice il cercatore del Messia in ''Il Testamento'' di Wiesel, David Aboulesia: "La storia del Messia è la storia di una ricerca, di un nome in cerca di essere"<ref>{{en}}Elie Wiesel, ''The Testament'', trad. Marion Wiesel (New York: Summit Books, 1981), 160. Mia trad. it.</ref> – o forse di un nome in cerca di significato. La parola – ''ogni'' parola – contiene il grido di significato pronto, ''mukhan'', a prorompere: la parola pronunciata con ''kenut'' e ''kavanah'', con onestà e intensità, è ''pregna'' di significato. O meglio: è la parola che ''sta'' per essere pronunciata che cerca per sempre di unirsi al significato.
In questa prontezza a esplodere, in questa intensità che sta per partorire, abbiamo l'essenza messianica dell'ebraismo post-Olocausto. Cercare la verità significa precisamente cercare il Messia e il Nome del Messia, il nome che ha preceduto l'inizio. Perché la verità, ''emet'', non è mai senza nome: è un ''chi'', non un ''cosa'', una presenza viva che porta un nome, e non un ''datum'' morto. Contenendo l'inizio, il centro e la fine di tutte le lettere ebraiche, ''emet'' contiene ogni espressione e ogni nome. Annuncia il Santo Nome senza nominare il Nome. E sostiene l'attesa senza la venuta. Come afferma Heschel: "Here waiting for Him becomes waiting with Him, sharing in the coming".<ref>[[Abraham Joshua Heschel]], ''Israel: An Echo of Eternity'' (New York: Farrar, Straus and Giroux, 1969), 96.</ref> Qui "attenderLo" diventa un modo di agire dal profondo di una ferita aperta inflitta a Dio e all'umanità. È una ferita che si inasprisce con ogni espressione antisemita rivolta al popolo ebraico.
<div style="color: teal; text-align: center; font-size: 1.6em;">
'''''Vogliamo Moshiach מָשִׁיחַ, e lo vogliamo ora!'''''</div>
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{{Immagine grande|Édouard Moyse Sermon dans un oratoire israelite 1897.jpg|1000px|''Sermon dans un oratoire israélite'', di [[:fr:w:Édouard Moyse|Édouard Moyse]] (1897)}}
== Note ==
[[File:King David, the King of Israel.jpg|173px|right|Re David che suona l'arpa]]
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{{Immagine grande|Aeish-sheli.jpg|674px|האש שלי תוקד עד ביאת המשיח ''(Il mio fuoco brucerà fino alla venuta del Messia)''}}
== Una riflessione sul Messia ==
Il Talmud insegna che il nome del Messia è tra le sette cose che precedettero la Creazione (''Pesachim'' 54a).<ref>Le altre sei sono: Torah, Teshuvah, Gan Eden, Gehenna, Trono della Gloria e il Tempio. Per il nome del Messiah, un Midrash identifica svariati nomi: Shiloh, Chaninah, Yinnon, Nehirah, e David (''Eichah Rabbah'' 1:16:51). Secondo il Midrash sui Proverbi, “Rabbi Huna disse: al Messiah sono stati dati sette nomi, che sono: Yinnon, la Nostra Giustizia, Germoglio, Consolatore, Davide, Shiloh ed Elia”; cfr. anche ''Midrash on Proverbs'', trad. Burton L. Visotzky (New Haven, CT: Yale University Press, 1992), 89–90.</ref> Lo ''[[Zohar]]'' insegna che "lo ‘spirito di Dio che aleggiava sulla faccia dell'abisso’ ({{passo biblico2|Genesi|1:2}}) è lo spirito del Messia" (''Zohar'' I 240a). Pertanto, come la [[Torah]] stessa, il Messia precede l'inizio; come la Torah stessa, il Messia determina il significato di tutto ciò che esiste al di là di tutto ciò che esiste; come la Torah stessa, il Messia è essenziale per tutta la creazione. Se l'ebraismo non riesce ad aprire un posto al Messia nel mondo post-Olocausto, allora il mondo languirà nelle ombre di Auschwitz. E gli ebrei saranno ridotti a nient'altro che un gruppo etnico in via di estinzione, nonostante l'istituzione dello Stato di Israele. Nessuno spirito aleggierà sulla faccia dell'abisso, e noi saremo lasciati a scrutare nella sua [[w:oscurità|tenebra]].
Come accennato nel [[Connessioni/Capitolo 1|Capitolo 1]], tra i [[Guida maimonidea/Etica e fede|Tredici Principi di Fede]] delineati da [[Maimonide]], il dodicesimo è un'affermazione di ''Ani maamin beemunah shlemah beviat haMashiach; veaf al pi sheyimanmeah, im kol zeh achakeh lo bekol yom sheyavo'': "Credo con fede assoluta nella venuta del Messia; anche se dovesse tardare, qualunque cosa accada, attenderò la sua venuta ogni giorno". ''Beemunah shlemah'', "con fede ''assoluta''", ci si potrebbe chiedere? Come può, dopo secoli di sofferenze ebraiche, la fede essere assoluta? Forse perché, come dice [[w:Emil Fackenheim|Emil Fackenheim]], non è un'affermazione, ma "una preghiera: che io possa credere",<ref>Emil L. Fackenheim, ''What Is Judaism?'' (New York: Macmillan, 1987), 23.</ref> nonostante l'evidenza degli occhi, per quanto folle sia la fede. Aiutami non solo ad "attendere" la sua venuta, ma ad "aspettarmela", che è un altro significato di ''achakeh'', perché la fede ''assoluta/completa'' è che egli possa giungere in qualsiasi momento, con l'adempimento di ''questa mitzvah'' – anche all'ombra di Auschwitz. A dire il vero, il ritornello di ''Ani maamin'' è stato musicato e viene cantato in molte celebrazioni di ''Yom HaShoah''. È anche il titolo di ''Ani maamin: A Song Lost and Found Again'' di [[Elie Wiesel]]:<ref>Elie Wiesel, ''Ani Maamin: A Song Lost and Found Again'', trad. Marion Wiesel (New York: Random House, 1973).</ref> se non si trova un canto del Messia, siamo perduti.
Come ogni affermazione di fede – o ogni preghiera per la fede – ''Ani maamin'' afferma qualcosa sia di letterale che di simbolico. Ha significato a tutti i livelli di significato propri del pensiero ebraico: ''pshat'', che è il senso letterale; ''remez'', che è il livello allegorico; ''drash'', il significato omiletico o morale; e ''sod'', l'inesauribile significato mistico. L'attesa del Messia è un'attesa di qualcosa di reale, a tutti e quattro i livelli, non importa quanto tempo possa richiedere; altrimenti l'attesa stessa è irreale e inutile, non importa quanto persistente possa essere. Proprio come l'ebraismo è radicato nella fede che qualcosa di reale sia accaduto sul Monte Sinai, così vive in un movimento di ritorno a qualcosa di reale che accadrà in un'era messianica. Ma cosa accadrà esattamente?
[[w:Martin Buber|Martin Buber]] sostiene che l'era messianica giungerà con la realizzazione della "vera comunità", così che il Messia è colui che rende possibile a Dio e all'umanità di abitare nel mondo, in tutto il mondo; il Messia è quella dimora. Dice Buber: "The longing for God is the longing to prepare a place for Him in the true community; its consciousness of Israel is the consciousness that out of it the true community will emerge; its wait for the Messiah is the wait for the true community".<ref>Martin Buber, ''On Judaism'', trad. Eva Jospe, ed. Nahum N. Glatzer (New York: Schocken Books, 1967), 110–111.</ref> Ricordando che la parola ebraica per "comunità", ''edah'', significa anche "testimonianza", comprendiamo che "la vera comunità" risiede nella "vera testimonianza", una testimonianza sulla verità della santità dell’''altro'' essere umano creato a immagine e somiglianza del Santo. Né la relazione verticale né quella orizzontale possono reggersi da sole; ciascuna ha bisogno dell'altra affinché entrambe siano una ''relazione'', e solo il Messia – o l'attesa del Messia – può dischiudere entrambe. Fackenheim ha giustamente affermato che "la 'fratellanza umana', a meno che non faccia parte di una speranza messianica, è un'illusione romantica".<ref>Fackenheim, ''What Is Judaism?'', 170.</ref> Per l'ebraismo, "la fratellanza umana" non è un'illusione. Ecco perché un ebreo si sforza di pensare e agire in modo tale da accelerare la venuta del Messia, ''bimherah beyameinu'', "rapidamente ai nostri giorni". Vale a dire: ci aspettiamo che il Messia si manifesti ''ora''...
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'''''Vogliamo Moshiach מָשִׁיחַ, e lo vogliamo ora!'''''</div>
<center>([[Messianismo Chabad e la redenzione del mondo|Esortazione Chabad]])</center>
L'era messianica, quindi, è per sempre su di noi: il Messia vive in ogni generazione, sotto una varietà di travestimenti. "Il Messia non verrà. Non verrà perché è già venuto", scrive Wiesel. "Il Messia è ovunque. Onnipresente, dà a ogni momento che passa il suo sapore di ebbrezza, desolazione e cenere".<ref>Elie Wiesel, ''The Gates of the Forest'', trad. France Frenaye (New York: Holt, Rinehart and Winston, 1966), 32.</ref> Il Talmud racconta che quando il famoso saggio Rabbi Yehoshua ben Levi chiese a Elia quando sarebbe venuto il Messia, il profeta lo indirizzò da un lebbroso alle porte di Roma, dicendo: "Chiediglielo tu stesso". E così Rabbi Yehoshua chiese al Messia: "Quando verrai?". E il Messia rispose: "Oggi" – cioè: "Oggi, se darai ascolto alla Voce di Hashem" (''Sanhedrin'' 98a). Ma a cosa equivarrebbe dare ascolto alla Voce di Hashem? Comporterebbe almeno venire in aiuto del mendicante, della vedova, dell'orfano e dello straniero. Il Messia, che teniamo in esilio finché ci teniamo lontani dalla Torah, è spesso travestito da mendicante – spesso da bambino o da vecchio – cioè da qualcuno che ha ''bisogno di noi''. Da figure come queste riceviamo la supplica del Messia ad ascoltare la Voce di HaShem. Ma la nostra compiacente ed egocentrica indifferenza verso gli altri esseri umani ci rende sordi alle suppliche del Messia. Il nostro esilio, un esilio reciproco, è quindi legato all'esilio del Messia.
Sta scritto che il [[w:Ba'al Shem Tov|Baal Shem Tov]] ascese ai mondi superiori e chiese di sapere quando sarebbe venuto il Messia. Il Messia rispose: "Quando i tuoi insegnamenti si diffonderanno e saranno rivelati in tutto il mondo".<ref>Raccontato in una lettera del Baal Shem al cognato in Abraham Kahana, ed., ''Sefer HaChasidut'' (Varsavia: n.p., 1922), 73–74.</ref> Una volta che quella luce sarà sufficientemente brillante, il Messia si manifesterà. Non solo contempleremo il cammino verso di lui, ma egli sarà in grado di vedere la sua strada verso di noi. Il tempo dell'Olocausto fu un tempo di spegnimento di quella luce, per cui le immagini di notte e oscurità così spesso associate a quell'era di orrore.<ref>Oltre a ''Night'' di [[Elie Wiesel]], abbiamo ''Night and Hope'' e ''Darkness Casts No Shadow'' di Arnošt Lustig, ''Night'' di Edgar Hilsenrath, ''Night of the Mist'' di Eugene Heimler, ''Nightmare of the Dark'' di Edwin Silberstang, ''Would God It Weren’t Night'' di Zvi Barlev, ''Vanished in Darkness'' di Eva Brewster, ''How Dark the Heavens'' di Sidney Iwens, e molti altri esempi ― dove ''notte, tenebre'' e ''oscurità'' sono base e drammatico contenuto di ogni opera.</ref> Ma chi, secondo l'insegnamento ebraico, è colui al quale illuminiamo la via?
=== Insegnamenti ebraici sul Messia ===
Forse non ci sono visioni nella tradizione ebraica più confuse e contrastanti di quelle sul Messia.<ref>Una buona antologia di insegnamenti ebraici sul Messia è ''The Messiah Texts'' di Raphael Patai (New York: Avon, 1979).</ref> Alcune cose, tuttavia, sono chiare. Colui che gli ebrei attendono non è il figlio di Dio più di quanto qualsiasi altro essere umano sia figlio del Santo.<ref>Tra i saggi che hanno sostenuto questo punto c'è lo studioso del XIV secolo Hasdai Crescas (1340-1410), che inizia la sua Confutazione dei principi cristiani elencando dieci principi cruciali per la comprensione cristiana del Cristo e antitetici alla comprensione ebraica del Messia: (1) il peccato ereditato, (2) la redenzione dal peccato ereditato, (3) un dio trino, (4) l'incarnazione del divino nell'uomo, (5) la nascita verginale, (6) la transustanziazione, (7) il battesimo nello Spirito Santo, (8) l'identificazione di Gesù come Messia, (9) il dono di una "nuova Torah" e (10) l'espulsione dei demoni; cfr. Hasdai Crescas, ''The Refutation of Christian Principles'', trad. Daniel J. Lasker (Albany, NY: SUNY Press, 1992), 2.</ref> Non è l'incarnazione di Dio né parte di una divinità trina. Sebbene il ''Midrash'' parli della sua morte mortale, affermando che quando il Messia morirà, il Mondo a Venire sarà inaugurato (''Tanchuma Ekev'' 7), nella famosa disputa di Barcellona tenutasi nel 1263 [[Nahmanide]] sottolineò che "non troverete mai in nessun libro della tradizione ebraica – né nel Talmud né nelle Hagadoth – [l'insegnamento] che il Messia figlio di Davide sarà ucciso, che sarà consegnato nelle mani dei suoi nemici, o che sarà sepolto con i malvagi".<ref>{{en}}Nachmanides, ''Writings and Discourses'', Vol. 2, trad. Charles B. Chavel (New York: Shilo, 1978), 667.</ref> Inoltre, l'ebraismo non ritiene che il Messia sia nato da una vergine, il che a sua volta richiede un concepimento immacolato. In effetti, da una prospettiva ebraica, il concepimento di qualsiasi essere umano può essere "immacolato", poiché nel matrimonio l'unione sessuale che genera un figlio è di per sé santa, così come lo è colui che nasce da quell'unione. Da qui il duplice significato di ''kiddushin'': si traduce sia come "santità" che come "matrimonio". E poiché non ereditiamo il peccato di Adamo, nasciamo innocenti e incontaminati, come affermiamo ogni mattina nelle nostre preghiere: ''neshamah shenatata bi tehorah hi'' – "l'anima che Tu hai posto in me è pura". Colui che gli ebrei attendono, quindi, non è colui il cui sangue ci purificherà dalle nostre anime intrinsecamente peccaminose; piuttosto, ci restituirà, corpo e anima, alla relazione intrinsecamente sacra con Dio e con gli altri.
Questo mondo, l’''Olam Asiyah'', sottolinea Rabbi [[w:Adin Steinsaltz|Adin Steinsaltz]], "is the most perfect form of the Revelation of God. It is said, ‘The existence of thematerial is the substance of the Divine.’ In other words, the highest values are found within matter, in the material world".<ref>Adin Steinsaltz e Josey Eisenberg, ''The Seven Lights: On the Major Jewish Festivals'' (Northvale, NJ: Jason Aronson, 2000), 229.</ref> Pertanto il Messia non viene per liberarci ''dal'' mondo, ma per portare la Torah ''nel'' mondo, in modo così trasparente che la parola del Santo diventerà parte di ogni cuore umano ({{passo biblico2|Geremia|31:33}}), e giustizia e rettitudine regneranno in tutto questo mondo ({{passo biblico2|Isaia|9:6}}). Le spade saranno trasformate in vomeri, e "nessuna nazione alzerà la spada contro un'altra nazione" ({{passo biblico2|Michea|4:3}}). La più diffusa di tutte le profezie messianiche ancora inadempiute è quella del ritorno degli ebrei dall'esilio. Diversi profeti invocano diversi segni della venuta del Messia, ma quasi tutti invocano questo: il raduno degli ebrei e la fine dell'esilio.<ref>Ad esempio: {{passo biblico2|Isaia|11:11-12}}; {{passo biblico2|Geremia|23:3,29:14,32:44,33:7}}; {{passo biblico2|Ezechiele|39:25}}; {{passo biblico2|Gioele|4:1}}; {{passo biblico2|Sofonia|3:20}}; {{passo biblico2|Zaccaria|10:8-10}}.</ref> Nel ''Midrash'', infatti, abbiamo l'insegnamento che al tempo del Messia le nazioni del mondo assisteranno al ritorno degli ebrei in Terra Santa (''Shir Hashirim Rabbah'' 4:8:2). L'attesa ebraica del Messia, l'intero obiettivo del movimento del ritorno, è una preparazione a un tale mondo.
[[File:Kabbalah Tree of Life.png|169px|right|thumb|[[w:Albero della vita (cabala)|Albero della Vita]] {{lang|he|עץ החיים}} con le ''[[w:sĕfirōt|sefirot]]'' {{lang|he|סְפִירוֹת}}]]
Esistono altri insegnamenti. Nel Talmud, ad esempio, è scritto: "Sappiate che esiste in alto una sostanza chiamata ‘corpo’ [''guf''] in cui si trovano tutte le anime destinate alla vita. Il figlio di Davide non verrà prima che tutte le anime che sono nel ''guf'' abbiano completato la loro discesa sulla terra" (''Yevamot'' 63b; ''Avodah Zarah'' 5a; ''Niddah'' 13b; cfr. anche ''[[Zohar]]'' I 119a). Il che significa: solo quando ogni anima avrà completato il compito per cui è stata creata, Dio potrà rivelare il Messia. Questa tradizione mistica sottolinea la connessione tra i mondi superiori e questo mondo. Secondo la [[Kabbalah]], la santità fluisce nel mondo attraverso dieci ''sefirot'' o punti di luce divina. Dall'alto verso il basso sono ''Keter'' (Corona), ''Chokhmah'' (Saggezza), ''Binah'' (Comprensione), ''Chesed'' (Benevolenza Amorevole), ''Gevurah'' (Giudizio), ''Tiferet'' (Bellezza), ''Netzach'' (Eternità), ''Hod'' (Gloria), ''Yesod'' (Fondamento) e ''Malkhut'' (Regno). [[w:Aryeh Kaplan|Aryeh Kaplan]] spiega: "The term ''Sefirah'' itself derives or is related to the Hebrew ''Saper'', meaning ‘to express’ or ‘communicate,’ and ''Sapir'', ‘sapphire,’ ‘brilliance’ or ‘luminary.’ It is also related to ''Safar'', meaning ‘number,’ ''Sefar'', ‘boundary,’ and ''Sefer'', ‘book’ [see ''Zohar'' II 42b]".<ref>Aryeh Kaplan, ''Inner Space'' (Jerusalem: Moznaim, 1990), 40.</ref> Poiché il punto di connessione più cruciale per incanalare la santità in questo mondo è tra le ''sefirot'' di ''Yesod'' e ''Malkhut'', il Messia è misticamente associato a ''Yesod'', che è il Fondamento di tutta la creazione. Egli si unisce alla sua sposa, il popolo d'Israele, associato a ''Malkhut'', in una consumazione della Creazione.<ref>Cfr. per esempio, Chayyim Vital, ''Kabbalah of Creation: Isaac Luria’s Early Mysticism (Shaar HaKlalim)'', trad. con commentario di Eliahu Klein (Northvale, NJ: Jason Aronson, 2000), 42.</ref> Questa visione mistica associa la completezza della creazione alla venuta del Messia. Enuncia inoltre una connessione tra ogni anima e il Messia stesso.
In effetti, l'ebraismo insegna che, oltre a una traccia dell'anima di Adamo, ogni anima ospita una scintilla dell'anima del Messia,<ref>Cfr. ad esempio, l'insegnamento del maestro chassidico Zadok ha-Kohen in Norman Lamm, ''The Religious Thought of Hasidism: Text and Commentary'' (Hoboken, NJ: Ktav, 1999), 576–577; cfr. anche l'insegnamento dello Stretiner Rebbe in Louis I. Newman, ed., ''The Hasidic Anthology'' (New York: Schocken Books, 1963), 248.</ref> così che ognuno di noi ha una responsabilità messianica. Nel giorno della sua venuta "HaShem sarà Uno e il Suo Nome sarà Uno" ({{passo biblico2|Zaccaria|14:9}}), perché in quel giorno HaShem tornerà ({{passo biblico2|Malachia|3:7}}). Vale a dire: nel Tetragramma le lettere superiori ''yud-hey'' e le lettere inferiori ''vav-hey'' saranno unite, così che l'Unità del Santo sarà manifestata in tutto il mondo. Pensare e agire saranno una cosa sola; insegnare e praticare saranno una cosa sola; amore per Dio e amore per il prossimo saranno una cosa sola.
Naturalmente, la tradizione ebraica presenta molti altri insegnamenti riguardanti il Messia. Il ''Midrash'', ad esempio, afferma che [[w:Gog e Magog|Gog e Magog]] scateneranno tre guerre contro il Messia nel mese invernale di Tevet. Messiah ben Joseph combatterà queste guerre; in alcuni resoconti verrà ucciso e poi seguito da Messiah ben David, che inaugurerà l'era della pace (cfr. il commentario di Rashi al trattato talmudico ''Sotah'' 51; cfr. anche l'Or HaChayim su {{passo biblico2|Levitico|14:9}}).<ref>Cfr. anche Patai, ''The Messiah Texts'', 153.</ref> Oltre a Gog e Magog, l'acerrimo nemico del Messia è talvolta chiamato [[w:Armilus|Armilus]], generato dall'accoppiamento di Satana con una statua di pietra a Roma. Quaranta giorni dopo la nascita di Armilus, Messiah ben David sorgerà per costruire il Tempio di Gerusalemme e sconfiggere il figlio di Satana.<ref>''Midrash Aseret Hashevatim ''in Judah David Eisenstein, ed., ''Otsar Midrashim'' (New York: J. D. Eisenstein, 1915), 466.</ref> Il fatto che Armilus sia il frutto dell'accoppiamento di Satana con una pietra è indicativo della sconfitta da parte del Messia della concezione secondo cui ciò che è reale è ciò che può essere pesato, misurato e contato e che il potere, quindi, è tutto ciò che conta. Inoltre, si dice che il Messia rivelerà il significato degli spazi silenziosi tra le parole e nei margini della [[Torah]]; le parole sono fatte di fuoco nero e gli spazi sono fatti di fuoco bianco, come è scritto (''Tanchuma Bereshit'' 1; ''Devarim Rabbah'' 3:12; ''Shir HaShirim Rabbah'' 5:11:6; ''Zohar'' II 226b), così che il Messia rivelerà il significato del fuoco bianco.<ref>Cfr. Patai, ''The Messiah Texts'', 257.</ref> Forse rivelerà anche il significato di altre fiamme.
=== Fede nella venuta come intesa nell'ebraismo ===
Il pensiero ebraico sulla "fede", sull’''emunah'', implica molto più che questioni di credenza o accettazione. La tradizione mistica definisce la "fede" come ''devekut'', come un aggrapparsi a Dio che risiede nella devozione al prossimo (si veda, ad esempio, ''Tolodot Yaakov Yosef, Yitro'' 6). Approfondendo i punti sollevati nel [[Connessioni/Capitolo 1|Capitolo 1]] riguardo all’''emunah'', notiamo che il verbo affine ''aman'' significa "promuovere" o "educare"; ''neeman'' significa "essere educato", come anche "essere trovato sincero" o "degno di fiducia", e l'aggettivo ''amun'' significa sia "fedele" che "educato". Comprendendo queste sfumature di significato, Fackenheim descrive la fede come "apertura all'ascolto mentre ancora non si ode alcuna voce".<ref>Emil L. Fackenheim, ''Encounters Between Judaism and Modern Philosophy'' (New York: Basic Books, 1993), 27.</ref> Nel ''Libro della Fede e dell'Affidamento'', il mistico del XIII secolo Jacob ben Sheshet di Gerona scrive: "La fede è Saggezza e la Saggezza è Fede".<ref>Citato in Joseph Dan, ed., ''The Early Kabbalah'', trad. Ronald C. Kiener (New York: Paulist Press, 1986), 116.</ref> Rabbi Steinsaltz spiega: "La fede non è, quindi, una questione di semplice credere, ma di quella qualità speciale che va oltre la mente, che è saggezza – vale a dire, è un'esperienza direttamente connessa con il Divino e non con la conoscenza di questo o quello su di Lui".<ref>Adin Steinsaltz, ''The Long Shorter Way: Discourses on Chasidic Thought'', trad. Yehuda Hanegbi (Northvale, NJ: Jason Aronson, 1988), 118.</ref> La fede, in altre parole, è relazionale; non è uno stato interiore, ma un evento relazionale. La fede non è l'opposto del dubbio; anzi, [[Abraham Joshua Heschel]] sottolinea che nell'ebraico biblico non esiste una parola per "dubbio".<ref>[[Abraham Joshua Heschel]], ''God in Search of Man'' (New York: Farrar, Straus and Giroux, 1955), 98.</ref> Piuttosto, la fede è l'opposto della follia, il completo rovesciamento del nostro isolamento mortale nell'ego illusorio.
Heschel scrive:
{{citazione|Faith is the beginning of the end of egocentricity. “To have faith is ''to disregard selfregard'',” said the Kotzker. It involves the realization that, confined to our ego, we are in another man’s house. Our home is where the self lives in fellowship with Him Who is all and Who includes us. “I believe in God” does not mean that ''I'' accept the fact of ''His'' existence. It does not signify that ''I'' come first, then ''God'', as the syntax of the sentence implies. The opposite is true. Because God exists, I am able to believe.|[[Abraham Joshua Heschel]], ''A Passion for Truth'' (New York: Farrar, Straus and Giroux, 1973), 189–190}}
Poiché Dio esiste, credo con fede assoluta che potrò non solo attendere, ma anche operare per la venuta del Messia, non importa quanto a lungo possa tardare. Perché la saggezza che è fede non si dispiega attraverso i moti del cuore, ma attraverso le azioni delle mani. Come abbiamo visto, essa deriva da quelle azioni che uniscono il Nome Divino in Uno, come è scritto nello ''[[Zohar]]'': "L'essenza del mistero della fede è sapere che questo è un Nome completo. Questa conoscenza che Y-H-V-H è uno con ''Elokim'' è in effetti la sintesi di tutta la Torah, sia quella Scritta che quella Orale, poiché ‘Torah’ sta per entrambe, la prima simboleggiando Y-H-V-H e la seconda per ''Elokim''" (''Zohar'' II 161b). In altre parole, secondo l'ebraismo, fede significa impartire carne e sangue agli insegnamenti della Torah attraverso le azioni della Torah.
Avere fede, quindi, non significa affermare: "Credo in Dio", come sottolinea correttamente Levinas, ma dichiarare: "Eccomi, Tuo servo, pronto a servire",<ref>Emmanuel Levinas, ''Of God Who Comes to Mind'', trad. Bettina Bergo (Stanford, CA: Stanford University Press, 1998), 75.</ref> pronto a intraprendere un servizio che è l'opposto della servitù. In altri termini, avere fede significa vivere in un'"alleanza", un termine affine ad ''amanah'', e vivere in un'alleanza significa vivere non solo con una particolare fede – che può crescere e diminuire – ma secondo le ''mitzvot'', attraverso le quali entriamo in una partnership con Dio per creare un mondo in cui il Messia possa manifestarsi – dove il Messia possa ''dimorare''. Intesa in termini di alleanza, la fede diventa una questione anche per Dio. Nei Salmi, ad esempio, dichiariamo che Dio compie le Sue opere ''beemunah'', "mediante la fede" ({{passo biblico2|Salmi|33:4}}), e che giudica le nazioni ''beemunato'', "nella Sua fede" o, come spesso viene tradotto, "nella Sua verità" ({{passo biblico2|Salmi|96:13}}). Ogni mattina, al risveglio, affermiamo nel ''Modeh Ani'' la "grande fede" di Dio in noi per averci riportato in vita e inviato nella missione del giorno, la missione che porterà il Messia. È "la Sua verità" che ci riporta in vita e, come ha detto [[w:Nachman di Breslov|Nachman di Breslov]], "l'unico modo per raggiungere la fede è attraverso la verità".<ref>{{en}}Nachman of Breslov, ''Advice'', trad. Avraham Greenbaum (Brooklyn, NY: Breslov Research Institute, 1983), 7.</ref> Nell'ebraismo, la fede implica verità, relazione, comprensione, collaborazione, prontezza, giudizio e altro ancora.
Ecco perché la "fede", come dice Heschel, "is the achievement of the ages, an effort accumulated over centuries".<ref>Abraham Joshua Heschel, ''Man Is Not Alone'' (New York: Farrar, Strauss and Giroux, 1951), 161.</ref> Nel linguaggio biblico, sottolinea Heschel, "the religious man is not called a ‘believer,’ as he is for example in Islam (''mu’min''), but ''yare hashem''",<ref>Heschel, ''God in Search of Man'', 77.</ref> cioè colui che ha raggiunto un profondo timore reverenziale di Dio – un timore reverenziale intriso di saggezza – attraverso lo studio, la preghiera e le azioni. Tra queste azioni, secondo Nachman di Breslov, la principale è avere figli. "La parola ebraica per ‘fede’", osserva, "è ''emunah''. Trasformate le lettere in numeri e la gematria è ''banim'' – ‘bambini’".<ref>Citato in Nathan di Nemirov, ''Rabbi Nachman’s Wisdom: Shevachay HaRan and Sichos HaRan'', trad. Aryeh Kaplan, ed. Aryeh Rosenfeld (New York: A. Kaplan, 1973), 137.</ref> Dove c’è fede, ci sono figli, perché dove ci sono figli, c’è amore. "Fede e amore", scrive Rabbi [[w:Abraham Isaac Kook|Abraham Isaac Kook]] (1865-1935), "sono sempre interconnessi quando entrambi brillano nell'anima con perfezione, e quando la luce di uno dei due è completa, attraverso di essa, l'altro si risveglia ed emerge dalle profondità dello spirito... La Torah è l'amore, e le ''mitzvot'', la fede".<ref>Abraham Isaac Kook, ''Orot'', trad. Bezalel Naor (Northvale, NJ: Jason Aronson, 1993), 174.</ref> Ancora una volta scopriamo che la fede risiede nel legame con il Santo che si instaura attraverso l'osservanza delle ''mitzvot''. Credere, quindi, con fede completa significa vivere secondo le ''mitzvot'', amare il prossimo e impegnarsi per una comprensione più profonda della Torah.
Nel Talmud, Rabbi Yochanan afferma che il Figlio di Davide verrà in una generazione che sarà o completamente giusta o completamente malvagia (''Sanhedrin'' 98a); Yehuda Hanasi sostiene che verrà in un tempo di catastrofe (''Sanhedrin'' 97a). Gli ebrei trovano difficile immaginare una catastrofe più grande dell'Olocausto. Dovremmo allora abbandonare la nostra fede nella venuta del Messia, visto che ha tardato troppo a lungo? Dovremmo forse abbandonare la fiducia e l'alleanza, la dottrina e l'integrità, che rendono la fede ciò che è? Rabbi [[w:Eliezer Berkovits|Eliezer Berkovits]] (1908-1992) risponde: "In the presence of the holy faith of the crematoria, the ready faith of those who were not there is vulgarity. But the disbelief of the sophisticated intellectual in the midst of an affluent society – in the light of the holy disbelief of the crematoria – is obscenity".<ref>Eliezer Berkovits, ''Faith after the Holocaust'' (New York: Ktav, 1973), 5.</ref> Dal punto di vista dell'ebraismo, l'incredulità può essere santa perché, come abbiamo visto, la fede non è riducibile alla credenza. Può essere santa quando, insistendo sulla verità di ciò che la tradizione ebraica affida alla nostra cura, insiste su una certa fedeltà da parte di Colui che ci chiama all''emunah''. Qui la santa incredulità non è tanto un'assenza di fede quanto la presenza di una certa indignazione in mezzo alla fede. In un certo senso, non c'è fede più forte, nessuna fede che prenda la fede così seriamente, come questa indignazione.
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'''''Vogliamo Moshiach מָשִׁיחַ, e lo vogliamo ora!'''''</div>
Dopo Auschwitz, dunque, l'attesa del Messia è un'attesa impaziente, un'attesa indignata, un'attesa fatta non solo di fare, ma anche di porre una domanda a Dio. Una domanda su cosa? Non sulla verità della [[Torah]]. No, è una domanda rivolta al Dio dell'Alleanza proprio in nome della Torah; è un confronto con Colui che – se si osa pronunciare tali parole – sembra aver abbandonato la Sua Torah e perso la Sua fede. Rimanendo nell'Alleanza, rimaniamo nella relazione, e abbiamo buone ragioni per il nostro grido; abbandonando l'Alleanza, non abbiamo motivo di lamentarci, il che, al di fuori dell'Alleanza, equivale a poco più che lamento. Se abbandoniamo la Torah – se abbandoniamo l'attesa – allora l'indignazione e la domanda diventano pura vanità, come tutto il resto. Solo quando aderiamo alla Torah, Dio aderisce alla Torah. E solo quando aderiamo alla Torah siamo in grado di discutere con Dio, come la Torah ci comanda di fare.
Un insegnamento della Torah è qui pertinente. Riguarda il ritrovamento del corpo di una vittima di omicidio "disteso in un campo" ({{passo biblico2|Deuteronomio|21:1}}), il cui assassino è sconosciuto. In tal caso, gli anziani della comunità ebraica più vicina devono uscire e dire a Dio: "Le nostre mani non hanno sparso questo sangue... Non rendere responsabile il tuo popolo, Israele, dello spargimento del sangue innocente" ({{passo biblico2|Deuteronomio|21:7-8}}). In altre parole, le mani con cui compiamo le ''mitzvot'' della Torah non hanno causato questo: come puoi Tu, allora, Dio, rimanere in silenzio? Quando, Dio, manifesterai l'Unto che ci libererà da questa atrocità? Analogamente, la legge ebraica afferma che se troviamo qualcuno che è stato assassinato, steso morto con le vesti insanguinate, e non c'è alcuna prospettiva di identificare l'assassino, allora dobbiamo seppellire quella persona così come l'abbiamo trovata (''Kitzur Shulchan Arukh'' 197:9). Il punto? Porre la domanda e l'indignazione in faccia a Dio, come a dire: "Guarda cosa ne è stato della Tua creazione! Cosa farai al riguardo?". Le corti di giustizia non hanno mai identificato la stragrande maggioranza degli assassini dell'Olocausto, e non c'è nessun corpo da seppellire: perché il corpo di Israele è stato consegnato a fiamme come nessuno ha mai visto. "Fiamme", grida Wiesel, "mai prima d'ora ci sono state fiamme simili. E in ognuna di esse è la visione del Redentore che sta morendo".<ref>Wiesel, ''Ani Maamin'', 29.</ref> Forse il Redentore sta morendo perché non c'è nessun corpo insanguinato da seppellire.
La legge ebraica afferma inoltre che "le persone benevole che in vita hanno nutrito i poveri alla loro tavola dovrebbero essere sepolte in una bara fatta con le assi di quella tavola" (''Kitzur Shulchan Arukh'' 199:1). Perché? Per dimostrare a Dio, anche nella morte, la cura che ci è stata comandata e che ci è stata data in alleanza con i più vulnerabili tra i nostri simili. Perché il Messia stesso è sicuramente tra loro. Di tutte le ambiguità negli insegnamenti dell'ebraismo riguardo al Messia, nulla potrebbe essere più chiaro. E non mancano i poveri che potremmo avere alla nostra tavola. Perciò le anime dei giusti possono risorgere con il Messia dalle loro tavole trasformate in bare, così che loro e il Messia possano gridare a Dio: "Quando farai sedere i poveri alla ''Tua'' tavola?". Questa domanda e questa cura sono alla base dell'attesa del Messia, che è anche un'azione.
"Credere" ''beemunah shlemah'', "con fede assoluta", significa far entrare sia la domanda che la preoccupazione nei nostri pensieri, nelle nostre parole e nelle nostre azioni – in ciò che la tradizione mistica descrive come il ''levushim'' o "vestito" di Dio. È così che l'Invisibile si rende visibile, il che a sua volta rende visibile il Messia che attendiamo. Questa ''shlemah'', questa "completezza" o "interezza" della fede, è lo ''shalom'', la "pace" che cerchiamo nel Messia. Non è uno stato di appagamento o di riposo, che può caratterizzare uno stato di beata indifferenza. Piuttosto, si tratta di mantenere la tensione del desiderio e l'intensità della preoccupazione. Si tratta di un certo conflitto dello spirito senza il quale non siamo completi, in particolare nel contesto post-Olocausto. Perché nel ''dopo'' dell'Olocausto portiamo una nuova ferita come segno dell'Alleanza, senza la quale non c'è pace.
=== L'Alleanza messianica dell'ebraismo ===
Abbiamo visto che un termine affine a ''emunah'', ''amanah'', significa "alleanza". Vivendo nella fede, l'essere umano vive la relazione di alleanza con Dio prendendosi cura dell'altro, come quando Abramo corse ad accogliere i tre stranieri che si avvicinavano alla sua tenda (cfr. {{passo biblico2|Genesi|18:2}}) – la sua prima azione dopo aver suggellato il [[w:Brit milà|Alleanza della Circoncisione]] (''Brit milà'' {{lang|he|בְּרִית מִילָה}}). Il Talmud ci dice che Dio era venuto da Abramo per visitarlo e confortarlo mentre stava guarendo dalla circoncisione (''Bava Metzia'' 86b), quando Abramo alzò lo sguardo e vide i tre stranieri bisognosi di cibo e bevande "nel caldo del giorno" ({{passo biblico2|Genesi|18:1}}). Abramo comprese che prendersi cura del loro bisogno era una questione di maggiore urgenza che incontrare Dio. È come se il Patriarca avesse detto a Dio: "Tornerò da te più tardi, perché ora devo occuparmi di qualcosa di più importante". Così Abramo dimostrò di aver compreso l'Alleanza che aveva appena suggellato. Certo, la tradizione insegna che Abramo era un locandiere che cercava viaggiatori a cui offrire un posto alla sua tavola, attirando così la presenza del Santo in questo reame (cfr. ''Sotah'' 10b; cfr. anche ''Bereshit Rabbah'' 48:7). E la sua seconda azione? Fu quella di entrare in discussione con Dio per amore dei giusti di Sodoma e Gomorra ({{passo biblico2|Genesi|18:25}}), come abbiamo visto nel [[Connessioni/Capitolo 2|Capitolo 2]]. Con il primo ebreo, quindi, vediamo due dimensioni messianiche dell'ebraismo pattizio che hanno chiare implicazioni per l'era post-Olocausto: cura e indignazione.
Nell'ebraismo, "alleanza" non è semplicemente ''brit'': è ''brit milah'', che significa sia "alleanza della circoncisione" che "alleanza della parola". Mentre alcuni potrebbero considerare la circoncisione una forma di brutalità antiquata e selvaggia, Levinas osserva correttamente che è proprio l'opposto: è "una limitazione della selvaggia vitalità della vita" che apre la vita "all'alterità e all'altro",<ref>Emmanuel Levinas, ''New Talmudic Readings'', trad. Richard A. Cohen (Pittsburgh: Duquesne University Press, 1999), 60.</ref> a un andare avanti che è essenziale per far arrivare il Messia. Sottolineando l'associazione tra circoncisione e parola, il maestro chassidico Rabbi [[:en:w:Mordechai Yosef Leiner|Mordechai Yosef di Isbitza]] (1801-1854) insegna che il ''brit'' del prepuzio e il ''brit'' della lingua sono la stessa cosa.<ref>Cfr. Mordechai Yosef of Isbitza, ''Mei HaShiloach'', trad. e cur. Betsalel Philip Edwards (Northvale, NJ: Jason Aronson, 2001), 83.</ref> Entrambi sono necessari per l'avvento del Messia. Entrambi richiedono la verità, che a sua volta rende entrambi una questione di "fede assoluta" nella venuta del Messia.
In ebraico, la differenza tra ''milah'' come "parola" e ''milah'' come "circoncisione" è l'inserimento della lettera ''yud'' in quest'ultima. In termini mistici, questo ''yud'' è il ''chashmal'', il "silenzio parlante" della [[w:Visione di Ezechiele|visione di Ezechiele]] ({{passo biblico2|Ezechiele|1:4}}). È la "parola nella parola", che è la parola come alleanza e alleanza come significato: entrare nell'Alleanza significa entrare nel significato. Infatti, l'inserimento di ''yud'' nella parola – la lettera con valore numerico dieci – significa l'aggiunta di dieci alla parola, che è la rivelazione delle Dieci Espressioni della Creazione all'inizio e delle Dieci Espressioni della Rivelazione sul Monte Sinai, senza le quali non c'è significato. Questa rivelazione di significato trasforma la parola, la ''milah'', in un segno dell'Alleanza, rendendola un ''brit milah''. La Rivelazione fa parlare il silenzio, e quando il silenzio parla, l'alleanza si realizza. Il Messia accade: il Messia è tanto un evento quanto una persona. Per questo motivo, nella ''Tosefta'' è scritto che la circoncisione ha lo stesso peso delle opere della creazione (cfr. ''Nedarim'' 2:5): come Alleanza – come ''brit milah'' – la circoncisione è un segno della parola della creazione: ''Brit'' indica ''bara'', come abbiamo notato dagli insegnamenti di [[Nahmanide]].<ref>Cfr. [[Nahmanide]], ''Commentario alla Torah'', Vol. 1, anche nella trad. Charles B. Chavel (New York: Shilo, 1971), 112.</ref> Rabbi [[w:Chaim ibn Attar|Chayim ben Attar]] (1696–1743) paragona la circoncisione allo Shabbat che dà significato a tutta la creazione: proprio come lo Shabbat è chiamato un "segno" ({{passo biblico|Esodo|31:13}}), così anche la circoncisione è chiamata un "segno" ({{passo biblico2|Genesi|17:1}}) (cfr. l’''Or HaChayim'' su {{passo biblico2|Levitico|19:3}}). Come il Sabbath, la circoncisione è un segno della Torah e del Santo stesso, come insegna Nachman di Breslov: Dio, Torah e ''brit milah'' sono un tutt'uno,<ref>Cfr. Nachman di Breslov, ''Tikkun'', trad. Avraham Greenbaum (Jerusalem: Breslov Research Institute, 1984), 8–10; cfr. anche ''Zohar'' III 73b.</ref> e tutti e tre contribuiscono ad accelerare la venuta del Messia.
<div style="color: teal; text-align: center; font-size: 1.6em;">
'''''Vogliamo Moshiach מָשִׁיחַ, e lo vogliamo ora!'''''</div>
Se Abramo non fu completo finché non fu circonciso, come è scritto nella ''Mishnah'' (''Nedarim'' 3:11), è perché non fu completo finché non entrò in relazione con il silenzio parlante, una relazione manifestata nella sua cura per i tre stranieri e nel suo sdegno per il bene dei giusti. Se Fackenheim ha ragione riguardo al 614° Comandamento, allora persino nel silenzio abissale di Auschwitz c'è un ''chashmal'', un silenzio parlante, che ci chiama alla relazione pattizia del ''brit milah''. Pertanto, essere ''mul'' o "circonciso" significa anche "affrontare" o "confrontarsi" con un altro, sia umano che divino. Essere circonciso significa essere responsabili per un altro, per il bene di un altro, persino per il bene di colui a cui potremmo opporci, sia umano che divino. Questa responsabilità significa la rettifica del legame tra parola e significato, inserendo lo ''yud'' nella parola. In questo legame dimora il Messia. In precedenza abbiamo osservato che nella tradizione mistica il Messia è associato alla ''sefirah'' di ''Yesod''; qui osserviamo che, secondo il Baal Shem Tov, ''Yesod'' è associato al ''brit milah'' (si veda, ad esempio, ''Toledot Yaakov Yosef, Kedushim'' 8). Pertanto, tutto ciò che abbiamo detto sul ''brit milah'' si applica anche al Messia: il credere nella venuta del Messia con fede ''assoluta'' risiede nella pienezza raggiunta nell'Alleanza della Circoncisione.
Questa completezza, inoltre, è legata alla pienezza di coscienza a cui si riferisce Rabbi [[w:Yitzchak Ginsburgh|Yitzchak Ginsburgh]] (n. 1944) quando afferma: "In order to bring the Moshiach into one’s full consciousness, each of us must strive to purify and make potent our faculty of speech in Torah, prayer, and the communication of love between us".<ref>Yitzchak Ginsburgh, ''The Alef-Beit: Judaism Revealed Through the Hebrew Letters'' (Northvale, NJ: Jason Aronson, 1991), 20.</ref> Cosa questo significhi in termini di attesa del Messia, Rabbi Ginsburgh afferma chiaramente: "Every living creature possesses a spark of Moshiach, a spark entrusted with the power to fulfill its mission, to bring redemption to its ‘portion’ on earth".<ref>''Ibid.'', 7. Questo insegnamento si basa sugli insegnamenti del Baal Shem Tov; cfr. ad esempio, Nahum di Chernobyl, ''Meor Einaim'', Vol. 2 (New York: Makhon Meor Hatorah, 1998), 599, 692.</ref> Ciò che rende interminabile l'attesa del Messia, quindi, non è solo il ''suo'' ritardo. È il ''nostro'' ritardo.
Se vogliamo trasformare l'oscurità di Auschwitz in luce, invece di alzare le mani, dobbiamo rimboccarci le maniche e riparare il frammento di creazione affidato alle nostre cure. Qui, Fackenheim comprende, il Messia significa considerare la storia come una "dialettica tra l'agire dell'uomo e l'agire di Dio", in modo tale che l'attesa messianica non sia solo la nostra attesa del Messia, ma la sua attesa per noi: nelle parole di Fackenheim, "he is waiting for man to perfect the world" o "waiting for him to ruin it".<ref>Emil L. Fackenheim, ''Quest for Past and Future: Essays in Jewish Theology'' (Bloomington: Indiana University Press, 1968), 90.</ref> Se ognuno di noi possiede una scintilla messianica, essa accende un fuoco che può salvare o distruggere. Il fatto che ogni creatura vivente possieda una scintilla del Messia ha altre implicazioni. Significa, ad esempio, che l’''altro'' essere umano porta una traccia del Messia; anzi, la tradizione insegna che l'altra persona potrebbe essere il Messia. Qui abbiamo un approfondimento del punto sollevato in precedenza sui molti travestimenti del Messia: vale a dire, che il Messia potrebbe essere chiunque.
Il Talmud insegna che due tempi sono destinati alla venuta del Messia: ora e il tempo stabilito (''Sanhedrin'' 98a). Questo insegnamento si basa sulle parole del profeta Isaia: "Io, HaShem, l'affretterò a suo tempo" ({{passo biblico2|Isaia|60:22}}); ovvero, o l'affretterò a farlo ora, oppure avverrà al suo tempo stabilito. Ora, se svolgiamo il compito per cui siamo stati creati. Ora, se trattiamo gli altri, soprattutto i più indifesi, con la stessa amorevole gentilezza che mostreremmo al Messia stesso. Ora, dice il ''Midrash'', se solo per uno Sabbath ogni ebreo osservasse lo Shabbat (''Shemot Rabbah'' 25:12; ''Midrash Tehillim'' 4:95:2).<ref>Per questo motivo recitiamo la “preghiera di Elia” durante il servizio dell’Havdalah che conclude lo Shabbat: “Ogni sabato sera, Elia entra in Paradiso, dove siede sotto l’Albero della Vita e registra i meriti degli Israeliti che hanno osservato lo Shabbat” (''Kitzur Shulchan Arukh'' 96:12). Perché Elia? Perché è lui che determina se abbiamo meritato la manifestazione del Messia.</ref> In breve, ora è il tempo stabilito: è il tempo che inaugura il tempo attraverso la consapevolezza della nostra responsabilità reciproca. Senza l'attesa del Messia, non c'è nulla da affrettare né un tempo stabilito.
In linea con questa visione del rapporto tra tempo e Messia, Levinas osserva che per l'ebraismo "la salvezza non rappresenta la fine della Storia, né ne costituisce la conclusione. Rimane possibile in ogni momento".<ref>Emmanuel Levinas, ''Difficult Freedom: Essays on Judaism'', trad. Sean Hand (Baltimore, MD: The Johns Hopkins University Press, 1990), 84.</ref> E poiché in ognuno di noi c'è una scintilla del Messia, "in termini concreti", dice Lévinas, "ciò significa che ogni persona agisce come se fosse il Messia. Il messianismo non è quindi la certezza della venuta di un uomo che ferma la Storia. È il mio potere di sopportare la sofferenza di tutti. È il momento in cui riconosco questo potere e la mia responsabilità universale".<ref>''Ibid.'', 90.</ref> Che dire allora del significato letterale del Messia, il discendente di Davide, la cui venuta preghiamo tre volte al giorno? Secondo Levinas, è fin troppo letterale, più letterale di quanto ci piaccia pensare: ''io'' sono colui che deve assumersi il compito e la testimonianza messianici – letteralmente. ''Io'' sono colui che deve osservare un solo Shabbat – letteralmente. ''Io'' sono colui che ha la responsabilità della creazione e dell'umanità – letteralmente. Proprio perché l'altro può essere il Messia, io devo essere per l'altro ciò che il Messia è per me.
Per un ebreo, questa responsabilità include riparare il pezzo di mondo che è chiamato a riparare attraverso l'Alleanza della Torah. Il che significa: anche se il Messia può tardare, noi non dobbiamo tardare. Dobbiamo studiare, anche se non comprendiamo; dobbiamo pregare, anche se non riceviamo risposta; dobbiamo trattare il nostro prossimo con gentilezza, anche se non ne vediamo il senso o il profitto. Anche se – o soprattutto perché – non può esserci risoluzione. Qui giungiamo a una conclusione cruciale: il Messia è proprio colui che è ''nascosto''. Verrà in un tempo che è per sempre futuro, sempre ''non ancora'', perché ciò che facciamo ora non è mai ''abbastanza''. Da qui l'antica associazione tra il Messia e un bambino ({{passo biblico2|Isaia|11:6}}): il bambino è colui la cui completezza deve ''ancora'' essere realizzata.
"La linea dell'orizzonte svanisce man mano che ci si avvicina»", nelle parole di [[w:André Neher|André Neher]], "ma l'ebreo sa che anche se l'orizzonte svanisce, nel suo svanire si volge verso una posizione verticale. Il punto del volgersi verso la verticale è il ‘forse’ del Messia".<ref>André Neher, ''They Made Their Souls Anew'', trad. David Maisel (Albany, NY: SUNY Press, 1990), 61–62.</ref> E il volgersi verso la verticale è un volgersi verso la certezza dell'Alleanza che mi sceglie, inevitabilmente, per questo "forse". Questo "forse" che costituisce il futuro deriva dalla "certezza" che costituisce il passato. Come afferma Levinas, questo passato pattizio "significa partire da una responsabilità irrecusabile, che ricade sull'ego e precisamente gli è significativa come un comandamento".<ref>Emmanuel Levinas, ''Time and the Other'', trad. Richard A. Cohen (Pittsburgh: Duquesne University Press, 1987), 113.</ref> Un comandamento per fare cosa? Non per servire aspettando, ma per aspettare servendo. Perché la responsabilità irrecusabile non ricade solo sull'ego, ma lo dissolve per rivelare la scintilla del Messia che dimora in ogni anima. Misticamente parlando, l'ego è la ''kelipah'', il guscio, che nasconde la scintilla divina; nasconde anche il "forse" e la "certezza" del futuro e del passato. L'ego è il principale ostacolo alla venuta del Messia. Rimuovere questo ostacolo dell'ego, che ci rende ciechi a tutto tranne che al nostro sé illusorio, significa aprire la ferita dell'attesa che definisce l'ebraismo. L'attesa è infinita. E, come vedremo, l'antisemita è infinitamente impaziente.
=== Ebraismo, antisemitismo e l'attesa infinita ===
Collocando questa impazienza antisemita nel contesto dell'attesa ebraica del Messia, scopriamo l'essenza dell'antisemitismo: è un antimessianismo. È terrore per la ferita aperta dell'attesa infinita, e genera terrorismo. L'ebreo "errante" si rivela essere l'ebreo in attesa e quindi l'ebreo odiato, poiché l'attesa dell'ebreo destabilizza coloro che vorrebbero sistemare le cose dichiarando la redenzione compiuta e l'enigma risolto. Radicato in un desiderio di risoluzione, l'antisemitismo è un desiderio di essere liberati dall'attesa infinita e dall'azione infinita, dall'infinita responsabilità che ricade sull'ego.
Ecco: l'antisemita odia l'ebreo perché la sua stessa presenza lo priva del suo ego, che si rannicchierebbe nella caverna dell'autocompiacimento. Lo priva del suo ego perché simboleggia l'infinita responsabilità che rende infinita l'attesa della redenzione messianica. In una parola, lo priva del suo ego perché disturba il suo sonno. La presenza dell'ebreo lo costringe a un "risveglio", come dice Levinas, "una richiesta che nessuna obbedienza può eguagliare".<ref>Levinas, ''Of God Who Comes to Mind'', 59.</ref> Pertanto, la presenza dell'ebreo è un costante promemoria del fatto che siamo per sempre in debito e che la redenzione deve ancora arrivare. Non c'è modo di saldare i conti: nessun pagamento è sufficiente, e il pagamento è sempre dovuto. Pertanto, tra gli antisemiti è un luogo comune che gli ebrei controllino le banche e i registri del mondo.
Nella tradizione ontologica, l'antisemitismo si manifesta nell'impeto filosofico verso l'ultima frase del sillogismo, verso una verità razionale, risolta e autolegislata. Nelle tradizioni religiose che predicano la salvezza personale attraverso una fede specifica in una dottrina specifica, e non una responsabilità infinita verso e per l'altro essere umano, l'antisemitismo sorge quando le formule fisse e le risposte pronte del credo vengono messe in discussione dalla prospettiva che il credo non sia sufficiente, il che significherebbe che non è la verità. Per questo motivo, ciò che [[Franz Rosenzweig]] dice del cristianesimo può essere detto anche dell'Islam: "The existence of the Jew constantly subjects Christianity to the idea that it is not attaining the goal, the truth".<ref>Franz Rosenzweig, ''The Star of Redemption'', trad. William W. Hallo (Boston, MA: Beacon Press, 1972), 413.</ref> L'odio per gli ebrei è l'odio più antico, perché la sfida degli ebrei è la più antica sfida all'autonomia personale e alla salvezza personale che si concilia con la comodità di salvaguardare il Numero Uno, che sono io: infatti per il cristianesimo, come per l'Islam, la salvezza riguarda ''me''. E il mio ego insiste che tutti siano come ''me'' nella loro fede.
Basandosi su una soluzione finale, sia le forme religiose che quelle ideologiche dell'antisemitismo avrebbero l'ultima parola, risolverebbero la questione della redenzione e scivolerebbero nel sonno egocentrico della salvezza – tutto per il bene dell'egocentrismo. In un'appropriazione dell'Altro da parte del Medesimo, sia l'antisemita religioso che quello ideologico assimilerebbero o annienterebbero l'ebreo, la cui ''stessa esistenza'' disturba il loro sonno con l'insistenza sul fatto che l'attesa del Messia è un servizio interminabile all'altra persona e per l'altra persona e che la salvezza è una questione comunitaria, non personale. Non c'è chiusura per la ferita aperta di questa attesa infinita. L'ebraismo, soprattutto dopo l'Olocausto, pensa dall'interno di quella ferita aperta. Tale ferita aperta è l'opposto della preoccupazione per la salvezza personale; è la preoccupazione per una salvezza comunitaria, come quando Dio dice a Mosè: "Li distruggerò e farò di te un grande popolo" ({{passo biblico2|Esodo|32:10}}), e Mosè risponde: "Se fai questo, cancella il mio nome dal Tuo Libro» ({{passo biblico2|Esodo|32:32}}).
Questa comunità di salvezza include "tutte le nazioni della terra", per amore delle quali Dio stipula l'Alleanza con Abramo ({{passo biblico2|Genesi|12:3}}) e per amore delle quali venivano offerti sacrifici al Tempio durante [[w:Sukkot|Sukkot]] – non perché le nazioni diventassero ebree, insegna il Talmud, ma affinché si trattassero a vicenda con rettitudine e amorevole benignità (''Sukkah'' 55b). Contrariamente a certe forme di cristianesimo, Islam e ideologie totalitarie, per l'ebraismo non esiste una divisione del mondo tra dannati e salvati sulla base della fede. Questo punto è espresso in modo più perfetto nella storia di Giona. Per la maggior parte dei cristiani e dei musulmani, portare il popolo di Ninive a Dio significherebbe convertirlo al cristianesimo o all'Islam; per l'ebreo Giona, non significa convertirli all'ebraismo – significa portarli a comprendere che il loro comportamento reciproco è un'espressione della loro relazione con Dio, il Creatore del cielo e della terra, senza il quale la vita non ha senso. E così l'ebreo attende non che il mondo adotti un certo credo, ma che assuma un certo carattere.
Quanto dovremo aspettare? Secondo un commentario a {{passo biblico2|Isaia|63:4}} nella ''Pesikta Rabbati'' (compilata nel IX secolo), abbiamo altri {{FORMATNUM:365000 anni}} di attesa (1:7). Vale a dire: l'attesa è infinita. Nell'infinità dell'attesa – nell'attendere il Messia – incontriamo Colui che nella tradizione mistica è conosciuto come l’''[[w:Ein Sof|Ein Sof]]'' {{lang|he|אֵין סוֹף}}, l'"Infinito" o "l'Uno senza Fine". Gli ebrei non pronunciano il Santo Nome, perché pronunciarlo significherebbe determinare la fine. Così, disse Rabbi [[:en:w:Samuel ben Nahman|Samuel ben Nahman]], a nome di Rabbi Yonatan: "Maledette siano le ossa di coloro che calcolano la fine. Perché direbbero: dato che il tempo predeterminato è giunto, e tuttavia il Messia non è venuto, non verrà mai. Tuttavia, aspettatelo" (''Sanhedrin'' 97b). In questo risiede ''ciononostante'' l’''Ein Sof'' non solo dell'attesa, ma di Colui che attendiamo. Anche qui, in questo passo talmudico, per "aspettare" abbiamo il verbo ''chikah'', che significa anche "aspettarsi": anche se non verrà mai, ''aspettatelo''. Perciò non calcolate la "fine" – affrettatela. Infatti, nel Talmud è scritto che non ci sarà alcun Messia per Israele, perché quei giorni sono già passati, al tempo di Ezechia (''Sanhedrin'' 99a); il punto non è porre fine all'attesa e all'aspettativa, ma sottolinearne la durata infinita. Allo stesso modo, è scritto nel ''Sifre'' su {{passo biblico2|Deuteronomio|3:23}}: "Dice la Torah: che Tu ci redima o no, che Tu ci guarisca o no, noi cercheremo di conoscerTi". Il nostro compito non è conoscere Dio... o meglio, ''è'' conoscere Dio nella modalità del "non conoscere" che costituisce la ferita aperta dell'attesa infinita. Nelle nostre preghiere mattutine, quindi, siamo esortati a cercare il volto di Dio, anche se non potremo mai vederlo. Tale ricerca ''è'' il volto di Dio.
Proprio come Rabbi Samuel ben Nahman, Rav sostiene che tutte le date per la redenzione finale siano trascorse (''Sanhedrin'' 97b). Ancora una volta, tuttavia, l'insegnamento non è che dovremmo smettere di aspettare; piuttosto, è che ora solo ''noi'' possiamo portare il Messia, perché solo ''noi'' possiamo attendere infinitamente, attraverso lo sforzo continuo di affrontare un'infinita responsabilità verso e per l'altra persona. Solo noi possiamo attendere, e non Dio, perché solo noi operiamo entro i ristretti confini del tempo. "L'attesa del Messia", dice Levinas, "è la durata del tempo stesso – aspettando Dio – ma qui l'attesa non attesta più l'assenza di Godot, che non verrà mai, bensì una relazione con ciò che non è in grado di entrare nel presente, poiché il presente è troppo piccolo per contenere l'Infinito".<ref>Emmanuel Levinas, "Revelation in the Jewish Tradition", trad. Sarah Richmond, in Sean Hand, ed., ''The Levinas Reader'' (Oxford, UK: Basil Blackwell, 1989), 203.</ref> Il tempo è l'indugio del Messia; il fatto che il Messia indugi è ciò che dà senso alla vita, perché la dimensione del significato è la dimensione del tempo. Il significato risiede in ciò che ''deve ancora essere'' raggiunto nella durata del tempo.
Il Messia, quindi, non pone fine alla storia: il Messia dà ''senso'' alla storia, in quanto il senso del Messia risiede nell'attesa e nell'opera per l'avvento del Messia. Quest'attesa è il tempo concepito come l'avvicinamento al Santo che Levinas descrive quando dice: "Il tempo è la relazione più profonda che l'uomo possa avere con Dio, precisamente come un andare verso Dio... ‘Andare verso Dio’ non ha senso se non lo si considera nei termini del mio primario andare verso l'altra persona. Posso andare verso Dio solo essendo eticamente interessato all'altra persona e per l'altra persona".<ref>Emmanuel Levinas, "Dialogue with Emmanuel Levinas", in Richard A. Cohen, ed., ''Face to Face with Levinas'' (Albany, NY: SUNY Press, 1986), 23.</ref> E posso andare verso Dio solo liberandomi dell'"io" dell'ego. Poiché "tutte le date per la redenzione finale sono passate", non posso aspettare: devo ''muovermi ora''. Cioè, la mia attesa deve consistere in questo movimento che è un urgente "andare verso Dio", verso Colui che si allontana al mio avvicinamento, che è ''nell’avvicinamento stesso'': come il significato, il tempo risiede in questa urgenza. Qui scandagliamo la profondità di un'intuizione di Levinas: "La prossimità non è mai abbastanza vicina; in quanto responsabile, non ho mai finito di svuotarmi di me stesso. C'è un aumento infinito in questo esaurirsi".<ref>Emmanuel Levinas, ''Collected Philosophical Papers'', trad. Alphonso Lingis (The Hague: Martinus Nijhoff, 1987), 169.</ref> Ciò che cerchiamo nella prossimità che non è mai abbastanza vicina è il Messia stesso. L'"aumento infinito" caratterizza l'attesa infinita.
=== Ebraismo post-Olocausto e il Messia ===
La venuta del Messia è l'avvento dell'abitare nel mondo, il culmine del movimento di ritorno. Per l'ebreo, abitare nel mondo significa abitare a Gerusalemme, come insiste Fackenheim: ''"The messianic hope died during the Holocaust. The post-Holocaust State of Israel has resurrected it"''.<ref>Fackenheim, ''What Is Judaism?'', 268–269 (corsivo nell'originale).</ref> Questo è il significato dell'inno nazionale di Israele "[[w:Hatikvah|HaTikvah]]", "La Speranza".<ref>Dopo la costituzione dello Stato d'Israele nel 1948, ''HaTikva'' divenne l'inno nazionale ''de facto''. Venne proclamato ufficialmente inno nazionale dello Stato d'Israele solo nel novembre 2004, quando la Knesset (parlamento israeliano) approvò una modifica alla Legge Fondamentale "Bandiera e Stemma dello Stato", ora chiamata "Bandiera, Stemma dello Stato ed Inno Nazionale".</ref> Significativamente, ''tikvah'' significa non solo "speranza", ma anche "corda" o "filo". La speranza messianica ravvivata attraverso il ritorno ebraico a Gerusalemme è un legame messianico con la storia, con Dio e con l'umanità. È un ritorno a un collegamento vivo sia con la tradizione sacra che con il futuro messianico. Da qui l'insegnamento talmudico: "Tre sono chiamati con il Nome del Santo, benedetto Egli sia, e sono i giusti, il Messia e Gerusalemme" (''Bava Batra'' 75b). Poiché il Messia simboleggia il ritorno degli ebrei alla loro patria, egli simboleggia anche l'avvento dell'abitare nel mondo.
Ricordiamo che la radice della parola "ebreo", ''Yehudit'', è ''hodah'', che significa "rendere grazie". La gratitudine, quindi, è essenziale per la dimora che l'ebraismo avrebbe portato. È essenziale per la venuta del Messia. Pertanto, è essenziale attendere non con impazienza e frustrazione, ma con anticipazione e gratitudine: gratitudine non solo per l'avvento del Messia, ma per l'attesa stessa. Immersa nella gratitudine, l'attesa del Messia è essa stessa messianica. Nella misura in cui l'ebraismo assume certi aspetti della preghiera, assume anche certi aspetti del ringraziamento. Certamente, Rabbi Yochanan insegnò, a nome di Rabbi Menachem il Galileo, che nell'era messianica tutte le preghiere cesseranno, tranne quelle di ringraziamento (''Midrash Tehillim'' 2:56:4). Il ringraziamento nato dall'ebraismo post-Olocausto non è gratitudine per ciò che ci è accaduto. Piuttosto, è gratitudine per aver ricevuto un comando e quindi per aver ricevuto una missione, per quanto impossibile possa sembrare. È gratitudine per il significato del Messia e per la tensione spirituale che l'attesa comporta.
Poiché la lotta dello spirito è qualcosa di cui l'ebreo è grato, è qualcosa di cui può gioire. Follia? Forse. Dal punto di vista postmoderno, l'ebraismo deve effettivamente apparire una follia. Ma ricordiamo la parabola del Baal Shem:
{{citazione|Una volta, in una casa, si tenne una festa di nozze. I musicisti sedevano in un angolo e suonavano i loro strumenti, gli ospiti ballavano al ritmo della musica ed erano allegri, e la casa si riempì di gioia. Ma un sordo passò fuori lungo la casa; guardò dentro dalla finestra e vide la gente che volteggiava per la stanza, saltando e agitando le braccia. "Ma guarda come si agitano!" esclamò. "È una casa piena di pazzi!" Perché non riusciva a sentire la musica al ritmo della quale danzavano.|Da Meyer Levin, ''Hassidic Stories'' (Tel Aviv: Greenfield, 1975), 86.}}
Certo, l'attesa del Messia che assume la forma del fare è spesso paragonata ai preparativi per una festa nuziale. Come parte della preparazione all'avvento del Messia, l'ebraismo deve apparire davvero molto strano a coloro che non ascoltano la Voce della rivelazione che convoca un tale movimento di ritorno. E nel mondo post-Olocausto, una danza di gioia e ringraziamento deve apparire tanto impossibile quanto assurda.
Disse [[w:Moshe-Leib di Sasov|Moshe Leib di Sassov]] (1745–1807): "Quando qualcuno mi chiede l'impossibile, so cosa devo fare: devo danzare!"<ref>Cfr. [[Elie Wiesel]], ''Somewhere a Master: Hasidic Portraits and Legends'', trad. Marion Wiesel (New York: Summit Books, 1982), 110.</ref> In effetti, il capo della linea messianica, il re Davide stesso, insegna l'importanza della danza quando danza davanti all'arca ({{passo biblico2|2Samuele|6:16}}). E Moshe Leib di Sassov insegna che la danza è cruciale quando la gravità ci appesantisce di più, quando siamo feriti. È allora che la nostra gioia può assumere consistenza. E la gioia è essenziale per il movimento del ritorno e quindi per l'avvento del Messia. Rabbi Ginsburgh osserva a questo proposito che la parola ebraica ''Moshiach'' "can be understood as a permutation of the word ''yismach'', meaning ‘he will rejoice’ or of the word ''yesamach'', meaning ‘he will make others rejoice’".<ref>Yitzchak Ginsburgh, ''Rectifying the State of Israel: A Political Platform Based on Kabbalah'' (Jerusalem: Linda Pinsky Publications, 2003), 123.</ref> E molto prima di Rabbi Ginsburgh, [[Maimonide]] insegnava che "le vette più alte della fede, della verità e della devozione si raggiungono solo attraverso la gioia".<ref>[[Maimonide]], ''I Comandamenti'', Vol. 1, anche nella trad. di Charles B. Chavel (New York: Soncino, 1967), 286.</ref> Quelle vette rappresentano il Messia. La gioia che Maimonide invoca è espressa in un grido di "Sì!". Sì a cosa? Sì alla Dichiarazione divina che la creazione è buona, degna di valore e significativa. Sì alla verità del ritorno, affinché coloro che cercano la verità debbano dire la verità. Sì all'interminabile attesa del Messia, non importa quanto a lungo possa tardare.
Anche qui la lingua sacra ci apre gli occhi su alcune interconnessioni cruciali. In ebraico ''ken'', la parola per "sì", significa anche "sincero", "onesto" e "veritiero", come nella parola ''kenut''. Parole correlate includono ''nakhon'', che significa "corretto" o "vero"; ''kinah'', un verbo che significa "nominare"; ''mukhan'', che significa "pronto" o "preparato"; e ''kavanah'', che significa "intenzione" o "scopo". Tutti questi significati sono alla base del commento di Rosenzweig sul significato primordiale di ''ken'' quando afferma:
{{citazione|Such is the power of the Yea that it adheres everywhere, that it contains unlimited possibilities of reality. It is the arch-word of language, one of those which first make possible, not sentences, but any kind of sentence-forming words at all . . . . It is the silent accompaniment of all parts of a sentence, the confirmation, the “sic!” the “Amen” behind every word.|Rosenzweig, ''The Star of Redemption'', 27}}
Il significato non è solo nella parola; la parola è nel significato. Dice il cercatore del Messia in ''Il Testamento'' di Wiesel, David Aboulesia: "La storia del Messia è la storia di una ricerca, di un nome in cerca di essere"<ref>{{en}}Elie Wiesel, ''The Testament'', trad. Marion Wiesel (New York: Summit Books, 1981), 160. Mia trad. it.</ref> – o forse di un nome in cerca di significato. La parola – ''ogni'' parola – contiene il grido di significato pronto, ''mukhan'', a prorompere: la parola pronunciata con ''kenut'' e ''kavanah'', con onestà e intensità, è ''pregna'' di significato. O meglio: è la parola che ''sta'' per essere pronunciata che cerca per sempre di unirsi al significato.
In questa prontezza a esplodere, in questa intensità che sta per partorire, abbiamo l'essenza messianica dell'ebraismo post-Olocausto. Cercare la verità significa precisamente cercare il Messia e il Nome del Messia, il nome che ha preceduto l'inizio. Perché la verità, ''emet'', non è mai senza nome: è un ''chi'', non un ''cosa'', una presenza viva che porta un nome, e non un ''datum'' morto. Contenendo l'inizio, il centro e la fine di tutte le lettere ebraiche, ''emet'' contiene ogni espressione e ogni nome. Annuncia il Santo Nome senza nominare il Nome. E sostiene l'attesa senza la venuta. Come afferma Heschel: "Here waiting for Him becomes waiting with Him, sharing in the coming".<ref>[[Abraham Joshua Heschel]], ''Israel: An Echo of Eternity'' (New York: Farrar, Straus and Giroux, 1969), 96.</ref> Qui "attenderLo" diventa un modo di agire dal profondo di una ferita aperta inflitta a Dio e all'umanità. È una ferita che si inasprisce con ogni espressione antisemita rivolta al popolo ebraico.
<div style="color: teal; text-align: center; font-size: 1.6em;">
'''''Vogliamo Moshiach מָשִׁיחַ, e lo vogliamo ora!'''''</div>
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{{Immagine grande|Édouard Moyse Sermon dans un oratoire israelite 1897.jpg|1000px|''Sermon dans un oratoire israélite'', di [[:fr:w:Édouard Moyse|Édouard Moyse]] (1897)}}
== Note ==
[[File:King David, the King of Israel.jpg|173px|right|Re David che suona l'arpa]]
{{Vedi anche|Serie delle interpretazioni|Serie misticismo ebraico|Serie maimonidea|Serie letteratura moderna}}
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{{Immagine grande|Brief Moment.jpg|740px|I nomi che formano il disegno di questa immagine provengono dal database centrale delle vittime della [[Shoah]] presso lo [[w:Yad Vashem|Yad Vashem]]. L'opera commemora una piccola parte di coloro che perirono ad Auschwitz nel 1941}}
== Il perché dell'antisemitismo ==
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== Note ==
{{Vedi anche|Serie delle interpretazioni|Serie misticismo ebraico|Serie maimonidea|Serie letteratura moderna|Serie dei sentimenti}}
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== Il perché dell'antisemitismo ==
=== L'anima: una chiave per il perché dell'antisemitismo ===
=== Uccidere Dio: lo scopo dell'antisemitismo ===
=== Il perché dell'antisemitismo e l'essenza del male ===
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== Note ==
{{Vedi anche|Serie delle interpretazioni|Serie misticismo ebraico|Serie maimonidea|Serie letteratura moderna|Serie dei sentimenti}}
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{{Immagine grande|Brief Moment.jpg|740px|I nomi che formano il disegno di questa immagine provengono dal database centrale delle vittime della [[Shoah]] presso lo [[w:Yad Vashem|Yad Vashem]]. L'opera commemora una piccola parte di coloro che perirono ad [[w:Campo di concentramento di Auschwitz|Auschwitz]] nel 1941.}}
== Il perché dell'antisemitismo ==
Nelle pagine che seguono uso il termine ''antisemitismo'' per riferirmi al fenomeno dell'odio verso gli ebrei nel corso dei secoli, sebbene il termine non sia entrato nell'uso comune fino alla fondazione della [[:en:w:Wilhelm Marr#League of antisemites|Lega degli Antisemiti (''Antisemiten-Liga'')]] da parte di [[w:Wilhelm Marr|Wilhelm Marr]] (1819-1904) nell'ottobre del 1879.<ref>Cfr. Moshe Zimmerman, ''Wilhelm Marr: The Patriarch of Anti-Semitism'' (Oxford, UK: Oxford University Press, 1986), 93.</ref> Marr adottò il termine per sostituire l'equivalente più volgare ''Judenhass'', ovvero "odio verso gli ebrei". Va inoltre sottolineato che l'uso dei termini ''antisemitismo'' o ''antisemita'' si riferisce a uno spettro di fenomeni, atteggiamenti e modi di pensare. Piuttosto che porre una condizione di tipo "o/o" – o odiatore di ebrei o non odiatore di ebrei – è come chiedersi se una stanza sia luminosa o buia: ci sono gradi. Uso la forma senza trattino del termine per chiarire che l'antisemitismo riguarda l'odio verso gli ebrei, e non l'odio verso i semiti in generale. L'odio verso gli Accadi, i Fenici o i Nabatei non è così diffuso. L’odio per gli ebrei, tuttavia, non è solo diffuso: è pressante, perché, come ha correttamente compreso [[Emmanuel Levinas]], è "nella sua essenza odio per un uomo che è altro da sé, vale a dire odio per l’altro uomo".<ref>Emmanuel Levinas, ''Difficult Freedom: Essays on Judaism'', trad. Sean Hand (Baltimore, MD: The Johns Hopkins University Press, 1990), 281.</ref> Certo, Levinas sostiene che l’antisemitismo è presente in ogni forma di razzismo.<ref>''Ibid.'', 261.</ref> Ciò che esattamente il fenomeno rivela sulla nostra umanità, quindi, è tra gli aspetti che verranno esaminati in questo Capitolo.
Per comprendere il perché dell'antisemitismo, dobbiamo prima affrontare una domanda preliminare: ''cos’è'' l'antisemitismo? Potremmo iniziare considerando cosa ''non'' è. L'antisemitismo non può essere ridotto a un sottoinsieme delle categorie generali di razzismo, xenofobia o bigottismo. Non deriva semplicemente dalla paura, dall'invidia o dal risentimento, sebbene tali emozioni possano essere presenti. In parole povere, l'antisemitismo non è una forma di razzismo; piuttosto, il razzismo è una forma di antisemitismo. L'economista nazista Peter Heinz Seraphim (1902-1979), ad esempio, ha insistito sul fatto che l'antisemitismo nazionalsocialista non riguarda il razzismo o le differenze etniche. È, piuttosto, un principio fondamentale, un principio primo, del nazionalsocialismo.<ref>Cfr. Max Weinreich, ''Hitler’s Professors: The Part of Scholarship in Germany’s Crimes Against the Jewish People'' (New Haven, CT: Yale University Press, 1999), 78.</ref> I nazisti non erano antisemiti perché erano razzisti; piuttosto, erano razzisti perché erano antisemiti. La loro prospettiva antisemita doveva essere determinata per giungere a un modo di pensare razzista: l'antisemitismo, non il razzismo, costituiva il nucleo della loro metafisica, la loro ''Weltanschauung''. Spiega [[w:Emil Fackenheim|Emil Fackenheim]]: "A ''Weltanschauung'' requires: cosmic scope, internal coherence or ''Geschlossenheit'', and a sincere commitment on the part of its devotees".<ref>Emil L. Fackenheim, "Holocaust and ''Weltanschauung'': Philosophical Reflections on Why They Did It", ''Holocaust and Genocide Studies'' 3 (1988): 204.</ref> Pertanto erano ciò che [[w:Simon Wiesenthal|Simon Wiesenthal]] (1908-2005) descrisse come "assassini per convinzione".<ref>Simon Wiesenthal, ''The Sunflower: On the Possibilities and Limits of Forgiveness'', trad. H. A. Piehler, ed. Harry James Cargas (New York: Schocken Books, 1997), 96.</ref> Il filosofo nazista Max Wundt (1879-1963) aveva perfettamente ragione, quindi, quando affermava che la visione ebraica di Dio, del mondo e dell'umanità "si contrappone alla visione del mondo popolare come sua totale antitesi".<ref>Max Wundt, ''Deutsche Weltanschauung'' (Munich: J. F. Lehmans, 1928), 75; cfr. anche Hans Sluga, ''Heidegger’s Crisis: Philosophy and Politics in Nazi Germany'' (Cambridge, MA: Harvard University Press, 1993), 113.</ref> Vale a dire: l'ebreo non è l'"altro" – l'ebreo e l'ebraismo comprendono il ''male'' che deve essere rimosso dal mondo, per il bene del Volk, anzi, per il bene di tutta l'umanità. "Se l’ebreo è vittorioso sugli altri popoli del mondo", scrive Adolf Hitler, "la sua corona sarà la corona funebre dell’umanità".<ref>[[w:Adolf Hitler|Adolf Hitler]], ''[[w:Mein Kampf|Mein Kampf]]'', trad. Ralph Manheim (Boston, MA: Houghton Mifflin, 1971), 65.</ref> Per l’antisemita, la premessa non è che tutti gli ebrei siano malvagi, ma che ogni male è ebraico.
=== L'anima: una chiave per il perché dell'antisemitismo ===
=== Uccidere Dio: lo scopo dell'antisemitismo ===
=== Il perché dell'antisemitismo e l'essenza del male ===
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== Il perché dell'antisemitismo ==
Nelle pagine che seguono uso il termine ''antisemitismo'' per riferirmi al fenomeno dell'odio verso gli ebrei nel corso dei secoli, sebbene il termine non sia entrato nell'uso comune fino alla fondazione della [[:en:w:Wilhelm Marr#League of antisemites|Lega degli Antisemiti (''Antisemiten-Liga'')]] da parte di [[w:Wilhelm Marr|Wilhelm Marr]] (1819-1904) nell'ottobre del 1879.<ref>Cfr. Moshe Zimmerman, ''Wilhelm Marr: The Patriarch of Anti-Semitism'' (Oxford, UK: Oxford University Press, 1986), 93.</ref> Marr adottò il termine per sostituire l'equivalente più volgare ''Judenhass'', ovvero "odio verso gli ebrei". Va inoltre sottolineato che l'uso dei termini ''antisemitismo'' o ''antisemita'' si riferisce a uno spettro di fenomeni, atteggiamenti e modi di pensare. Piuttosto che porre una condizione di tipo "o/o" – o odiatore di ebrei o non odiatore di ebrei – è come chiedersi se una stanza sia luminosa o buia: ci sono gradi. Uso la forma senza trattino del termine per chiarire che l'antisemitismo riguarda l'odio verso gli ebrei, e non l'odio verso i semiti in generale. L'odio verso gli Accadi, i Fenici o i Nabatei non è così diffuso. L’odio per gli ebrei, tuttavia, non è solo diffuso: è pressante, perché, come ha correttamente compreso [[Emmanuel Levinas]], è "nella sua essenza odio per un uomo che è altro da sé, vale a dire odio per l’altro uomo".<ref>Emmanuel Levinas, ''Difficult Freedom: Essays on Judaism'', trad. Sean Hand (Baltimore, MD: The Johns Hopkins University Press, 1990), 281.</ref> Certo, Levinas sostiene che l’antisemitismo è presente in ogni forma di razzismo.<ref>''Ibid.'', 261.</ref> Ciò che esattamente il fenomeno rivela sulla nostra umanità, quindi, è tra gli aspetti che verranno esaminati in questo Capitolo.
Per comprendere il perché dell'antisemitismo, dobbiamo prima affrontare una domanda preliminare: ''cos’è'' l'antisemitismo? Potremmo iniziare considerando cosa ''non'' è. L'antisemitismo non può essere ridotto a un sottoinsieme delle categorie generali di razzismo, xenofobia o bigottismo. Non deriva semplicemente dalla paura, dall'invidia o dal risentimento, sebbene tali emozioni possano essere presenti. In parole povere, l'antisemitismo non è una forma di razzismo; piuttosto, il razzismo è una forma di antisemitismo. L'economista nazista Peter Heinz Seraphim (1902-1979), ad esempio, ha insistito sul fatto che l'antisemitismo nazionalsocialista non riguarda il razzismo o le differenze etniche. È, piuttosto, un principio fondamentale, un principio primo, del nazionalsocialismo.<ref>Cfr. Max Weinreich, ''Hitler’s Professors: The Part of Scholarship in Germany’s Crimes Against the Jewish People'' (New Haven, CT: Yale University Press, 1999), 78.</ref> I nazisti non erano antisemiti perché erano razzisti; piuttosto, erano razzisti perché erano antisemiti. La loro prospettiva antisemita doveva essere determinata per giungere a un modo di pensare razzista: l'antisemitismo, non il razzismo, costituiva il nucleo della loro metafisica, la loro ''Weltanschauung''. Spiega [[w:Emil Fackenheim|Emil Fackenheim]]: "A ''Weltanschauung'' requires: cosmic scope, internal coherence or ''Geschlossenheit'', and a sincere commitment on the part of its devotees".<ref>Emil L. Fackenheim, "Holocaust and ''Weltanschauung'': Philosophical Reflections on Why They Did It", ''Holocaust and Genocide Studies'' 3 (1988): 204.</ref> Pertanto erano ciò che [[w:Simon Wiesenthal|Simon Wiesenthal]] (1908-2005) descrisse come "assassini per convinzione".<ref>Simon Wiesenthal, ''The Sunflower: On the Possibilities and Limits of Forgiveness'', trad. H. A. Piehler, ed. Harry James Cargas (New York: Schocken Books, 1997), 96.</ref> Il filosofo nazista Max Wundt (1879-1963) aveva perfettamente ragione, quindi, quando affermava che la visione ebraica di Dio, del mondo e dell'umanità "si contrappone alla visione del mondo popolare come sua totale antitesi".<ref>Max Wundt, ''Deutsche Weltanschauung'' (Munich: J. F. Lehmans, 1928), 75; cfr. anche Hans Sluga, ''Heidegger’s Crisis: Philosophy and Politics in Nazi Germany'' (Cambridge, MA: Harvard University Press, 1993), 113.</ref> Vale a dire: l'ebreo non è l'"altro" – l'ebreo e l'ebraismo comprendono il ''male'' che deve essere rimosso dal mondo, per il bene del Volk, anzi, per il bene di tutta l'umanità. "Se l’ebreo è vittorioso sugli altri popoli del mondo", scrive Adolf Hitler, "la sua corona sarà la corona funebre dell’umanità".<ref>[[w:Adolf Hitler|Adolf Hitler]], ''[[w:Mein Kampf|Mein Kampf]]'', trad. Ralph Manheim (Boston, MA: Houghton Mifflin, 1971), 65.</ref> Per l’antisemita, la premessa non è che tutti gli ebrei siano malvagi, ma che ogni male è ebraico.
L’antisemitismo è, in effetti, "l’odio più lungo della storia", come lo ha definito [[:en:w:Robert S. Wistrich|Robert Wistrich]] (1945-2015).<ref>Cfr. Robert S. Wistrich, ''Antisemitism: The Longest Hatred'' (New York: Schocken Books, 1994).</ref> Gli antisemiti vanno dall’antico filosofo greco Democrito (ca. 460-370 AEV)<ref>Cfr. Joshua Trachtenberg, ''The Devil and the Jews: The Medieval Conception of the Jew and Its Relation to Modern Antisemitism'' (Philadelphia: Jewish Publication Society, 1983), 126.</ref> al Padre della Chiesa San Giovanni Crisostomo (347-407),<ref>Cfr. Edward H. Flannery, ''The Anguish of the Jews: Twenty-Three Centuries of Antisemitism'' (New York: Macmillan, 1965), 48.</ref> dal riformatore Martin Lutero (1483-1546)<ref>cfr. Raul Hilberg, ''The Destruction of the European Jews'' (Chicago: Quadrangle Books, 1961), 9.</ref> al filosofo illuminista Voltaire (1694-1778),<ref>Cfr. Voltaire, ''Philosophical Dictionary'', trad. Theodore Besterman (New York: Penguin, 1984), 144, 306–307.</ref> dal nazista Adolf Eichmann (1906-1962)<ref>Cfr. Haim Gouri, ''Facing the Glass Booth: The Jerusalem Trial of Adolf Eichmann'', trad. Michael Swirsky (Detroit, MI: Wayne State University Press, 2004).</ref> a Louis Farrakhan (n. 1933) della [[w:Nation of Islam|Nation of Islam]],<ref>Louis Farrakhan, "Minister Louis Farrakhan’s July Fourth Address", ''YouTube, July 4, 2020''.</ref> dal jihadista Sayyid Qutb (1906-1966)<ref>Cfr. Ronald L. Nettler, ''Past Trials and Present Tribulations: A Muslim Fundamentalist’s View of the Jews'' (Oxford, UK: Pergamon, 1987).</ref> al leader del Partito Laburista britannico Jeremy Corbyn (n. 1949).<ref>"Antisemitism in Political Parties", ''Campaign Against Antisemitism'', 3 dicembre 2019.</ref> Si possono trovare in molti tempi e luoghi diversi, religioni e culture, ideologie e classi sociali. L'unica cosa che lo storico romano [[w:Publio Cornelio Tacito|Tacito]] (56-120)<ref>Cfr. per esempio, Tacitus, ''The Histories'', in ''The Annals and the Histories'', trad. {{en}} Alfred Church & William Brodribb, ed. Moses Hadas (New York: Modern Library, 2003), 564–565.</ref> ha in comune con la fondatrice di [[w:Black Lives Matter|Black Lives Matter]], [[w:Patrisse Cullors|Patrisse Cullors]] (n. 1983)<ref>Cfr. Joshua Washington, "Black Lives Matter’s Jewish Problem – In Their Own Words", ''The Times of Israel'', 7 agosto 2020.</ref> è l'odio per gli ebrei. In ogni caso, l'antisemitismo implica una collisione fondamentale tra visioni del mondo, che includono sempre una prospettiva assiomatica su ciò che costituisce il valore dell'altro essere umano. Dove sta dunque il ''Perché'' dell'antisemitismo?
=== L'anima: una chiave per il perché dell'antisemitismo ===
=== Uccidere Dio: lo scopo dell'antisemitismo ===
=== Il perché dell'antisemitismo e l'essenza del male ===
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== Il perché dell'antisemitismo ==
Nelle pagine che seguono uso il termine ''antisemitismo'' per riferirmi al fenomeno dell'odio verso gli ebrei nel corso dei secoli, sebbene il termine non sia entrato nell'uso comune fino alla fondazione della [[:en:w:Wilhelm Marr#League of antisemites|Lega degli Antisemiti (''Antisemiten-Liga'')]] da parte di [[w:Wilhelm Marr|Wilhelm Marr]] (1819-1904) nell'ottobre del 1879.<ref>Cfr. Moshe Zimmerman, ''Wilhelm Marr: The Patriarch of Anti-Semitism'' (Oxford, UK: Oxford University Press, 1986), 93.</ref> Marr adottò il termine per sostituire l'equivalente più volgare ''Judenhass'', ovvero "odio verso gli ebrei". Va inoltre sottolineato che l'uso dei termini ''antisemitismo'' o ''antisemita'' si riferisce a uno spettro di fenomeni, atteggiamenti e modi di pensare. Piuttosto che porre una condizione di tipo "o/o" – o odiatore di ebrei o non odiatore di ebrei – è come chiedersi se una stanza sia luminosa o buia: ci sono gradi. Uso la forma senza trattino del termine per chiarire che l'antisemitismo riguarda l'odio verso gli ebrei, e non l'odio verso i semiti in generale. L'odio verso gli Accadi, i Fenici o i Nabatei non è così diffuso. L’odio per gli ebrei, tuttavia, non è solo diffuso: è pressante, perché, come ha correttamente compreso [[Emmanuel Levinas]], è "nella sua essenza odio per un uomo che è altro da sé, vale a dire odio per l’altro uomo".<ref>Emmanuel Levinas, ''Difficult Freedom: Essays on Judaism'', trad. Sean Hand (Baltimore, MD: The Johns Hopkins University Press, 1990), 281.</ref> Certo, Levinas sostiene che l’antisemitismo è presente in ogni forma di razzismo.<ref>''Ibid.'', 261.</ref> Ciò che esattamente il fenomeno rivela sulla nostra umanità, quindi, è tra gli aspetti che verranno esaminati in questo Capitolo.
Per comprendere il perché dell'antisemitismo, dobbiamo prima affrontare una domanda preliminare: ''cos’è'' l'antisemitismo? Potremmo iniziare considerando cosa ''non'' è. L'antisemitismo non può essere ridotto a un sottoinsieme delle categorie generali di razzismo, xenofobia o bigottismo. Non deriva semplicemente dalla paura, dall'invidia o dal risentimento, sebbene tali emozioni possano essere presenti. In parole povere, l'antisemitismo non è una forma di razzismo; piuttosto, il razzismo è una forma di antisemitismo. L'economista nazista Peter Heinz Seraphim (1902-1979), ad esempio, ha insistito sul fatto che l'antisemitismo nazionalsocialista non riguarda il razzismo o le differenze etniche. È, piuttosto, un principio fondamentale, un principio primo, del nazionalsocialismo.<ref>Cfr. Max Weinreich, ''Hitler’s Professors: The Part of Scholarship in Germany’s Crimes Against the Jewish People'' (New Haven, CT: Yale University Press, 1999), 78.</ref> I nazisti non erano antisemiti perché erano razzisti; piuttosto, erano razzisti perché erano antisemiti. La loro prospettiva antisemita doveva essere determinata per giungere a un modo di pensare razzista: l'antisemitismo, non il razzismo, costituiva il nucleo della loro metafisica, la loro ''Weltanschauung''. Spiega [[w:Emil Fackenheim|Emil Fackenheim]]: "A ''Weltanschauung'' requires: cosmic scope, internal coherence or ''Geschlossenheit'', and a sincere commitment on the part of its devotees".<ref>Emil L. Fackenheim, "Holocaust and ''Weltanschauung'': Philosophical Reflections on Why They Did It", ''Holocaust and Genocide Studies'' 3 (1988): 204.</ref> Pertanto erano ciò che [[w:Simon Wiesenthal|Simon Wiesenthal]] (1908-2005) descrisse come "assassini per convinzione".<ref>Simon Wiesenthal, ''The Sunflower: On the Possibilities and Limits of Forgiveness'', trad. H. A. Piehler, ed. Harry James Cargas (New York: Schocken Books, 1997), 96.</ref> Il filosofo nazista Max Wundt (1879-1963) aveva perfettamente ragione, quindi, quando affermava che la visione ebraica di Dio, del mondo e dell'umanità "si contrappone alla visione del mondo popolare come sua totale antitesi".<ref>Max Wundt, ''Deutsche Weltanschauung'' (Munich: J. F. Lehmans, 1928), 75; cfr. anche Hans Sluga, ''Heidegger’s Crisis: Philosophy and Politics in Nazi Germany'' (Cambridge, MA: Harvard University Press, 1993), 113.</ref> Vale a dire: l'ebreo non è l'"altro" – l'ebreo e l'ebraismo comprendono il ''male'' che deve essere rimosso dal mondo, per il bene del Volk, anzi, per il bene di tutta l'umanità. "Se l’ebreo è vittorioso sugli altri popoli del mondo", scrive Adolf Hitler, "la sua corona sarà la corona funebre dell’umanità".<ref>[[w:Adolf Hitler|Adolf Hitler]], ''[[w:Mein Kampf|Mein Kampf]]'', trad. Ralph Manheim (Boston, MA: Houghton Mifflin, 1971), 65.</ref> Per l’antisemita, la premessa non è che tutti gli ebrei siano malvagi, ma che ogni male è ebraico.
L’antisemitismo è, in effetti, "l’odio più lungo della storia", come lo ha definito [[:en:w:Robert S. Wistrich|Robert Wistrich]] (1945-2015).<ref>Cfr. Robert S. Wistrich, ''Antisemitism: The Longest Hatred'' (New York: Schocken Books, 1994).</ref> Gli antisemiti vanno dall’antico filosofo greco [[w:Democrito|Democrito]] (ca. 460-370 AEV)<ref>Cfr. [[:en:w:Joshua Trachtenberg|Joshua Trachtenberg]], ''The Devil and the Jews: The Medieval Conception of the Jew and Its Relation to Modern Antisemitism'' (Philadelphia: Jewish Publication Society, 1983), 126.</ref> al Padre della Chiesa San [[w:Giovanni Crisostomo|Giovanni Crisostomo]] (347-407),<ref>Cfr. [[:en:w:Edward Flannery|Edward H. Flannery]], ''The Anguish of the Jews: Twenty-Three Centuries of Antisemitism'' (New York: Macmillan, 1965), 48.</ref> dal riformatore [[w:Martin Lutero|Martin Lutero]] (1483-1546)<ref>cfr. [[w:Raul Hilberg|Raul Hilberg]], ''The Destruction of the European Jews'' (Chicago: Quadrangle Books, 1961), 9.</ref> al filosofo illuminista [[w:Voltaire|Voltaire]] (1694-1778),<ref>Cfr. Voltaire, ''Philosophical Dictionary'', trad. Theodore Besterman (New York: Penguin, 1984), 144, 306–307.</ref> dal nazista [[w:Adolf Eichmann|Adolf Eichmann]] (1906-1962)<ref>Cfr. Haim Gouri, ''Facing the Glass Booth: The Jerusalem Trial of Adolf Eichmann'', trad. Michael Swirsky (Detroit, MI: Wayne State University Press, 2004).</ref> a [[w:Louis Farrakhan|Louis Farrakhan]] (n. 1933) della [[w:Nation of Islam|Nation of Islam]],<ref>Louis Farrakhan, "Minister Louis Farrakhan’s July Fourth Address", ''YouTube, July 4, 2020''.</ref> dal jihadista [[w:Sayyid Qutb|Sayyid Qutb]] (1906-1966)<ref>Cfr. Ronald L. Nettler, ''Past Trials and Present Tribulations: A Muslim Fundamentalist’s View of the Jews'' (Oxford, UK: Pergamon, 1987).</ref> al leader del Partito Laburista britannico [[w:Jeremy Corbyn|Jeremy Corbyn]] (n. 1949).<ref>"Antisemitism in Political Parties", ''Campaign Against Antisemitism'', 3 dicembre 2019.</ref> Si possono trovare in molti tempi e luoghi diversi, religioni e culture, ideologie e classi sociali. L'unica cosa che lo storico romano [[w:Publio Cornelio Tacito|Tacito]] (56-120)<ref>Cfr. per esempio, Tacitus, ''The Histories'', in ''The Annals and the Histories'', trad. {{en}} Alfred Church & William Brodribb, ed. Moses Hadas (New York: Modern Library, 2003), 564–565.</ref> ha in comune con la fondatrice di [[w:Black Lives Matter|Black Lives Matter]], [[w:Patrisse Cullors|Patrisse Cullors]] (n. 1983)<ref>Cfr. Joshua Washington, "Black Lives Matter’s Jewish Problem – In Their Own Words", ''The Times of Israel'', 7 agosto 2020.</ref> è l'odio per gli ebrei. In ogni caso, l'antisemitismo implica una collisione fondamentale tra visioni del mondo, che includono sempre una prospettiva assiomatica su ciò che costituisce il valore dell'altro essere umano. Dove sta dunque il ''Perché'' dell'antisemitismo?
=== L'anima: una chiave per il perché dell'antisemitismo ===
=== Uccidere Dio: lo scopo dell'antisemitismo ===
=== Il perché dell'antisemitismo e l'essenza del male ===
{{clear}}
== Note ==
{{Vedi anche|Serie delle interpretazioni|Serie misticismo ebraico|Serie maimonidea|Serie letteratura moderna|Serie dei sentimenti}}
<div style="height: 180px; overflow: auto; padding: 3px; border:1px solid #AAAAAA; reflist4"><references/></div>
{{Avanzamento|25%|17 giugno 2025}}
[[Categoria:Connessioni|Capitolo 5]]
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{{Immagine grande|Brief Moment.jpg|740px|I nomi che formano il disegno di questa immagine provengono dal database centrale delle vittime della [[Shoah]] presso lo [[w:Yad Vashem|Yad Vashem]]. L'opera commemora una piccola parte di coloro che perirono ad [[w:Campo di concentramento di Auschwitz|Auschwitz]] nel 1941.}}
== Il perché dell'antisemitismo ==
Nelle pagine che seguono uso il termine ''antisemitismo'' per riferirmi al fenomeno dell'odio verso gli ebrei nel corso dei secoli, sebbene il termine non sia entrato nell'uso comune fino alla fondazione della [[:en:w:Wilhelm Marr#League of antisemites|Lega degli Antisemiti (''Antisemiten-Liga'')]] da parte di [[w:Wilhelm Marr|Wilhelm Marr]] (1819-1904) nell'ottobre del 1879.<ref>Cfr. Moshe Zimmerman, ''Wilhelm Marr: The Patriarch of Anti-Semitism'' (Oxford, UK: Oxford University Press, 1986), 93.</ref> Marr adottò il termine per sostituire l'equivalente più volgare ''Judenhass'', ovvero "odio verso gli ebrei". Va inoltre sottolineato che l'uso dei termini ''antisemitismo'' o ''antisemita'' si riferisce a uno spettro di fenomeni, atteggiamenti e modi di pensare. Piuttosto che porre una condizione di tipo "o/o" – o odiatore di ebrei o non odiatore di ebrei – è come chiedersi se una stanza sia luminosa o buia: ci sono gradi. Uso la forma senza trattino del termine per chiarire che l'antisemitismo riguarda l'odio verso gli ebrei, e non l'odio verso i semiti in generale. L'odio verso gli Accadi, i Fenici o i Nabatei non è così diffuso. L’odio per gli ebrei, tuttavia, non è solo diffuso: è pressante, perché, come ha correttamente compreso [[Emmanuel Levinas]], è "nella sua essenza odio per un uomo che è altro da sé, vale a dire odio per l’altro uomo".<ref>Emmanuel Levinas, ''Difficult Freedom: Essays on Judaism'', trad. Sean Hand (Baltimore, MD: The Johns Hopkins University Press, 1990), 281.</ref> Certo, Levinas sostiene che l’antisemitismo è presente in ogni forma di razzismo.<ref>''Ibid.'', 261.</ref> Ciò che esattamente il fenomeno rivela sulla nostra umanità, quindi, è tra gli aspetti che verranno esaminati in questo Capitolo.
Per comprendere il perché dell'antisemitismo, dobbiamo prima affrontare una domanda preliminare: ''cos’è'' l'antisemitismo? Potremmo iniziare considerando cosa ''non'' è. L'antisemitismo non può essere ridotto a un sottoinsieme delle categorie generali di razzismo, xenofobia o bigottismo. Non deriva semplicemente dalla paura, dall'invidia o dal risentimento, sebbene tali emozioni possano essere presenti. In parole povere, l'antisemitismo non è una forma di razzismo; piuttosto, il razzismo è una forma di antisemitismo. L'economista nazista Peter Heinz Seraphim (1902-1979), ad esempio, ha insistito sul fatto che l'antisemitismo nazionalsocialista non riguarda il razzismo o le differenze etniche. È, piuttosto, un principio fondamentale, un principio primo, del nazionalsocialismo.<ref>Cfr. Max Weinreich, ''Hitler’s Professors: The Part of Scholarship in Germany’s Crimes Against the Jewish People'' (New Haven, CT: Yale University Press, 1999), 78.</ref> I nazisti non erano antisemiti perché erano razzisti; piuttosto, erano razzisti perché erano antisemiti. La loro prospettiva antisemita doveva essere determinata per giungere a un modo di pensare razzista: l'antisemitismo, non il razzismo, costituiva il nucleo della loro metafisica, la loro ''Weltanschauung''. Spiega [[w:Emil Fackenheim|Emil Fackenheim]]: "A ''Weltanschauung'' requires: cosmic scope, internal coherence or ''Geschlossenheit'', and a sincere commitment on the part of its devotees".<ref>Emil L. Fackenheim, "Holocaust and ''Weltanschauung'': Philosophical Reflections on Why They Did It", ''Holocaust and Genocide Studies'' 3 (1988): 204.</ref> Pertanto erano ciò che [[w:Simon Wiesenthal|Simon Wiesenthal]] (1908-2005) descrisse come "assassini per convinzione".<ref>Simon Wiesenthal, ''The Sunflower: On the Possibilities and Limits of Forgiveness'', trad. H. A. Piehler, ed. Harry James Cargas (New York: Schocken Books, 1997), 96.</ref> Il filosofo nazista Max Wundt (1879-1963) aveva perfettamente ragione, quindi, quando affermava che la visione ebraica di Dio, del mondo e dell'umanità "si contrappone alla visione del mondo popolare come sua totale antitesi".<ref>Max Wundt, ''Deutsche Weltanschauung'' (Munich: J. F. Lehmans, 1928), 75; cfr. anche Hans Sluga, ''Heidegger’s Crisis: Philosophy and Politics in Nazi Germany'' (Cambridge, MA: Harvard University Press, 1993), 113.</ref> Vale a dire: l'ebreo non è l'"altro" – l'ebreo e l'ebraismo comprendono il ''male'' che deve essere rimosso dal mondo, per il bene del Volk, anzi, per il bene di tutta l'umanità. "Se l’ebreo è vittorioso sugli altri popoli del mondo", scrive Adolf Hitler, "la sua corona sarà la corona funebre dell’umanità".<ref>[[w:Adolf Hitler|Adolf Hitler]], ''[[w:Mein Kampf|Mein Kampf]]'', trad. Ralph Manheim (Boston, MA: Houghton Mifflin, 1971), 65.</ref> Per l’antisemita, la premessa non è che tutti gli ebrei siano malvagi, ma che ogni male è ebraico.
L’antisemitismo è, in effetti, "l’odio più lungo della storia", come lo ha definito [[:en:w:Robert S. Wistrich|Robert Wistrich]] (1945-2015).<ref>Cfr. Robert S. Wistrich, ''Antisemitism: The Longest Hatred'' (New York: Schocken Books, 1994).</ref> Gli antisemiti vanno dall’antico filosofo greco [[w:Democrito|Democrito]] (ca. 460-370 AEV)<ref>Cfr. [[:en:w:Joshua Trachtenberg|Joshua Trachtenberg]], ''The Devil and the Jews: The Medieval Conception of the Jew and Its Relation to Modern Antisemitism'' (Philadelphia: Jewish Publication Society, 1983), 126.</ref> al Padre della Chiesa San [[w:Giovanni Crisostomo|Giovanni Crisostomo]] (347-407),<ref>Cfr. [[:en:w:Edward Flannery|Edward H. Flannery]], ''The Anguish of the Jews: Twenty-Three Centuries of Antisemitism'' (New York: Macmillan, 1965), 48.</ref> dal riformatore [[w:Martin Lutero|Martin Lutero]] (1483-1546)<ref>cfr. [[w:Raul Hilberg|Raul Hilberg]], ''The Destruction of the European Jews'' (Chicago: Quadrangle Books, 1961), 9.</ref> al filosofo illuminista [[w:Voltaire|Voltaire]] (1694-1778),<ref>Cfr. Voltaire, ''Philosophical Dictionary'', trad. Theodore Besterman (New York: Penguin, 1984), 144, 306–307.</ref> dal nazista [[w:Adolf Eichmann|Adolf Eichmann]] (1906-1962)<ref>Cfr. Haim Gouri, ''Facing the Glass Booth: The Jerusalem Trial of Adolf Eichmann'', trad. Michael Swirsky (Detroit, MI: Wayne State University Press, 2004).</ref> a [[w:Louis Farrakhan|Louis Farrakhan]] (n. 1933) della [[w:Nation of Islam|Nation of Islam]],<ref>Louis Farrakhan, "Minister Louis Farrakhan’s July Fourth Address", ''YouTube, July 4, 2020''.</ref> dal jihadista [[w:Sayyid Qutb|Sayyid Qutb]] (1906-1966)<ref>Cfr. Ronald L. Nettler, ''Past Trials and Present Tribulations: A Muslim Fundamentalist’s View of the Jews'' (Oxford, UK: Pergamon, 1987).</ref> al leader del Partito Laburista britannico [[w:Jeremy Corbyn|Jeremy Corbyn]] (n. 1949).<ref>"Antisemitism in Political Parties", ''Campaign Against Antisemitism'', 3 dicembre 2019.</ref> Si possono trovare in molti tempi e luoghi diversi, religioni e culture, ideologie e classi sociali. L'unica cosa che lo storico romano [[w:Publio Cornelio Tacito|Tacito]] (56-120)<ref>Cfr. per esempio, Tacitus, ''The Histories'', in ''The Annals and the Histories'', trad. {{en}} Alfred Church & William Brodribb, ed. Moses Hadas (New York: Modern Library, 2003), 564–565.</ref> ha in comune con la fondatrice di [[w:Black Lives Matter|Black Lives Matter]], [[w:Patrisse Cullors|Patrisse Cullors]] (n. 1983)<ref>Cfr. Joshua Washington, "Black Lives Matter’s Jewish Problem – In Their Own Words", ''The Times of Israel'', 7 agosto 2020.</ref> è l'odio per gli ebrei. In ogni caso, l'antisemitismo implica una collisione fondamentale tra visioni del mondo, che includono sempre una prospettiva assiomatica su ciò che costituisce il valore dell'altro essere umano. Dove sta dunque il ''Perché'' dell'antisemitismo?
=== L'anima: una chiave per il perché dell'antisemitismo ===
=== Uccidere Dio: lo scopo dell'antisemitismo ===
=== Il perché dell'antisemitismo e l'essenza del male ===
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== Note ==
{{Vedi anche|Serie delle interpretazioni|Serie misticismo ebraico|Serie maimonidea|Serie letteratura moderna|Serie dei sentimenti}}
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{{Immagine grande|Brief Moment.jpg|740px|I nomi che formano il disegno di questa immagine provengono dal database centrale delle vittime della [[Shoah]] presso lo [[w:Yad Vashem|Yad Vashem]]. L'opera commemora una piccola parte di coloro che perirono ad [[w:Campo di concentramento di Auschwitz|Auschwitz]] nel 1941.}}
== Il perché dell'antisemitismo ==
Nelle pagine che seguono uso il termine ''antisemitismo'' per riferirmi al fenomeno dell'odio verso gli ebrei nel corso dei secoli, sebbene il termine non sia entrato nell'uso comune fino alla fondazione della [[:en:w:Wilhelm Marr#League of antisemites|Lega degli Antisemiti (''Antisemiten-Liga'')]] da parte di [[w:Wilhelm Marr|Wilhelm Marr]] (1819-1904) nell'ottobre del 1879.<ref>Cfr. Moshe Zimmerman, ''Wilhelm Marr: The Patriarch of Anti-Semitism'' (Oxford, UK: Oxford University Press, 1986), 93.</ref> Marr adottò il termine per sostituire l'equivalente più volgare ''Judenhass'', ovvero "odio verso gli ebrei". Va inoltre sottolineato che l'uso dei termini ''antisemitismo'' o ''antisemita'' si riferisce a uno spettro di fenomeni, atteggiamenti e modi di pensare. Piuttosto che porre una condizione di tipo "o/o" – o odiatore di ebrei o non odiatore di ebrei – è come chiedersi se una stanza sia luminosa o buia: ci sono gradi. Uso la forma senza trattino del termine per chiarire che l'antisemitismo riguarda l'odio verso gli ebrei, e non l'odio verso i semiti in generale. L'odio verso gli Accadi, i Fenici o i Nabatei non è così diffuso. L’odio per gli ebrei, tuttavia, non è solo diffuso: è pressante, perché, come ha correttamente compreso [[Emmanuel Levinas]], è "nella sua essenza odio per un uomo che è altro da sé, vale a dire odio per l’altro uomo".<ref>Emmanuel Levinas, ''Difficult Freedom: Essays on Judaism'', trad. Sean Hand (Baltimore, MD: The Johns Hopkins University Press, 1990), 281.</ref> Certo, Levinas sostiene che l’antisemitismo è presente in ogni forma di razzismo.<ref>''Ibid.'', 261.</ref> Ciò che esattamente il fenomeno rivela sulla nostra umanità, quindi, è tra gli aspetti che verranno esaminati in questo Capitolo.
Per comprendere il perché dell'antisemitismo, dobbiamo prima affrontare una domanda preliminare: ''cos’è'' l'antisemitismo? Potremmo iniziare considerando cosa ''non'' è. L'antisemitismo non può essere ridotto a un sottoinsieme delle categorie generali di razzismo, xenofobia o bigottismo. Non deriva semplicemente dalla paura, dall'invidia o dal risentimento, sebbene tali emozioni possano essere presenti. In parole povere, l'antisemitismo non è una forma di razzismo; piuttosto, il razzismo è una forma di antisemitismo. L'economista nazista Peter Heinz Seraphim (1902-1979), ad esempio, ha insistito sul fatto che l'antisemitismo nazionalsocialista non riguarda il razzismo o le differenze etniche. È, piuttosto, un principio fondamentale, un principio primo, del nazionalsocialismo.<ref>Cfr. Max Weinreich, ''Hitler’s Professors: The Part of Scholarship in Germany’s Crimes Against the Jewish People'' (New Haven, CT: Yale University Press, 1999), 78.</ref> I nazisti non erano antisemiti perché erano razzisti; piuttosto, erano razzisti perché erano antisemiti. La loro prospettiva antisemita doveva essere determinata per giungere a un modo di pensare razzista: l'antisemitismo, non il razzismo, costituiva il nucleo della loro metafisica, la loro ''Weltanschauung''. Spiega [[w:Emil Fackenheim|Emil Fackenheim]]: "A ''Weltanschauung'' requires: cosmic scope, internal coherence or ''Geschlossenheit'', and a sincere commitment on the part of its devotees".<ref>Emil L. Fackenheim, "Holocaust and ''Weltanschauung'': Philosophical Reflections on Why They Did It", ''Holocaust and Genocide Studies'' 3 (1988): 204.</ref> Pertanto erano ciò che [[w:Simon Wiesenthal|Simon Wiesenthal]] (1908-2005) descrisse come "assassini per convinzione".<ref>Simon Wiesenthal, ''The Sunflower: On the Possibilities and Limits of Forgiveness'', trad. H. A. Piehler, ed. Harry James Cargas (New York: Schocken Books, 1997), 96.</ref> Il filosofo nazista Max Wundt (1879-1963) aveva perfettamente ragione, quindi, quando affermava che la visione ebraica di Dio, del mondo e dell'umanità "si contrappone alla visione del mondo popolare come sua totale antitesi".<ref>Max Wundt, ''Deutsche Weltanschauung'' (Munich: J. F. Lehmans, 1928), 75; cfr. anche Hans Sluga, ''Heidegger’s Crisis: Philosophy and Politics in Nazi Germany'' (Cambridge, MA: Harvard University Press, 1993), 113.</ref> Vale a dire: l'ebreo non è l'"altro" – l'ebreo e l'ebraismo comprendono il ''male'' che deve essere rimosso dal mondo, per il bene del Volk, anzi, per il bene di tutta l'umanità. "Se l’ebreo è vittorioso sugli altri popoli del mondo", scrive Adolf Hitler, "la sua corona sarà la corona funebre dell’umanità".<ref>[[w:Adolf Hitler|Adolf Hitler]], ''[[w:Mein Kampf|Mein Kampf]]'', trad. Ralph Manheim (Boston, MA: Houghton Mifflin, 1971), 65.</ref> Per l’antisemita, la premessa non è che tutti gli ebrei siano malvagi, ma che ogni male è ebraico.
L’antisemitismo è, in effetti, "l’odio più lungo della storia", come lo ha definito [[:en:w:Robert S. Wistrich|Robert Wistrich]] (1945-2015).<ref>Cfr. Robert S. Wistrich, ''Antisemitism: The Longest Hatred'' (New York: Schocken Books, 1994).</ref> Gli antisemiti vanno dall’antico filosofo greco [[w:Democrito|Democrito]] (ca. 460-370 AEV)<ref>Cfr. [[:en:w:Joshua Trachtenberg|Joshua Trachtenberg]], ''The Devil and the Jews: The Medieval Conception of the Jew and Its Relation to Modern Antisemitism'' (Philadelphia: Jewish Publication Society, 1983), 126.</ref> al Padre della Chiesa San [[w:Giovanni Crisostomo|Giovanni Crisostomo]] (347-407),<ref>Cfr. [[:en:w:Edward Flannery|Edward H. Flannery]], ''The Anguish of the Jews: Twenty-Three Centuries of Antisemitism'' (New York: Macmillan, 1965), 48.</ref> dal riformatore [[w:Martin Lutero|Martin Lutero]] (1483-1546)<ref>cfr. [[w:Raul Hilberg|Raul Hilberg]], ''The Destruction of the European Jews'' (Chicago: Quadrangle Books, 1961), 9.</ref> al filosofo illuminista [[w:Voltaire|Voltaire]] (1694-1778),<ref>Cfr. Voltaire, ''Philosophical Dictionary'', trad. Theodore Besterman (New York: Penguin, 1984), 144, 306–307.</ref> dal nazista [[w:Adolf Eichmann|Adolf Eichmann]] (1906-1962)<ref>Cfr. Haim Gouri, ''Facing the Glass Booth: The Jerusalem Trial of Adolf Eichmann'', trad. Michael Swirsky (Detroit, MI: Wayne State University Press, 2004).</ref> a [[w:Louis Farrakhan|Louis Farrakhan]] (n. 1933) della [[w:Nation of Islam|Nation of Islam]],<ref>Louis Farrakhan, "Minister Louis Farrakhan’s July Fourth Address", ''YouTube, July 4, 2020''.</ref> dal jihadista [[w:Sayyid Qutb|Sayyid Qutb]] (1906-1966)<ref>Cfr. Ronald L. Nettler, ''Past Trials and Present Tribulations: A Muslim Fundamentalist’s View of the Jews'' (Oxford, UK: Pergamon, 1987).</ref> al leader del Partito Laburista britannico [[w:Jeremy Corbyn|Jeremy Corbyn]] (n. 1949).<ref>"Antisemitism in Political Parties", ''Campaign Against Antisemitism'', 3 dicembre 2019.</ref> Si possono trovare in molti tempi e luoghi diversi, religioni e culture, ideologie e classi sociali. L'unica cosa che lo storico romano [[w:Publio Cornelio Tacito|Tacito]] (56-120)<ref>Cfr. per esempio, Tacitus, ''The Histories'', in ''The Annals and the Histories'', trad. {{en}} Alfred Church & William Brodribb, ed. Moses Hadas (New York: Modern Library, 2003), 564–565.</ref> ha in comune con la fondatrice di [[w:Black Lives Matter|Black Lives Matter]], [[w:Patrisse Cullors|Patrisse Cullors]] (n. 1983)<ref>Cfr. Joshua Washington, "Black Lives Matter’s Jewish Problem – In Their Own Words", ''The Times of Israel'', 7 agosto 2020.</ref> è l'odio per gli ebrei. In ogni caso, l'antisemitismo implica una collisione fondamentale tra visioni del mondo, che includono sempre una prospettiva assiomatica su ciò che costituisce il valore dell'altro essere umano. Dove sta dunque il ''Perché'' dell'antisemitismo?
Una scena del film del 2013 di [[w:Brian Percival|Brian Percival]], ''[[w:Storia di una ladra di libri|The Book Thief]]'', basato sul [[w:La bambina che salvava i libri|romanzo]] di [[w:Markus Zusak|Markus Zusak]],<ref>Cfr. Markus Zusak, ''The Book Thief'' (New York: Alfred A. Knopf, 2007).</ref> può iniziare a fornire un indizio. Una bambina di nome Liesel, accolta da una famiglia tedesca nella Germania nazista dopo che la madre è stata arrestata per essere comunista, esce un giorno con il padre adottivo. Assistono all'arresto di un negoziante da parte della Gestapo perché sospettato di essere ebreo. Suo padre cerca di intervenire solo per essere spinto a terra da un agente della Gestapo. Liesel, ovviamente, è traumatizzata. Torna a casa e scende in cantina, dove la sua famiglia nasconde un giovane ebreo di nome Max; chiede a Max: "Why did they treat him [her father] like that?". E lui risponde: "Because he reminded them of their humanity". E l'ebreo ricordava a suo padre la propria umanità. Ma cosa ci viene ricordato quando ci viene ricordata la nostra umanità? E perché dovremmo odiare qualcuno per avercelo ricordato?
Nell'ebraismo, come abbiamo visto, essere ricordati della nostra umanità significa venirci ricordata la nostra responsabilità verso e per l'altro essere umano, sia prossimo che straniero. Poiché l'altro essere umano è infinitamente prezioso, la nostra responsabilità è infinitamente profonda. In effetti, più reagiamo, più diventiamo responsabili: il debito aumenta nella misura in cui viene pagato, così che siamo per sempre in arretrato. Da qui lo stereotipo antisemita degli ebrei come custodi dei registri del mondo. Ricordandoci la nostra umanità, gli ebrei non ci lasciano dormire. E noi teniamo caro il nostro sonno: come la storia ha dimostrato, uccidiamo coloro che ci scuotono dal nostro sonno e ci risvegliano alla nostra predeterminata e infinita responsabilità verso e per l'altro essere umano, che inizia ma non finisce mai con gli ebrei. Il ''Perché'' dell'antisemitismo, quindi, va ricercato in una fondamentale opposizione a un insegnamento fondamentale dell'ebraismo riguardante la sacralità dell'altro essere umano, in particolare dello straniero. È un'opposizione all'amore per lo straniero comandato trentasei volte nella Torah. È un'opposizione a Dio: l'odio degli ebrei è odio verso Dio, un odio per il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. È un odio, quindi, antico quanto i testimoni del Dio di Abramo, antico e perenne quanto la [[Torah]] stessa. Riemerge ogni volta che soccombiamo alla tentazione primordiale del serpente: "Sarete come Dio" ({{passo biblico2|Genesi|3:5}}). È una tentazione che si annida nell'anima di ogni essere umano, come si annidava nel primo essere umano.
L'odio per gli ebrei è un odio per la domanda rivolta ad Adamo: Dove sei? È un odio per le domande rivolte a Caino: Dov'è tuo fratello? E cosa hai fatto? È, soprattutto, un odio per Colui che chiede e per Colui del quale siamo interrogati. Ripeto: l'odio per gli ebrei è odio per Dio, e l'odio per Dio è odio per l'altro essere umano. Il suprematista bianco vorrebbe eclissare Dio. Lo stalinista vorrebbe usurpare Dio. Il jihadista vorrebbe appropriarsi di Dio. Tutti loro ucciderebbero Dio e, con Dio, il divieto divino di uccidere, a cominciare dai più antichi testimoni di Dio di tale divieto: gli ebrei.
Il ''Perché'' dell'antisemitismo ha poco a che fare con razzismo, xenofobia, invidia economica, elitismo ebraico, ricerca di capri espiatori, disturbi psicologici, strutture sociali, divisioni manichee del mondo in Noi e Loro, e simili; tali contingenze ontologiche forniscono semplicemente le varie occasioni per l'affiorare di un odio antiebraico già latente. Né l'antisemitismo nasce da certe posizioni teologiche, filosofiche o ideologiche; piuttosto, certe posizioni teologiche, filosofiche o ideologiche nascono dall'antisemitismo. Wistrich sottolinea la differenza tra l'antisemitismo e altre forme di odio affermando: "The sacral, quasi-metaphysical quality of antisemitism is singularly absent in other cases".<ref>Robert Wistrich, ''A Lethal Obsession: Anti-Semitism from Antiquity to the Global Jihad'' (New York: Random House, 2010), 80.</ref> È più di un "quasi". L'antisemitismo ha origini metafisiche che trascendono le sue manifestazioni ontologiche. Poiché nasce dalle profondità della soggettività umana, al di là di ogni categoria e contingenza ontologica, sondare le profondità dell'antisemitismo implica sondare le profondità dell'anima umana – della propria anima. Ecco perché figure così diverse come Democrito e San Giovanni Crisostomo, Martin Lutero e Sayyid Qutb, Tacito e Louis Farrakhan hanno in comune l'odio per gli ebrei: sono tutti figli di Adamo con un'anima umana.
La mia tesi, certo, si fonda su una certa comprensione – una comprensione ebraica – dell'anima come emanazione del Santo che trascende le coordinate della realtà ontologica, spazio-temporale. Il mio metodo, quindi, è quello di rivolgermi all'oggetto dell'odio antisemita – gli ebrei, l'ebraismo e l'insegnamento ebraico – per giungere a una comprensione più profonda del perché di questo fenomeno primordiale.
=== L'anima: una chiave per il perché dell'antisemitismo ===
=== Uccidere Dio: lo scopo dell'antisemitismo ===
=== Il perché dell'antisemitismo e l'essenza del male ===
{{clear}}
== Note ==
{{Vedi anche|Serie delle interpretazioni|Serie misticismo ebraico|Serie maimonidea|Serie letteratura moderna|Serie dei sentimenti}}
<div style="height: 180px; overflow: auto; padding: 3px; border:1px solid #AAAAAA; reflist4"><references/></div>
{{Avanzamento|50%|18 giugno 2025}}
[[Categoria:Connessioni|Capitolo 5]]
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{{Immagine grande|Brief Moment.jpg|740px|I nomi che formano il disegno di questa immagine provengono dal database centrale delle vittime della [[Shoah]] presso lo [[w:Yad Vashem|Yad Vashem]]. L'opera commemora una piccola parte di coloro che perirono ad [[w:Campo di concentramento di Auschwitz|Auschwitz]] nel 1941.}}
== Il perché dell'antisemitismo ==
Nelle pagine che seguono uso il termine ''antisemitismo'' per riferirmi al fenomeno dell'odio verso gli ebrei nel corso dei secoli, sebbene il termine non sia entrato nell'uso comune fino alla fondazione della [[:en:w:Wilhelm Marr#League of antisemites|Lega degli Antisemiti (''Antisemiten-Liga'')]] da parte di [[w:Wilhelm Marr|Wilhelm Marr]] (1819-1904) nell'ottobre del 1879.<ref>Cfr. Moshe Zimmerman, ''Wilhelm Marr: The Patriarch of Anti-Semitism'' (Oxford, UK: Oxford University Press, 1986), 93.</ref> Marr adottò il termine per sostituire l'equivalente più volgare ''Judenhass'', ovvero "odio verso gli ebrei". Va inoltre sottolineato che l'uso dei termini ''antisemitismo'' o ''antisemita'' si riferisce a uno spettro di fenomeni, atteggiamenti e modi di pensare. Piuttosto che porre una condizione di tipo "o/o" – o odiatore di ebrei o non odiatore di ebrei – è come chiedersi se una stanza sia luminosa o buia: ci sono gradi. Uso la forma senza trattino del termine per chiarire che l'antisemitismo riguarda l'odio verso gli ebrei, e non l'odio verso i semiti in generale. L'odio verso gli Accadi, i Fenici o i Nabatei non è così diffuso. L’odio per gli ebrei, tuttavia, non è solo diffuso: è pressante, perché, come ha correttamente compreso [[Emmanuel Levinas]], è "nella sua essenza odio per un uomo che è altro da sé, vale a dire odio per l’altro uomo".<ref>Emmanuel Levinas, ''Difficult Freedom: Essays on Judaism'', trad. Sean Hand (Baltimore, MD: The Johns Hopkins University Press, 1990), 281.</ref> Certo, Levinas sostiene che l’antisemitismo è presente in ogni forma di razzismo.<ref>''Ibid.'', 261.</ref> Ciò che esattamente il fenomeno rivela sulla nostra umanità, quindi, è tra gli aspetti che verranno esaminati in questo Capitolo.
Per comprendere il perché dell'antisemitismo, dobbiamo prima affrontare una domanda preliminare: ''cos’è'' l'antisemitismo? Potremmo iniziare considerando cosa ''non'' è. L'antisemitismo non può essere ridotto a un sottoinsieme delle categorie generali di razzismo, xenofobia o bigottismo. Non deriva semplicemente dalla paura, dall'invidia o dal risentimento, sebbene tali emozioni possano essere presenti. In parole povere, l'antisemitismo non è una forma di razzismo; piuttosto, il razzismo è una forma di antisemitismo. L'economista nazista Peter Heinz Seraphim (1902-1979), ad esempio, ha insistito sul fatto che l'antisemitismo nazionalsocialista non riguarda il razzismo o le differenze etniche. È, piuttosto, un principio fondamentale, un principio primo, del nazionalsocialismo.<ref>Cfr. Max Weinreich, ''Hitler’s Professors: The Part of Scholarship in Germany’s Crimes Against the Jewish People'' (New Haven, CT: Yale University Press, 1999), 78.</ref> I nazisti non erano antisemiti perché erano razzisti; piuttosto, erano razzisti perché erano antisemiti. La loro prospettiva antisemita doveva essere determinata per giungere a un modo di pensare razzista: l'antisemitismo, non il razzismo, costituiva il nucleo della loro metafisica, la loro ''Weltanschauung''. Spiega [[w:Emil Fackenheim|Emil Fackenheim]]: "A ''Weltanschauung'' requires: cosmic scope, internal coherence or ''Geschlossenheit'', and a sincere commitment on the part of its devotees".<ref>Emil L. Fackenheim, "Holocaust and ''Weltanschauung'': Philosophical Reflections on Why They Did It", ''Holocaust and Genocide Studies'' 3 (1988): 204.</ref> Pertanto erano ciò che [[w:Simon Wiesenthal|Simon Wiesenthal]] (1908-2005) descrisse come "assassini per convinzione".<ref>Simon Wiesenthal, ''The Sunflower: On the Possibilities and Limits of Forgiveness'', trad. H. A. Piehler, ed. Harry James Cargas (New York: Schocken Books, 1997), 96.</ref> Il filosofo nazista Max Wundt (1879-1963) aveva perfettamente ragione, quindi, quando affermava che la visione ebraica di Dio, del mondo e dell'umanità "si contrappone alla visione del mondo popolare come sua totale antitesi".<ref>Max Wundt, ''Deutsche Weltanschauung'' (Munich: J. F. Lehmans, 1928), 75; cfr. anche Hans Sluga, ''Heidegger’s Crisis: Philosophy and Politics in Nazi Germany'' (Cambridge, MA: Harvard University Press, 1993), 113.</ref> Vale a dire: l'ebreo non è l'"altro" – l'ebreo e l'ebraismo comprendono il ''male'' che deve essere rimosso dal mondo, per il bene del Volk, anzi, per il bene di tutta l'umanità. "Se l’ebreo è vittorioso sugli altri popoli del mondo", scrive Adolf Hitler, "la sua corona sarà la corona funebre dell’umanità".<ref>[[w:Adolf Hitler|Adolf Hitler]], ''[[w:Mein Kampf|Mein Kampf]]'', trad. Ralph Manheim (Boston, MA: Houghton Mifflin, 1971), 65.</ref> Per l’antisemita, la premessa non è che tutti gli ebrei siano malvagi, ma che ogni male è ebraico.
L’antisemitismo è, in effetti, "l’odio più lungo della storia", come lo ha definito [[:en:w:Robert S. Wistrich|Robert Wistrich]] (1945-2015).<ref>Cfr. Robert S. Wistrich, ''Antisemitism: The Longest Hatred'' (New York: Schocken Books, 1994).</ref> Gli antisemiti vanno dall’antico filosofo greco [[w:Democrito|Democrito]] (ca. 460-370 AEV)<ref>Cfr. [[:en:w:Joshua Trachtenberg|Joshua Trachtenberg]], ''The Devil and the Jews: The Medieval Conception of the Jew and Its Relation to Modern Antisemitism'' (Philadelphia: Jewish Publication Society, 1983), 126.</ref> al Padre della Chiesa San [[w:Giovanni Crisostomo|Giovanni Crisostomo]] (347-407),<ref>Cfr. [[:en:w:Edward Flannery|Edward H. Flannery]], ''The Anguish of the Jews: Twenty-Three Centuries of Antisemitism'' (New York: Macmillan, 1965), 48.</ref> dal riformatore [[w:Martin Lutero|Martin Lutero]] (1483-1546)<ref>cfr. [[w:Raul Hilberg|Raul Hilberg]], ''The Destruction of the European Jews'' (Chicago: Quadrangle Books, 1961), 9.</ref> al filosofo illuminista [[w:Voltaire|Voltaire]] (1694-1778),<ref>Cfr. Voltaire, ''Philosophical Dictionary'', trad. Theodore Besterman (New York: Penguin, 1984), 144, 306–307.</ref> dal nazista [[w:Adolf Eichmann|Adolf Eichmann]] (1906-1962)<ref>Cfr. Haim Gouri, ''Facing the Glass Booth: The Jerusalem Trial of Adolf Eichmann'', trad. Michael Swirsky (Detroit, MI: Wayne State University Press, 2004).</ref> a [[w:Louis Farrakhan|Louis Farrakhan]] (n. 1933) della [[w:Nation of Islam|Nation of Islam]],<ref>Louis Farrakhan, "Minister Louis Farrakhan’s July Fourth Address", ''YouTube, July 4, 2020''.</ref> dal jihadista [[w:Sayyid Qutb|Sayyid Qutb]] (1906-1966)<ref>Cfr. Ronald L. Nettler, ''Past Trials and Present Tribulations: A Muslim Fundamentalist’s View of the Jews'' (Oxford, UK: Pergamon, 1987).</ref> al leader del Partito Laburista britannico [[w:Jeremy Corbyn|Jeremy Corbyn]] (n. 1949).<ref>"Antisemitism in Political Parties", ''Campaign Against Antisemitism'', 3 dicembre 2019.</ref> Si possono trovare in molti tempi e luoghi diversi, religioni e culture, ideologie e classi sociali. L'unica cosa che lo storico romano [[w:Publio Cornelio Tacito|Tacito]] (56-120)<ref>Cfr. per esempio, Tacitus, ''The Histories'', in ''The Annals and the Histories'', trad. {{en}} Alfred Church & William Brodribb, ed. Moses Hadas (New York: Modern Library, 2003), 564–565.</ref> ha in comune con la fondatrice di [[w:Black Lives Matter|Black Lives Matter]], [[w:Patrisse Cullors|Patrisse Cullors]] (n. 1983)<ref>Cfr. Joshua Washington, "Black Lives Matter’s Jewish Problem – In Their Own Words", ''The Times of Israel'', 7 agosto 2020.</ref> è l'odio per gli ebrei. In ogni caso, l'antisemitismo implica una collisione fondamentale tra visioni del mondo, che includono sempre una prospettiva assiomatica su ciò che costituisce il valore dell'altro essere umano. Dove sta dunque il ''Perché'' dell'antisemitismo?
Una scena del film del 2013 di [[w:Brian Percival|Brian Percival]], ''[[w:Storia di una ladra di libri|The Book Thief]]'', basato sul [[w:La bambina che salvava i libri|romanzo]] di [[w:Markus Zusak|Markus Zusak]],<ref>Cfr. Markus Zusak, ''The Book Thief'' (New York: Alfred A. Knopf, 2007).</ref> può iniziare a fornire un indizio. Una bambina di nome Liesel, accolta da una famiglia tedesca nella Germania nazista dopo che la madre è stata arrestata per essere comunista, esce un giorno con il padre adottivo. Assistono all'arresto di un negoziante da parte della Gestapo perché sospettato di essere ebreo. Suo padre cerca di intervenire solo per essere spinto a terra da un agente della Gestapo. Liesel, ovviamente, è traumatizzata. Torna a casa e scende in cantina, dove la sua famiglia nasconde un giovane ebreo di nome Max; chiede a Max: "Why did they treat him [her father] like that?". E lui risponde: "Because he reminded them of their humanity". E l'ebreo ricordava a suo padre la propria umanità. Ma cosa ci viene ricordato quando ci viene ricordata la nostra umanità? E perché dovremmo odiare qualcuno per avercelo ricordato?
Nell'ebraismo, come abbiamo visto, essere ricordati della nostra umanità significa venirci ricordata la nostra responsabilità verso e per l'altro essere umano, sia prossimo che straniero. Poiché l'altro essere umano è infinitamente prezioso, la nostra responsabilità è infinitamente profonda. In effetti, più reagiamo, più diventiamo responsabili: il debito aumenta nella misura in cui viene pagato, così che siamo per sempre in arretrato. Da qui lo stereotipo antisemita degli ebrei come custodi dei registri del mondo. Ricordandoci la nostra umanità, gli ebrei non ci lasciano dormire. E noi teniamo caro il nostro sonno: come la storia ha dimostrato, uccidiamo coloro che ci scuotono dal nostro sonno e ci risvegliano alla nostra predeterminata e infinita responsabilità verso e per l'altro essere umano, che inizia ma non finisce mai con gli ebrei. Il ''Perché'' dell'antisemitismo, quindi, va ricercato in una fondamentale opposizione a un insegnamento fondamentale dell'ebraismo riguardante la sacralità dell'altro essere umano, in particolare dello straniero. È un'opposizione all'amore per lo straniero comandato trentasei volte nella Torah. È un'opposizione a Dio: l'odio degli ebrei è odio verso Dio, un odio per il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. È un odio, quindi, antico quanto i testimoni del Dio di Abramo, antico e perenne quanto la [[Torah]] stessa. Riemerge ogni volta che soccombiamo alla tentazione primordiale del serpente: "Sarete come Dio" ({{passo biblico2|Genesi|3:5}}). È una tentazione che si annida nell'anima di ogni essere umano, come si annidava nel primo essere umano.
L'odio per gli ebrei è un odio per la domanda rivolta ad Adamo: Dove sei? È un odio per le domande rivolte a Caino: Dov'è tuo fratello? E cosa hai fatto? È, soprattutto, un odio per Colui che chiede e per Colui del quale siamo interrogati. Ripeto: l'odio per gli ebrei è odio per Dio, e l'odio per Dio è odio per l'altro essere umano. Il suprematista bianco vorrebbe eclissare Dio. Lo stalinista vorrebbe usurpare Dio. Il jihadista vorrebbe appropriarsi di Dio. Tutti loro ucciderebbero Dio e, con Dio, il divieto divino di uccidere, a cominciare dai più antichi testimoni di Dio di tale divieto: gli ebrei.
Il ''Perché'' dell'antisemitismo ha poco a che fare con razzismo, xenofobia, invidia economica, elitismo ebraico, ricerca di capri espiatori, disturbi psicologici, strutture sociali, divisioni manichee del mondo in Noi e Loro, e simili; tali contingenze ontologiche forniscono semplicemente le varie occasioni per l'affiorare di un odio antiebraico già latente. Né l'antisemitismo nasce da certe posizioni teologiche, filosofiche o ideologiche; piuttosto, certe posizioni teologiche, filosofiche o ideologiche nascono dall'antisemitismo. Wistrich sottolinea la differenza tra l'antisemitismo e altre forme di odio affermando: "The sacral, quasi-metaphysical quality of antisemitism is singularly absent in other cases".<ref>Robert Wistrich, ''A Lethal Obsession: Anti-Semitism from Antiquity to the Global Jihad'' (New York: Random House, 2010), 80.</ref> È più di un "quasi". L'antisemitismo ha origini metafisiche che trascendono le sue manifestazioni ontologiche. Poiché nasce dalle profondità della soggettività umana, al di là di ogni categoria e contingenza ontologica, sondare le profondità dell'antisemitismo implica sondare le profondità dell'anima umana – della propria anima. Ecco perché figure così diverse come Democrito e San Giovanni Crisostomo, Martin Lutero e Sayyid Qutb, Tacito e Louis Farrakhan hanno in comune l'odio per gli ebrei: sono tutti figli di Adamo con un'anima umana.
La mia tesi, certo, si fonda su una certa comprensione – una comprensione ebraica – dell'anima come emanazione del Santo che trascende le coordinate della realtà ontologica, spazio-temporale. Il mio metodo, quindi, è quello di rivolgermi all'oggetto dell'odio antisemita – gli ebrei, l'ebraismo e l'insegnamento ebraico – per giungere a una comprensione più profonda del perché di questo fenomeno primordiale.
=== L'anima: una chiave per il perché dell'antisemitismo ===
Levinas afferma che "l'antisemitismo è l'archetipo di ogni internamento".<ref>Levinas, ''Difficult Freedom'', 153.</ref> Cosa può significare questo, e cosa ci dice su ciò che l'antisemita è ''anti-''? Laddove la [[Torah]] narra che Dio soffiò una ''nishmat chayim'' – un'"anima vivente" o "l'anima della vita" – in Adamo, il ''[[w:Targum|Targum]]'' di [[w:Onkelos|Onkelos]] (ca. 35-120), la traduzione aramaica della Torah, rende ''nishmat chayim'' come ''ruach memalela'', che significa "uno spirito parlante" o "lo spirito permeato dalla parola". Secondo l'insegnamento ebraico, Dio soffiò la Parola della Torah nell'essere umano, perché proprio la Torah è l'anima della vita; è, come insegnato nel [[w:Libro dei Proverbi|Libro dei Proverbi]], l'[[w:Albero della vita (cabala)|Albero della Vita]] ({{passo biblico|Proverbi|3:18}}). Abbiamo quindi l'insegnamento che ogni anima è legata a una lettera della Torah (''Nefesh HaChayim, Gate'' IV, 11:1). Poiché l'anima è fatta di Torah, ogni giorno preghiamo Dio affinché ci conceda la nostra parte nella Torah, come è scritto nel ''[[w:Pirkei Avot|Pirke Avot]]'' (5:20). L'antisemita seppellirebbe in una tomba di odio ebraico le parole della Torah che compongono l'anima. Questo è ciò che l'antisemita è contro: si propone di uccidere l'anima cancellando le parole della Torah pronunciate dallo spirito parlante che le dà vita.
Questo odio per le parole della Torah, centrale nel ''Perché'' dell'antisemitismo, non si limita agli ebrei; è, come già osservato, "odio per l'altro uomo". Ma che dire degli ebrei che disprezzano le parole della Torah, ebrei come [[w:Karl Marx|Karl Marx]] (1818-1883), [[w:Lev Trockij|Lev Trockij]] (1879-1940) e [[w:Noam Chomsky|Noam Chomsky]] (n. 1928)? Sono anche loro oggetto dell'antisemitismo dell'antisemita? In generale, la risposta è: sì. Perché? Perché, come ha insistito il nazista (poi condannato all'impiccagione nel 1946) [[w:Alfred Rosenberg|Alfred Rosenberg]], il veleno dell'ebraismo – la Torah che costituisce l'anima ebraica – appartiene all'essenza dell'ebreo.<ref>Alfred Rosenberg, ''Race and Race History and Other Essays'', ed. Robert Pois (New York: Harper & Row, 1974), 131–32.</ref> Pertanto, gli ebrei non possono né convertirsi a un'altra religione né essere assimilati al corpo politico, indipendentemente dalle parole che pronunciano o dalle azioni che compiono. Se dicono di rifiutare gli insegnamenti della tradizione ebraica, è perché mentono, e la menzogna fa parte della loro essenza, come sosteneva Hitler,<ref>Hitler, ''Mein Kampf'', 307.</ref> perché il loro intero scopo è quello di "ingannare astutamente gli stupidi ''Goyim''".<ref>''Ibid.'', 325.</ref> Non importa quanto o con quanta veemenza un ebreo possa sforzarsi di essere un "buon ebreo" denunciando la stessa Torah di cui è fatta la sua anima, non ci si può comunque mai fidare di lui.
Progettato per sterminare gli ebrei, Auschwitz fu realizzato per cancellare l'insegnamento ebraico riguardante il valore dell'altro essere umano. I punti sollevati nel [[Connessioni/Capitolo 2|Capitolo 2]] trovano qui applicazione: il termine ebraico per "essere umano", ''ben adam'', significa letteralmente "figlio di Adamo", cosicché attraverso Adamo ogni anima è fisicamente legata all'altra, e attraverso il Creatore ciascuna è metafisicamente legata a tutte. [[w:Chaim ibn Attar|Chayim ben Attar]] nell’''Or HaChayim'' afferma che l'anima è fatta "della ‘luce’ di Dio che emana dal trono di gloria di Dio", e che ogni emanazione è connessa all'altra (''Or HaChayim'' su {{passo biblico2|Genesi|46:4}}). Il fisico ha bisogno del metafisico per avere significato, e il metafisico ha bisogno del fisico per manifestarsi.
=== Uccidere Dio: lo scopo dell'antisemitismo ===
=== Il perché dell'antisemitismo e l'essenza del male ===
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== Note ==
{{Vedi anche|Serie delle interpretazioni|Serie misticismo ebraico|Serie maimonidea|Serie letteratura moderna|Serie dei sentimenti}}
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== Parola, Sangue, Redenzione: l'essenza dell'antisemitismo ==
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== Note ==
{{Vedi anche|Serie delle interpretazioni|Serie misticismo ebraico|Serie maimonidea|Serie letteratura moderna|Serie dei sentimenti}}
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[[Categoria:Connessioni|Capitolo 6]]
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== Jihadismo islamico: l'eredità dell'antisemitismo nazista ==
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