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<div style="text-align:{{#if:{{{1|{{{motivo|}}}}}}|left|center}}">Per questa pagina è stata richiesta la
'''[[Aiuto:Cancellazione e ripristino delle pagine|cancellazione immediata]]'''{{#if:{{{1|{{{motivo|}}}}}}| perché: ''{{{1|{{{motivo}}}}}}''}}.<br /><small><span class="plainlinks">''Amministratori, ricordate di controllare [[Special:Whatlinkshere/{{NAMESPACE}}:{{PAGENAME}}|se qualche pagina punta a questa]] e [{{fullurl:{{NAMESPACE}}:{{PAGENAME}}|action=history}} la cronologia della pagina] ([{{fullurl:{{NAMESPACE}}:{{PAGENAME}}|diff=0}} ultima modifica]) prima della [{{fullurl:{{NAMESPACE}}:{{PAGENAME}}|action=delete}} cancellazione].''</span></small></div>
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{{Documentazione}}
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Aiuto:Guida essenziale/Namespace
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TrameOscure
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/* Alcuni namespace utilizzati */ letture per wikipediani
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text/x-wiki
{{tutorial}}
{{TOCright Aiuto}}
==Cos'è un namespace==
Tutti gli articoli presenti su Wikisource sono raggiungibili attraverso una URL che contiene il nome della voce in questione. Ad esempio, se si vuole guardare il testo degli "Annali" di [[Autore:Vittorio Alfieri|Vittorio Alfieri]], l'URL sarà
<code><nowiki>http://it.wikisource.org/wiki/Annali</nowiki></code>
La pagina iniziale di questa guida essenziale ha però una URL un po' diversa:
<code><nowiki>http://it.wikisource.org/wiki/Aiuto:Guida essenziale</nowiki></code>
Ti capiterà di vedere molte pagine che presentano, dopo il primo pezzo di URL comune a tutte <code><nowiki>http://it.wikisource.org/wiki/</nowiki></code>, una struttura separata dal carattere '''<code>:</code>'''. Questo perché ogni pagina risiede in un suo '''namespace''', e infatti la struttura generale dell'URL è la seguente:
<code><nowiki>http://it.wikisource.org/wiki/</nowiki>'''Nome del namespace:Nome della pagina'''</code>
(l'unica eccezione è che nell'URL delle pagine dei Testi non si mette il ''namespace'', come nell'esempio sopra)
I namespaces sono stati creati principalmente per separare i diversi ambiti di utilizzo di Wikisource, in cui coesistono le pagine dei Testi e pagine di gestione di questi ultimi, di discussione, di categorizzazione, ed altre tipologie ancora: di seguito descriviamo brevemente i namespaces di utilizzo più frequente.
==Alcuni namespace utilizzati==
[[File:BBB-Bunny.png|miniatura|400x400px|Wikipediano smarrito che non ha letto le pagine di Aiuto e non capisce come mai il ns0 di Wikisource è così diverso da quello di Wikipedia...]]
Prima di elencare alcuni namespace spiegandone brevemente l'utilizzo, ricordiamo una cosa che abbiamo già accennato in precedenza: ogni pagina (eccetto le pagine del namespace ''Speciale'') è affiancata dalla propria pagina di discussione.
===Principale (main, o ns0)===
Ogni Testo pubblicato su Wikisource ha una pagina dedicata che riporta il testo vero e proprio (ad esempio [[A la matin bonora]]) o l'indice se il testo è molto ampio (ad esempio [[Africa orrenda]] o [[Divina commedia]]), oltre ad altre informazioni utili per la lettura. Contrariamente a Wikipedia, in cui i testi si scrivono e leggono in questo namespace, su wikisource il ns0 è usato quasi solo per la lettura: per la scrittura si usano i successivi due namespace, che fungono anche da "fonte" per il testo pubblicato.
===Pagina===
Contiene una ad una le singole pagine del testo "tipografico" originario, e viene utilizzato per la "''versione con testo a fronte''", cioè una rappresentazione in cui l'immagine (foto o scansione) di un libro è presentata accanto allo spazio in cui il testo è da trascrivere (o è stato trascritto) dai wikisourciani. Puoi vederne un esempio [[Pagina:Africa orrenda.djvu/11|qui]]. Questo è il namespace su cui viene fatta la maggior parte del lavoro e da cui un principiante (anche se esperto wikipediano) è meglio che cominci.
===Indice===
Insieme al namespace "Pagina", costituisce "l'ambiente di lavoro" in cui i wikisourciani trascrivono i testi che vengono poi pubblicati nel namespace Principale.
È infatti il namespace che elenca tutte le "Pagine" e le raggruppa nei capitoli del libro finale, cioè fa effettivamente da indice delle versioni ''con testo a fronte''. Tuttavia, lo scopo delle pagine Indice non è tanto quello di essere consultate dai lettori per navigare nei testi, quanto quello di fare da "ponte" fra le Pagine (dove avviene la trascrizione) ed il ns0 (dove il lettore legge il Testo finale): insomma, ha una funzione operativa estremamente tecnica e complessa. Per tale motivo è sconsigliato anche a wikipediani esperti cominciare da un ''Indice'', perchè su Wikipedia non esiste nulla di paragonabile.
Un esempio [[Indice:Africa_orrenda.djvu|qui]].<br/>
{{hr}}
===Utente===
Ogni utente registrato ha la propria pagina personale, dove è possibile descriversi, mettere appunti, link utili, eccetera; è raggiungibile semplicemente cliccando, sull'estremo superiore della pagina, sul proprio nome utente. Inoltre, ogni utente ha a disposizione una pagina discussione (è il link accanto "Discussione") in cui può ricevere i messaggi che altri gli lasciano, venendo automaticamente avvisato.
===Immagine===
Ogni pagina di questo tipo contiene un'immagine che risiede sui server di Wikisource, e la pagina di discussione relativa contiene semplicemente eventuali discussioni in merito.
===Aiuto===
Ricadono in questo namespace tutte le pagine esplicitamente pensate per fornire un aiuto agli utenti, come questa.
===Categoria===
Pagine in cui sono presenti elenchi di sottocategorie e/o pagine singole, raggruppate per argomento.
Per avere una panoramica più completa e approfondita, ti invitiamo a leggere la pagina [[Aiuto:Namespace]].
I contenuti di base di questo tutorial sono terminati; dato però che Wikisource è uno strumento molto potente, è anche molto complesso. Abbiamo quindi pensato di concludere con una pagina di [[Aiuto:Guida essenziale/Approfondimento|approfondimenti]].
{{tutorial}}
[[Categoria:Guida essenziale|{{PAGENAME}}]]
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TrameOscure
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"alleggerimento" pagina
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text/x-wiki
{{tutorial}}
{{TOCright Aiuto}}
==Cos'è un namespace==
Tutti gli articoli presenti su Wikisource sono raggiungibili attraverso una URL che contiene il nome della voce in questione. Ad esempio, se si vuole guardare il testo degli "Annali" di [[Autore:Vittorio Alfieri|Vittorio Alfieri]], l'URL sarà
<code><nowiki>http://it.wikisource.org/wiki/Annali</nowiki></code>
La pagina iniziale di questa guida essenziale ha però una URL un po' diversa:
<code><nowiki>http://it.wikisource.org/wiki/Aiuto:Guida essenziale</nowiki></code>
Ti capiterà di vedere molte pagine che presentano, dopo il primo pezzo di URL comune a tutte <code><nowiki>http://it.wikisource.org/wiki/</nowiki></code>, una struttura separata dal carattere '''<code>:</code>'''. Questo perché ogni pagina risiede in un suo '''namespace''', e infatti la struttura generale dell'URL è la seguente:
<code><nowiki>http://it.wikisource.org/wiki/</nowiki>'''Nome del namespace:Nome della pagina'''</code>
(l'unica eccezione è che nell'URL delle pagine dei Testi non si mette il ''namespace'', come nell'esempio sopra)
I namespaces sono stati creati principalmente per separare i diversi ambiti di utilizzo di Wikisource, in cui coesistono le pagine dei Testi e pagine di gestione di questi ultimi, di discussione, di categorizzazione, ed altre tipologie ancora: di seguito descriviamo brevemente i namespaces di utilizzo più frequente.
==Alcuni namespace utilizzati==
[[File:BBB-Bunny.png|miniatura|400x400px|Wikipediano smarrito che non ha letto le pagine di Aiuto e non capisce come mai il ns0 di Wikisource è così diverso da quello di Wikipedia...]]
Prima di elencare alcuni namespace spiegandone brevemente l'utilizzo, ricordiamo una cosa che abbiamo già accennato in precedenza: ogni pagina (eccetto le pagine del namespace ''Speciale'') è affiancata dalla propria pagina di discussione.
===Principale (main, o ns0)===
Ogni Testo pubblicato su Wikisource ha una pagina dedicata che riporta il testo vero e proprio (ad esempio [[A la matin bonora]]) o l'indice se il testo è molto ampio (ad esempio [[Africa orrenda]] o [[Divina commedia]]), oltre ad altre informazioni utili per la lettura. Contrariamente a Wikipedia, in cui i testi si scrivono e leggono in questo namespace, su wikisource il ns0 è usato quasi solo per la lettura: per la scrittura si usano i successivi due namespace, che fungono anche da "fonte" per il testo pubblicato.
===Pagina===
Contiene una ad una le singole pagine del testo "tipografico" originario, e viene utilizzato per la "''versione con testo a fronte''", cioè una rappresentazione in cui l'immagine (foto o scansione) di un libro è presentata accanto allo spazio in cui il testo è da trascrivere (o è stato trascritto) dai wikisourciani. Puoi vederne un esempio [[Pagina:Africa orrenda.djvu/11|qui]]. Questo è il namespace su cui viene fatta la maggior parte del lavoro e da cui un principiante (anche se esperto wikipediano) è meglio che cominci.
[[File:Big.Buck.Bunny.-.Frank.Bunny.png|miniatura|Ti ho detto che è meglio se non tocchi gli Indici finchè non hai capito ''bene'' come funzionano...]]
===Indice===
Insieme al namespace "Pagina", costituisce "l'ambiente di lavoro" in cui i wikisourciani trascrivono i testi che vengono poi pubblicati nel namespace Principale.
È infatti il namespace che elenca tutte le "Pagine" e le raggruppa nei capitoli del libro finale, cioè fa effettivamente da indice delle versioni ''con testo a fronte''. Tuttavia, lo scopo delle pagine Indice non è tanto quello di essere consultate dai lettori per navigare nei testi, quanto quello di fare da "ponte" fra le Pagine (dove avviene la trascrizione) ed il ns0 (dove il lettore legge il Testo finale): insomma, ha una funzione operativa estremamente tecnica e complessa. Per tale motivo è sconsigliato anche a wikipediani esperti cominciare da un ''Indice'', perchè su Wikipedia non esiste nulla di paragonabile.
Un esempio [[Indice:Africa_orrenda.djvu|qui]].<br/>
{{hr}}
===Utente===
Ogni utente registrato ha la propria pagina personale, dove è possibile descriversi, mettere appunti, link utili, eccetera; è raggiungibile semplicemente cliccando, sull'estremo superiore della pagina, sul proprio nome utente. Inoltre, ogni utente ha a disposizione una pagina discussione (è il link accanto "Discussione") in cui può ricevere i messaggi che altri gli lasciano, venendo automaticamente avvisato.
===Immagine===
Ogni pagina di questo tipo contiene un'immagine che risiede sui server di Wikisource, e la pagina di discussione relativa contiene semplicemente eventuali discussioni in merito.
===Aiuto===
Ricadono in questo namespace tutte le pagine esplicitamente pensate per fornire un aiuto agli utenti, come questa.
===Categoria===
Pagine in cui sono presenti elenchi di sottocategorie e/o pagine singole, raggruppate per argomento.
Per avere una panoramica più completa e approfondita, ti invitiamo a leggere la pagina [[Aiuto:Namespace]].
I contenuti di base di questo tutorial sono terminati; dato però che Wikisource è uno strumento molto potente, è anche molto complesso. Abbiamo quindi pensato di concludere con una pagina di [[Aiuto:Guida essenziale/Approfondimento|approfondimenti]].
{{tutorial}}
[[Categoria:Guida essenziale|{{PAGENAME}}]]
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Discussioni utente:Koavf
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2025-07-04T07:09:26Z
Koavf
385
/* Richiesta fonte */
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wikitext
text/x-wiki
{{welcome|nome={{PAGENAME}}|firma= [[Utente:Aubrey|<span style= "font-family:Palatino Linotype, serif" >Aubrey</span>]] [[Discussioni_utente:Aubrey|<span style= "font-family:Palatino Linotype, serif" >McFato</span>]] 17:04, 15 lug 2006 (UTC)}}
== Incontro di Wikisource ==
Ciao, al Bar stiamo pensando ad organizzare [[Wikisource:Bar#Incontro_nazionale_di_Wikisource|un incontro nazionale di Wikisource]]. Ti va di partecipare alla discussione? --[[User:MediaWiki message delivery|MediaWiki message delivery]] ([[User talk:MediaWiki message delivery|disc.]]) 12:02, 16 ott 2016 (CEST)
<!-- Messaggio inviato da User:Aubrey@itwikisource usando l'elenco su //it.wikisource.org/wiki/Categoria:Utenti_it -->
== Richiesta fonte ==
{{Richiesta fonte|Allor che ignuda}}
[[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 09:20, 10 ago 2023 (CEST)
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Canti Orfici
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2025-07-03T18:51:38Z
Candalua
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text/x-wiki
{{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}<!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="Nome e cognome dell'autore"/>Dino Campana<section end="Nome e cognome dell'autore"/>
<section begin="Anno di pubblicazione"/>1914<section end="Anno di pubblicazione"/>
<section begin="URL della versione cartacea a fronte"/>Indice:Dino Campana - Canti Orfici, Ravagli, Marradi 1914.djvu<section end="URL della versione cartacea a fronte"/>
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</div></onlyinclude><!-- a qui -->{{Qualità|avz=100%|data=26 dicembre 2024|arg=}}
{{Intestazione
| Nome e cognome dell'autore =Dino Campana
| Titolo =Canti Orfici
| Anno di pubblicazione =1914
| Lingua originale del testo =
| Nome e cognome del traduttore =
| Anno di traduzione =
| Progetto =letteratura
| Argomento =Prosimetri
| URL della versione cartacea a fronte = Indice:Dino Campana - Canti Orfici, Ravagli, Marradi 1914.djvu
}}
<pages index="Dino Campana - Canti Orfici, Ravagli, Marradi 1914.djvu" from="8" to="10" fromsection="" tosection="" exclude=9 />
== Indice ==
* {{Testo|/I - La notte}}
* {{Testo|/II - Il viaggio e il ritorno}}
* {{Testo|/III - Fine}}
* {{Testo|/Notturni}}
** {{testo|/Notturni/La chimera|La chimera}}
** {{testo|/Notturni/Giardino autunnale (Firenze)|Giardino autunnale (Firenze)}}
** {{testo|/Notturni/La speranza (sul torrente notturno)|La speranza (sul torrente notturno)}}
** {{testo|/Notturni/L'invetriata|L'invetriata}}
** {{testo|/Notturni/Il canto della tenebra|Il canto della tenebra}}
** {{testo|/Notturni/La sera di fiera|La sera di fiera}}
** {{testo|/Notturni/La petite promenade du poète|La petite promenade du poète}}
* {{Testo|/La Verna}}
** {{testo|/La Verna/I - La Verna (Diario)|I - La Verna (Diario)}}
** {{testo|/La Verna/II - Ritorno|II - Ritorno}}
* {{Testo|/Immagini del viaggio e della montagna}}
** {{Testo|/Immagini del viaggio e della montagna/Viaggio a Montevideo}}
** {{Testo|/Immagini del viaggio e della montagna/Fantasia su un quadro d'Ardengo Soffici}}
** {{Testo|/Immagini del viaggio e della montagna/Firenze (Uffizii)}}
** {{Testo|/Immagini del viaggio e della montagna/Batte botte}}
* {{Testo|/Firenze}}
* {{Testo|/Faenza}}
* {{Testo|/Dualismo}}
* {{Testo|/Sogno di prigione}}
* {{Testo|/La giornata di un nevrastenico}}
* {{Testo|/Varie e frammenti}}
* {{Testo|/Pampa}}
* {{Testo|/Il Russo}}
* {{Testo|/Passeggiata in tram in America e ritorno}}
* {{Testo|/L'incontro di Regolo}}
* {{Testo|/Scirocco}}
* {{Testo|/Crepuscolo mediterraneo}}
* {{Testo|/Piazza Sarzano}}
* {{Testo|/Genova}}
==== Altri progetti ====
{{Interprogetto|w=Canti Orfici (Dino Campana)|w_preposizione=sui}}
[[Categoria:Canone delle opere della letteratura italiana]]
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Discussioni template:Cancella subito
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TrameOscure
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/* Colori del template in dark */ nuova sezione
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text/x-wiki
{{Pagina discussione template}}
== Colori del template in dark ==
@[[Utente:Candalua|Candalua]] @[[Utente:ZandDev|ZandDev]] Stranamente questo template in modalità scura appare correttamente nella sua pagina, ma i link diventano neri se applicato in giro, per es. in [https://it.wikisource.org/wiki/Raccolta_dei_giocattoli%7C questa pagina] che ho creato per sbaglio.
nell'inspector del browser vedo che gli <a> sono stilizzati in modo piuttosto complicato con un
<code>html.skin-theme-clientpref-night body.ns-0:not(.page-Main_Page) .mw-parser-output table:not(.infobox):not(.navbox-inner):not(.navbox)[style*="background"]:not([style*="transparent"]):not([style*="inherit"]) a:not(.mw-selflink),{</code>
<code>color: var(--color-base-fixed,#202122);
}</code>
disabilitando il "color" va a posto, ma evidentemente il meccanismo è più complesso e va capito meglio per poter fixare la cosa. -- [[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 10:49, 4 lug 2025 (CEST)
ai09nknkvgo1wq6mgc09ffdlxro0tft
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2025-07-04T08:59:56Z
ZandDev
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correggo collegamento alla pagina che desideri
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wikitext
text/x-wiki
{{Pagina discussione template}}
== Colori del template in dark ==
@[[Utente:Candalua|Candalua]] @[[Utente:ZandDev|ZandDev]] Stranamente questo template in modalità scura appare correttamente nella sua pagina, ma i link diventano neri se applicato in giro, per es. in [https://it.wikisource.org/wiki/Raccolta_dei_giocattoli questa pagina] che ho creato per sbaglio.
nell'inspector del browser vedo che gli <a> sono stilizzati in modo piuttosto complicato con un
<code>html.skin-theme-clientpref-night body.ns-0:not(.page-Main_Page) .mw-parser-output table:not(.infobox):not(.navbox-inner):not(.navbox)[style*="background"]:not([style*="transparent"]):not([style*="inherit"]) a:not(.mw-selflink),{</code>
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disabilitando il "color" va a posto, ma evidentemente il meccanismo è più complesso e va capito meglio per poter fixare la cosa. -- [[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 10:49, 4 lug 2025 (CEST)
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2025-07-04T09:11:38Z
ZandDev
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/* Colori del template in dark */ Risposta
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text/x-wiki
{{Pagina discussione template}}
== Colori del template in dark ==
@[[Utente:Candalua|Candalua]] @[[Utente:ZandDev|ZandDev]] Stranamente questo template in modalità scura appare correttamente nella sua pagina, ma i link diventano neri se applicato in giro, per es. in [https://it.wikisource.org/wiki/Raccolta_dei_giocattoli questa pagina] che ho creato per sbaglio.
nell'inspector del browser vedo che gli <a> sono stilizzati in modo piuttosto complicato con un
<code>html.skin-theme-clientpref-night body.ns-0:not(.page-Main_Page) .mw-parser-output table:not(.infobox):not(.navbox-inner):not(.navbox)[style*="background"]:not([style*="transparent"]):not([style*="inherit"]) a:not(.mw-selflink),{</code>
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disabilitando il "color" va a posto, ma evidentemente il meccanismo è più complesso e va capito meglio per poter fixare la cosa. -- [[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 10:49, 4 lug 2025 (CEST)
:{{Ping|TrameOscure}} La soluzione è piazzare <code>color:inherit</code> al tag table esterno, dove viene anche inserito il background. È proprio tale assenza a far scattare la regola, che è rivolta alle tabelle di contenuto su Wikipedia con link non leggibili. Comunque il template non dovrebbe neanche essere una tabella. Sarebbe il caso di trasformarlo in div. -- [[User:ZandDev|ZandDev]] ([[User talk:ZandDev|disc.]]) 11:11, 4 lug 2025 (CEST)
mev7kweh7zo09zlgg4nvcjgoxosbnub
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2025-07-04T09:39:54Z
TrameOscure
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/* Colori del template in dark */ Risposta
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text/x-wiki
{{Pagina discussione template}}
== Colori del template in dark ==
@[[Utente:Candalua|Candalua]] @[[Utente:ZandDev|ZandDev]] Stranamente questo template in modalità scura appare correttamente nella sua pagina, ma i link diventano neri se applicato in giro, per es. in [https://it.wikisource.org/wiki/Raccolta_dei_giocattoli questa pagina] che ho creato per sbaglio.
nell'inspector del browser vedo che gli <a> sono stilizzati in modo piuttosto complicato con un
<code>html.skin-theme-clientpref-night body.ns-0:not(.page-Main_Page) .mw-parser-output table:not(.infobox):not(.navbox-inner):not(.navbox)[style*="background"]:not([style*="transparent"]):not([style*="inherit"]) a:not(.mw-selflink),{</code>
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disabilitando il "color" va a posto, ma evidentemente il meccanismo è più complesso e va capito meglio per poter fixare la cosa. -- [[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 10:49, 4 lug 2025 (CEST)
:{{Ping|TrameOscure}} La soluzione è piazzare <code>color:inherit</code> al tag table esterno, dove viene anche inserito il background. È proprio tale assenza a far scattare la regola, che è rivolta alle tabelle di contenuto su Wikipedia con link non leggibili. Comunque il template non dovrebbe neanche essere una tabella. Sarebbe il caso di trasformarlo in div. -- [[User:ZandDev|ZandDev]] ([[User talk:ZandDev|disc.]]) 11:11, 4 lug 2025 (CEST)
::@[[Utente:ZandDev|ZandDev]] Yeah! ottima dritta 🏅, grazie mille! [https://it.wikisource.org/w/index.php?title=Template:Cancella_subito&diff=prev&oldid=3542726 editato] e pare tutto ok! [[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 11:39, 4 lug 2025 (CEST)
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Della consolazione della filosofia
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Candalua
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text/x-wiki
{{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}<!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="Lingua originale del testo"/>latino<section end="Lingua originale del testo"/>
<section begin="Nome e cognome dell'autore"/>Anicio Manlio Torquato Severino Boezio<section end="Nome e cognome dell'autore"/>
<section begin="Anno di pubblicazione"/>VI secolo<section end="Anno di pubblicazione"/>
<section begin="Anno di traduzione"/>1551<section end="Anno di traduzione"/>
<section begin="Nome e cognome del traduttore"/>Benedetto Varchi<section end="Nome e cognome del traduttore"/>
<section begin="URL della versione cartacea a fronte"/>Indice:Della consolazione della filosofia.djvu<section end="URL della versione cartacea a fronte"/>
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<section begin="arg"/>Filosofia<section end="arg"/>
</div></onlyinclude><!-- a qui -->{{Qualità|avz=100%|data=30 novembre 2013|arg=Filosofia}}{{Intestazione
| Nome e cognome dell'autore =Anicio Manlio Torquato Severino Boezio
| Titolo =Della consolazione della filosofia
| Anno di pubblicazione =VI secolo
| Lingua originale del testo =latino
| Nome e cognome del traduttore =Benedetto Varchi
| Anno di traduzione =1551
| Progetto =Letteratura
| Argomento =Filosofia/Prosimetri
| URL della versione cartacea a fronte =Indice:Della consolazione della filosofia.djvu
}}
<pages index="Della consolazione della filosofia.djvu" from=3 to=3 fromsection="" tosection="" />
== Indice ==
* {{testo|/Libro I}}
:''Si duole e rammarica in questo libro Boezio colla Filosofia dell’acerbità delle sue sventure, inasprite ancora più dalla rammemorazione delle grandezze e felicità passate''
* {{testo|/Libro II}}
:''In questo secondo libro gli applica la Filosofia alcuni rimedii più blandi, e gli dimostra che a torto lagnasi della fortuna''
* {{testo|/Libro III}}
:''Rappresenta questo libro altri rimedii più forti ed efficaci per liberarlo dall’afflizione e travaglio dell’animo; e, cavata la maschera alla felicità falsa ed ingannevole, gli dichiara qual sia la vera beatitudine ''
* {{testo|/Libro IV}}
:''Questo quarto libro gl’insegna come, se Dio è rettore del tutto, non possono i malvagi esser se non infelici ed impotenti, ed all’incontro i buoni se non potenti e beati. E così mettesi a trattare della provvidenza e del fato, e mostragli come non si dà fortuna trista''
* {{testo|/Libro V}}
:''Trattasi in questo libro del caso, della libertà dell’arbitrio, e della concordia della libertà colla prescienza di Dio''
* {{testo|/All'illustrissimo ed eccellentissimo signore il signor Cosimo de Medici|All'illustrissimo ed eccellentissimo signore il signor Cosimo de Medici duca di Firenze signor suo e padrone osservandissimo}}
[[fr:La Consolation de la philosophie]]
[[la:De philosophiae consolatione]]
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Template:TestoCitato/doc
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== Descrizione ==
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== Esempio ==
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: '''<nowiki>{{TestoCitato|Le avventure di Pinocchio}}</nowiki>'''
All'interno di un testo la stessa pagina '''Le avventure di Pinocchio''' è citata come '''Pinocchio'''.
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Rime disperse
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== Indice ==
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* {{testo|Spargi di lauri, palme e mirti foglie}}
* {{testo|Del funesto arbor l'ombre oscure e spesse}}
* {{testo|Simile a questi smisurati monti}}
* {{testo|Famosi colli alteramente nati}}
* {{testo|Perché, s'io sguardo el sguardo ognor me rendi}}
* {{testo|Sonanti liti, e voi, rigidi scogli}}
* {{testo|Limpido fonte, che sovente ascolti}}
* {{testo|Or che a te el viver più diletta}}
* {{testo|Donna, si ve spaventa}}
* {{testo|Presago di sì rara e degna sòrte}}
* {{testo|Quand'i begli occhi suoi madonna e 'l volto}}
* {{testo|Occhi lassi, piangete}}
* {{testo|Ahi, belle membra, che coperte siete}}
* {{testo|Hai tolto agli occhi il suo beato obietto}}
* {{testo|Lasso, morta è colei}}
* {{testo|Vogli, Padre del ciel, che l'alma torni}}
* {{testo|Che pensi e indietro guardi, anima trista?}}
* {{testo|Spirto cortese, che, sì bella spoglia}}
* {{testo|Giorni mal spesi e tempestose notti}}
* {{testo|Perché piangi, alma, se del pianto mai}}
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* {{testo|False speranze ond'io predato fui}}
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* {{testo|Quando che Febo in Arïete alberga}}
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* {{testo|Mirabil urna son, non d'opre tanto}}
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Mai non vo' più cantar com'io soleva
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BrolloBot ha spostato la pagina [[Rime disperse/III]] a [[Del funesto arbor l'ombre oscure e spesse]] senza lasciare redirect: Riorganizzazione
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BrolloBot ha spostato la pagina [[Rime disperse/IV]] a [[Simile a questi smisurati monti]] senza lasciare redirect: Riorganizzazione
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{{Qualità|avz=75%|data=3 luglio 2025|arg=poesie}}
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{{Qualità|avz=75%|data=3 luglio 2025|arg=poesie}}
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| Titolo =Famosi colli alteramente nati
| Anno di pubblicazione =XVI secolo
| Lingua originale del testo =
| Nome e cognome del traduttore =
| Anno di traduzione =
| Progetto =letteratura
| Argomento = sonetti
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| succ= Perché, s'io sguardo el sguardo ognor me rendi
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| Nome e cognome dell'autore =Jacopo Sannazaro
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| Nome e cognome del traduttore =
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| Progetto =letteratura
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| Nome e cognome dell'autore =Jacopo Sannazaro
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BrolloBot ha spostato la pagina [[Rime disperse/XII]] a [[Quand'i begli occhi suoi madonna e 'l volto]] senza lasciare redirect: Riorganizzazione
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BrolloBot ha spostato la pagina [[Rime disperse/XIII]] a [[Occhi lassi, piangete]] senza lasciare redirect: Riorganizzazione
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{{Qualità|avz=75%|data=3 luglio 2025|arg=poesie}}
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| Nome e cognome dell'autore =Jacopo Sannazaro
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{{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}<!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="Nome e cognome dell'autore"/>Jacopo Sannazaro<section end="Nome e cognome dell'autore"/>
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Ahi, belle membra, che coperte siete
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Hai tolto agli occhi il suo beato obietto
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Lasso, morta è colei
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Vogli, Padre del ciel, che l'alma torni
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Che pensi e indietro guardi, anima trista?
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BrolloBot ha spostato la pagina [[Rime disperse/XIX]] a [[Spirto cortese, che, sì bella spoglia]] senza lasciare redirect: Riorganizzazione
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BrolloBot ha spostato la pagina [[Rime disperse/XX]] a [[Giorni mal spesi e tempestose notti]] senza lasciare redirect: Riorganizzazione
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{{Qualità|avz=75%|data=3 luglio 2025|arg=poesie}}
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BrolloBot ha spostato la pagina [[Rime disperse/XXVII]] a [[Felici sassi e reverende mura]] senza lasciare redirect: Riorganizzazione
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Lasso, ch'io non so di chi biasmarmi
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| Nome e cognome dell'autore =Jacopo Sannazaro
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Che può sperar mia voglia
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BrolloBot ha spostato la pagina [[Rime disperse/XXXIII]] a [[A che pur sempre piangi, anima trista]] senza lasciare redirect: Riorganizzazione
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{{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}<!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="Nome e cognome dell'autore"/>Jacopo Sannazaro<section end="Nome e cognome dell'autore"/>
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Madonna, i bei vostr'occhi, arme d'Amore
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{{Qualità|avz=75%|data=3 luglio 2025|arg=poesie}}
{{Nota disambigua|Rime}}{{Intestazione
| Nome e cognome dell'autore =Jacopo Sannazaro
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BrolloBot ha spostato la pagina [[Rime disperse/XXXIV]] a [[Madonna, i bei vostr'occhi, arme d'Amore]] senza lasciare redirect: Riorganizzazione
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text/x-wiki
{{Qualità|avz=75%|data=3 luglio 2025|arg=poesie}}
{{Nota disambigua|Rime}}{{Intestazione
| Nome e cognome dell'autore =Jacopo Sannazaro
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{{Raccolta|Rime disperse}}
<pages index="Sannazzaro, Iacopo – Opere volgari, 1961 – BEIC 1914951.djvu" from="256" to="257" fromsection="s4" tosection="s1" />
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{{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}<!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="Nome e cognome dell'autore"/>Jacopo Sannazaro<section end="Nome e cognome dell'autore"/>
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{{Nota disambigua|Rime}}{{Intestazione
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{{Qualità|avz=75%|data=3 luglio 2025|arg=poesie}}
{{Nota disambigua|Rime}}{{Intestazione
| Nome e cognome dell'autore =Jacopo Sannazaro
| Titolo =Dolor, compagno eterno
| Anno di pubblicazione =XVI secolo
| Lingua originale del testo =
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| URL della versione cartacea a fronte = Indice:Sannazzaro, Iacopo – Opere volgari, 1961 – BEIC 1914951.djvu
| prec= Madonna, i bei vostr'occhi, arme d'Amore
| succ= Se mai per pietà d'un raro effetto
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| Titolo =Dolor, compagno eterno
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| Lingua originale del testo =
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| Progetto =letteratura
| Argomento = sonetti
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| prec= Madonna, i bei vostr'occhi, arme d'Amore
| succ= Se mai per pietà d'un raro effetto
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Il servo involto nel corporeo peso
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{{Qualità|avz=75%|data=3 luglio 2025|arg=poesie}}
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text/x-wiki
{{Qualità|avz=75%|data=3 luglio 2025|arg=poesie}}
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Aiuto:Namespace indice
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TrameOscure
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agg vari
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wikitext
text/x-wiki
{{Intestazione indice aiuto
| Titolo pagina = Namespace indice
| Nome categoria = Caratteristiche di Mediawiki
| Titolo livello 1 = Guida del wikisourciano principiante
| Link livello 1 = Guida del wikisourciano principiante
| Titolo livello 2 = Caratteristiche di Mediawiki
| Link livello 2 = Caratteristiche di Mediawiki
| Titolo livello 3 = Namespace
| Link livello 3 = Namespace
| Titolo livello 4 = Indice
| Link livello 4 = Namespace indice
}}
{{TOCright Aiuto}}
Il '''[[Aiuto:Namespace|namespace]] indice''' è dedicato ai testi che dispongono della versione testuale affiancata all'immagine del libro originale, detta anche ''proofread''. Viene utilizzato, come dice il nome stesso, per generare l'indice dell'opera così da permettere al trascrittore e al lettore di muoversi tra le diverse pagine e capitoli del testo scansionato e della relativa trascrizione. Serve anche a sincronizzare le pagine del file (djvu o pdf) con la numerazione "tipografica" stampata sul libro originario cartaceo, che spesso è diversa.
A differenza delle versioni solo testuali, i testi che dispongono delle scansioni del libro originale permettono una immediata e rapida verifica sui contenuti pubblicati su [[Wikisource:Wikisource|Wikisource]]: poiché la scansione ha la stessa funzione delle "fonti" su Wikipedia, oggi Wikisource non accetta più trascrizioni senza testi a fronte. Accanto alla [[Aiuto:Namespace pagina|pagina cartacea]] viene trascritto il testo in formato wiki. Tale testo verrà quindi inserito, grazie ad una caratteristica tipica del software [[Aiuto:Glossario#Mediawiki|Mediawiki]] chiamata ''[[Aiuto:Transclusione|transclusione]]'', all'interno di una pagina dedicata così da avere anche la versione testuale dell'opera. In questo modo ai lettori è data la possibilità di leggere il testo sia pagina per pagina con l'immagine affiancata che sotto forma di testo senza soluzione di continuità, indipendentemente dalle pagine tipografiche di origine.
La [[Aiuto:Namespace categoria|categoria]] di riferimento è la [[:Categoria:Sommari]] dove vengono inserite le diverse pagine Indice.
== Come è fatta una pagina del namespace indice ==
[[File:WS pagina indice full monobook.png|alt=una pagina Indice|destra|707x707px]]
Una pagina Indice è formata da 4 sezioni:
# La prima sezione è l'intestazione che contiene il nome dell'opera e i dati dell'edizione di riferimento.
# La seconda contiene l'immagine del frontespizio ed il collegamento alla versione testuale.
# La terza è l'indice delle pagine che compongono l'opera.
# La quarta indica le suddivisioni logiche del testo, ovvero i capitoli.
== La pagina di discussione ==
Alla pagina Indice è associata una pagina di discussione, che può contenere:
* due sezioni che riportano dati prodotti automaticamente:
** Contributori (utenti che hanno portato per primi al SAL corrente + utenti che hanno fatto l'ultima modifica) <!-- si usa ancora? mai vista -->
** [[Aiuto:MemoRegex|memoRegex]] (lista delle sostituzioni eseguite con lo "Strumento per la rilettura" ''Trova & sostituisci'', se è stato attivato il flag "Ricorda" ed effettuato il salvataggio mediante pulsante "salva regex")
* sezioni opzionali aperte manualmente:
** modelli per parti ricorrenti del testo (titoli, figure....)
** altre note e discussioni per specifici problemi legati al testo, aperte dagli utenti
Nel caso di dubbi, è utile consultare la pagina di indice per sapere se sono stati già discussioni e soprattutto con chi discuterli.
== Esempio ==
La pagina '''[[Indice:Critone.djvu]]''' contiene l'indice dell'opera di [[Autore:Platone|Platone]]. Per prima cosa troviamo l'intestazione da dove è possibile conoscere l'edizione di riferimento ed i dati sul testo. Sono cliccabili il nome dell'autore (che rimanda alla relativa pagina del namespace Autore) e il titolo dell'opera, che porta all'inizio del testo trascritto in forma continua (namespace principale).
[[Image:Aiuto namespace indice 01.png|frame|none|L'intestazione dell'opera]]
Segue quindi l'immagine del frontespizio.
[[File:Platone, Critone, 1925, title page screenshot.PNG|frame|none|Il frontespizio scansionato]]
Sotto l'immagine sono presenti collegamenti per scaricare l'opera in vari formati:
[[Image:Aiuto namespace indice 03.png|frame|none|I collegamenti per scaricare l'opera in diversi formati]]
Al centro della pagina è presente l'indice delle diverse [[Aiuto:Namespace pagina|Pagine]] che compongono l'opera. Si noti che i colori indicano le pagine che compongono i capitoli, così da avere una idea immediata delle sezioni logiche in cui è suddiviso il testo. Se i colori non sono visibili, si può avere la stessa informazione fermando il mouse sui titoli dei capitoli presenti nella sezione Sommario a destra.
[[Image:Aiuto namespace indice 04.png|frame|none|L'indice delle pagine]]
A destra si trova l'indice dei capitoli o Sommario. Il numero della pagina iniziale di ogni capitolo è indicato accanto ai collegamenti.
[[Image:Aiuto namespace indice 05.png|frame|none|Il Sommario dei capitoli]]
== Come creare una pagina indice ==
Per creare una nuova pagina indice o per modificare una esistente è disponibile la guida '''[[Aiuto:Guida alla pubblicazione di un testo/Creare la pagina indice|Creare una pagina indice]]'''.
== Stili personalizzati ==
È possibile personalizzare lo stile con cui un Testo viene visualizzato, al fine di rendere trascrizione e versione tipografica originaria il più possibile simili.
Stili limitati a specifiche porzioni di testo e con modifiche comuni (spaziatura, dimensione ecc.) si possono ottenere usando [[Template:Type]] o [[Template:Ct|Template:Ct.]] Questi template inseriscono degli stili inline.
Stili da applicare all'intero Testo oppure con regole troppo complesse per i template suddetti, si possono invece ottenere in modo unitario con poche modifiche centralizzate mediante scrittura di codice [[w:CSS|CSS]], creando una sottopagina della pagine Indice relativa, denominata <code>/styles.css</code>. Un apposito link rosso è già presente in tutte le pagine Indice, per cui per crearla è sufficiente cliccarlo e scrivere le opportune regole di formattazione. Oltre alle classi css che normalmente vengono create dal Mediawiki nel testo, e che possono essere personalizzate con stili specifici (per esempio le didascalie delle immagini inserite col [[Template:FI]] hanno classe css <code>.imgCaption</code>), è possibile inserire classi con nomi a scelta mediante [[Template:Span]], da personalizzare mediante /styles.css.
== Domande? ==
Se hai domande, dubbi, proposte o necessiti di chiarimenti sul ''namespace indice'' <span class="plainlinks">[http://it.wikisource.org/w/index.php?title=Discussioni_aiuto:Namespace_indice&action=edit§ion=new premi qui] e lascia un messaggio nella pagina di discussione.</span>
[[Categoria:Caratteristiche di Mediawiki|{{PAGENAME}}]]
[[Categoria:Pagine di aiuto con immagini|{{PAGENAME}}]]
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Aiuto:Namespace pagina
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TrameOscure
74099
/* Come è fatta una pagina del namespace Pagina */
3542725
wikitext
text/x-wiki
{{Intestazione indice aiuto
| Titolo pagina = Namespace Pagina
| Nome categoria = Caratteristiche di Mediawiki
| Titolo livello 1 = Guida del wikisourciano principiante
| Link livello 1 = Guida del wikisourciano principiante
| Titolo livello 2 = Caratteristiche di Mediawiki
| Link livello 2 = Caratteristiche di Mediawiki
| Titolo livello 3 = Namespace
| Link livello 3 = Namespace
| Titolo livello 4 = Pagina
| Link livello 4 = Namespace Pagina
}}
{{TOCright Aiuto}}
Il '''[[Aiuto:Namespace|namespace]] Pagina''' è dedicato alle singole facciate dei testi che dispongono della versione testuale affiancata all'immagine scansionata del libro originale.
A differenza delle versioni solo testuali, i testi che dispongono delle scansioni del libro originale permettono un immediato e rapido controllo sui contenuti pubblicati su [[Wikisource:Wikisource|Wikisource]]. In pratica svolgono la funzione di "fonti" del testo trascritto: accanto alla pagina cartacea viene trascritto il testo in formato wiki. Grazie ad una caratteristica tipica del software [[Aiuto:Glossario#Mediawiki|Mediawiki]], nota come ''[[Aiuto:Transclusione|transclusione]]'', tale testo verrà quindi inserito all'interno di una pagina dedicata (del [[Aiuto:Namespace|ns0]]), in sequenza a tutte le altre facciate trascritte del libro, ottenendo così una versione testuale e "continua" dell'opera, indipendentemente dalla suddivisione tipografica delle pagine originali. In questo modo ai lettori è data la possibilità di leggere il testo sia pagina per pagina con l'immagine affiancata, sia nella maniera tradizionale.
== Come è fatta una pagina del namespace Pagina ==
Una pagina del namespace Pagina è formata da 3 sezioni:
# La prima sezione è il menu orizzontale (posto in cima alla pagina), utile per la navigazione tra le pagine ed altro.
# La seconda contiene la trascrizione del testo.
# La terza, affiancata alla seconda, è l'immagine della pagina scansionata.
== Esempio ==
La pagina '''[[Pagina:Critone.djvu/10]]''' contiene l'ottava (!) pagina dell'opera [[Indice:Critone.djvu|Critone]] di [[Autore:Platone|Platone]]. <small>No, non è un errore, è che siamo proprio cattivi! 😜 Tranqui, ti spieghiamo tutto: sono i misteri del [[Aiuto:Namespace indice|Namespace indice]].</small>
Ma prima finiamo di capire il ns:Pagina: per prima cosa troviamo il menu orizzontale, posto in cima alla schermata. Da sinistra a destra sono presenti i collegamenti alla pagina precedente ed alla successiva (le due frecce azzurre), al testo (''pagina''), alla [[Aiuto:Pagina_di_discussione|pagina di discussione]] (''discussione''), alla [[Aiuto:Modifica|modifica]] della pagina (''modifica''), alla [[Aiuto:Cronologia|cronologia]] (''cronologia''), all'immagine nella risoluzione massima (''immagine'') e infine all'indice dell'opera (la freccia azzurra).
[[Image:Aiuto namespace pagina 01.png|frame|none|Il menu orizzontale posto in cima alla pagina]]
Segue quindi la trascrizione del testo.
[[Image:Aiuto namespace pagina 02.png|frame|none|Parte della trascrizione del testo]]
A destra della trascrizione è presente l'immagine della pagina scansionata.
[[Image:Aiuto namespace pagina 03.png|frame|none|Parte della scansione della pagina]]
== Come pubblicare un testo con la versione cartacea a fronte ==
Per pubblicare un testo con la versione cartacea a fronte è disponibile la '''[[Aiuto:Guida alla pubblicazione di un testo|Guida alla pubblicazione di un testo]]'''.
== Domande? ==
Se hai domande, dubbi, proposte o necessiti di chiarimenti sul ''namespace pagina'' <span class="plainlinks">[http://it.wikisource.org/w/index.php?title=Discussioni_aiuto:Namespace_pagina&action=edit§ion=new premi qui] e lascia un messaggio nella pagina di discussione.</span>
[[Categoria:Caratteristiche di Mediawiki|{{PAGENAME}}]]
[[Categoria:Pagine di aiuto con immagini|{{PAGENAME}}]]
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Discussioni utente:Candalua
3
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3536021
2025-07-03T12:10:52Z
Cruccone
53
/* Pg aggiunto in modo strano */ nuova sezione
3542434
wikitext
text/x-wiki
<div class="plainlinks" style="float:left; border: 1px solid #999;padding: .2em .3em .25em;margin: .3em .3em .3em 1em;">'''Archivio'''
[//it.wikisource.org/w/index.php?title=Discussioni_utente:Candalua&oldid=742580 2010] ·
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[//it.wikisource.org/w/index.php?title=Discussioni_utente:Candalua&oldid=1362639 2013]<br>
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[//it.wikisource.org/w/index.php?title=Discussioni_utente:Candalua&oldid=3445904 2024]
</div>
<div style="float:right">{{A fine pagina}}</div>
<div style="width:70%; margin: 0 auto; text-align: center; border: 2px solid #FFD595; padding: 5px; background-color: #FFF0D9;">
[[File:Nordkirchen-090806-9419-Capellerallee-Atlas.jpg|200px|center]]'''{{PAGENAME}}''' (non visibile nella foto in quanto sta reggendo sulle sue spalle Atlante che a sua volta regge il Mondo) <br/> è in '''''[[w:Wikipedia:Scherzi_e_STUBidaggini/Wikipause|wikisinghiozzo permanente]]''''' per cause dipendenti da '''lavoro, donne & altri vizi vari.''' <br/>Chiedete pure, ma sappiate che potrei sparire da un momento all'altro...
</div>
{{TOCright}}
== Fogna! ==
Caro Candalua,
come disse Jovanotti, ''Fogna! Non fmettere mai di fognare!''... e io fogno, o meglio, '''ſ'''ogno. Per diletto ho preso in considerazione un testo settecentesco con le esse lunghe, e mi sono messo di buzzo buono a cliccare con il [[Mediawiki:Gadget-fs.js|gadget f => s]] sulla casella con i due bottoni. Niente di sbagliato, ma mi chiedevo se per vecchi ''boomer-user'' come me fosse possibile usare la tastiera invece del mouse/trackpad: in pratica è possibile fare in modo che, attivato il gadget, oltre che cliccando sui bottoni, sia possibile effettuare la scelta tra effe ed esse cliccando sulla lettera corrispondente della tastiera? in tal modo potrei mantenere gli occhi sullo schermo invece di spostarli continuamente tra casella con bottoni e testo. Lo so, sono un triceratopo, ma lasciami fognare! Che ne pensi? '''[[Utente:OrbiliusMagister|<span style="color:orange;">ε</span><span style="color:blue;">Δ</span>]][[Discussioni utente:OrbiliusMagister|<span style="color:brown;">ω</span>]]''' 14:26, 3 gen 2025 (CET)
:Cariffimo [[Utente:OrbiliusMagister|OrbiliufMagifter]]! Fui tafti è fempre... ehm, sui tasti è sempre un po' difficile, ma ci poffo provare. Però dovrai aspettare un po', magari intanto dèdicati a qualcos'altro e poi ti farò fapere! [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 15:30, 3 gen 2025 (CET)
::@[[Utente:OrbiliusMagister|OrbiliusMagister]]: il fogno diventa una folida realtà! Ora puoi usare i tasti f-s e ''fpaffartela'' con i ''tefti fettecentefchi!'' [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 15:47, 20 gen 2025 (CET)
:::''Maggico Candalua!'' fantaftico! '''[[Utente:OrbiliusMagister|<span style="color:orange;">ε</span><span style="color:blue;">Δ</span>]][[Discussioni utente:OrbiliusMagister|<span style="color:brown;">ω</span>]]''' 20:34, 20 gen 2025 (CET)
== Tks... ==
Mi sa che bisogna darci un occhio... -- [[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 19:24, 12 gen 2025 (CET)
:@[[Utente:TrameOscure|TrameOscure]]: eh sì. Se vuoi dedicarti un po' anche a questo, ti segnalo un paio di gadget utili che forse non hai ancora visto:
:* Contributi aggregati: una volta attivato, lo trovi nel menu di destra quando sei sulla pagina di un utente o nei suoi contributi. Ti mostra un riassunto degli indici su cui ha lavorato, dal più recente, col conteggio delle modifiche.
:* Cerca errori ortografici: questo lo trovi sugli indici (a volte ci mette un po' a caricare) e cerca possibili errori in base a dei pattern. Ovviamente non li trova tutti, e spesso trova dei falsi positivi, ma è molto utile per trovare gli errori più comuni senza guardare le pagine ad una ad una. Io raccomando di usarlo almeno dopo ogni trascrizione o rilettura completata, per fare un check generale.
:[[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 03:20, 13 gen 2025 (CET)
::Provato Contributi aggregati... è il conto degli edit fatti nelle pagine relative a un indice? sulla tua PU non finisce più di caricare roba... :D Bello, ma è un altro componente che con dark non va :-( -- [[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 13:06, 13 gen 2025 (CET)
:::@[[Utente:TrameOscure|TrameOscure]]: eheh, penso sia dura trovare un indice su cui non ho messo le mani... Per tutti questi gadget io ho fatto un css comune con alcuni stili per finestre, bottoni ecc. (altri temo che siano ancora nel common), che trovi all'inizio della pagina di "gadget definition"... Forse si riesce a farne una versione dark, in modo da sistemare tutto in un colpo. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 13:11, 13 gen 2025 (CET)
::::Allora forse avevo già fixato la cosa in locale mettendo a punto non ricordo più quale altro gadget che Alex mi aveva segnalato... il cerca&sostituisci, mi pare. -- [[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 16:56, 13 gen 2025 (CET)
== "Pasticcio" pt. 2 ==
Ciao, ho appena fatto un edit che mi ha dato lo stesso problema che ho spiegato nella mia pagina di discussioni. Questa volta [https://it.wikisource.org/w/index.php?title=Autore:Gino_Fano&diff=prev&oldid=3457687 qui]. Sinceramente non mi è chiaro il motivo per cui succeda sta cosa, dato che quella roba cancellata non mi compare nell'editor. In più anche l'anteprima sembra corretta, non si nota nulla di strano fino a quando non salvo la pagina. Annullare l'edit non funziona, ci ho provato ma la pagina diventa vuota (letteralmente), quindi non ho neanche salvato. Potresti sistemare e spiegarmi la causa di questi problemi, così evito che succeda di nuovo? Francamente non mi era mai capitato. Grazie e scusa per il disturbo. [[User:Emyn Muil|Emyn Muil]] ([[User talk:Emyn Muil|disc.]]) 17:29, 13 gen 2025 (CET)
:@[[Utente:Emyn Muil|Emyn Muil]]: ciao, questi errori accadono ogni tanto ma non ho mai capito bene la causa, ne stiamo parlando anche adesso al bar. In questi casi, prova comunque a fare un edit "a vuoto" (cioè vai in modifica e salvi senza aver modificato nulla), questo dovrebbe ripristinare l'area dati. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 15:49, 20 gen 2025 (CET)
== Disambigue: problemi in vista ==
Caro Candalua,
il titolo è un po' enfatico perché non so se si tratti di un vero problema o meno. Ti espongo il caso, tu sicuramente capirai quale ingranaggio sotto la scocca dello script sia da regolare.
* Mi sto apprestando a spostare [[Poesie (Mamiani)/Inni Sacri]] a [[Inni sacri (Mamiani)]], si prospetta dunque la disambiguazione di [[Inni sacri]] tra quelli di Manzoni e questi di Mamiani.
* vado su [[Inni sacri]], attualmente sede degli inni di Manzoni, e trovo già una nota disambigua relativa a [[Il nome di Maria]]... ma questa nota disambigua non dovrebbe trovarsi solo tra [[Inni sacri/Il Nome di Maria]] e [[Nova polemica/Il nome di Maria]]? Il problema è già stato segnalato da qualche altra parte, ma non ricordo dove né quale sia l'origine di questo bugghetto. Secondo te è grave?
'''[[Utente:OrbiliusMagister|<span style="color:orange;">ε</span><span style="color:blue;">Δ</span>]][[Discussioni utente:OrbiliusMagister|<span style="color:brown;">ω</span>]]''' 19:41, 22 gen 2025 (CET)
:@[[Utente:OrbiliusMagister|OrbiliusMagister]]: lo so... il problema è che nelle disambigua spesso ci sono dei link in più rispetto ai testi da disambiguare. Devo capire come fare a scartarli. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 21:17, 22 gen 2025 (CET)
::@[[Utente:OrbiliusMagister|OrbiliusMagister]]: credo di aver sistemato, adesso il gadget guarda anche se il link proviene da un template Testo, in modo da scartare altri link eventualmente presenti nella disambigua ma non pertinenti. Ovviamente bisogna usare Testo solo per i testi da disambiguare. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 19:02, 24 gen 2025 (CET)
:::Fantastico: sei un razzo del debug! Direi che la tua idea è la soluzione migliore. Purtroppo per un breve periodo ho usato dei "doppi template testo", ma ricordo che i casi problematici sono molto pochi. '''[[Utente:OrbiliusMagister|<span style="color:orange;">ε</span><span style="color:blue;">Δ</span>]][[Discussioni utente:OrbiliusMagister|<span style="color:brown;">ω</span>]]''' 19:05, 24 gen 2025 (CET)
== Decesso di PersonalButtons.js ==
Da stamattina la mia "bottoniera", che contiene i bottoni definiti in [[Utente:Alex brollo/PersonalButtons.js]], non dà segni di vita. La console si lamenta dell'errore ''document.ready non è una funzione'' e incrimina startup.js. Hai idea di cosa potrebbe essere successo? Disgraziatamente sono consapevole che i miei script personali sono poco robusti, ma senza di loro sono morto... [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 13:05, 27 feb 2025 (CET)
:@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]]: io stamattina ho messo un po' in ordine il [https://it.wikisource.org/w/index.php?title=MediaWiki%3AGadgets-definition&diff=3481359&oldid=3464390 Gadgets-definition], ma non credo che c'entri qualcosa. La tua bottoniera si appoggia a qualche altro script? Cos'è startup.js? [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 13:32, 27 feb 2025 (CET)
::@[[Utente:Candalua|Candalua]] Non ne ho idea, la console emette questo lamento ... [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 17:21, 27 feb 2025 (CET)
:::@[[Utente:Candalua|Candalua]] Comunque_ ho trovato deselezionato il gadget "Raccolta dei giocattoli", riattivandolo il problema è scomparso (e pure l'errore). Grazie comunque per l'attenzione. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 17:32, 27 feb 2025 (CET)
::::@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]]: uhm, strano: io ho spostato alcuni gadget, ma la raccolta dei giocattoli non l'ho toccata. Strano che si sia disabilitato per conto suo. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 17:57, 27 feb 2025 (CET)
== Privilegio ==
Per favore, mi ridai i privilegi di admin dell'interfaccia, che mi sono scaduti? Ne farò un uso omeopatico.... :-) [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 07:49, 20 mar 2025 (CET)
:@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]]: rinnovati per un anno, così non hai più scuse per non toccare i gadget :D [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 07:54, 20 mar 2025 (CET)
== Request to delete [[MediaWiki:Cite_reference_link]] ==
Hello @[[Utente:Candalua|Candalua]] and sorry for posting in English.
[[meta:WMDE_Technical_Wishes|My team]] is currently working on some improvements regarding references and footnotes and we realized, that you added a custom version of [[MediaWiki:Cite_reference_link]] to this wiki once.
We recently [https://gerrit.wikimedia.org/r/c/mediawiki/extensions/Cite/+/1056448 updated] that message in the code. Due to the override on your project these updates are not be applied here. Since the [[MediaWiki:Cite_reference_link|custom version]] does not add any special formatting that seems to be needed here it would be best to delete that page.
Thank you and feel free to reach out if you have questions or need help.
[[User:Christoph Jauera (WMDE)|Christoph Jauera (WMDE)]] ([[User talk:Christoph Jauera (WMDE)|disc.]]) 12:20, 20 mar 2025 (CET)
:@[[Utente:Christoph Jauera (WMDE)|Christoph Jauera (WMDE)]]: ok, done. We'll keep hiding the brackets using font-size: 0 as suggested on gerrit. Thank you. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 17:16, 20 mar 2025 (CET)
::@[[Utente:Candalua|Candalua]] Thanks again, I just realized that you also created <code>MediaWiki:Cite_reference_link</code> on [https://vec.wikisource.org/wiki/MediaWiki:Cite_reference_link vec.wikisource.org] it would be really helpful if you could delete that version there as well. At also seems to have no relevant custom changes :-). Best [[User:Christoph Jauera (WMDE)|Christoph Jauera (WMDE)]] ([[User talk:Christoph Jauera (WMDE)|disc.]]) 17:32, 20 mar 2025 (CET)
:::@[[Utente:Christoph Jauera (WMDE)|Christoph Jauera (WMDE)]]: done that too, thank you. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 17:46, 20 mar 2025 (CET)
== autoNs0 ==
Ciao, sembra ci sia un problema col tool: adesso inserisce il tag pages anche quando si entra in modifica, creando un duplicato [[Utente:Dr Zimbu|Dr ζimbu]] ([[Discussioni utente:Dr Zimbu|msg]]) 09:26, 5 apr 2025 (CEST)
:Aggiungo: il problema [https://it.wikisource.org/w/index.php?title=L%27ug%C3%B9ri_de_sto_monno&curid=308599&diff=3499830&oldid=3453620 non si presentava ieri alle 14:10] ma [https://it.wikisource.org/w/index.php?title=Lum%C3%ACe_di_Sicilia_(Novella,_1926)&curid=949669&diff=3499972&oldid=3476273 capitava alle 18:59]--[[Utente:Dr Zimbu|Dr ζimbu]] ([[Discussioni utente:Dr Zimbu|msg]]) 09:29, 5 apr 2025 (CEST)
::@[[Utente:Dr Zimbu|Dr Zimbu]]: grazie; dovrei aver sistemato. Come avrai visto sto cercando di fare ordine nei gadget per riuscire a velocizzare il caricamento, e sono incorso in una svista. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 10:07, 5 apr 2025 (CEST)
== Correttore ortografico ==
Proseguendo da [[Discussioni_indice:Yambo,_Luna_paese_incomodo.djvu#Rilettura|qua]], (visto che là è OT), si ho presente le convenzioni sugli accenti, è una vera rottura di palle che in quel testo si usi '''í''' anzichè '''ì''' che c'è sulla tastiera... :-D Anche se forse visto che vedo una incomprensibile sezione memoregex che riguarda la ì, sarebbe più veloce per l'umano mettere delle ì e poi lasciare che sia qualche magia a correggerle... ok, vado a vedere che dice MediaWiki:Gadget-ErroriOrtografici.js per farmi una cultura ;-) ciao -- [[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 10:08, 7 apr 2025 (CEST)
:@[[Utente:TrameOscure|TrameOscure]]: quella del memoregex è un'altra idea geniale del buon @[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]]: con il gadget [[Aiuto:Strumenti per la rilettura|Strumenti per la rilettura]], hai un comando "Trova e sostituisci" (nel menu di sinistra) con cui puoi sostituire caratteri in una pagina e dirgli "Ricorda questa sostituzione". Nelle pagine successive la potrai applicare (insieme a tutte le altre sostituzioni già salvate da te o da altri) con il comando PostOCR o più rapidamente Alt+7. Attivando anche la [[Wikisource:La fabbrica dei giocattoli|bottoniera]] ti trovi in basso anche dei bottoni "salva regex", "carica regex", "esegui regex", che vengono comodi (specialmente il salva, con cui le regex vengono scritte in quella sezione che hai visto, così sei sicuro di non perderle — altrimenti mi pare che rimangano solo sul browser).
:P.S. questa è probabilmente una cosa che prima o poi dovremmo mettere su un gadget per conto suo, in modo che ci siano tutti i comandi in un box solo, più intuitivo per l'utente (lo dico più che altro per Alex, ma ne riparleremo nel bar tecnico). [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 09:53, 8 apr 2025 (CEST)
::@[[Utente:Candalua|Candalua]] Sì, l'idea di incorporare il "carica regex" e il "salva regex" nel Trova e sostituisci mi piace molto. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 10:04, 8 apr 2025 (CEST)
:::Rispondendo a [[Discussioni_utente:Damadicarta#c-Candalua-20250408073300-Damadicarta-20250407090100|questo]] ("strumento utile, già che ci sono, è il "Controlla interruzioni di pagina", dal menu Strumenti:")... nel menù strumenti non ho quella voce... :(. E ne approfitto per segnalare quella che penso sia un'altra problematica per gli utenti che si approcciano a WS: l'interfaccia è molto dispersiva, con comandi a destra, a sinistra, nel sottomenu, in basso, in alto... La UX è un inferno :-D<br>
:::Per es, non me ne voglia @[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]], ma perchè carica-salva-esegui regex sta in una barra in basso, mentre trova&sostituisci nel menù a sx (o nel menu panino se si nasconde il menu?). E' lo stesso script, o cmq lo stesso tipo di attività, no?<br>
:::Altro es. (per par condicio :-p ) perchè "Cerca errori ortografici" e "Controlla interruzioni di pagina" invece stanno nel menù strumenti a dx? Troppe cose sparpagliate ovunque.🤯
:::IMHO ci vorrebbe una razionalizzazione "per attività". :-) --[[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 14:31, 8 apr 2025 (CEST)
:::Fra l'altro Vector22, con i suoi spazi esagerati di default e il suo bianco-ovunque-e-senza-bordi peggiora pure la percezione di non capire dove si è e cosa si fa. Lo noto ora perchè "a casa mia" ho stretto tutti gli spazi inutili e messo bei bordini azzurri per delimitare certe cose, ma per l'utente "di default" sembra di navigare in un oceano di comandi sparsi dappertutto... Lo trovo molto "faticoso". --[[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 14:35, 8 apr 2025 (CEST)
::::@[[Utente:TrameOscure|TrameOscure]]: eh, infatti sarebbe il punto a cui vorrei arrivare anch'io. Gli "Strumenti per la rilettura" e la "bottoniera" in basso sono tra i gadget più vecchi, e risalgono ad un'epoca in cui era più facile "attaccare roba" al di fuori dei menu standard, e in cui veniva più naturale riunire tante funzioni diverse. L'interfaccia era più basica e la trascrizione più laboriosa, per cui ci siamo scatenati ad inventare gadget che ci potessero aiutare (anche in maniera un po' disordinata, provando e riprovando). Adesso il paradigma è cambiato, perché è possibile caricare i singoli gadget selettivamente in base all'azione (view o edit) e al namespace, quindi è più conveniente avere gadget che fanno una cosa sola e che si caricano solo quando serve quella singola cosa. Quindi vorrei pian piano isolare le funzioni più utili, come il memoregex, e portarle verso questa direzione, anche per riuscire poi a metterci le mani più facilmente, senza timore di rompere altre cose.
::::Per il "Controlla interruzioni di pagina", il gadget è ErroriComuni che dovresti avere attivato; il comando si attiva solo in ns0 e solo in visualizzazione. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 15:21, 8 apr 2025 (CEST)
:::::Mah, ho appena finito di correggere i trattini e avere il tasto "esegui memoregex" subito in basso a portata di click senza passare da menù e voci varie è stato molto comodo. Per cui anche l'idea di concentrare tutti i comandi di correzione/verifica nella bottoniera non è male... Forse potrebbe essere una specie di menù con voci che si aprono verso l'alto? boh.
:::::Controlla interruzioni di pagina continuo a non vederlo anche se ErroriComuni è on. :-( [[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 15:37, 8 apr 2025 (CEST)
::::::@[[Utente:TrameOscure|TrameOscure]] Ti suggerirei di fare un viaggio esplorativo in Distributed proofreaders, il "laboratorio tipografico specializzato" del progetto Gutenberg. La filosofia di trascrizione è completamente diversa da quella di wikisource, ma la differenza fondamentale, secondo me, è che fa una sola cosa, mentre la nostra interfaccia è un adattamento di quanto serve a una miriade di progetti diversi, dominati da wikipedia. Mi pare di ricordare che nei pasticci che ho fatto, anni fa, ci sia qualche traccia di quell'interfaccia.
::::::Sarebbe poi interessantissimo esplorare per bene la wikisource tedesca, he ha avuto una evoluzione profondamente divergente, fino ad allontanarsi dall'interfaccia proofread. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 18:38, 8 apr 2025 (CEST)
:::::::<small>@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]], Distributed proofreaders sarebbe [https://www.pgdp.net/c/]? Look molto anni '90 :D
:::::::de.ws in effetti non capisco come operi: l'interfaccia "a fronte" mi sembra concettualmente meglio. Il problema che sento io, come dicevo, è la dispersione "logica" degli strumenti e la difficoltà ad adattare l'interfaccia alle esigenze di lettura. Beninteso, non è una critica al vs lavoro, solo una suggestione. :-) Purtroppo non ho le competenze per fare qualcosa di concreto su questi aspetti. --[[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 21:27, 8 apr 2025 (CEST)</small>
::::::::@[[Utente:TrameOscure|TrameOscure]] Il tuo link punta alla home page: sei andato fino all'interfaccia di editing? Penso che ci si debba registrare e travestire da volontario :-)
::::::::Io l'ho fatto, ho lavorato su un bel po' di pagine, anche se come utente con minimi privilegi (c'è molto rigore nel sito, gli utenti novizi possono fare solo cose elementari, sotto severo tutoraggio, su testi già selezionati e caricati dagli admin, per passare di livello occorre superare veri esami online... è un mondo del tutto diverso da mediawiki), ed è stata un'esperienza molto interessante e suggestiva.
::::::::Ma stiamo devastando la talk page di Candalua; mi scuso e ti propongo, se ti interessa, di parlarne altrove. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 08:46, 9 apr 2025 (CEST)
== Gadget Riassunto ultime modifiche ==
Ciao. Le righe tr.odd dovrebbero avere background-color: var(--background-color-backdrop-light) e non #efefef, altrimenti in dark restano bianco sporco. ;-) --[[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 21:35, 12 apr 2025 (CEST)
:Rammento [[mw:Recommendations for night mode compatibility on Wikimedia wikis]], praticamente la bibbia per questo tipo di operazioni. -- [[User:ZandDev|ZandDev]] ([[User talk:ZandDev|disc.]]) 14:42, 20 apr 2025 (CEST)
::@[[Utente:TrameOscure|TrameOscure]]: {{Fatto}}
::@[[Utente:ZandDev|ZandDev]]: TrameOscure aveva iniziato a lavorare sul night mode, ma poi visti i suoi trascorsi wikipediani qualcuno non si fidava e abbiamo lasciato perdere. Ma se tu ci sai fare, non ti andrebbe di proporti per un flag temporaneo di ''interface administrator''? Io sto già facendo un lavorone di ottimizzazione dei gadget, oltre al consueto "lavoro sporco", e non riesco a stare dietro a tutto. Ovviamente ti farei comunque da "garante" di fronte alla comunità. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 10:21, 22 apr 2025 (CEST)
:::👍 Cmq sono sempre a disp. se a ''qualcuno'' sono passate -come spero- le ''psicosi-poco-[https://foundation.wikimedia.org/wiki/Policy:Universal_Code_of_Conduct/it UCoC-compliant]''. :-p -- [[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 12:55, 22 apr 2025 (CEST)
== Richiesta di rivalutazione opera ora con ISBN ==
Gentile Candalua,
ti scrivo in merito alla precedente cancellazione della pagina ''[[Whelmity. Manifesto del pensiero strutturato]]'', da te motivata con la mancanza di una fonte editoriale verificabile.
Ti segnalo che l’opera è ora regolarmente '''pubblicata su Amazon KDP''' in formato cartaceo ('''ISBN: 979-8282754032''') e disponibile anche in formato eBook ('''ASIN: B0F7M6MQ51''').
È inoltre '''archiviata su Internet Archive con metadati completi''':
🔹 https://archive.org/details/whelmity-manifesto-del-pensiero-strutturato
🔹 [[openlibrary:works/OL43287365W|Open Library]]
L’opera è rilasciata con licenza '''Creative Commons BY-SA 4.0''', quindi compatibile con le linee guida di Wikisource.
Chiedo cortesemente se è possibile '''valutare la ripubblicazione''' o fornirmi ulteriori indicazioni per procedere correttamente.
Grazie per l’attenzione e il tempo dedicato,
<nowiki>--~~~~</nowiki> [[User:Marino car|Marino car]] ([[User talk:Marino car|disc.]]) 22:53, 8 mag 2025 (CEST)
== autoPt ==
Ciao, ho visto che hai tolto il comando dalla barra a sinistra. Mi pare di capire che lo hai fatto perchè la funzione non è necessaria: la parola viene riunita da sola. Ma ogni tanto non succede vedi [[Pagina:Storia della venerabile arciconfraternita della Misericordia 1871.djvu/11 |qui]. In questo caso cosa devo fare? ho letto che qualcuno si è messo il tasto da qualche parte, come di fa? Ciao e grazie Susanna [[User:Giaccai|Susanna Giaccai]] ([[User talk:Giaccai|disc.]]) 16:27, 11 mag 2025 (CEST)
:@[[Utente:Giaccai|Giaccai]]: c'è il bottone Pt nella barra in alto (che sarebbe il posto "ufficiale" dove mettere i nostri strumenti). [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 19:11, 11 mag 2025 (CEST)
::Grazie, ora l'ho visto. Ciao [[User:Giaccai|Susanna Giaccai]] ([[User talk:Giaccai|disc.]]) 19:51, 11 mag 2025 (CEST)
== Filo d'Arianna per pag. di aiuto e ns:ws ==
Detto anche breadcrumb. Ho notato che [[:Template:Intestazione indice linee guida]] e [[:Template:Intestazione indice aiuto]] generano una inutile e brutta duplicazione del nome della pagina (vedi [[Aiuto:Guida del lettore|qua]] per es.). Non ne capisco lo scopo e visto che i due template hanno dei parametri non vorrei fare casino. Ma per es fr.ws mi sembra sia più pulito e comprensibile ([https://fr.wikisource.org/wiki/Aide:Cr%C3%A9er_un_fichier_DjVu es.]). Si può togliere questo "doppio/triplo titolo" o ha qualche scopo che non comprendo? -- [[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 11:45, 12 mag 2025 (CEST)
:@[[Utente:TrameOscure|TrameOscure]]: anticamente c'erano degli stili che poi si erano persi in qualche pulizia. Ora li ho rimessi (con templatestyles). C'è da dire però che la cosa aveva maggiore senso quando si poteva nascondere il titolo "normale" delle pagine usando {{tl|Nascondi titolo}}: ora sembra molto più una ripetizione. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 12:09, 12 mag 2025 (CEST)
::Infatti anche quel template non lo capivo.. :D
::Però a sto punto leverei il box di ripetizione, anche perchè non funziona con la mod. scura... [[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 12:45, 12 mag 2025 (CEST)
:::@[[Utente:TrameOscure|TrameOscure]]: sì, quasi quasi... si potrebbe tenere solo le briciole di pane. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 12:51, 12 mag 2025 (CEST)
::::Esatto... Poi come hanno fatto i francesi mi sembra molto carino, con la casetta (o volendo col salvagente). -- [[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 12:56, 12 mag 2025 (CEST)
== Linee punteggiate ==
Ciao. Di situazioni come [https://it.wikisource.org/w/index.php?title=Pagina:Yambo_-_Manoscritto_trovato_in_una_bottiglia,_Roma,_Scotti,_1905.pdf/78&diff=next&oldid=3523999 questa] ce ne sono in millemila miliardi di pagine in 'sto libro.
Mezza riga di punti e mezza riga di testo... in proporzioni variabili. Non sapendo come ottenere l'effetto ho messo punto-spazio-punto-spazio-punto-testo o testo-punto-spazio-punto-spazio-punto a seconda dei casi senza cercare l'esatta resa grafica. Non ci sono mai spazi dopo il terzo punto perchè quella combinazione con spazio finale l'ho usata come regex per il template rigapunteggiata/16 --[[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 19:14, 16 mag 2025 (CEST)
== Ariosto ==
Ciao. Sono finalmente arrivato a creare le pagine Opera delle liriche dubbie. [[Opera:Madonna, qual certezza|Questa]] è la prima (corrispondente a [[:d:Q134486391|questo elemento Wikidata]]): quando hai tempo, ci sarebbe da modificare il template {{tl|Opera}} per mostrare il possibile autore anche qui da noi.-- [[Utente:Dr Zimbu|Dr ζimbu]] ([[Discussioni utente:Dr Zimbu|msg]]) 12:10, 17 mag 2025 (CEST)
:@[[Utente:Dr Zimbu|Dr Zimbu]]: ok, ho aggiunto la gestione del "possibile autore" (da testare cosa succede se sono più di uno). Ho creato [[:Categoria:Opere con possibili attribuzioni]] per radunare questi casi. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 12:04, 19 mag 2025 (CEST)
::Grazie mille, ti faccio sapere se trovo comportamenti inaspettati o ''bug''--[[Utente:Dr Zimbu|Dr ζimbu]] ([[Discussioni utente:Dr Zimbu|msg]]) 13:08, 19 mag 2025 (CEST)
== Due domande "laterali" ==
Abbi pazienza se ti pongo due domande che con wikisource hanno poco a che fare (ma poi... chissà...).
Dopo decenni mi è tornata la voglia di preparare pagine web.
Ho scelto come editor Bluegriffon. OK? Altro?
E se oltre a creare pagine web locali, volessi metterle in rete, hai qualche suggerimento? Non mi serve un dominio "mio". [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 20:54, 22 mag 2025 (CEST)
== Info ==
Ho "perso un pezzo" nella discussione sulle Ville, si può far sparire il dato? Grazie :-) -- [[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 11:47, 9 giu 2025 (CEST)
:@[[Utente:TrameOscure|TrameOscure]]: intendi il tuo IP, vero? ho provveduto a mascherarlo. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 11:53, 9 giu 2025 (CEST)
== Modifica gadget ==
Fatta una piccola modifica a [[Mediawiki:Gadget-common.js]], funzione newAutoRi, in modo che funzioni anche se il parametro pagina contiene un tl rl (visualizzazione come numero romano). Visto che sono estremamente arrugginito e che ti stai occupando di risistemare gli script ti avviserò ad ogni mia cauta modifica. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 08:30, 16 giu 2025 (CEST)
== Pg aggiunto in modo strano ==
[https://it.wikisource.org/w/index.php?title=Pagina:Come_si_possa_diventare_artisti_cinematografici_1914-PaoloAzzurri.pdf/30&diff=next&oldid=3542341 Questo] mi si è aggiunto facendo Alt+7, immagino che venga da una MemoRegex di chissà quale altro indice! Grazie [[User:Cruccone|Cruccone]] ([[User talk:Cruccone|disc.]]) 14:10, 3 lug 2025 (CEST)
qjmwv229hhzsgjzehezv81akpnn5otl
3542439
3542434
2025-07-03T12:41:32Z
Candalua
1675
/* Pg aggiunto in modo strano */ Risposta
3542439
wikitext
text/x-wiki
<div class="plainlinks" style="float:left; border: 1px solid #999;padding: .2em .3em .25em;margin: .3em .3em .3em 1em;">'''Archivio'''
[//it.wikisource.org/w/index.php?title=Discussioni_utente:Candalua&oldid=742580 2010] ·
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</div>
<div style="float:right">{{A fine pagina}}</div>
<div style="width:70%; margin: 0 auto; text-align: center; border: 2px solid #FFD595; padding: 5px; background-color: #FFF0D9;">
[[File:Nordkirchen-090806-9419-Capellerallee-Atlas.jpg|200px|center]]'''{{PAGENAME}}''' (non visibile nella foto in quanto sta reggendo sulle sue spalle Atlante che a sua volta regge il Mondo) <br/> è in '''''[[w:Wikipedia:Scherzi_e_STUBidaggini/Wikipause|wikisinghiozzo permanente]]''''' per cause dipendenti da '''lavoro, donne & altri vizi vari.''' <br/>Chiedete pure, ma sappiate che potrei sparire da un momento all'altro...
</div>
{{TOCright}}
== Fogna! ==
Caro Candalua,
come disse Jovanotti, ''Fogna! Non fmettere mai di fognare!''... e io fogno, o meglio, '''ſ'''ogno. Per diletto ho preso in considerazione un testo settecentesco con le esse lunghe, e mi sono messo di buzzo buono a cliccare con il [[Mediawiki:Gadget-fs.js|gadget f => s]] sulla casella con i due bottoni. Niente di sbagliato, ma mi chiedevo se per vecchi ''boomer-user'' come me fosse possibile usare la tastiera invece del mouse/trackpad: in pratica è possibile fare in modo che, attivato il gadget, oltre che cliccando sui bottoni, sia possibile effettuare la scelta tra effe ed esse cliccando sulla lettera corrispondente della tastiera? in tal modo potrei mantenere gli occhi sullo schermo invece di spostarli continuamente tra casella con bottoni e testo. Lo so, sono un triceratopo, ma lasciami fognare! Che ne pensi? '''[[Utente:OrbiliusMagister|<span style="color:orange;">ε</span><span style="color:blue;">Δ</span>]][[Discussioni utente:OrbiliusMagister|<span style="color:brown;">ω</span>]]''' 14:26, 3 gen 2025 (CET)
:Cariffimo [[Utente:OrbiliusMagister|OrbiliufMagifter]]! Fui tafti è fempre... ehm, sui tasti è sempre un po' difficile, ma ci poffo provare. Però dovrai aspettare un po', magari intanto dèdicati a qualcos'altro e poi ti farò fapere! [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 15:30, 3 gen 2025 (CET)
::@[[Utente:OrbiliusMagister|OrbiliusMagister]]: il fogno diventa una folida realtà! Ora puoi usare i tasti f-s e ''fpaffartela'' con i ''tefti fettecentefchi!'' [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 15:47, 20 gen 2025 (CET)
:::''Maggico Candalua!'' fantaftico! '''[[Utente:OrbiliusMagister|<span style="color:orange;">ε</span><span style="color:blue;">Δ</span>]][[Discussioni utente:OrbiliusMagister|<span style="color:brown;">ω</span>]]''' 20:34, 20 gen 2025 (CET)
== Tks... ==
Mi sa che bisogna darci un occhio... -- [[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 19:24, 12 gen 2025 (CET)
:@[[Utente:TrameOscure|TrameOscure]]: eh sì. Se vuoi dedicarti un po' anche a questo, ti segnalo un paio di gadget utili che forse non hai ancora visto:
:* Contributi aggregati: una volta attivato, lo trovi nel menu di destra quando sei sulla pagina di un utente o nei suoi contributi. Ti mostra un riassunto degli indici su cui ha lavorato, dal più recente, col conteggio delle modifiche.
:* Cerca errori ortografici: questo lo trovi sugli indici (a volte ci mette un po' a caricare) e cerca possibili errori in base a dei pattern. Ovviamente non li trova tutti, e spesso trova dei falsi positivi, ma è molto utile per trovare gli errori più comuni senza guardare le pagine ad una ad una. Io raccomando di usarlo almeno dopo ogni trascrizione o rilettura completata, per fare un check generale.
:[[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 03:20, 13 gen 2025 (CET)
::Provato Contributi aggregati... è il conto degli edit fatti nelle pagine relative a un indice? sulla tua PU non finisce più di caricare roba... :D Bello, ma è un altro componente che con dark non va :-( -- [[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 13:06, 13 gen 2025 (CET)
:::@[[Utente:TrameOscure|TrameOscure]]: eheh, penso sia dura trovare un indice su cui non ho messo le mani... Per tutti questi gadget io ho fatto un css comune con alcuni stili per finestre, bottoni ecc. (altri temo che siano ancora nel common), che trovi all'inizio della pagina di "gadget definition"... Forse si riesce a farne una versione dark, in modo da sistemare tutto in un colpo. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 13:11, 13 gen 2025 (CET)
::::Allora forse avevo già fixato la cosa in locale mettendo a punto non ricordo più quale altro gadget che Alex mi aveva segnalato... il cerca&sostituisci, mi pare. -- [[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 16:56, 13 gen 2025 (CET)
== "Pasticcio" pt. 2 ==
Ciao, ho appena fatto un edit che mi ha dato lo stesso problema che ho spiegato nella mia pagina di discussioni. Questa volta [https://it.wikisource.org/w/index.php?title=Autore:Gino_Fano&diff=prev&oldid=3457687 qui]. Sinceramente non mi è chiaro il motivo per cui succeda sta cosa, dato che quella roba cancellata non mi compare nell'editor. In più anche l'anteprima sembra corretta, non si nota nulla di strano fino a quando non salvo la pagina. Annullare l'edit non funziona, ci ho provato ma la pagina diventa vuota (letteralmente), quindi non ho neanche salvato. Potresti sistemare e spiegarmi la causa di questi problemi, così evito che succeda di nuovo? Francamente non mi era mai capitato. Grazie e scusa per il disturbo. [[User:Emyn Muil|Emyn Muil]] ([[User talk:Emyn Muil|disc.]]) 17:29, 13 gen 2025 (CET)
:@[[Utente:Emyn Muil|Emyn Muil]]: ciao, questi errori accadono ogni tanto ma non ho mai capito bene la causa, ne stiamo parlando anche adesso al bar. In questi casi, prova comunque a fare un edit "a vuoto" (cioè vai in modifica e salvi senza aver modificato nulla), questo dovrebbe ripristinare l'area dati. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 15:49, 20 gen 2025 (CET)
== Disambigue: problemi in vista ==
Caro Candalua,
il titolo è un po' enfatico perché non so se si tratti di un vero problema o meno. Ti espongo il caso, tu sicuramente capirai quale ingranaggio sotto la scocca dello script sia da regolare.
* Mi sto apprestando a spostare [[Poesie (Mamiani)/Inni Sacri]] a [[Inni sacri (Mamiani)]], si prospetta dunque la disambiguazione di [[Inni sacri]] tra quelli di Manzoni e questi di Mamiani.
* vado su [[Inni sacri]], attualmente sede degli inni di Manzoni, e trovo già una nota disambigua relativa a [[Il nome di Maria]]... ma questa nota disambigua non dovrebbe trovarsi solo tra [[Inni sacri/Il Nome di Maria]] e [[Nova polemica/Il nome di Maria]]? Il problema è già stato segnalato da qualche altra parte, ma non ricordo dove né quale sia l'origine di questo bugghetto. Secondo te è grave?
'''[[Utente:OrbiliusMagister|<span style="color:orange;">ε</span><span style="color:blue;">Δ</span>]][[Discussioni utente:OrbiliusMagister|<span style="color:brown;">ω</span>]]''' 19:41, 22 gen 2025 (CET)
:@[[Utente:OrbiliusMagister|OrbiliusMagister]]: lo so... il problema è che nelle disambigua spesso ci sono dei link in più rispetto ai testi da disambiguare. Devo capire come fare a scartarli. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 21:17, 22 gen 2025 (CET)
::@[[Utente:OrbiliusMagister|OrbiliusMagister]]: credo di aver sistemato, adesso il gadget guarda anche se il link proviene da un template Testo, in modo da scartare altri link eventualmente presenti nella disambigua ma non pertinenti. Ovviamente bisogna usare Testo solo per i testi da disambiguare. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 19:02, 24 gen 2025 (CET)
:::Fantastico: sei un razzo del debug! Direi che la tua idea è la soluzione migliore. Purtroppo per un breve periodo ho usato dei "doppi template testo", ma ricordo che i casi problematici sono molto pochi. '''[[Utente:OrbiliusMagister|<span style="color:orange;">ε</span><span style="color:blue;">Δ</span>]][[Discussioni utente:OrbiliusMagister|<span style="color:brown;">ω</span>]]''' 19:05, 24 gen 2025 (CET)
== Decesso di PersonalButtons.js ==
Da stamattina la mia "bottoniera", che contiene i bottoni definiti in [[Utente:Alex brollo/PersonalButtons.js]], non dà segni di vita. La console si lamenta dell'errore ''document.ready non è una funzione'' e incrimina startup.js. Hai idea di cosa potrebbe essere successo? Disgraziatamente sono consapevole che i miei script personali sono poco robusti, ma senza di loro sono morto... [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 13:05, 27 feb 2025 (CET)
:@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]]: io stamattina ho messo un po' in ordine il [https://it.wikisource.org/w/index.php?title=MediaWiki%3AGadgets-definition&diff=3481359&oldid=3464390 Gadgets-definition], ma non credo che c'entri qualcosa. La tua bottoniera si appoggia a qualche altro script? Cos'è startup.js? [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 13:32, 27 feb 2025 (CET)
::@[[Utente:Candalua|Candalua]] Non ne ho idea, la console emette questo lamento ... [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 17:21, 27 feb 2025 (CET)
:::@[[Utente:Candalua|Candalua]] Comunque_ ho trovato deselezionato il gadget "Raccolta dei giocattoli", riattivandolo il problema è scomparso (e pure l'errore). Grazie comunque per l'attenzione. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 17:32, 27 feb 2025 (CET)
::::@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]]: uhm, strano: io ho spostato alcuni gadget, ma la raccolta dei giocattoli non l'ho toccata. Strano che si sia disabilitato per conto suo. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 17:57, 27 feb 2025 (CET)
== Privilegio ==
Per favore, mi ridai i privilegi di admin dell'interfaccia, che mi sono scaduti? Ne farò un uso omeopatico.... :-) [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 07:49, 20 mar 2025 (CET)
:@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]]: rinnovati per un anno, così non hai più scuse per non toccare i gadget :D [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 07:54, 20 mar 2025 (CET)
== Request to delete [[MediaWiki:Cite_reference_link]] ==
Hello @[[Utente:Candalua|Candalua]] and sorry for posting in English.
[[meta:WMDE_Technical_Wishes|My team]] is currently working on some improvements regarding references and footnotes and we realized, that you added a custom version of [[MediaWiki:Cite_reference_link]] to this wiki once.
We recently [https://gerrit.wikimedia.org/r/c/mediawiki/extensions/Cite/+/1056448 updated] that message in the code. Due to the override on your project these updates are not be applied here. Since the [[MediaWiki:Cite_reference_link|custom version]] does not add any special formatting that seems to be needed here it would be best to delete that page.
Thank you and feel free to reach out if you have questions or need help.
[[User:Christoph Jauera (WMDE)|Christoph Jauera (WMDE)]] ([[User talk:Christoph Jauera (WMDE)|disc.]]) 12:20, 20 mar 2025 (CET)
:@[[Utente:Christoph Jauera (WMDE)|Christoph Jauera (WMDE)]]: ok, done. We'll keep hiding the brackets using font-size: 0 as suggested on gerrit. Thank you. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 17:16, 20 mar 2025 (CET)
::@[[Utente:Candalua|Candalua]] Thanks again, I just realized that you also created <code>MediaWiki:Cite_reference_link</code> on [https://vec.wikisource.org/wiki/MediaWiki:Cite_reference_link vec.wikisource.org] it would be really helpful if you could delete that version there as well. At also seems to have no relevant custom changes :-). Best [[User:Christoph Jauera (WMDE)|Christoph Jauera (WMDE)]] ([[User talk:Christoph Jauera (WMDE)|disc.]]) 17:32, 20 mar 2025 (CET)
:::@[[Utente:Christoph Jauera (WMDE)|Christoph Jauera (WMDE)]]: done that too, thank you. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 17:46, 20 mar 2025 (CET)
== autoNs0 ==
Ciao, sembra ci sia un problema col tool: adesso inserisce il tag pages anche quando si entra in modifica, creando un duplicato [[Utente:Dr Zimbu|Dr ζimbu]] ([[Discussioni utente:Dr Zimbu|msg]]) 09:26, 5 apr 2025 (CEST)
:Aggiungo: il problema [https://it.wikisource.org/w/index.php?title=L%27ug%C3%B9ri_de_sto_monno&curid=308599&diff=3499830&oldid=3453620 non si presentava ieri alle 14:10] ma [https://it.wikisource.org/w/index.php?title=Lum%C3%ACe_di_Sicilia_(Novella,_1926)&curid=949669&diff=3499972&oldid=3476273 capitava alle 18:59]--[[Utente:Dr Zimbu|Dr ζimbu]] ([[Discussioni utente:Dr Zimbu|msg]]) 09:29, 5 apr 2025 (CEST)
::@[[Utente:Dr Zimbu|Dr Zimbu]]: grazie; dovrei aver sistemato. Come avrai visto sto cercando di fare ordine nei gadget per riuscire a velocizzare il caricamento, e sono incorso in una svista. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 10:07, 5 apr 2025 (CEST)
== Correttore ortografico ==
Proseguendo da [[Discussioni_indice:Yambo,_Luna_paese_incomodo.djvu#Rilettura|qua]], (visto che là è OT), si ho presente le convenzioni sugli accenti, è una vera rottura di palle che in quel testo si usi '''í''' anzichè '''ì''' che c'è sulla tastiera... :-D Anche se forse visto che vedo una incomprensibile sezione memoregex che riguarda la ì, sarebbe più veloce per l'umano mettere delle ì e poi lasciare che sia qualche magia a correggerle... ok, vado a vedere che dice MediaWiki:Gadget-ErroriOrtografici.js per farmi una cultura ;-) ciao -- [[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 10:08, 7 apr 2025 (CEST)
:@[[Utente:TrameOscure|TrameOscure]]: quella del memoregex è un'altra idea geniale del buon @[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]]: con il gadget [[Aiuto:Strumenti per la rilettura|Strumenti per la rilettura]], hai un comando "Trova e sostituisci" (nel menu di sinistra) con cui puoi sostituire caratteri in una pagina e dirgli "Ricorda questa sostituzione". Nelle pagine successive la potrai applicare (insieme a tutte le altre sostituzioni già salvate da te o da altri) con il comando PostOCR o più rapidamente Alt+7. Attivando anche la [[Wikisource:La fabbrica dei giocattoli|bottoniera]] ti trovi in basso anche dei bottoni "salva regex", "carica regex", "esegui regex", che vengono comodi (specialmente il salva, con cui le regex vengono scritte in quella sezione che hai visto, così sei sicuro di non perderle — altrimenti mi pare che rimangano solo sul browser).
:P.S. questa è probabilmente una cosa che prima o poi dovremmo mettere su un gadget per conto suo, in modo che ci siano tutti i comandi in un box solo, più intuitivo per l'utente (lo dico più che altro per Alex, ma ne riparleremo nel bar tecnico). [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 09:53, 8 apr 2025 (CEST)
::@[[Utente:Candalua|Candalua]] Sì, l'idea di incorporare il "carica regex" e il "salva regex" nel Trova e sostituisci mi piace molto. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 10:04, 8 apr 2025 (CEST)
:::Rispondendo a [[Discussioni_utente:Damadicarta#c-Candalua-20250408073300-Damadicarta-20250407090100|questo]] ("strumento utile, già che ci sono, è il "Controlla interruzioni di pagina", dal menu Strumenti:")... nel menù strumenti non ho quella voce... :(. E ne approfitto per segnalare quella che penso sia un'altra problematica per gli utenti che si approcciano a WS: l'interfaccia è molto dispersiva, con comandi a destra, a sinistra, nel sottomenu, in basso, in alto... La UX è un inferno :-D<br>
:::Per es, non me ne voglia @[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]], ma perchè carica-salva-esegui regex sta in una barra in basso, mentre trova&sostituisci nel menù a sx (o nel menu panino se si nasconde il menu?). E' lo stesso script, o cmq lo stesso tipo di attività, no?<br>
:::Altro es. (per par condicio :-p ) perchè "Cerca errori ortografici" e "Controlla interruzioni di pagina" invece stanno nel menù strumenti a dx? Troppe cose sparpagliate ovunque.🤯
:::IMHO ci vorrebbe una razionalizzazione "per attività". :-) --[[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 14:31, 8 apr 2025 (CEST)
:::Fra l'altro Vector22, con i suoi spazi esagerati di default e il suo bianco-ovunque-e-senza-bordi peggiora pure la percezione di non capire dove si è e cosa si fa. Lo noto ora perchè "a casa mia" ho stretto tutti gli spazi inutili e messo bei bordini azzurri per delimitare certe cose, ma per l'utente "di default" sembra di navigare in un oceano di comandi sparsi dappertutto... Lo trovo molto "faticoso". --[[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 14:35, 8 apr 2025 (CEST)
::::@[[Utente:TrameOscure|TrameOscure]]: eh, infatti sarebbe il punto a cui vorrei arrivare anch'io. Gli "Strumenti per la rilettura" e la "bottoniera" in basso sono tra i gadget più vecchi, e risalgono ad un'epoca in cui era più facile "attaccare roba" al di fuori dei menu standard, e in cui veniva più naturale riunire tante funzioni diverse. L'interfaccia era più basica e la trascrizione più laboriosa, per cui ci siamo scatenati ad inventare gadget che ci potessero aiutare (anche in maniera un po' disordinata, provando e riprovando). Adesso il paradigma è cambiato, perché è possibile caricare i singoli gadget selettivamente in base all'azione (view o edit) e al namespace, quindi è più conveniente avere gadget che fanno una cosa sola e che si caricano solo quando serve quella singola cosa. Quindi vorrei pian piano isolare le funzioni più utili, come il memoregex, e portarle verso questa direzione, anche per riuscire poi a metterci le mani più facilmente, senza timore di rompere altre cose.
::::Per il "Controlla interruzioni di pagina", il gadget è ErroriComuni che dovresti avere attivato; il comando si attiva solo in ns0 e solo in visualizzazione. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 15:21, 8 apr 2025 (CEST)
:::::Mah, ho appena finito di correggere i trattini e avere il tasto "esegui memoregex" subito in basso a portata di click senza passare da menù e voci varie è stato molto comodo. Per cui anche l'idea di concentrare tutti i comandi di correzione/verifica nella bottoniera non è male... Forse potrebbe essere una specie di menù con voci che si aprono verso l'alto? boh.
:::::Controlla interruzioni di pagina continuo a non vederlo anche se ErroriComuni è on. :-( [[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 15:37, 8 apr 2025 (CEST)
::::::@[[Utente:TrameOscure|TrameOscure]] Ti suggerirei di fare un viaggio esplorativo in Distributed proofreaders, il "laboratorio tipografico specializzato" del progetto Gutenberg. La filosofia di trascrizione è completamente diversa da quella di wikisource, ma la differenza fondamentale, secondo me, è che fa una sola cosa, mentre la nostra interfaccia è un adattamento di quanto serve a una miriade di progetti diversi, dominati da wikipedia. Mi pare di ricordare che nei pasticci che ho fatto, anni fa, ci sia qualche traccia di quell'interfaccia.
::::::Sarebbe poi interessantissimo esplorare per bene la wikisource tedesca, he ha avuto una evoluzione profondamente divergente, fino ad allontanarsi dall'interfaccia proofread. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 18:38, 8 apr 2025 (CEST)
:::::::<small>@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]], Distributed proofreaders sarebbe [https://www.pgdp.net/c/]? Look molto anni '90 :D
:::::::de.ws in effetti non capisco come operi: l'interfaccia "a fronte" mi sembra concettualmente meglio. Il problema che sento io, come dicevo, è la dispersione "logica" degli strumenti e la difficoltà ad adattare l'interfaccia alle esigenze di lettura. Beninteso, non è una critica al vs lavoro, solo una suggestione. :-) Purtroppo non ho le competenze per fare qualcosa di concreto su questi aspetti. --[[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 21:27, 8 apr 2025 (CEST)</small>
::::::::@[[Utente:TrameOscure|TrameOscure]] Il tuo link punta alla home page: sei andato fino all'interfaccia di editing? Penso che ci si debba registrare e travestire da volontario :-)
::::::::Io l'ho fatto, ho lavorato su un bel po' di pagine, anche se come utente con minimi privilegi (c'è molto rigore nel sito, gli utenti novizi possono fare solo cose elementari, sotto severo tutoraggio, su testi già selezionati e caricati dagli admin, per passare di livello occorre superare veri esami online... è un mondo del tutto diverso da mediawiki), ed è stata un'esperienza molto interessante e suggestiva.
::::::::Ma stiamo devastando la talk page di Candalua; mi scuso e ti propongo, se ti interessa, di parlarne altrove. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 08:46, 9 apr 2025 (CEST)
== Gadget Riassunto ultime modifiche ==
Ciao. Le righe tr.odd dovrebbero avere background-color: var(--background-color-backdrop-light) e non #efefef, altrimenti in dark restano bianco sporco. ;-) --[[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 21:35, 12 apr 2025 (CEST)
:Rammento [[mw:Recommendations for night mode compatibility on Wikimedia wikis]], praticamente la bibbia per questo tipo di operazioni. -- [[User:ZandDev|ZandDev]] ([[User talk:ZandDev|disc.]]) 14:42, 20 apr 2025 (CEST)
::@[[Utente:TrameOscure|TrameOscure]]: {{Fatto}}
::@[[Utente:ZandDev|ZandDev]]: TrameOscure aveva iniziato a lavorare sul night mode, ma poi visti i suoi trascorsi wikipediani qualcuno non si fidava e abbiamo lasciato perdere. Ma se tu ci sai fare, non ti andrebbe di proporti per un flag temporaneo di ''interface administrator''? Io sto già facendo un lavorone di ottimizzazione dei gadget, oltre al consueto "lavoro sporco", e non riesco a stare dietro a tutto. Ovviamente ti farei comunque da "garante" di fronte alla comunità. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 10:21, 22 apr 2025 (CEST)
:::👍 Cmq sono sempre a disp. se a ''qualcuno'' sono passate -come spero- le ''psicosi-poco-[https://foundation.wikimedia.org/wiki/Policy:Universal_Code_of_Conduct/it UCoC-compliant]''. :-p -- [[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 12:55, 22 apr 2025 (CEST)
== Richiesta di rivalutazione opera ora con ISBN ==
Gentile Candalua,
ti scrivo in merito alla precedente cancellazione della pagina ''[[Whelmity. Manifesto del pensiero strutturato]]'', da te motivata con la mancanza di una fonte editoriale verificabile.
Ti segnalo che l’opera è ora regolarmente '''pubblicata su Amazon KDP''' in formato cartaceo ('''ISBN: 979-8282754032''') e disponibile anche in formato eBook ('''ASIN: B0F7M6MQ51''').
È inoltre '''archiviata su Internet Archive con metadati completi''':
🔹 https://archive.org/details/whelmity-manifesto-del-pensiero-strutturato
🔹 [[openlibrary:works/OL43287365W|Open Library]]
L’opera è rilasciata con licenza '''Creative Commons BY-SA 4.0''', quindi compatibile con le linee guida di Wikisource.
Chiedo cortesemente se è possibile '''valutare la ripubblicazione''' o fornirmi ulteriori indicazioni per procedere correttamente.
Grazie per l’attenzione e il tempo dedicato,
<nowiki>--~~~~</nowiki> [[User:Marino car|Marino car]] ([[User talk:Marino car|disc.]]) 22:53, 8 mag 2025 (CEST)
== autoPt ==
Ciao, ho visto che hai tolto il comando dalla barra a sinistra. Mi pare di capire che lo hai fatto perchè la funzione non è necessaria: la parola viene riunita da sola. Ma ogni tanto non succede vedi [[Pagina:Storia della venerabile arciconfraternita della Misericordia 1871.djvu/11 |qui]. In questo caso cosa devo fare? ho letto che qualcuno si è messo il tasto da qualche parte, come di fa? Ciao e grazie Susanna [[User:Giaccai|Susanna Giaccai]] ([[User talk:Giaccai|disc.]]) 16:27, 11 mag 2025 (CEST)
:@[[Utente:Giaccai|Giaccai]]: c'è il bottone Pt nella barra in alto (che sarebbe il posto "ufficiale" dove mettere i nostri strumenti). [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 19:11, 11 mag 2025 (CEST)
::Grazie, ora l'ho visto. Ciao [[User:Giaccai|Susanna Giaccai]] ([[User talk:Giaccai|disc.]]) 19:51, 11 mag 2025 (CEST)
== Filo d'Arianna per pag. di aiuto e ns:ws ==
Detto anche breadcrumb. Ho notato che [[:Template:Intestazione indice linee guida]] e [[:Template:Intestazione indice aiuto]] generano una inutile e brutta duplicazione del nome della pagina (vedi [[Aiuto:Guida del lettore|qua]] per es.). Non ne capisco lo scopo e visto che i due template hanno dei parametri non vorrei fare casino. Ma per es fr.ws mi sembra sia più pulito e comprensibile ([https://fr.wikisource.org/wiki/Aide:Cr%C3%A9er_un_fichier_DjVu es.]). Si può togliere questo "doppio/triplo titolo" o ha qualche scopo che non comprendo? -- [[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 11:45, 12 mag 2025 (CEST)
:@[[Utente:TrameOscure|TrameOscure]]: anticamente c'erano degli stili che poi si erano persi in qualche pulizia. Ora li ho rimessi (con templatestyles). C'è da dire però che la cosa aveva maggiore senso quando si poteva nascondere il titolo "normale" delle pagine usando {{tl|Nascondi titolo}}: ora sembra molto più una ripetizione. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 12:09, 12 mag 2025 (CEST)
::Infatti anche quel template non lo capivo.. :D
::Però a sto punto leverei il box di ripetizione, anche perchè non funziona con la mod. scura... [[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 12:45, 12 mag 2025 (CEST)
:::@[[Utente:TrameOscure|TrameOscure]]: sì, quasi quasi... si potrebbe tenere solo le briciole di pane. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 12:51, 12 mag 2025 (CEST)
::::Esatto... Poi come hanno fatto i francesi mi sembra molto carino, con la casetta (o volendo col salvagente). -- [[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 12:56, 12 mag 2025 (CEST)
== Linee punteggiate ==
Ciao. Di situazioni come [https://it.wikisource.org/w/index.php?title=Pagina:Yambo_-_Manoscritto_trovato_in_una_bottiglia,_Roma,_Scotti,_1905.pdf/78&diff=next&oldid=3523999 questa] ce ne sono in millemila miliardi di pagine in 'sto libro.
Mezza riga di punti e mezza riga di testo... in proporzioni variabili. Non sapendo come ottenere l'effetto ho messo punto-spazio-punto-spazio-punto-testo o testo-punto-spazio-punto-spazio-punto a seconda dei casi senza cercare l'esatta resa grafica. Non ci sono mai spazi dopo il terzo punto perchè quella combinazione con spazio finale l'ho usata come regex per il template rigapunteggiata/16 --[[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 19:14, 16 mag 2025 (CEST)
== Ariosto ==
Ciao. Sono finalmente arrivato a creare le pagine Opera delle liriche dubbie. [[Opera:Madonna, qual certezza|Questa]] è la prima (corrispondente a [[:d:Q134486391|questo elemento Wikidata]]): quando hai tempo, ci sarebbe da modificare il template {{tl|Opera}} per mostrare il possibile autore anche qui da noi.-- [[Utente:Dr Zimbu|Dr ζimbu]] ([[Discussioni utente:Dr Zimbu|msg]]) 12:10, 17 mag 2025 (CEST)
:@[[Utente:Dr Zimbu|Dr Zimbu]]: ok, ho aggiunto la gestione del "possibile autore" (da testare cosa succede se sono più di uno). Ho creato [[:Categoria:Opere con possibili attribuzioni]] per radunare questi casi. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 12:04, 19 mag 2025 (CEST)
::Grazie mille, ti faccio sapere se trovo comportamenti inaspettati o ''bug''--[[Utente:Dr Zimbu|Dr ζimbu]] ([[Discussioni utente:Dr Zimbu|msg]]) 13:08, 19 mag 2025 (CEST)
== Due domande "laterali" ==
Abbi pazienza se ti pongo due domande che con wikisource hanno poco a che fare (ma poi... chissà...).
Dopo decenni mi è tornata la voglia di preparare pagine web.
Ho scelto come editor Bluegriffon. OK? Altro?
E se oltre a creare pagine web locali, volessi metterle in rete, hai qualche suggerimento? Non mi serve un dominio "mio". [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 20:54, 22 mag 2025 (CEST)
== Info ==
Ho "perso un pezzo" nella discussione sulle Ville, si può far sparire il dato? Grazie :-) -- [[User:TrameOscure|TrameOscure]] ([[User talk:TrameOscure|disc.]]) 11:47, 9 giu 2025 (CEST)
:@[[Utente:TrameOscure|TrameOscure]]: intendi il tuo IP, vero? ho provveduto a mascherarlo. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 11:53, 9 giu 2025 (CEST)
== Modifica gadget ==
Fatta una piccola modifica a [[Mediawiki:Gadget-common.js]], funzione newAutoRi, in modo che funzioni anche se il parametro pagina contiene un tl rl (visualizzazione come numero romano). Visto che sono estremamente arrugginito e che ti stai occupando di risistemare gli script ti avviserò ad ogni mia cauta modifica. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 08:30, 16 giu 2025 (CEST)
== Pg aggiunto in modo strano ==
[https://it.wikisource.org/w/index.php?title=Pagina:Come_si_possa_diventare_artisti_cinematografici_1914-PaoloAzzurri.pdf/30&diff=next&oldid=3542341 Questo] mi si è aggiunto facendo Alt+7, immagino che venga da una MemoRegex di chissà quale altro indice! Grazie [[User:Cruccone|Cruccone]] ([[User talk:Cruccone|disc.]]) 14:10, 3 lug 2025 (CEST)
:@[[Utente:Cruccone|Cruccone]]: purtroppo è un bug noto. Succede a volte quando si cambia indice, probabilmente perché non trova un memoregex sull'indice nuovo. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 14:41, 3 lug 2025 (CEST)
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Template:AutoreCitato/doc
10
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2025-07-04T07:36:28Z
TrameOscure
74099
+ riferim. a bottoniera
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wikitext
text/x-wiki
{{Documentazione sottopagina}}
<!-- INSERIRE LE CATEGORIE IN CALCE ALLA PAGINA, GLI INTERWIKI SU WIKIDATA, I TEMPLATE "Template protetto" E "Template complesso" QUI SOPRA DENTRO "includeonly" -->
__NOTOC__
== Descrizione ==
Il template crea un collegamento verso la [[Aiuto:Autore|pagina di un autore]] citato all'interno di un'opera.
{{Uso del template
| Nome variabile 1 = 1
| Descrizione variabile 1 = Nome della pagina autore
| Nome variabile 2 = 2
| Descrizione variabile 2 = Nome usato nel testo
| Nome variabile 3 = c
| Descrizione variabile 3 = classe css (opzionale)
| Note = inserisce automaticamente tale pagina in una [[Aiuto:categorie|categoria]] di pagine che citano tale autore.
}}
Il primo parametro non deve contenere altri template o formattazioni quali grassetto o corsivo, che si possono invece usare nel secondo parametro.
Nella [[Aiuto:Bottoniera|bottoniera]] è disponibile un pulsante <nowiki>"{{AutCit}}"</nowiki> che agevola l'inserimento di questo template.
===Esempi===
All'interno di un testo viene citato '''Alessandro Manzoni''', la cui pagina autore è '''[[Autore:Alessandro Manzoni]]'''.
: '''<nowiki>{{AutoreCitato|Alessandro Manzoni|Alessandro Manzoni}}</nowiki>'''
All'interno di un testo viene citato '''Ovidio''' ma la pagina autore a lui dedicata si chiama '''[[Autore:Publio Ovidio Nasone]]'''.
: '''<nowiki>{{AutoreCitato|Publio Ovidio Nasone|Ovidio}}</nowiki>'''
All'interno di un testo viene citato '''l’Astigiano''' intendendo con tale metonimia '''[[Autore:Vittorio Alfieri]]'''.
: '''<nowiki>{{AutoreCitato|Vittorio Alfieri|l’Astigiano}}</nowiki>'''
== Pagine correlate ==
* [[Template:AutoreIgnoto]]
* [[Template:Wl]]
<includeonly><!--
++++ INSERIRE LE CATEGORIE QUI SOTTO, GRAZIE -->
[[Categoria:Template di servizio per i testi|{{PAGENAME}}]]
[[Categoria:Template di prova|{{PAGENAME}}]]
</includeonly>
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Pagina principale/Sezioni
0
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2025-07-04T08:33:47Z
Candalua
1675
/* Ultimi arrivi */
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wikitext
text/x-wiki
{{Qualità|avz=75%|data=21 agosto 2018|arg=Da definire}}<div class="noprint indice_gestione_portale_intestazione">
{{ucfirst:Gestione delle sezioni della Pagina principale}}</div>
<span class="noprint indice_etichetta" style="float: right;">[[Image:Nuvola filesystems folder open.png|16px]] Categoria: '''[[:Categoria:Gestione della pagina principale|Pagina principale]]'''</span>
<span class="noprint indice_etichetta">[[{{ucfirst:Pagina principale}}|{{lcfirst:Pagina principale}}]] [[File:Nuvola apps noatun.png|8px]] [[Pagina principale/Sezioni|Gestione della Pagina principale]]</span>
<br style="clear: both;" />
__NOTOC__
<div class="usermessage">Se hai intenzione di modificare i contenuti della pagina principale assicurati di aver prima letto e compreso [[Aiuto:Pagina principale|questa pagina di istruzioni]].</div>
<section begin="Layout" />
{|width=50% align=center
|+ <big>'''Layout della pagina principale'''</big>
!colspan=3 style="width: 100%; border: 1px solid #{{Colore portale sfondo barre 4}}; background: #{{Colore portale sfondo barre 3}};"|[[Pagina principale/Sezioni#Titolo|Titolo]]
|-
| valign=top width=60% |<!-- PRIMA COLONNA -->
<div style="border: 1px solid #{{Colore portale sfondo barre 4}}; padding: .5em;">Sezioni "vetrina"
<div style="border: 1px solid #{{Colore portale sfondo barre 4}}; background-color: #{{Colore portale sfondo barre 2}}; padding: .2em; spacing: .2em">
*[[Pagina principale/Sezioni#Biblioteca|Biblioteca]]
</div>
<div style="border: 1px solid #{{Colore portale sfondo barre 4}}; background-color: #{{Colore portale sfondo barre 2}}; padding: .2em; spacing: .2em">
*[[Pagina principale/Sezioni#Testo in evidenza|Testo in evidenza]]
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<div style="border: 1px solid #{{Colore portale sfondo barre 4}}; background-color: #{{Colore portale sfondo barre 2}}; padding: .2em; spacing: .2em">
*[[Pagina principale/Sezioni#Citazioni|Citazioni]]
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<div style="border: 1px solid #{{Colore portale sfondo barre 4}}; background-color: #{{Colore portale sfondo barre 2}}; padding: .2em; spacing: .2em">
*[[Pagina principale/Sezioni#Proposte|Proposte]]
</div></div>
| valign=top width=1%| <!-- SEPARATORE verticale tra le colonne-->
| valign=top width=39% | <!-- SECONDA COLONNA -->
<div style="border: 1px solid #{{Colore portale sfondo barre 4}}; padding: .3em;">Sezioni "comunità"
<div style="border: 1px solid #{{Colore portale sfondo barre 4}}; background-color: #{{Colore portale sfondo barre 1}}; padding: .2em; spacing: .2em">
*[[Pagina principale/Sezioni#WikiGuida|WikiGuida]]
</div>
<div style="border: 1px solid #{{Colore portale sfondo barre 4}}; background-color: #{{Colore portale sfondo barre 1}}; padding: .2em; spacing: .2em">
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</div></div>
<div style="border: 1px solid #{{Colore portale sfondo barre 4}}; padding: .5em;">Sezioni "portale"
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*[[Pagina principale/Sezioni#Ricorrenze|Ricorrenze]]
</div>
<div style="border: 1px solid #{{Colore portale sfondo barre 4}}; background-color: #{{Colore portale sfondo barre 3}}; padding: .2em; spacing: .2em">
*[[Pagina principale/Sezioni#Ultimi arrivi|Ultimi arrivi]]
</div></div>
<div style="border: 1px solid #{{Colore portale sfondo barre 4}}; padding: .5em;;">Sezioni "comunità"
<div style="border: 1px solid #{{Colore portale sfondo barre 4}}; background-color: #{{Colore portale sfondo barre 1}}; padding: .2em; spacing: .2em">
*[[Pagina principale/Sezioni#Oltre Wikisource|Oltre Wikisource]]
</div></div>
|}<section end="Layout" />
=== Titolo ===
<section begin=Titolo />
<div class="main-page-header" style="padding:1px; border:1px solid #{{Colore portale sfondo barre 2}}; background-color:#{{Colore portale sfondo barre 3}}; border-radius:120px; text-align:center; margin-bottom:7px;">
<span class="nomobile">[[File:Amanutondo3.png|right|146px]]</span>
<div style="padding:0.2em 1em 0 1em; margin-right:120px; margin-left:10%">
<div style="margin-bottom:5px;"><span class="nomobile">{{xx-larger|[[Aiuto:Benvenuto|Benvenuti]] in}}</span> <span style="font-family:Times;serif">{{xxx-larger|{{Sc|Wikisource}}}}{{x-larger|,}} </span>{{Larger|la [[Wikisource:Cos'è Wikisource?|biblioteca]] [[Aiuto:Cosa vuol dire libera|libera]]}} <span class="nomobile">{{Larger|con [[Speciale:Statistiche|{{NUMBEROFARTICLES}} pagine di contenuto]]!}}</span>
</div>
<div style="margin-bottom:15px">Se vuoi '''[[Aiuto:Come registrarsi|iscriviti]]''' e impara '''[[Wikisource:cosa mettere su Wikisource|cosa aggiungere qui]]'''. Rispetta le nostre '''[[Wikisource:Wikiquette|linee di condotta]]'''.<br />Domanda liberamente al '''[[Wikisource:Bar|Bar]]''' o sperimenta nella '''[[Wikisource:pagina delle prove|pagina delle prove]]'''.</div>
<div style="margin-bottom:12px">{{Centrato|{{Sc|[[Aiuto:SAL|Qualità dei testi]]}}: [[File:100%.svg]] [[:Categoria:Pagine indice SAL 100%|Riletti]] [[File:75%.svg]] [[:Categoria:Pagine indice SAL 75%|Formattati]] [[File:50%.svg]] [[:Categoria:Pagine indice SAL 50%|Completi]] [[File:25%.svg]] [[:Categoria:Pagine indice SAL 25%|Incompleti]]}} </div>
</div>
</div>
<div class="nomobile">
<div style="text-align: center">{{Sc|[[Aiuto:FAQ|FAQ]] • [[Aiuto:Guida essenziale|Guida essenziale]] • [[Wikisource:Avvertenze generali|Avvertenze generali]] • [[Aiuto:Aiuto|Manuale di Wikisource]] • [[Aiuto:Guida alla comunità|Guida alla comunità]] • [[Portale:Progetti|Progetti]] • [[Portale:Portali|Portali]] • [[wikimedia:Fundraising#Donation methods|Donazioni]]}}</div>
{{Cassetto
|MargineDestro=0
|Titolo=<div style="margin-right:0;">{{MainPageHeader|1|Videoguida di Wikisource}}</div>
|Testo=[[File:File-Wikimedia Italia - WikiGuida 3 - Wikisource.ogv|center|750px|thumb|thumbtime=0:23|Video di introduzione a Wikisource. Se non lo vedi clicca [//www.youtube.com/watch?v=cR0g5ACaC-g qui]]]
}}
</div><section end=Titolo />
== Prima colonna ==
=== Biblioteca ===
<section begin=Biblioteca /><div style="margin-bottom:10px;">
<span style="font-size:110%; border-bottom:1px solid #{{Colore portale sfondo barre 1}}; display:block">
[[File:HILLBLU indici.png|30px]] '''[[Portale:Autori|Indici per autori]]'''</span>
<div style="margin: 0 0 0 36px">
[[Wikisource:Indice alfabetico degli autori|Alfabetico]] · [[Wikisource:Indice cronologico degli autori|Cronologico]] · [[Wikisource:Indice degli autori per argomento|Tematico]]
</div>
<span style="font-size:110%; border-bottom:1px solid #{{Colore portale sfondo barre 1}}; display:block">
[[File:HILLBLU libro.png|30px]] '''[[Portale:Testi|Indici per testi]]'''</span>
<div style="margin: 0 0 <!-- margin-bottom: -->2em 36px">
[[Wikisource:Indice alfabetico dei testi|Alfabetico]] · [[Wikisource:Indice cronologico dei testi|Cronologico]] · [[Wikisource:Testi in ordine alfabetico per argomento|Tematico]] · [[Wikisource:Indice dei testi per Stato di Avanzamento dei Lavori|Per SAL]] <small>([[Aiuto:SAL|?]])</small>
</div>
<span style="font-size:110%; border-bottom:1px solid #{{Colore portale sfondo barre 1}}; display:block">
[[File:HILLBLU tavolozza.png|30px]] '''[[:Categoria:Arti|Arte]]'''</span>
<div style="margin: 0 0 0 36px">
[[:Categoria:Architettura|Architettura]] · [[:Categoria:Letteratura|Letteratura]] ([[:Categoria:Poesie|Poesie]], [[:Categoria:Racconti|Racconti]], [[:Categoria:Romanzi|Romanzi]]) · [[:Categoria:Musica|Musica]] · [[:Categoria:Pittura|Pittura]] · [[:Categoria:Scultura|Scultura]] · [[:Categoria:Teatro|Teatro]] ·
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</div>
<span style="font-size:110%; border-bottom:1px solid #{{Colore portale sfondo barre 1}}; display:block">
[[File:HILLBLU pigreco.png|30px]] '''[[:Categoria:Scienze matematiche, fisiche e naturali|Scienze matematiche, fisiche e naturali]]'''</span>
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[[:Categoria:Astronomia|Astronomia]] · [[:Categoria:Biologia|Biologia]] · [[:Categoria:Fisica|Fisica]] · [[:Categoria:Matematica|Matematica]]
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[[:Categoria:Diritto|Diritto]] · [[:Categoria:Economia|Economia]] · [[:Categoria:Educazione e formazione|Educazione]] · [[:Categoria:Filosofia|Filosofia]] · [[:Categoria:Geografia|Geografia]] · [[:Categoria:Psicologia|Psicologia]] · [[:Categoria:Sociologia|Sociologia]] · [[:Categoria:Storia|Storia]]
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[[File:HILLBLU puzzle.png|30px]] '''[[:Categoria:Società|Società]]'''</span>
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[[:Categoria:Agricoltura|Agricoltura]] · [[:Categoria:Informatica|Informatica]] · [[:Categoria:Medicina|Medicina]] · [[:Categoria:Ingegneria|Ingegneria]] · [[:Categoria:Trasporti|Trasporti]] ([[:Categoria:Ferrovie|Ferrovie]])
</div></div><section end=Biblioteca />
=== Biblioteca NUOVA (2015) ===
<section begin="Biblioteca2015"/><div style="margin-bottom:10px;">
<span style="font-size:110%; border-bottom:1px solid #{{Colore portale sfondo barre 1}}; display:block">
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[[Wikisource:Indice alfabetico degli autori|Alfabetico]] · [[Wikisource:Indice cronologico degli autori|Cronologico]] · [[Wikisource:Indice degli autori per argomento|Tematico]]
</div>
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[[File:HILLBLU libro.png|30px]] '''[[Portale:Testi|Indici per testi]]'''</span>
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[[Wikisource:Indice alfabetico dei testi|Alfabetico]] · [[Wikisource:Indice cronologico dei testi|Cronologico]] · [[Wikisource:Testi in ordine alfabetico per argomento|Tematico]] · [[Wikisource:Indice dei testi per Stato di Avanzamento dei Lavori|Per SAL]] <small>([[Aiuto:SAL|?]])</small>
</div>
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[[File:HILLBLU tavolozza.png|30px]] '''[[:Categoria:Arti|Arte]]'''</span>
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[[:Categoria:Architettura|Architettura]] · [[:Categoria:Letteratura|Letteratura]] ([[:Categoria:Poesie|Poesie]], [[:Categoria:Racconti|Racconti]], [[:Categoria:Romanzi|Romanzi]]) · [[:Categoria:Musica|Musica]] · [[:Categoria:Pittura|Pittura]] · [[:Categoria:Scultura|Scultura]] · [[:Categoria:Teatro|Teatro]]
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[[:Categoria:Biografie|Biografie]] · [[:Categoria:Politica|Politica]] · [[:Categoria:Religione|Religione]]
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** Arti visive<includeonly><section begin="arti visive" />[[Categoria:Arti visive|{{PAGENAME}}]]<section end="arti visive" /></includeonly>
*** Pittura<includeonly><section begin="pittura" />[[Categoria:Pittura|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Arti visive|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Arti|{{PAGENAME}}]]<section end="pittura" /></includeonly>
*** Cinema<includeonly><section begin="cinema" />[[Categoria:Cinema|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Arti visive|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Arti|{{PAGENAME}}]]<section end="cinema" /></includeonly>
*** Arti plastiche<includeonly><section begin="arti plastiche" />[[Categoria:Arti plastiche|{{PAGENAME}}]]<section end="arti plastiche" /></includeonly>
**** Architettura<includeonly><section begin="architettura" />[[Categoria:Architettura|{{PAGENAME}}]]<section end="architettura" /></includeonly>
**** Scultura<includeonly><section begin="scultura" />[[Categoria:Scultura|{{PAGENAME}}]]<section end="scultura" /></includeonly>
*** Storia dell'arte<includeonly><section begin="storia dell'arte" />[[Categoria:Storia dell'arte|{{PAGENAME}}]]<section end="storia dell'arte" /></includeonly>
*** Teoria dell'arte<includeonly><section begin="teoria dell'arte" />[[Categoria:Teoria dell'arte|{{PAGENAME}}]]<section end="teoria dell'arte" /></includeonly>
**** Trattatistica d'arte<includeonly><section begin="trattatistica d'arte" />[[Categoria:Trattatistica d'arte|{{PAGENAME}}]]<section end="trattatistica d'arte" /></includeonly>
*** Ricettari tecnico-artistici<includeonly><section begin="ricettari tecnico-artistici" />[[Categoria:Ricettari tecnico-artistici|{{PAGENAME}}]]<section end="ricettari tecnico-artistici" /></includeonly>
* Filosofia<includeonly><section begin="filosofia" />[[Categoria:Filosofia|{{PAGENAME}}]]<section end="filosofia" /></includeonly>
* Scienze<includeonly><section begin="scienze" />[[Categoria:Scienze|{{PAGENAME}}]]<section end="scienze" /></includeonly>
** Linguistica<includeonly><section begin="linguistica" />[[Categoria:Scienze|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Linguistica|{{PAGENAME}}]]<section end="linguistica" /></includeonly>
*** Dizionari<includeonly><section begin="dizionari" />[[Categoria:Scienze|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Linguistica|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Dizionari|{{PAGENAME}}]]<section end="dizionari" /></includeonly>
*** Dizionari<includeonly><section begin="grammatica" />[[Categoria:Scienze|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Linguistica|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Grammatica|{{PAGENAME}}]]<section end="grammatica" /></includeonly>
** Biologia<includeonly><section begin="biologia" />[[Categoria:Scienze|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Biologia|{{PAGENAME}}]]<section end="biologia" /></includeonly>
*** Paloeontologia<includeonly><section begin="paloeontologia" />[[Categoria:Scienze|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Biologia|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Paloeontologia|{{PAGENAME}}]]<section end="paloeontologia" /></includeonly>
*** Zoologia<includeonly><section begin="zoologia" />[[Categoria:Scienze|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Biologia|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Zoologia|{{PAGENAME}}]]<section end="zoologia" /></includeonly>
*** Entomologia<includeonly><section begin="entomologia" />[[Categoria:Scienze|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Biologia|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Entomologia|{{PAGENAME}}]]<section end="entomologia" /></includeonly>
** Fisica<includeonly><section begin="fisica" />[[Categoria:Scienze|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Fisica|{{PAGENAME}}]]<section end="fisica" /></includeonly>
** Geografia<includeonly><section begin="geografia" />[[Categoria:Scienze|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Geografia|{{PAGENAME}}]]<section end="geografia" /></includeonly>
** Matematica<includeonly><section begin="matematica" />[[Categoria:Scienze|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Matematica|{{PAGENAME}}]]<section end="matematica" /></includeonly>
** Meteorologia<includeonly><section begin="meteorologia" />[[Categoria:Scienze|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Meteorologia|{{PAGENAME}}]]<section end="meteorologia" /></includeonly>
* Scienze sociali<includeonly><section begin="scienze sociali" />[[Categoria:Scienze sociali|{{PAGENAME}}]]<section end="scienze sociali" /></includeonly>
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** Economia<includeonly><section begin="economia" />[[Categoria:Economia|{{PAGENAME}}]]<section end="economia" /></includeonly>
***Numismatica<includeonly><section begin="numismatica" />[[Categoria:Numismatica|{{PAGENAME}}]]<section end="numismatica" /></includeonly>
** Educazione e formazione<includeonly><section begin="educazione e formazione" />[[Categoria:Educazione e formazione|{{PAGENAME}}]]<section end="educazione e formazione" /></includeonly>
** Sociologia<includeonly><section begin="sociologia" />[[Categoria:Sociologia|{{PAGENAME}}]]<section end="sociologia" /></includeonly>
** Storia<includeonly><section begin="storia" />[[Categoria:Storia|{{PAGENAME}}]]<section end="storia" /></includeonly>
*** Archeologia<includeonly><section begin="archeologia" />[[Categoria:Storia|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Archeologia|{{PAGENAME}}]]<section end="archeologia" /></includeonly>
*** Discorsi storici<includeonly><section begin="discorsi storici" />[[Categoria:Storia|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Discorsi storici|{{PAGENAME}}]]<section end="discorsi storici" /></includeonly>
*** Storia locale<includeonly><section begin="storia locale" />[[Categoria:Storia|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Storia locale|{{PAGENAME}}]]<section end="storia locale" /></includeonly>
* Società<includeonly><section begin="società" />[[Categoria:Società|{{PAGENAME}}]]<section end="società" /></includeonly>
** Comunicazione<includeonly><section begin="comunicazione" />[[Categoria:Comunicazione|{{PAGENAME}}]]<section end="comunicazione" /></includeonly>
*** Media<includeonly><section begin="media" />[[Categoria:Comunicazione|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Media|{{PAGENAME}}]]<section end="media" /></includeonly>
*** Giornalismo<includeonly><section begin="giornalismo" />[[Categoria:Comunicazione|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Giornalismo|{{PAGENAME}}]]<section end="giornalismo" /></includeonly>
** Politica<includeonly><section begin="politica" />[[Categoria:Politica|{{PAGENAME}}]]<section end="politica" /></includeonly>
** Psicologia<includeonly><section begin="psicologia" />[[Categoria:Psicologia|{{PAGENAME}}]]<section end="psicologia" /></includeonly>
** Raggruppamenti sociali<includeonly><section begin="raggruppamenti sociali" />[[Categoria:Raggruppamenti sociali|{{PAGENAME}}]]<section end="raggruppamenti sociali" /></includeonly>
** Religione<includeonly><section begin="religione" />[[Categoria:Religione|{{PAGENAME}}]]<section end="religione" /></includeonly>
*** Cristianesimo<includeonly><section begin="cristianesimo" />[[Categoria:Religione|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Cristianesimo|{{PAGENAME}}]]<section end="cristianesimo" /></includeonly>
**** Catechismi della Chiesa cattolica<includeonly><section begin="catechismi della chiesa cattolica" />[[Categoria:Religione|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Cristianesimo|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Catechismi della Chiesa cattolica|{{PAGENAME}}]]<section end="catechismi della chiesa cattolica" /></includeonly>
**** Encicliche<includeonly><section begin="encicliche" />[[Categoria:Religione|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Cristianesimo|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Encicliche|{{PAGENAME}}]]<section end="encicliche" /></includeonly>
**** Preghiere<includeonly><section begin="preghiere" />[[Categoria:Religione|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Cristianesimo|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Preghiere|{{PAGENAME}}]]<section end="preghiere" /></includeonly>
**** Preghiere cristiane<includeonly><section begin="preghiere cristiane" />[[Categoria:Religione|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Cristianesimo|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Preghiere cristiane|{{PAGENAME}}]]<section end="preghiere cristiane" /></includeonly>
**** Testi sacri<includeonly><section begin="testi sacri" />[[Categoria:Religione|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Cristianesimo|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Testi sacri|{{PAGENAME}}]]<section end="testi sacri" /></includeonly>
**** Testi sacri del cristianesimo<includeonly><section begin="testi sacri del cristianesimo" />[[Categoria:Religione|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Cristianesimo|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Testi sacri del cristianesimo|{{PAGENAME}}]]<section end="testi sacri del cristianesimo" /></includeonly>
**** Vangeli non canonici<includeonly><section begin="vangeli non canonici" />[[Categoria:Religione|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Cristianesimo|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Vangeli non canonici|{{PAGENAME}}]]<section end="vangeli non canonici" /></includeonly>
**** Vangeli apocrifi<includeonly><section begin="vangeli apocrifi" />[[Categoria:Religione|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Cristianesimo|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Vangeli apocrifi|{{PAGENAME}}]]<section end="vangeli apocrifi" /></includeonly>
*** Bibbia<includeonly><section begin="bibbia" />[[Categoria:Religione|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Bibbia|{{PAGENAME}}]]<section end="bibbia" /><section begin="bibbie" />[[Categoria:Religione|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Bibbia|{{PAGENAME}}]]<section end="bibbie" /></includeonly>
* Tecnologia e scienze applicate<includeonly><section begin="tecnologia e scienze applicate" />[[Categoria:Tecnologia e scienze applicate|{{PAGENAME}}]]<section end="tecnologia e scienze applicate" /></includeonly>
** Agricoltura<includeonly><section begin="agricoltura" />[[Categoria:Tecnologia e scienze applicate|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Agricoltura|{{PAGENAME}}]]<section end="agricoltura" /></includeonly>
*** Viticoltura<includeonly><section begin="viticoltura" />[[Categoria:Tecnologia e scienze applicate|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Agricoltura|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Viticoltura|{{PAGENAME}}]]<section end="viticoltura" /></includeonly>
** Trasporti<includeonly><section begin="trasporti" />[[Categoria:Tecnologia e scienze applicate|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Trasporti|{{PAGENAME}}]]<section end="trasporti" /></includeonly>
*** Ferrovie<includeonly><section begin="ferrovie" />[[Categoria:Tecnologia e scienze applicate|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Trasporti|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Ferrovie|{{PAGENAME}}]]<section end="ferrovie" /></includeonly>
**** Meccanica e tecnologia ferroviaria<includeonly><section begin="meccanica e tecnologia ferroviaria" />[[Categoria:Tecnologia e scienze applicate|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Trasporti|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Ferrovie|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Meccanica e tecnologia ferroviaria|{{PAGENAME}}]]<section end="meccanica e tecnologia ferroviaria" /></includeonly>
***** Trazione termica<includeonly><section begin="trazione termica" />[[Categoria:Tecnologia e scienze applicate|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Trasporti|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Ferrovie|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Meccanica e tecnologia ferroviaria|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Trazione termica|{{PAGENAME}}]]<section end="trazione termica" /></includeonly>
** Informatica<includeonly><section begin="informatica" />[[Categoria:Tecnologia e scienze applicate|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Informatica|{{PAGENAME}}]]<section end="informatica" /></includeonly>
*** Open source<includeonly><section begin="open source" />[[Categoria:Tecnologia e scienze applicate|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Informatica|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Open source|{{PAGENAME}}]]<section end="open source" /></includeonly>
**** Open access<includeonly><section begin="open access" />[[Categoria:Tecnologia e scienze applicate|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Informatica|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Open source|{{PAGENAME}}]][[Categoria:Open access|{{PAGENAME}}]]<section end="open access" /></includeonly>
== Categorizzazione per parametro arg del tl Qualità (prove) ==
* Musica <includeonly><section begin="sal.musica" />Musica<section end="sal.musica" /></includeonly>
* Canti <includeonly><section begin="sal.canti" />Musica/Canti<section end="sal.canti" /></includeonly>
h5acrp3s1old6k3p07ufcu2pbyut7uk
Utente:Candalua
2
211931
3542719
3504537
2025-07-04T09:03:08Z
Candalua
1675
/* Le mie malefatte */
3542719
wikitext
text/x-wiki
__NOTOC__{{#babel:it|vec|en-3|admin|burocrate}}
sysop di it.source, [[:vec:Utente:Candalua|vec.source]] (anche burocrate), [[:la:Usor:Candalua|la.source]] (anche burocrate), [[:w:oldwikisource:User:Candalua|wikisource.org]]
[[Utente:CandalBot|Utente:CandalBot]], il mio bot principale ([[Speciale:Contributi/CandalBot2|contributi]]) <span id="CandalBotLastEditTime" style="display: none">- ultimo edit: <span>[[File:Ajax-loader.gif|16px]]</span></span>
== Link utili ==
[[/Libri sbloccati]] [[/customRegex.js]] [[/Sandbox]] [[/DeleteList]] [[/Titoli senza pages]] [https://it.wikisource.org/wiki/Utente:Candalua/DPL?action=purge DPL]
[[Progetto:Trascrizioni/Match and split]]
[[/Gadget]]
[[/Curiosità]]
[[Wikisource:Opera-Edizione]] [[Template:Opera]] [[Template:Edizione]] [[Discussioni template:Autore]]
[[Modulo:Common]] - [[Modulo:Lingua]] - [[Modulo:Date]] - [[Modulo:Autore]] - [[Modulo:Opera]] - [[Modulo:Edizione]] - [[Modulo:Intestazione]] - [[Modulo:Testo]] - [[Modulo:Categoria]]
[[Wikisource:Canone]]
[https://it.wikisource.org/w/index.php?title=La_galleria_delle_donne&oldid=1292512 La_galleria_delle_donne pre-Edizione]
[https://it.wikisource.org/wiki/Speciale:CasualeInCategoria/Pagine_indice_SAL_100%25 Un indice al 100% a caso] - [https://it.wikisource.org/wiki/Speciale:CasualeInCategoria/Pagine_indice_SAL_75%25 Un indice al 75% a caso]
[https://it.wikisource.org/wiki/Speciale:CasualeInCategoria/Testi_senza_versione_cartacea_a_fronte Un testo non proofread a caso]
[https://wikisource.org/w/index.php?title=Special:UnconnectedPages&limit=5000&offset=0&namespace=108 Autori mul.ws da collegare a Wikidata]
[https://it.wikisource.org/w/api.php?action=query&prop=revisions&rvprop=content&revids=1145492 Revision content]
[https://it.wikisource.org/w/index.php?search=insource%3A%2F%5B%5E%5C-%5C%7C%5D%5C-%5C%3Cnoincl%2F+deepcat%3A%22Pagine+SAL+100%25%22&title=Speciale:Ricerca&profile=advanced&fulltext=1&advancedSearch-current=%7B%22options%22%3A%7B%22deepcategory%22%3A%5B%22Pagine+SAL+100%25%22%5D%7D%2C%22namespaces%22%3A%5B108%5D%7D&ns108=1 trattino in fondo]
<div style="float:right">{{Lavoro sporco}}</div>
<onlyinclude><includeonly>
sysop on it.source, [[:vec:Utente:Candalua|vec.source]] (also bureaucrat), [[:la:Usor:Candalua|la.source]] (also bureaucrat), [[:w:oldwikisource:User:Candalua|wikisource.org]]
You can find me on [http://it.wikisource.org/wiki/Utente:Candalua it.source]
[[User:CandalBot|my bot]]
</includeonly></onlyinclude>
==Le mie malefatte==
Tanto per darvi un'idea di che tipo sono, questi sono alcuni dei testi che ho contribuito maggiormente a trascrivere/rileggere/formattare (rigorosamente in ordine alfabetico):
* {{Testo|Atlantide}}
* {{Testo|Bramante poeta}}
* {{Testo|Canti (Leopardi - Donati)|Canti}}
* {{Testo|Coi Bersaglieri dell'Undicesimo Reggimento in guerra}}
* {{Testo|Cronica de Matematici}}
* {{Testo|Della consolazione della filosofia}}
* {{Testo|Discorso filosofico-politico sopra la carcere de' debitori}}
* {{Testo|Dubbj amorosi, altri dubbj e sonetti lussuriosi}}
* {{Testo|Giustizia}}
* {{Testo|I Figli dell'Aria}}
* {{Testo|I Paralipomeni del Lucifero di Mario Rapisardi}}
* {{Testo|Il fu Mattia Pascal}}
* {{Testo|Il mio Carso}}
* {{Testo|Il Principe}}
* {{Testo|Il Re del Mare}}
* {{Testo|Il Vendemmiatore}}
* {{Testo|La Città del Sole (1863)|La Città del Sole}}
* {{Testo|La Colonia Eritrea}}
* {{Testo|La coscienza di Zeno (1930)|La coscienza di Zeno}}
* {{Testo|La giornada del lócch}}
* {{Testo|La guerra gallica}}
* {{Testo|La Priapea}}
* {{Testo|La scotennatrice}}
* {{Testo|La Sovrana del Campo d'Oro}}
* {{Testo|Le Aquile della steppa}}
* {{Testo|Le confessioni}}
* {{Testo|Le odi di Anacreonte e di Saffo}}
* {{Testo|Le odi di Orazio}}
* {{Testo|Le poesie di Catullo|Carmina}}
* {{Testo|Le poesie religiose (1895)|Le poesie religiose}}
* {{Testo|Le Selve Ardenti}}
* {{Testo|Lucifero}}
* {{Testo|Milanin Milanon}}
* {{Testo|Novelle (Gogol)}}
* {{Testo|Novelle Ukraìne}}
* {{Testo|Orologio di Flora}}
* {{Testo|Opuscolo che contiene la raccolta di cento anacreontiche}}
* {{Testo|Osservazioni di Giovanni Lovrich}}
* {{Testo|Panegirico di Plinio a Trajano}}
* {{Testo|Penombre}}
* {{Testo|Pensieri e giudizi}}
* {{Testo|Postuma (1883)}}
* {{Testo|Satire (Orazio)|Satire}}
* {{Testo|Satire di Tito Petronio Arbitro|Satyricon}}
* {{Testo|Sonetti romaneschi}}
* {{Testo|Sulle frontiere del Far-West}}
* {{Testo|Taras Bul'ba (raccolta)}}
* {{Testo|Un'escursione nei quartieri poveri di Londra}}
* {{Testo|Varon Milanes|Varon Milanes de la lengua de Milan e Prissian de Milan de la parnonzia milanesa}}
* {{Testo|Versi di Giacomo Zanella|Versi}}
* {{Testo|Versi editi ed inediti di Giuseppe Giusti|Versi editi ed inediti}}
* {{Testo|Viaggio in Dalmazia}}
Il primo testo che ho caricato: {{Testo|Salutazione a Venezia}}.
Grazie alla mia fissazione per l'ordine e la pulizia, posso vantare più di [https://xtools.wmflabs.org/ec/it.wikisource.org/Candalua '''90.000''' ('''NOVANTAMILA''') cancellazioni di pagine] (praticamente ho più cancellazioni che contributi...).
== TODO ==
# [[Autore:Edgar Allan Poe]]
# [[Autore:Gustavo Bianchi]]
# [[Autore:Vico Mantegazza]]
# [[Poemetti italiani]]
# [[Indice:D'Annunzio - L'Isottèo-La Chimera, Milano, Treves, 1906.djvu]]
# [[Indice:Opere (Rapisardi) IV.djvu]]
# [[Indice:Saggio di rime di diversi buoni autori, Firenze, Ronchi, 1825.djvu]]
# [[Indice:Sonetti romaneschi II.djvu]]
# [[Indice:Strenna dell'Uomo di pietra per l'anno 1860.djvu]]
# [[Indice:Tacito - La Germania, versione di F. T. Marinetti, 1928.djvu]]
==Proposte di correzione==
{{Cassetto|Titolo=trasclusione dalla pagina [[Progetto:Trascrizioni/Proposte di correzione]]:
|Testo=
<div style="border: 3px solid lightblue; padding: 5px">
{{Progetto:Trascrizioni/Proposte di correzione}}
</div>
}}
==Strumenti e link vari==
* PDF:
** http://pdfjoiner.com/ Join pages
** https://www.konwerter.net/en/removepdfpages/ Remove pages
* [https://tools.wmflabs.org/croptool/ CropTool per i file di Commons]
* [http://tools.wmflabs.org/ia-upload IA-Upload] per trasferire file da Internet Archive direttamente a Commons
* [[:m:User:Krinkle/Tools|Krinkle Tools]] ([https://tools.wmflabs.org/orphantalk/?wiki=itwikisource&ns=1 OrphanTalk])
* [https://dibabel.toolforge.org Dibabel (Template Globali)]
* [[:meta:Help:Keyboard_shortcuts]]
* [https://tools.wmflabs.org/phetools/statistics.php?diff=0 ProofreadPage Stats]
* [https://tools.wmflabs.org/phetools/match_and_split.php Match&Split Status]
* [http://tools.wmflabs.org/wsexport/tool/stat.php Statistiche WSExport]
* [https://quarry.wmflabs.org Quarry]
* [https://www.mediawiki.org/w/index.php?title=Manual:Database_layout/diagram&action=render Database Schema]
* [https://www.mediawiki.org/wiki/Gerrit/Tutorial Gerrit Tutorial]
* [https://www.mediawiki.org/wiki/Help:Locating_broken_scripts Locating broken scripts]
* [https://www.mediawiki.org/wiki/How_to_report_a_bug How to report a bug]
* [https://www.mediawiki.org/wiki/Extension:Scribunto/Lua_reference_manual Lua_reference_manual]
* [https://www.mediawiki.org/wiki/Extension:Wikibase_Client/Lua Extension:Wikibase_Client/Lua]
* [https://www.mediawiki.org/wiki/Wikibase/DataModel Wikibase/DataModel]
* [https://www.mediawiki.org/wiki/Wikibase/Notes/JSON Notes/JSON]
* [https://phabricator.wikimedia.org/maniphest/query/subscribed/ I miei bug su Phabricator]
* [https://phabricator.wikimedia.org/T49930 Bug Arbitrary Access]
* [https://bugs.webkit.org/show_bug.cgi?id=39381 Bug Zero width TD su WebKit]
* [https://phabricator.wikimedia.org/T49544 Bug di poem dentro references (div dentro span)]
* [https://it.wikisource.org/w/index.php?title=Speciale%3APermessiUtente&user=Candalua Assegnarmi il flood flag]
* [[Speciale:FiltroAntiAbusi|Filtro anti-abusi]]
* [[meta:Steward requests/Global]] richiedi blocco globale
* [//it.wikisource.org/w/index.php?title=MediaWiki:Areadati.js&action=raw&ctype=text/javascript&usecache=no link per forzare il refresh di Areadati.js]
* [https://tools.wmflabs.org/wsexport/tool/book.php?lang=it&refresh=true Refresh file di configurazione WSexport]
* [[:mul:Wikisource:Shared Scripts|Shared Scripts]]
* [[:mw:ResourceLoader/Default_modules|ResourceLoader]]
* [https://lists.wikimedia.org/pipermail/wikisource-l/ wikisource-l mailing list]
* https://web.archive.org/web/20091009110331/http://utenti.lycos.it/laltraitalia/
== Namespace ==
namespace di it.source:
0: (Principale) - 1: Discussione - 2: Utente - 3: Discussioni utente - 4: Wikisource - 5: Discussioni Wikisource - 6: File - 7: Discussioni file - 8: MediaWiki - 9: Discussioni MediaWiki - 10: Template - 11: Discussioni template - 12: Aiuto - 13: Discussioni aiuto - 14: Categoria - 15: Discussioni categoria - 102: Autore - 103: Discussioni autore - 104: Progetto - 105: Discussioni progetto - 106: Portale - 107: Discussioni portale - 108: Pagina - 109: Discussioni pagina - 110: Indice - 111: Discussioni indice - 112: Opera - 113: Discussioni opera - 828: Modulo - 829: Discussioni modulo - 2300: Accessorio - 2301: Discussioni accessorio - 2302: Definizione accessorio - 2303: Discussioni definizione accessorio -
Codice per ottenere la lista:
<pre>
$.ajax({
url: "/wiki/Speciale:TutteLePagine"
}).done(function(response) {
content = $('select[name="namespace"]', response);
str = '';
content.children().each(function(index) {
nsNumber = $(this).val();
nsName = $(this).text();
str += nsNumber + ': ' + nsName + " - ";
});
console.log(str);
});
</pre>
[[Utente:ProtectoBot]], un mio bot speciale per le operazioni di protezione pagine (inattivo)
==Comandi utili==
MemoRegex più comuni:
<pre><nowiki>
== memoRegex ==
<nowiki>{"-\\r?\\n([a-zèìòàù])":["(regex)","$1","g"],
"\\r?\\n([a-zèìòàù])":["(regex)"," $1","g"],
"é":["","è","g"],
"- ":["","— ","g"]}</nowiki></nowiki></pre>
Invocare la cancellazione rapida su tutte le pagine elencate:
<pre>
$('.cancellaultraRapidaButton').each(function() { $(this)[0].click(); })
</pre>
Cancellare le pagine con un certo contenuto:
<pre>
$('.cancellaultraRapidaButton').each(function() { text = $.ajax({url: mw.config.get("wgServer")+"/w/index.php?action=raw&title=" + $(this).data('title'), async: false }).responseText; if (text == '{{IncludiInfotesto}}{{Discussione:Amori (Savioli)}}') $(this)[0].click(); })
</pre>
Cancellare le pagine dove l'unico contributore è un certo utente:
<pre>
$('.cancellaultraRapidaButton').each(function() { text = $.ajax({url: mw.config.get("wgServer")+"/w/api.php?action=query&titles=" + $(this).data('title') + "&prop=contributors&format=json", async: false }).responseText; btn = $(this)[0]; $.each(JSON.parse(text).query.pages, function(i, item) { if (item.anoncontributors == undefined && item.contributors != undefined && item.contributors.length == 1 && item.contributors[0].name == 'Alebot') { btn.click(); } }); });
</pre>
Invocare il salvataggio a vuoto su tutte le pagine elencate:
<pre>
$('.rebuildButton').each(function() { $(this)[0].click(); })
</pre>
Creare un pdf da una serie di immagini jpg:
<pre>
ls -1 | grep jpg | while read name; do head=`echo $name | cut -d . -f 1`; convert "${head}.jpg" "${head}.pdf"; done
pdftk *pdf cat output titolo.pdf
</pre>
Creare un djvu da una serie di immagini jpg:
<pre>
ls . -1 | grep jpg | while read name; do head=`echo $name | cut -d . -f 1`; printf "${head} "; c44 -dpi 300 "${head}.jpg" "${head}.djvu"; done
djvm -c titolo.djvu *.djvu
</pre>
Estrarre delle singole pagine da un PDF
<pre>
pdfseparate -f 314 -l 315 titolo.pdf pag%d.pdf
</pre>
Aggiungere strato OCR ad un djvu (con tesseract):
* python [[/ocr-djvu-tesseract.py|ocr-djvu-tesseract.py]] -i "titolo.djvu" -u -d -l ita
* usare ita_old per le ſ
Cancellare una serie di pagine da un djvu con un ciclo for:
<pre>
for n in {1..14}; do djvm -d titolo.djvu 1; echo $n; done
</pre>
Spostare in avanti una serie di pagine (dopo aver aggiunto nuove pagine all'inizio di un libro):
<pre>
for i in {285..1}; do python3 scripts/movepages.py -pt:0 -noredirect -from:"Pagina:titolo.djvu/"$i -to:"Pagina:titolo.djvu/"$((i+6)); done;
</pre>
Scaricare una serie di file dai [https://commons.wikimedia.org/w/index.php?target=Candalua&namespace=all&tagfilter=&newOnly=1&start=&end=&limit=50&title=Special%3AContributions miei caricamenti recenti su Commons]:
<pre>
function forceDownload(url, fileName){
// fileName = url.substring(url.lastIndexOf('/')+1, url.length);
var xhr = new XMLHttpRequest();
xhr.open("GET", url, true);
xhr.responseType = "blob";
xhr.onload = function(){
var urlCreator = window.URL || window.webkitURL;
var imageUrl = urlCreator.createObjectURL(this.response);
var tag = document.createElement('a');
tag.href = imageUrl;
tag.download = fileName;
document.body.appendChild(tag);
tag.click();
document.body.removeChild(tag);
}
xhr.send();
}
$('.mw-contributions-title').each(function() {
title = $(this).attr('title');
$.ajax({
url: '/w/api.php?action=query&format=json&prop=imageinfo&iiprop=url&titles=' + title,
}).done(function(response) {
for (const [key, value] of Object.entries(response.query.pages)) {
imageurl = value.imageinfo[0].url;
imagetitle = value.title.replace('File:', '').replace(/ /g, '_');
console.log(imageurl);
console.log(imagetitle);
forceDownload(imageurl, imagetitle);
}
});
})
</pre>
Caricare la lista di tutte le pagine in ns0:
<pre>
https://it.wikisource.org/w/api.php?action=query&list=allpages&apfrom=%27&aplimit=5000&apfilterredir=nonredirects&format=json
</pre>
Scaricare un testo da HathiTrust:
<pre>
for i in {1..212}; do wget -q -O $i.jpg "https://babel.hathitrust.org/cgi/imgsrv/image?id=hvd.hnpmne&attachment=1&tracker=D3&format=image%2Fjpeg&size=ppi%3A300&seq=$i"; echo $i; done
</pre>
[[ar:User:Candalua]]
[[az:User:Candalua]]
[[bg:User:Candalua]]
[[bn:User:Candalua]]
[[br:User:Candalua]]
[[bs:User:Candalua]]
[[ca:User:Candalua]]
[[cs:User:Candalua]]
[[cy:User:Candalua]]
[[da:User:Candalua]]
[[de:User:Candalua]]
[[el:User:Candalua]]
[[en:User:Candalua]]
[[eo:User:Candalua]]
[[es:User:Candalua]]
[[et:User:Candalua]]
[[fa:User:Candalua]]
[[fi:User:Candalua]]
[[fo:User:Candalua]]
[[fr:User:Candalua]]
[[gl:User:Candalua]]
[[he:User:Candalua]]
[[hr:User:Candalua]]
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[[hy:User:Candalua]]
[[id:User:Candalua]]
[[is:User:Candalua]]
[[ja:User:Candalua]]
[[kn:User:Candalua]]
[[ko:User:Candalua]]
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Satire di Tito Petronio Arbitro
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Candalua
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{{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}<!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="Lingua originale del testo"/>latino<section end="Lingua originale del testo"/>
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</div></onlyinclude><!-- a qui -->{{Qualità|avz=100%|data=15 marzo 2012|arg=saggi}}{{Nota disambigua|Satire}}{{Intestazione
| Nome e cognome dell'autore =Petronio Arbitro
| Titolo =Satire
| Anno di pubblicazione =I secolo
| Lingua originale del testo =latino
| Nome e cognome del traduttore =Vincenzo Lancetti
| Anno di traduzione =1863
| Progetto =Letteratura
| Argomento =Satira/Romanzi/Prosimetri
| URL della versione cartacea a fronte =Indice:Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu
}}
<pages index="Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu" from=5 to=5 />
==Indice==
*{{Testo|/Avvertenza degli editori}}
*{{Testo|/Prefazione del traduttore}}
*{{Testo|/Nomi che leggonsi nelle satire}}
*{{Testo|/1|I - Eloquenza e pedanteria}}
*{{Testo|/2|II - Curioso incontro}}
*{{Testo|/3|III - Giurisdizione violata e diverbj}}
*{{Testo|/4|IV - Villeggiatura ed avventure d'ogni specie}}
*{{Testo|/5|V - Garbugli, baratterie, rumori e cose simili}}
*{{Testo|/6|VI - Nuovi furti e baratterie}}
*{{Testo|/7|VII - Malattia e medicina mal riuscita}}
*{{Testo|/8|VIII - Inviolabilità de' misterj violata. Feste in onore di Priapo}}
*{{Testo|/9|IX - Lusso e magnificenze di Trimalcione}}
*{{Testo|/10|X - Cena}}
*{{Testo|/11|XI - Conversazione sui commensali}}
*{{Testo|/12|XII - Astrologia e raddoppiamento di cibi}}
*{{Testo|/13|XIII - Eloquenza del vino}}
*{{Testo|/14|XIV - Sapienza di Trimalcione}}
*{{Testo|/15|XV - Giuochi, fanfaluche e cena prolungata}}
*{{Testo|/16|XVI - La conversazione s'ingrossa}}
*{{Testo|/17|XVII - Fine del convito}}
*{{Testo|/18|XVIII - Leggerezza giovenile}}
*{{Testo|/19|XIX - I begli ingegni s'incontrano}}
*{{Testo|/20|XX - Qualche scappata sulle belle arti}}
*{{Testo|/21|XXI - Due ghiotti a un desco}}
*{{Testo|/22|XXII - Alterchi ed avventure da Osteria}}
*{{Testo|/23|XXIII - Navigazione, e Comitiva inaspettata}}
*{{Testo|/24|XXIV - Processo, guerra, e trattato di pace}}
*{{Testo|/25|XXV - Allegria. Novella della Matrona d'Efeso}}
*{{Testo|/26|XXVI - Violazione de' trattati. Naufragio}}
*{{Testo|/27|XXVII - Viaggio alla volta di Crotone. Progetti per far danaro}}
*{{Testo|/28|XXVIII - Arte poetica. Poemetto sulla guerra civile}}
*{{Testo|/29|XXIX - Divertimenti, e amori poco platonici in Crotone}}
*{{Testo|/30|XXX - Continuazione}}
*{{Testo|/31|XXXI - Suffumigi, ed incantagioni}}
*{{Testo|/32|XXXII - Fine della favola}}
<pages index="Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu" from="257" to="257" />
*{{Testo|Frammenti di Petronio|Frammenti di Petronio tradotti da Marcello Tommasini|tipo=tradizionale}}
*{{Testo|Saggio d'una versione di Petronio|Saggio d'una versione di Petronio per Luigi Carrer|tipo=tradizionale}}
*{{Testo|La novella della matrona efesina|La novella della matrona efesina volgarizzata da Antonio Cesari|tipo=tradizionale}}
*{{Testo|Lettere di Antonio Cesari a don Carlo Bologna|tipo=tradizionale}}
*{{Testo|/Note}}
[[en:Satyricon]]
[[es:Satiricón]]
[[fr:Satyricon]]
[[la:Satyricon]]
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Pagina:Commedia - Purgatorio (Buti).djvu/192
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Cruccone
53
/* Pagine SAL 100% */
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proofread-page
text/x-wiki
<noinclude><pagequality level="4" user="Cruccone" />{{RigaIntestazione|{{spazi|3}}182|{{Sc|p u r g a t o r i o{{spazi|3}}viii.}}|[''v''. 85-96]}}</noinclude>{{Pt|suno|nessuno}} luogo per cagione di guerra, ''Come avria fatto il gallo di Gallura''; cioè l’insegna del giudicato di Gallura che è uno gallo. E questo dice, perchè usansa è che ai sepulcri de le signore si pogna l’arme del marito o dipinta o scolpita; e questo finge l’autore, per mostrare che era più onorevile lo giudicato di Gallura che la signoria di Melano, perchè lo giudicato è signoria ragionevile costituta da lo imperadore e dal papa; e la signoria di Melano era allora violenta, sensa iusto titolo. ''Così dicea''; Giudici Nino, ''segnato de la stampa''; cioè de la forma: la stampa è una forma di ferro che, percossa in sul conio<ref>C. M. in sul cuoio lassa</ref>, lassa la sua forma in esso; e qui intende l’autore per la forma, ''Nel suo aspetto''; cioè ne la sua apparenzia, ''di quel dritto zelo''; cioè del diritto amore; cioè questo dicea per diritta carità ch’avea in verso la ditta Beatrice sua donna, non già per invidia: imperò che nel purgatorio non può essere se non virtù; come ne lo inferno non può essere se non vizio; e però questo fìnge l’autore, ''Che smisuratamente il core avvampa''; cioè che sensa misura incende lo cuore umano: la stampa di questo amore è lo Spirito Santo, che cagiona ogni diritto zelo ne le nostre menti. Finita la prima lezione del canto ottavo, seguita la secunda.
''Li occhi miei ghiotti'' ec. In questa seconda lezione del canto ottavo lo nostro autore finge l’avvenimento del serpente, e lo combattimento de li angiuli con lui, e lo parlamento che ebbe con messere Currado Malaspina marchese. E dividesi questa lezione in 5 parti, perchè prima finge come Virgilio lo dichiarò de la costellazione che vedea in cielo, e come Sordello mostra a {{AutoreCitato|Publio Virgilio Marone|Virgilio}} lo serpente; ne la seconda parte finge come vidde l’avvenimento del serpente, e lo combattimento de li angioli con lui, quine: ''Da quella parte'' ec.; nella terza parte finge che lo marchese Currado lo dimandi di novelle di Lunigiana, quive: ''L’ombra che s’era'' ec.; ne la quarta finge l’avvicendevile parlamento ch’ebbe con lui, e la risposta ch’elli fece al marchese in onore de la casa sua, quive: ''Oh! dissi lui'', ec.; ne la quinta finge che ’l marchese li predicesse l’onore, che Dante dovea ricevere da’ suoi, quive: ''Et elli: Or va'', ec. Divisa la lezione, ora è da vedere la lettera co l’esponizione<ref>C. M. esposizioni</ref> litterali, allegoriche e morali.
C. VIII — ''v''. 85-96. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come, guardando in cielo, vidde tre stelle sallite u’ erano state vedute da lui la mattina le quattro; e come Virgilio lo dichiara di quelle; e come Sordello mostra a Virgilio lo serpente, dicendo: ''Li occhi miei''; cioè di me Dante, ''ghiotti''; cioè desiderosi di vedere lo cielo, ''andavan pur al Cielo''; cioè a ragguardarlo, ''Pur là dove le stelle son più tarde''; cioè al polo antartico, ''Sì come rota più presso a lo''<noinclude>
<references/></noinclude>
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Aiuto:Bottoniera
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wikitext
text/x-wiki
La "bottoniera" e la "raccolta dei giocattoli" sono due aspetti ''della stessa idea'': quella di costruire uno strumento agile, comodo, semplice (nei limiti del possibile) per permettere a ciascun utente di costruire ed usare un ''proprio'' gruppo di attrezzi per l'edit (e non solo), da modificare velocemente e liberamente passando da un'opera all'altra.
Non si tratta quindi di un vero tool, ma di un sistema per ''attivare'' ed ''usare comodamente'' qualsiasi tool.
Il sistema è ''originale di it.wikisource'', e quindi l'utente interessato non troverà traccia della documentazione in alcun altro sito, diverso da it.wikisource; tuttavia non è impossibile esportare, nei propri spazi personali, il tool in altri progetti.
A tutto l'insieme del progetto, ci riferimemo semplicemente con il termine ''bottoniera''; va comunque notato che il gadget di base, che va attivato, è ''Raccolta dei giocattoli''.
== Gli elementi della bottoniera ==
Tre sono gli elementi base della bottoniera:
# il gadget '''Raccolta dei giocattoli''': crea il '''contenitore per i bottoni''', costituito da uno spazio '''fisso''' sul margine inferiore dello schermo, in cui compaiono i bottoni che attivano i vari tool, e che contiene anche le funzioni di base per attivare i bottoni di default.
# il gadget '''Bottoniera''', che attiva una serie di bottoni di default nel contenitore creato da '''Raccolta dei giocattoli'''.
# una sottopagina utente speciale, '''Utente:[NomeUtente]/PersonalButtons.js''', che contiene il codice per attivare bottoni personali, e le ''funzioni aggiuntive'' eventualmente necessarie per eseguire le operazioni attivate da un click sul bottone. Intervenendo su questa pagina, qualsiasi utente può attivare/disattivare i propri bottoni aggiuntivi rispetto a quelli di default, richiamati dal gadget '''Bottoniera'''. Nel caso che NON si attivi il gadget '''Bottoniera''' compariranno nel contenitore a fondo pagina solamente i bottoni attivati in PersonalButtons.js. Un esempio di PersonalButtons.js lo trovate in [[Utente:Alex brollo/PersonalButtons.js]].
== Attivare la raccolta di default ==
È veramente semplice: basta attivare due gadget:
#Raccolta dei giocattoli
#Bottoniera.
I vari bottoni hanno la caratteristica di attivarsi specificamente in Modifica, in Visualizzazione, in Anteprima, o in qualsiasi combinazione di queste azioni.
Di default, in '''Visualizzazione''' compaiono i seguenti bottoni (il 29 gennaio 2015.... ;-) ):
[[File:BottonieraDefaultView.png|left]]
<br clear="all"/>
In '''Modifica e Anteprima''', compaiono i seguenti bottoni:
[[File:BottonieraDefaultEditPreview.png|left]]
== Personalizzare ==
I bottoni sono ''completamente personalizzabili'' in ogni loro elemento:
# il loro numero;
# il testo che compare sul bottone;
# l'azione che è attivata dal click;
# l'azione in cui sono visualizzati;
# il messaggio di aiuto che compare passandoci sopra il mouse.
Il primo passo per personalizzare i bottoni è quello di copiare integralmente il codice della pagina [[MediaWiki:Gadget-bottoniera.js]] nella propria pagina utente Utente:NomeUtente/PersonalButtons.js ''disattivando'' il gadget Bottoniera in Preferenze. I bottoni compaiono identici a quelli attivati da Bottoniera, ma il codice è contenuto adesso ''in una pagina modificabile dall'utente''. Si tratta di un codice javascript che può creare un po' di apprensione, ma alcune modifiche sono veramente semplici ed alla portata di chiunque abbia un minimo di ''boldness''.
=== Il codice base ===
Queste due righe di codice mostrano tutto ciò che serve per modificare il numero dei bottoni attivati, e per modificare il testo che compare all'interno del bottone.
<pre>
newButton("{{Centrato}}", "incapsula('{{Centrato|','}}')", "es","Applica il temmplate Centrato");
// newButton("autoNs0", "ns0Auto", "es","");
</pre>
Le righe sono costituite da uno schema fisso:
<pre>
newButton("testo bottone", "funzione richiamata", "azioni in cui si visualizza","messaggio di aiuto");
</pre>
=== Modifiche semplici: primo e quarto parametro ===
Questo è quello che serve sapere per le modifiche più semplici:
# Ogni riga "crea" un bottone.
# Per disabilitare un bottone basta anteporre alla riga i caratteri //; per abilitare un bottone disabilitato, basta cancellare entrambi i caratteri //.
# Per modificare il testo sul bottone basta modificare il primo parametro.
# Per modificare il messaggio di aiuto basta modificare il quarto e ultimo parametro.
Di default, i testi che identificano i bottoni sono lunghi e i bottoni occupano molto posto; scegliete dei testi brevissimi, quelli che vi sembrano più logici e facili da ricordare. Es: al posto di <nowiki>{{Centrato}}</nowiki> potrebbe bastare <nowiki>{{C}}</nowiki> o magari semplicemente C o ancora un carattere speciale autoesplicativo come ↔.
=== Il parametro di visualizzazione: terzo parametro ===
Vi sono tre tipi di "azione" nei quali può essere comodo disporre della bottoniera, più una quarta in cui non sono utili (per ora):
* '''edit''', ossia modifica; identificatore e
* '''submit''', ossia anteprima; identificatore s
* '''view''', ossia visualizzazione; identificatore v
* '''history''', ossia cronologia, identificatore h
Dal punto di vista pratico, le due azioni edit e preview coincidono: in entrambi i casi le azioni più comuni sono quelle della modifica del testo.
Il terzo parametro della funzione newButton() permette di scegliere in quale azione devono essere visualizzati i bottoni; naturalmente quelli per l'edit servono quando si edita, quelli per la visualizzazione quando si visualizza; in qualche caso possono servire in entrambe le azioni.
In questo parametro basta passare, in qualsiasi ordine, le lettere che identificano ciascuna azione in cui il bottone deve essere visualizzato:
* "es" per far comparire il bottone in edit e in submit (in modifica e in anteprima)
* "v" per far comparire il bottone in view (visualizzazione)
* "esv" per farlo comparire sempre, tranne che in history (cronologia).
=== Il secondo parametro: il caso difficile ===
L'unico parametro difficile della funzione di creazione di un bottone personalizzato è il secondo, che collega il click sul bottone con una ''funzione javascript''.
Vi sono tre casi:
# si può chiamare una funzione esistente fra le miriadi di funzioni che pullulano nelle pagine mediawiki (comprese tutte quelle dei vari gadget);
# si può chiamare una funzione "nuova", scritta apposta per essere richiamata da un bottone; ovvio che non tutti gli utenti devono conoscere javascript al punto da scrivere da sè la propria funzione, ma tutti sono invitati a ''immaginare'' una funzione utile, e chiederne la realizzazione;
# per creare bottoni che eseguono semplici aggiunte al testo, di tipo "incapsula", esiste una funzione specifica.
A proposito della terza possibilità, esiste una funzione <code>incapsula()</code>, generica che, con un adattamento abbastanza semplice, permette allo stesso utente di "programmarsi" un bottone a sua scelta. La funzione di "incapsulamento" è quella che agisce nei tasti di edit più comuni; "incapsula" il testo selezionato aggiungendo qualcosa prima e qualcosa dopo la selezione. Ad esempio, l'aggiunta del markup corsivo è una funzione incapsula che aggiunge due apostrofi prima, e due apostrofi dopo, il testo selezionato; il pulsante per aggiungere il template Centrato aggiunge <code><nowiki>{{Centrato|</nowiki></code> prima, e <code><nowiki>}}</nowiki></code> dopo, la selezione; eccetera.
Alcuni caratteri speciali sono difficili da inserire e si devono usare accorgimenti particolari.
# doppie virgolette <code>"</code>: inserire al loro posto <code>"e;</code>
# virgolette semplici - apostrofo <code></code>: inserire al loro posto <code>'</code>
# a capo : inserire ad ogni acapo necessario <code>#n</code>
=== Esempi di incapsula() ===
.....
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ok, così va a posto
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text/x-wiki
La "bottoniera" e la "raccolta dei giocattoli" sono due aspetti ''della stessa idea'': quella di costruire uno strumento agile, comodo, semplice (nei limiti del possibile) per permettere a ciascun utente di costruire ed usare un ''proprio'' gruppo di attrezzi per l'edit (e non solo), da modificare velocemente e liberamente passando da un'opera all'altra.
Non si tratta quindi di un vero tool, ma di un sistema per ''attivare'' ed ''usare comodamente'' qualsiasi tool.
Il sistema è ''originale di it.wikisource'', e quindi l'utente interessato non troverà traccia della documentazione in alcun altro sito, diverso da it.wikisource; tuttavia non è impossibile esportare, nei propri spazi personali, il tool in altri progetti.
A tutto l'insieme del progetto, ci riferimemo semplicemente con il termine ''bottoniera''; va comunque notato che il gadget di base, che va attivato, è ''Raccolta dei giocattoli''.
== Gli elementi della bottoniera ==
Tre sono gli elementi base della bottoniera:
# il gadget '''Raccolta dei giocattoli''': crea il '''contenitore per i bottoni''', costituito da uno spazio '''fisso''' sul margine inferiore dello schermo, in cui compaiono i bottoni che attivano i vari tool, e che contiene anche le funzioni di base per attivare i bottoni di default.
# il gadget '''Bottoniera''', che attiva una serie di bottoni di default nel contenitore creato da '''Raccolta dei giocattoli'''.
# una sottopagina utente speciale, '''Utente:[NomeUtente]/PersonalButtons.js''', che contiene il codice per attivare bottoni personali, e le ''funzioni aggiuntive'' eventualmente necessarie per eseguire le operazioni attivate da un click sul bottone. Intervenendo su questa pagina, qualsiasi utente può attivare/disattivare i propri bottoni aggiuntivi rispetto a quelli di default, richiamati dal gadget '''Bottoniera'''. Nel caso che NON si attivi il gadget '''Bottoniera''' compariranno nel contenitore a fondo pagina solamente i bottoni attivati in PersonalButtons.js. Un esempio di PersonalButtons.js lo trovate in [[Utente:Alex brollo/PersonalButtons.js]].
== Attivare la raccolta di default ==
È veramente semplice: basta attivare due gadget:
#Raccolta dei giocattoli
#Bottoniera.
I vari bottoni hanno la caratteristica di attivarsi specificamente in Modifica, in Visualizzazione, in Anteprima, o in qualsiasi combinazione di queste azioni.
Di default, in '''Visualizzazione''' compaiono i seguenti bottoni (il 29 gennaio 2015.... ;-) ):
[[File:BottonieraDefaultView.png|left]]
<br clear="all"/>
In '''Modifica e Anteprima''', compaiono i seguenti bottoni:
[[File:BottonieraDefaultEditPreview.png]]
== Personalizzare ==
I bottoni sono ''completamente personalizzabili'' in ogni loro elemento:
# il loro numero;
# il testo che compare sul bottone;
# l'azione che è attivata dal click;
# l'azione in cui sono visualizzati;
# il messaggio di aiuto che compare passandoci sopra il mouse.
Il primo passo per personalizzare i bottoni è quello di copiare integralmente il codice della pagina [[MediaWiki:Gadget-bottoniera.js]] nella propria pagina utente Utente:NomeUtente/PersonalButtons.js ''disattivando'' il gadget Bottoniera in Preferenze. I bottoni compaiono identici a quelli attivati da Bottoniera, ma il codice è contenuto adesso ''in una pagina modificabile dall'utente''. Si tratta di un codice javascript che può creare un po' di apprensione, ma alcune modifiche sono veramente semplici ed alla portata di chiunque abbia un minimo di ''boldness''.
=== Il codice base ===
Queste due righe di codice mostrano tutto ciò che serve per modificare il numero dei bottoni attivati, e per modificare il testo che compare all'interno del bottone.
<pre>
newButton("{{Centrato}}", "incapsula('{{Centrato|','}}')", "es","Applica il temmplate Centrato");
// newButton("autoNs0", "ns0Auto", "es","");
</pre>
Le righe sono costituite da uno schema fisso:
<pre>
newButton("testo bottone", "funzione richiamata", "azioni in cui si visualizza","messaggio di aiuto");
</pre>
=== Modifiche semplici: primo e quarto parametro ===
Questo è quello che serve sapere per le modifiche più semplici:
# Ogni riga "crea" un bottone.
# Per disabilitare un bottone basta anteporre alla riga i caratteri //; per abilitare un bottone disabilitato, basta cancellare entrambi i caratteri //.
# Per modificare il testo sul bottone basta modificare il primo parametro.
# Per modificare il messaggio di aiuto basta modificare il quarto e ultimo parametro.
Di default, i testi che identificano i bottoni sono lunghi e i bottoni occupano molto posto; scegliete dei testi brevissimi, quelli che vi sembrano più logici e facili da ricordare. Es: al posto di <nowiki>{{Centrato}}</nowiki> potrebbe bastare <nowiki>{{C}}</nowiki> o magari semplicemente C o ancora un carattere speciale autoesplicativo come ↔.
=== Il parametro di visualizzazione: terzo parametro ===
Vi sono tre tipi di "azione" nei quali può essere comodo disporre della bottoniera, più una quarta in cui non sono utili (per ora):
* '''edit''', ossia modifica; identificatore e
* '''submit''', ossia anteprima; identificatore s
* '''view''', ossia visualizzazione; identificatore v
* '''history''', ossia cronologia, identificatore h
Dal punto di vista pratico, le due azioni edit e preview coincidono: in entrambi i casi le azioni più comuni sono quelle della modifica del testo.
Il terzo parametro della funzione newButton() permette di scegliere in quale azione devono essere visualizzati i bottoni; naturalmente quelli per l'edit servono quando si edita, quelli per la visualizzazione quando si visualizza; in qualche caso possono servire in entrambe le azioni.
In questo parametro basta passare, in qualsiasi ordine, le lettere che identificano ciascuna azione in cui il bottone deve essere visualizzato:
* "es" per far comparire il bottone in edit e in submit (in modifica e in anteprima)
* "v" per far comparire il bottone in view (visualizzazione)
* "esv" per farlo comparire sempre, tranne che in history (cronologia).
=== Il secondo parametro: il caso difficile ===
L'unico parametro difficile della funzione di creazione di un bottone personalizzato è il secondo, che collega il click sul bottone con una ''funzione javascript''.
Vi sono tre casi:
# si può chiamare una funzione esistente fra le miriadi di funzioni che pullulano nelle pagine mediawiki (comprese tutte quelle dei vari gadget);
# si può chiamare una funzione "nuova", scritta apposta per essere richiamata da un bottone; ovvio che non tutti gli utenti devono conoscere javascript al punto da scrivere da sè la propria funzione, ma tutti sono invitati a ''immaginare'' una funzione utile, e chiederne la realizzazione;
# per creare bottoni che eseguono semplici aggiunte al testo, di tipo "incapsula", esiste una funzione specifica.
A proposito della terza possibilità, esiste una funzione <code>incapsula()</code>, generica che, con un adattamento abbastanza semplice, permette allo stesso utente di "programmarsi" un bottone a sua scelta. La funzione di "incapsulamento" è quella che agisce nei tasti di edit più comuni; "incapsula" il testo selezionato aggiungendo qualcosa prima e qualcosa dopo la selezione. Ad esempio, l'aggiunta del markup corsivo è una funzione incapsula che aggiunge due apostrofi prima, e due apostrofi dopo, il testo selezionato; il pulsante per aggiungere il template Centrato aggiunge <code><nowiki>{{Centrato|</nowiki></code> prima, e <code><nowiki>}}</nowiki></code> dopo, la selezione; eccetera.
Alcuni caratteri speciali sono difficili da inserire e si devono usare accorgimenti particolari.
# doppie virgolette <code>"</code>: inserire al loro posto <code>"e;</code>
# virgolette semplici - apostrofo <code></code>: inserire al loro posto <code>'</code>
# a capo : inserire ad ogni acapo necessario <code>#n</code>
=== Esempi di incapsula() ===
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wikitext
text/x-wiki
La "bottoniera" e la "raccolta dei giocattoli" sono due aspetti ''della stessa idea'': quella di costruire uno strumento agile, comodo, semplice (nei limiti del possibile) per permettere a ciascun utente di costruire ed usare un ''proprio'' gruppo di attrezzi per l'edit (e non solo), da modificare velocemente e liberamente passando da un'opera all'altra.
Non si tratta quindi di un vero tool, ma di un sistema per ''attivare'' ed ''usare comodamente'' qualsiasi tool.
Il sistema è ''originale di it.wikisource'', e quindi l'utente interessato non troverà traccia della documentazione in alcun altro sito, diverso da it.wikisource; tuttavia non è impossibile esportare, nei propri spazi personali, il tool in altri progetti.
A tutto l'insieme del progetto, ci riferiremo semplicemente con il termine ''bottoniera''; va comunque notato che il gadget di base, che va attivato nelle proprie [[Speciale:Preferenze#mw-prefsection-gadgets|Preferenze (sezione Accessori)]], è ''Raccolta dei giocattoli''.
== Gli elementi della bottoniera ==
Tre sono gli elementi base della bottoniera:
# il gadget '''Raccolta dei giocattoli''': crea il '''contenitore per i bottoni''', costituito da uno spazio '''fisso''' sul margine inferiore dello schermo, in cui compaiono i bottoni che attivano i vari tool, e che contiene anche le funzioni di base per attivare i bottoni di default.
# il gadget '''Bottoniera''', che attiva una serie di bottoni di default nel contenitore creato da '''Raccolta dei giocattoli'''.
# una sottopagina utente speciale, '''Utente:[NomeUtente]/PersonalButtons.js''', che contiene il codice per attivare bottoni personali, e le ''funzioni aggiuntive'' eventualmente necessarie per eseguire le operazioni attivate da un click sul bottone. Intervenendo su questa pagina, qualsiasi utente può attivare/disattivare i propri bottoni aggiuntivi rispetto a quelli di default, richiamati dal gadget '''Bottoniera'''. Nel caso che NON si attivi il gadget '''Bottoniera''' compariranno nel contenitore a fondo pagina solamente i bottoni attivati in PersonalButtons.js. Un esempio di PersonalButtons.js lo trovate in [[Utente:Alex brollo/PersonalButtons.js]].
== Attivare la raccolta di default ==
È veramente semplice: basta attivare nelle proprie preferenze i due gadget:
#Raccolta dei giocattoli
#Bottoniera.
I vari bottoni non sono perennemente visibili, ma hanno la caratteristica di attivarsi specificamente in Modifica, in Visualizzazione, in Anteprima, o in qualsiasi combinazione di queste azioni.
Di default, in '''Visualizzazione''' compaiono i seguenti bottoni (il 29 gennaio 2015.... ;-) ):
[[File:BottonieraDefaultView.png|left]]
<br clear="all"/>
In '''Modifica''' e '''Anteprima''', compaiono i seguenti bottoni:
[[File:BottonieraDefaultEditPreview.png]]
== Personalizzare ==
I bottoni sono ''completamente personalizzabili'' in ogni loro elemento:
# il loro numero;
# il testo che compare sul bottone;
# l'azione che è attivata dal click;
# l'azione in cui sono visualizzati;
# il messaggio di aiuto che compare passandoci sopra il mouse.
Il primo passo per personalizzare i bottoni è quello di copiare integralmente il codice della pagina [[MediaWiki:Gadget-bottoniera.js]] nella propria pagina utente Utente:NomeUtente/PersonalButtons.js ''disattivando'' il gadget Bottoniera in Preferenze. I bottoni compaiono identici a quelli attivati da Bottoniera, ma il codice è contenuto adesso ''in una pagina modificabile dall'utente''. Si tratta di un codice javascript che può creare un po' di apprensione, ma alcune modifiche sono veramente semplici ed alla portata di chiunque abbia un minimo di ''boldness''.
=== Il codice base ===
Le righe sono costituite da uno schema fisso caratterizzato da quattro parametri:<pre>
newButton("testo bottone", "funzione richiamata", "azioni in cui si visualizza","messaggio di aiuto");
</pre>Queste due righe di codice mostrano un esempio di tutto ciò che serve per modificare il numero dei bottoni attivati, e per modificare il testo che compare all'interno del bottone.
<pre>newButton("{{Centrato}}", "incapsula('{{Centrato|','}}')", "es","Applica il template Centrato");
// newButton("autoNs0", "ns0Auto", "es","");</pre>
=== Modifiche semplici: primo e quarto parametro ===
Questo è quello che serve sapere per le modifiche più semplici:
# Ogni riga inizia con <code>newButton</code> e "crea" un bottone secondo i parametri inseriti fra le parentesi. La riga va terminata con <code>;</code>
# Per disabilitare un bottone senza cancellare il codice, basta anteporre alla riga i caratteri <code>//</code>; per abilitare un bottone disabilitato, basta cancellare entrambi i caratteri <code>//</code>.
# Per modificare il testo sul bottone basta modificare il primo parametro.
# Per modificare il messaggio di aiuto basta modificare il quarto e ultimo parametro.
Di default, i testi che identificano i bottoni sono lunghi e quindi i bottoni occupano molto posto; si consiglia pertanto di scegliere dei testi brevissimi, quelli che vi sembrano più logici e facili da ricordare. Es: al posto di <nowiki>{{Centrato}}</nowiki> potrebbe bastare <nowiki>{{C}}</nowiki> o magari semplicemente C o ancora un carattere speciale autoesplicativo come ↔.
=== Il parametro di visualizzazione: terzo parametro ===
Vi sono tre tipi di "azione" nei quali può essere comodo disporre della bottoniera, più una quarta in cui non sono utili (per ora):
* '''edit''', ossia modifica; identificatore <code>e</code>
* '''submit''', ossia anteprima; identificatore <code>s</code>
* '''view''', ossia visualizzazione; identificatore <code>v</code>
* '''history''', ossia cronologia, identificatore <code>h</code>
Dal punto di vista pratico, le due azioni edit e preview coincidono: in entrambi i casi le azioni più comuni sono quelle della modifica del testo.
Il terzo parametro della funzione <code>newButton()</code> permette di scegliere in quale azione devono essere visualizzati i bottoni; naturalmente quelli per l'edit servono quando si edita, quelli per la visualizzazione quando si visualizza; in qualche caso possono servire in entrambe le azioni.
In questo parametro basta passare, in qualsiasi ordine, le lettere che identificano ciascuna azione in cui il bottone deve essere visualizzato:
* <code>"es"</code> per far comparire il bottone in edit e in submit (in modifica e in anteprima)
* <code>"v"</code> per far comparire il bottone in view (visualizzazione)
* <code>"esv"</code> per farlo comparire sempre, tranne che in history (cronologia).
=== Il secondo parametro: il caso difficile ===
L'unico parametro difficile della funzione di creazione di un bottone personalizzato è il secondo, che collega il click sul bottone con una ''funzione javascript''.
Vi sono tre casi:
# si può chiamare una funzione esistente fra le miriadi di funzioni che pullulano nelle pagine mediawiki (comprese tutte quelle dei vari gadget);
# si può chiamare una funzione "nuova", scritta apposta per essere richiamata da un bottone; ovvio che non tutti gli utenti devono conoscere javascript al punto da scrivere da sè la propria funzione, ma tutti sono invitati a ''immaginare'' una funzione utile, e chiederne la realizzazione;
# per creare bottoni che eseguono semplici aggiunte al testo, di tipo "incapsula", esiste una funzione specifica.
A proposito della terza possibilità, esiste una funzione <code>incapsula()</code>, generica che, con un adattamento abbastanza semplice, permette allo stesso utente di "programmarsi" un bottone a sua scelta. La funzione di "incapsulamento" è quella che agisce nei tasti di edit più comuni; "incapsula" il testo selezionato aggiungendo qualcosa prima e qualcosa dopo la selezione. Ad esempio, l'aggiunta del markup corsivo è una funzione incapsula che aggiunge al testo selezionato due apostrofi prima e due apostrofi dopo; il pulsante per aggiungere il template Centrato aggiunge <code><nowiki>{{Centrato|</nowiki></code> prima, e <code><nowiki>}}</nowiki></code> dopo, la selezione; eccetera.
Alcuni caratteri speciali sono difficili da inserire e si devono usare accorgimenti particolari.
# doppie virgolette <code>"</code>: inserire al loro posto <code>"e;</code>
# virgolette semplici (apostrofo):<code></code> inserire al loro posto <code>'</code>
# a capo: inserire ad ogni acapo necessario <code>#n</code>
=== Esempi di incapsula() ===
Per centrare il testo selezionato, il codice di incapsula sarà <code>incapsula('<nowiki>{{Centrato|','}}</nowiki>')</code>
La funzione Incapsula() ha infatti due parametri, racchiusi fra <code>'</code> e separati da <code>,</code>: il primo è il testo che viene inserito prima del testo selezionato (nell'esempio, <code><nowiki>'{{Centrato|'</nowiki></code>), il secondo il testo inserito dopo (nell'esempio <code><nowiki>'}}'</nowiki></code>).
...
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2025-07-04T08:30:33Z
TrameOscure
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/* Il secondo parametro: il caso difficile */
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text/x-wiki
La "bottoniera" e la "raccolta dei giocattoli" sono due aspetti ''della stessa idea'': quella di costruire uno strumento agile, comodo, semplice (nei limiti del possibile) per permettere a ciascun utente di costruire ed usare un ''proprio'' gruppo di attrezzi per l'edit (e non solo), da modificare velocemente e liberamente passando da un'opera all'altra.
Non si tratta quindi di un vero tool, ma di un sistema per ''attivare'' ed ''usare comodamente'' qualsiasi tool.
Il sistema è ''originale di it.wikisource'', e quindi l'utente interessato non troverà traccia della documentazione in alcun altro sito, diverso da it.wikisource; tuttavia non è impossibile esportare, nei propri spazi personali, il tool in altri progetti.
A tutto l'insieme del progetto, ci riferiremo semplicemente con il termine ''bottoniera''; va comunque notato che il gadget di base, che va attivato nelle proprie [[Speciale:Preferenze#mw-prefsection-gadgets|Preferenze (sezione Accessori)]], è ''Raccolta dei giocattoli''.
== Gli elementi della bottoniera ==
Tre sono gli elementi base della bottoniera:
# il gadget '''Raccolta dei giocattoli''': crea il '''contenitore per i bottoni''', costituito da uno spazio '''fisso''' sul margine inferiore dello schermo, in cui compaiono i bottoni che attivano i vari tool, e che contiene anche le funzioni di base per attivare i bottoni di default.
# il gadget '''Bottoniera''', che attiva una serie di bottoni di default nel contenitore creato da '''Raccolta dei giocattoli'''.
# una sottopagina utente speciale, '''Utente:[NomeUtente]/PersonalButtons.js''', che contiene il codice per attivare bottoni personali, e le ''funzioni aggiuntive'' eventualmente necessarie per eseguire le operazioni attivate da un click sul bottone. Intervenendo su questa pagina, qualsiasi utente può attivare/disattivare i propri bottoni aggiuntivi rispetto a quelli di default, richiamati dal gadget '''Bottoniera'''. Nel caso che NON si attivi il gadget '''Bottoniera''' compariranno nel contenitore a fondo pagina solamente i bottoni attivati in PersonalButtons.js. Un esempio di PersonalButtons.js lo trovate in [[Utente:Alex brollo/PersonalButtons.js]].
== Attivare la raccolta di default ==
È veramente semplice: basta attivare nelle proprie preferenze i due gadget:
#Raccolta dei giocattoli
#Bottoniera.
I vari bottoni non sono perennemente visibili, ma hanno la caratteristica di attivarsi specificamente in Modifica, in Visualizzazione, in Anteprima, o in qualsiasi combinazione di queste azioni.
Di default, in '''Visualizzazione''' compaiono i seguenti bottoni (il 29 gennaio 2015.... ;-) ):
[[File:BottonieraDefaultView.png|left]]
<br clear="all"/>
In '''Modifica''' e '''Anteprima''', compaiono i seguenti bottoni:
[[File:BottonieraDefaultEditPreview.png]]
== Personalizzare ==
I bottoni sono ''completamente personalizzabili'' in ogni loro elemento:
# il loro numero;
# il testo che compare sul bottone;
# l'azione che è attivata dal click;
# l'azione in cui sono visualizzati;
# il messaggio di aiuto che compare passandoci sopra il mouse.
Il primo passo per personalizzare i bottoni è quello di copiare integralmente il codice della pagina [[MediaWiki:Gadget-bottoniera.js]] nella propria pagina utente Utente:NomeUtente/PersonalButtons.js ''disattivando'' il gadget Bottoniera in Preferenze. I bottoni compaiono identici a quelli attivati da Bottoniera, ma il codice è contenuto adesso ''in una pagina modificabile dall'utente''. Si tratta di un codice javascript che può creare un po' di apprensione, ma alcune modifiche sono veramente semplici ed alla portata di chiunque abbia un minimo di ''boldness''.
=== Il codice base ===
Le righe sono costituite da uno schema fisso caratterizzato da quattro parametri:<pre>
newButton("testo bottone", "funzione richiamata", "azioni in cui si visualizza","messaggio di aiuto");
</pre>Queste due righe di codice mostrano un esempio di tutto ciò che serve per modificare il numero dei bottoni attivati, e per modificare il testo che compare all'interno del bottone.
<pre>newButton("{{Centrato}}", "incapsula('{{Centrato|','}}')", "es","Applica il template Centrato");
// newButton("autoNs0", "ns0Auto", "es","");</pre>
=== Modifiche semplici: primo e quarto parametro ===
Questo è quello che serve sapere per le modifiche più semplici:
# Ogni riga inizia con <code>newButton</code> e "crea" un bottone secondo i parametri inseriti fra le parentesi. La riga va terminata con <code>;</code>
# Per disabilitare un bottone senza cancellare il codice, basta anteporre alla riga i caratteri <code>//</code>; per abilitare un bottone disabilitato, basta cancellare entrambi i caratteri <code>//</code>.
# Per modificare il testo sul bottone basta modificare il primo parametro.
# Per modificare il messaggio di aiuto basta modificare il quarto e ultimo parametro.
Di default, i testi che identificano i bottoni sono lunghi e quindi i bottoni occupano molto posto; si consiglia pertanto di scegliere dei testi brevissimi, quelli che vi sembrano più logici e facili da ricordare. Es: al posto di <nowiki>{{Centrato}}</nowiki> potrebbe bastare <nowiki>{{C}}</nowiki> o magari semplicemente C o ancora un carattere speciale autoesplicativo come ↔.
=== Il parametro di visualizzazione: terzo parametro ===
Vi sono tre tipi di "azione" nei quali può essere comodo disporre della bottoniera, più una quarta in cui non sono utili (per ora):
* '''edit''', ossia modifica; identificatore <code>e</code>
* '''submit''', ossia anteprima; identificatore <code>s</code>
* '''view''', ossia visualizzazione; identificatore <code>v</code>
* '''history''', ossia cronologia, identificatore <code>h</code>
Dal punto di vista pratico, le due azioni edit e preview coincidono: in entrambi i casi le azioni più comuni sono quelle della modifica del testo.
Il terzo parametro della funzione <code>newButton()</code> permette di scegliere in quale azione devono essere visualizzati i bottoni; naturalmente quelli per l'edit servono quando si edita, quelli per la visualizzazione quando si visualizza; in qualche caso possono servire in entrambe le azioni.
In questo parametro basta passare, in qualsiasi ordine, le lettere che identificano ciascuna azione in cui il bottone deve essere visualizzato:
* <code>"es"</code> per far comparire il bottone in edit e in submit (in modifica e in anteprima)
* <code>"v"</code> per far comparire il bottone in view (visualizzazione)
* <code>"esv"</code> per farlo comparire sempre, tranne che in history (cronologia).
=== Il secondo parametro: il caso difficile ===
L'unico parametro difficile della funzione di creazione di un bottone personalizzato è il secondo, che collega il click sul bottone con una ''funzione javascript''.
Vi sono tre casi:
# si può chiamare una funzione esistente fra le miriadi di funzioni che pullulano nelle pagine mediawiki (comprese tutte quelle dei vari gadget);
# si può chiamare una funzione "nuova", scritta apposta per essere richiamata da un bottone; ovvio che non tutti gli utenti devono conoscere javascript al punto da scrivere da sè la propria funzione, ma tutti sono invitati a ''immaginare'' una funzione utile, e chiederne la realizzazione;
# per creare bottoni che eseguono semplici aggiunte al testo, di tipo "incapsula", esiste una funzione specifica.
A proposito della terza possibilità, esiste una funzione <code>incapsula()</code>, generica che, con un adattamento abbastanza semplice, permette allo stesso utente di "programmarsi" un bottone a sua scelta. La funzione di "incapsulamento" è quella che agisce nei tasti di edit più comuni; "incapsula" il testo selezionato aggiungendo qualcosa prima e qualcosa dopo la selezione. Ad esempio, l'aggiunta del markup corsivo è una funzione incapsula che aggiunge al testo selezionato due apostrofi prima e due apostrofi dopo; il pulsante per aggiungere il template Centrato aggiunge <code><nowiki>{{Centrato|</nowiki></code> prima, e <code><nowiki>}}</nowiki></code> dopo, la selezione; eccetera.
Alcuni caratteri speciali sono difficili da inserire e si devono usare accorgimenti particolari.
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# virgolette semplici (apostrofo): inserire al loro posto <code>'</code>
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=== Esempi di incapsula() ===
Per centrare il testo selezionato, il codice di incapsula sarà <code>incapsula('<nowiki>{{Centrato|','}}</nowiki>')</code>
La funzione Incapsula() ha infatti due parametri, racchiusi fra <code>'</code> e separati da <code>,</code>: il primo è il testo che viene inserito prima del testo selezionato (nell'esempio, <code><nowiki>'{{Centrato|'</nowiki></code>), il secondo il testo inserito dopo (nell'esempio <code><nowiki>'}}'</nowiki></code>).
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Arcadia (1806)
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Alex brollo
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wikitext
text/x-wiki
{{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}<!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="Nome e cognome dell'autore"/>Jacopo Sannazaro<section end="Nome e cognome dell'autore"/>
<section begin="Anno di pubblicazione"/>XV secolo<section end="Anno di pubblicazione"/>
<section begin="URL della versione cartacea a fronte"/>Indice:Sannazaro - Arcadia, 1806.djvu<section end="URL della versione cartacea a fronte"/>
<section begin="Argomento"/>prosimetri<section end="Argomento"/>
<section begin="Progetto"/>Letteratura<section end="Progetto"/>
<section begin="Titolo"/>Arcadia<section end="Titolo"/>
<section begin="nome template"/>Intestazione<section end="nome template"/>
<section begin="data"/>15 giugno 2023<section end="data"/>
<section begin="avz"/>75%<section end="avz"/>
<section begin="arg"/>Da definire<section end="arg"/>
</div></onlyinclude><!-- a qui -->{{Qualità|avz=75%|data=15 giugno 2023|arg=Da definire}}{{Intestazione
| Nome e cognome dell'autore = Jacopo Sannazaro
| Titolo =Arcadia
| Anno di pubblicazione = XV secolo
| Lingua originale del testo =
| Nome e cognome del traduttore =
| Anno di traduzione =
| Progetto = Letteratura
| Argomento = prosimetri
| URL della versione cartacea a fronte = Indice:Sannazaro - Arcadia, 1806.djvu
}}
<pages index="Sannazaro - Arcadia, 1806.djvu" from=7 to=7 />
== Indice ==
* {{testo|/Agli editori|Agli editori}}
* {{testo|/Elogio|Elogio}} (di {{AutoreCitato|Giovan Battista Corniani|Gio. Battista Corniani}})
* {{testo|/Proemio|Proemio}}
* {{testo|/Prosa I|Prosa I}}
* {{testo|/Egloga I|Egloga I}}
* {{testo|/Prosa II|Prosa II}}
* {{testo|/Egloga II|Egloga II}}
* {{testo|/Prosa III|Prosa III}}
* {{testo|/Egloga III|Egloga III}}
* {{testo|/Prosa IV|Prosa IV}}
* {{testo|/Egloga IV|Egloga IV}}
* {{testo|/Prosa V|Prosa V}}
* {{testo|/Egloga V|Egloga V}}
* {{testo|/Prosa VI|Prosa VI}}
* {{testo|/Egloga VI|Egloga VI}}
* {{testo|/Prosa VII|Prosa VII}}
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* {{testo|/Prosa VIII|Prosa VIII}}
* {{testo|/Egloga VIII|Egloga VIII}}
* {{testo|/Prosa IX|Prosa IX}}
* {{testo|/Egloga IX|Egloga IX}}
* {{testo|/Prosa X|Prosa X}}
* {{testo|/Egloga X|Egloga X}}
* {{testo|/Prosa XI|Prosa XI}}
* {{testo|/Egloga XI|Egloga XI}}
* {{testo|/Prosa XII|Prosa XII}}
* {{testo|/Egloga XII|Egloga XII}}
* {{testo|/Alla sampogna|Alla sampogna}}
{{testo|/Dichiarazione|{{Sc|Dichiarazione}} {{smaller|delle voci o difficili, o tratte dal Latino, o degne di osservazione pel loro particolare uso in quest’Opera dell’Arcadia.}}}}
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Vita nuova
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Candalua
1675
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wikitext
text/x-wiki
{{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}<!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="Nome e cognome dell'autore"/>Dante Alighieri<section end="Nome e cognome dell'autore"/>
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| Titolo =Vita nuova
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| Lingua originale del testo =
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| Progetto = Letteratura
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}}
<pages index="Vita nuova.djvu" from=3 to=3 />
==Indice==
* {{testo|/Prefazione}}
{{sc|introduzione}}
* {{testo|/I - Criteri fondamentali}}
* {{testo|/II - Manoscritti}}
*{{testo|/III - Edizioni}}
* {{testo|/IV - Classificazione dei testi}}
** {{testo|/IV - Classificazione dei testi/Appendice}}
* {{testo|/V - Fondamenti e criteri di questa edizione}}
{{sc|testo critico}}
{{Cassetto
|MargineDestro=190
|Titolo= Vita nuova
*{{testo|/Vita nuova}}
|Testo=
**[[Vita nuova/I|I]] · [[Vita nuova/II|II]] · [[Vita nuova/III|III]] · [[Vita nuova/IV|IV]] · [[Vita nuova/V|V]] · [[Vita nuova/VI|VI]] · [[Vita nuova/VII|VII]] · [[Vita nuova/VIII|VIII]] · [[Vita nuova/IX|IX]] · [[Vita nuova/X|X]] · [[Vita nuova/XI|XI]] · [[Vita nuova/XII|XII]] · [[Vita nuova/XIII|XIII]] · [[Vita nuova/XIV|XIV]] · [[Vita nuova/XV|XV]] · [[Vita nuova/XVI|XVI]] · [[Vita nuova/XVII|XVII]] · [[Vita nuova/XVIII|XVIII]] · [[Vita nuova/XIX|XIX]] · [[Vita nuova/XX|XX]] · [[Vita nuova/XXI|XXI]] · [[Vita nuova/XXII|XXII]] · [[Vita nuova/XXIII|XXIII]] · [[Vita nuova/XXIV|XXIV]] · [[Vita nuova/XXV|XXV]] · [[Vita nuova/XXVI|XXVI]] · [[Vita nuova/XXVII|XXVII]] · [[Vita nuova/XXVIII|XXVIII]] · [[Vita nuova/XXIX|XXIX]] · [[Vita nuova/XXX|XXX]] · [[Vita nuova/XXXI|XXXI]] · [[Vita nuova/XXXII|XXXII]] · [[Vita nuova/XXXIII|XXXIII]] · [[Vita nuova/XXXIV|XXXIV]] · [[Vita nuova/XXXV|XXXV]] · [[Vita nuova/XXXVI|XXXVI]] · [[Vita nuova/XXXVII|XXXVII]] · [[Vita nuova/XXXVIII|XXXVIII]] · [[Vita nuova/XXXIX|XXXIX]] · [[Vita nuova/XL|XL]] · [[Vita nuova/XLI|XLI]] · [[Vita nuova/XLII|XLII]]
}}
===== Voci correlate =====
{{Interprogetto|w=Vita Nuova}}
[[Categoria:Autobiografie]]
[[de:Das Neue Leben (Dante)]]
[[en:Vita Nuova (Dante)]]
[[fr:La Vie nouvelle]][[Categoria:Canone delle opere della letteratura italiana]]
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Pagina:Emma Ivon - quattro milioni, Sommaruga, Roma, 1883.djvu/38
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2025-07-04T11:46:30Z
AttoRenato
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proofread-page
text/x-wiki
<noinclude><pagequality level="4" user="AttoRenato" />{{RigaIntestazione|32|{{Sc|ivon}}||riga=si}}</noinclude>{{Nop}}
Tanto più che questo metodo, il quale può aver un certo effetto descrivendo una bellezza classica, non val nulla per una donna del genere della mia sconosciuta.
Essa non era bella nel senso classico della parola. Aveva gli occhi turchini, e la tinta calda, strano contrasto, per cui si sarebbe detto ch’ella fosse nata dell’unione d’una Svedese e d’un Arabo o viceversa. Era grande e piuttosto esile. Nelle sue orecchie piccole, come quelle di un bambino, brillavano due carbonchi che, dato non fossero di ''strass'' finissimo, potevano valere un ventimila franchi.
{{Separatore/qm}}
Ell’era da più giorni a...., quando una mattina verso le undici un giovine, che era uscito poco prima dalla Banca Nazionale, entrò in un caffè dove sei o sette persone che stavano facendo colazione parlavano appunto di lei.
— Tutto quello che io vi posso dire - stava raccontando un d’essi - è ch’ella ha nome Ida e non è niente affatto nè svedese, nè inglese, nè danese, nè russa, ma è italiana, come io e voi.<noinclude></noinclude>
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Pagina:Emma Ivon - quattro milioni, Sommaruga, Roma, 1883.djvu/39
108
579554
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2073182
2025-07-04T11:47:21Z
AttoRenato
2577
/* Riletta */
3542765
proofread-page
text/x-wiki
<noinclude><pagequality level="4" user="AttoRenato" />{{RigaIntestazione||{{Sc|quattro milioni}}|33|riga=si}}</noinclude>{{Nop}}
— E il cognome?
— Il cognome non l’ho potuto sapere.
Il nuovo venuto aveva salutati gli amici e si era seduto anche lui a un tavolino.
— Io sospetto ch’ella sia una confidente della Questura - saltò su un giovinetto sbarbatello e molto spiritoso.
— Che idea! - ribattè il nuovo arrivato - Non so d’onde ti possa essere venuta...
— L’altro giorno l’ho colta che entrava in Prefettura.
— Oh che non si possa andar in Prefettura senza essere una spia?
— Io invece - disse un quarto - credo che ella sia ''tout bonnement'' una ''cocotte'' come tante. Sarà una cavallerizza del Renz di Vienna, fuggita con qualche amante che l’avrà poi piantata.
— Ma se fosse una ''cocotte'', a quest’ora qualcuno di noi l’avrebbe accostata - osservò un quinto.
— Starà facendo i suoi studi sul merlo da spennare.
— Iersera la vidi al teatro.... - E disse il nome del teatro.
— Sola?
— No, accompagnata dalla sua brutta indivisibile.<noinclude></noinclude>
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Pagina:Viaggio Da Milano Ai Tre Laghi.djvu/168
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2025-07-04T07:52:55Z
Cruccone
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<noinclude><pagequality level="4" user="Cruccone" />{{RigaIntestazione|152|''Deserto, Porto.''||}}</noinclude>{{pt|la|bella}} iscrizione di C. Virio Vero e con elegantissimo fregio in bianco marmo, la quale starebbe meglio in più sicuro luogo<ref>L’epigrafe, che il {{AutoreCitato|Jan Gruter|Grutero}} pone a Senaco, il {{AutoreCitato|Ludovico Antonio Muratori|Muratori}} a Milano e il {{AutoreCitato|Sebastiano Donati|Donati}} a Cremona, dice così:<br/> {{sc|v}}''ivus'' . {{sc|f}}''ecit'' . {{sc|c}}''aius'' . {{sc|virivs}} . {{sc|vervs}} . (ex tribu) {{sc|ovf}}''fentina'' . (domo) {{sc|med}}''iolano'' . {{sc|vi}} . {{sc|vir}} . {{sc|iv}}''nior'' . {{sc|pont}}''ifex'' . {{sc|et}} . {{sc|decvr}}''io'' . {{sc|item}} . {{sc|manibvs}} . {{sc|filiorum}} . {{sc|svorum}} . ''caio'' . {{sc|virio}} . {{sc|verano}} . {{sc|et}} . {{sc|viriae}} . {{Sc|c}}''ai'' . {{sc|f}}iliae . {{sc|verae}} . {{sc|qvi}} . {{sc|vixervnt}} . {{sc|ann}}''os'' . {{sc|qvinus}} . {{sc|demos}} .</br>
Chi dilettasi delle patrie memorie vedrà con piacere qui ricordata una delle più illustri ed antiche famiglie della provincia. ''Caio Virio Vero'' cittadino romano fu ''Magistrato municipale'', indi ''Pontefice'', poi ''Decurione'', ciò che vuol dir Senatore, e ascritto al grado, all’ordine amplissimo, nobilissimo, santissimo, come diceasi, del Municipio o della Colonia. In esso non ammetteansi che le persone per cento mila nummi di censo, o per ampio commercio, o per arti belle o per sommi meriti più ragguardevoli. ''Viria Vera'' sua figlia, che qui vediam morta col fratello ''Verano'' di quindici anni, è forse la stessa che in marmo di Monza appare sposa di ''Caio Giulio Primigenio'', il quale volle anch’egli onorarla nel proprio epitaffio. Potremmo accennare ''Caio Virio Birrone quartumviro'' in Milano, ''Caio Virio Terenziano Seviro'' in Como, ''Caio Virio Sabino'' veterano e custode anch’esso in Como dell’armeria della {{sc|xiv}} legione Marcia Vittrice, e ''Viria Marcella'' e ''Viria Candida'' ed altri; ma ciò basta, ci pare, per ravvisar l’importanza del marmo accennato (Nota tratta dell’esemplare postillato dal sig. dott. {{AutoreCitato|Giovanni Labus|Gio. Labus}}).</ref>. Grosso borgo popolato e ricco è Vigiù, non tanto per la coltivazione quanto pe’ lavori in {{pt|mar-|}}<noinclude></noinclude>
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Indice:Sannazzaro, Iacopo – Opere volgari, 1961 – BEIC 1914951.djvu
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{{Indice sommario|nome=Eran le Muse intorno al cantar mio|titolo=Eran le Muse intorno al cantar mio|from=143|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Mentre che Amor con dilettoso inganno|titolo=Mentre che Amor con dilettoso inganno|from=144|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Se fama al mondo mai sonora e bella|titolo=Se fama al mondo mai sonora e bella|from=144|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Anima eletta che col tuo fattore|titolo=Anima eletta che col tuo fattore|from=145|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lasso, qualor fra vaghe donne e belle|titolo=Lasso, qualor fra vaghe donne e belle|from=145|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Non quel che 'l vulgo cieco ama et adora|titolo=Non quel che 'l vulgo cieco ama et adora|from=146|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Almo splendor, perché con mesta fronte|titolo=Almo splendor, perché con mesta fronte|from=146|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Già cominciava il sol da' sommi colli|titolo=Già cominciava il sol da' sommi colli|from=147|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Vinto da le lusinghe e dagli inganni|titolo=Vinto da le lusinghe e dagli inganni|from=148|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=O fra tante procelle invitta e chiara|titolo=O fra tante procelle invitta e chiara|from=149|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Questa anima real che di valore|titolo=Questa anima real che di valore|from=152|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Mandate, o Dive, al ciel con chiara fama|titolo=Mandate, o Dive, al ciel con chiara fama|from=152|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lasso, che ripensando al tempo breve|titolo=Lasso, che ripensando al tempo breve|from=153|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Piangea la terra, e con sospiri al cielo|titolo=Piangea la terra, e con sospiri al cielo|from=153|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Così dunque va il mondo, o fere stelle?|titolo=Così dunque va il mondo, o fere stelle?|from=154|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Una nova angeletta a' giorni nostri|titolo=Una nova angeletta a' giorni nostri|from=154|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=L'alma mia fiamma, oltre le belle bella|titolo=L'alma mia fiamma, oltre le belle bella|from=155|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=O vita, vita non, ma vivo affanno|titolo=O vita, vita non, ma vivo affanno|from=155|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Qual fallo, signor mio, qual grave offesa|titolo=Qual fallo, signor mio, qual grave offesa|from=156|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Tra freddi monti e luoghi alpestri e feri|titolo=Tra freddi monti e luoghi alpestri e feri|from=156|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=D'un bel, lucido, puro e freddo obietto|titolo=D'un bel, lucido, puro e freddo obietto|from=157|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Cara, fida, amorosa, alma quiete|titolo=Cara, fida, amorosa, alma quiete|from=157|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=In quel ben nato aventuroso giorno|titolo=In quel ben nato aventuroso giorno|from=158|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Ben credeva io che nel tuo regno, Amore|titolo=Ben credeva io che nel tuo regno, Amore|from=158|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Dolce, amaro, pietoso, irato sdegno|titolo=Dolce, amaro, pietoso, irato sdegno|from=160|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=O gelosia, d'amanti orribil freno|titolo=O gelosia, d'amanti orribil freno|from=161|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Dal breve canto ti riposa, o lira|titolo=Dal breve canto ti riposa, o lira|from=161|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Al corso antico, a la tua sacra impresa|titolo=Al corso antico, a la tua sacra impresa|from=162|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Le tue vittoriose e sacre rote|titolo=Le tue vittoriose e sacre rote|from=162|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Fuggi, spirto gentil, fuggi lo strazio|titolo=Fuggi, spirto gentil, fuggi lo strazio|from=163|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Due peregrine qui dal paradiso|titolo=Due peregrine qui dal paradiso|from=163|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Sonetti e canzoni (Sannazaro)|titolo=Parte seconda|from=165|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Spente eran nel mio cor le antiche fiamme|titolo=Spente eran nel mio cor le antiche fiamme|from=165|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Ecco che un'altra volta, o piagge apriche|titolo=Ecco che un'altra volta, o piagge apriche|from=166|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Or avess'io tutta al mio petto infusa|titolo=Or avess'io tutta al mio petto infusa|from=167|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Quante grazie vi rendo, amiche stelle|titolo=Quante grazie vi rendo, amiche stelle|from=167|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Cagion sì giusta mai Creta non ebbe|titolo=Cagion sì giusta mai Creta non ebbe|from=168|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Quando vostri begli occhi un caro velo|titolo=Quando vostri begli occhi un caro velo|from=168|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Vaghi, soavi, alteri, onesti e cari|titolo=Vaghi, soavi, alteri, onesti e cari|from=168|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Candida e bella man, che sì sovente|titolo=Candida e bella man, che sì sovente|from=169|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Or son pur solo e non è chi mi ascolti|titolo=Or son pur solo e non è chi mi ascolti|from=169|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Ripensando al soave onesto sguardo|titolo=Ripensando al soave onesto sguardo|from=172|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=O man leggiadra, o terso avorio bianco|titolo=O man leggiadra, o terso avorio bianco|from=173|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Sola angeletta starsi in trecce a l'ombra|titolo=Sola angeletta starsi in trecce a l'ombra|from=173|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Ite, pensier miei vaghi, ai dolci rami|titolo=Ite, pensier miei vaghi, ai dolci rami|from=175|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Cari scogli, dilette e fide arene|titolo=Cari scogli, dilette e fide arene|from=175|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=L'alto e nobil pensier che sì sovente|titolo=L'alto e nobil pensier che sì sovente|from=176|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Sì dolcemente col mirar mi ancide|titolo=Sì dolcemente col mirar mi ancide|from=176|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Mirate, donne mie, l'alma dolcezza|titolo=Mirate, donne mie, l'alma dolcezza|from=177|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Parrà miracol, donna, a l'altra etade|titolo=Parrà miracol, donna, a l'altra etade|from=177|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Se, per farme lasciar la bella impresa|titolo=Se, per farme lasciar la bella impresa|from=178|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Se mai morte ad alcun fu dolce e cara|titolo=Se mai morte ad alcun fu dolce e cara|from=178|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Amor, tu vói ch'io dica|titolo=Amor, tu vói ch'io dica|from=179|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Cercate, o Muse, un più lodato ingegno|titolo=Cercate, o Muse, un più lodato ingegno|from=181|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Quella c'a l'umil suon di Sorga nacque|titolo=Quella c'a l'umil suon di Sorga nacque|from=181|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Trentaduo lustri il ciel, girando intorno|titolo=Trentaduo lustri il ciel, girando intorno|from=182|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Se, per colpa del vostro fiero sdegno|titolo=Se, per colpa del vostro fiero sdegno|from=182|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Eolo, se mai con volto irato e fèro|titolo=Eolo, se mai con volto irato e fèro|from=183|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Valli riposte e sole|titolo=Valli riposte e sole|from=183|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Senza il mio sole, in tenebre e in martiri|titolo=Senza il mio sole, in tenebre e in martiri|from=185|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Son questi i bei crini d'oro, onde m'avinse|titolo=Son questi i bei crini d'oro, onde m'avinse|from=186|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=O sonno, o requie e triegua degli affanni|titolo=O sonno, o requie e triegua degli affanni|from=186|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Ahi, letizia fugace, ahi sonno leve|titolo=Ahi, letizia fugace, ahi sonno leve|from=187|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Venuta era madonna al mio languire|titolo=Venuta era madonna al mio languire|from=187|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Quel che veghiando mai non ebbi ardire|titolo=Quel che veghiando mai non ebbi ardire|from=188|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Sì spesso a consolarme il sonno riede|titolo=Sì spesso a consolarme il sonno riede|from=188|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Tanta dolcezza trasser gli occhi mei|titolo=Tanta dolcezza trasser gli occhi mei|from=189|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Non mi doglio, madonna, anzi mi glorio|titolo=Non mi doglio, madonna, anzi mi glorio|from=189|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Incliti spirti, a cui Fortuna arride|titolo=Incliti spirti, a cui Fortuna arride|from=190|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=O di rara virtù gran tempo albergo|titolo=O di rara virtù gran tempo albergo|from=193|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Scriva di te chi far gigli e viole|titolo=Scriva di te chi far gigli e viole|from=194|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=I begli occhi c'al sole invidia fanno|titolo=I begli occhi c'al sole invidia fanno|from=194|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Madonna, quel soave onesto sguardo|titolo=Madonna, quel soave onesto sguardo|from=195|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Clizia fatto son io: colui sei vede|titolo=Clizia fatto son io: colui sei vede|from=195|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Qual pena, lasso, è sì spietata e cruda|titolo=Qual pena, lasso, è sì spietata e cruda|from=196|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Spirto real, nel cui sacrato seno|titolo=Spirto real, nel cui sacrato seno|from=199|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Stando per meraviglia a mirar fiso|titolo=Stando per meraviglia a mirar fiso|from=200|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Mentre a mirar vostr'occhi intento io sono|titolo=Mentre a mirar vostr'occhi intento io sono|from=200|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Icaro cadde qui: queste onde il sanno|titolo=Icaro cadde qui: queste onde il sanno|from=201|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Chi vòl meco piangendo esser felice|titolo=Chi vòl meco piangendo esser felice|from=201|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Interditte speranze e van desio|titolo=Interditte speranze e van desio|from=202|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lasso me, non son questi i colli e l'acque|titolo=Lasso me, non son questi i colli e l'acque|from=202|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=In qual dura alpe, in qual solingo e strano|titolo=In qual dura alpe, in qual solingo e strano|from=203|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Qual chi per ria fortuna in un momento|titolo=Qual chi per ria fortuna in un momento|from=205|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Vedi, invitto signor, come risplende|titolo=Vedi, invitto signor, come risplende|from=205|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Vissa teco son in molti e molt'anni|titolo=Vissa teco son in molti e molt'anni|from=206|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Fra tanti tuoi divini alti concetti|titolo=Fra tanti tuoi divini alti concetti|from=206|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Liete, verdi, fiorite e fresche valli|titolo=Liete, verdi, fiorite e fresche valli|from=207|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Sperai gran tempo, e le mie Dive il sanno|titolo=Sperai gran tempo, e le mie Dive il sanno|from=207|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=La veste, signor mio, che in foco accesa|titolo=La veste, signor mio, che in foco accesa|from=211|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Se pur vera umiltà, madonna, omai|titolo=Se pur vera umiltà, madonna, omai|from=211|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Se, rivolgendo ancor le antiche istorie|titolo=Se, rivolgendo ancor le antiche istorie|from=212|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Gloriosa, possente, antica madre|titolo=Gloriosa, possente, antica madre|from=212|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Non fu mai cervo sì veloce al corso|titolo=Non fu mai cervo sì veloce al corso|from=213|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Le dubbie spemi, il pianto e 'l van dolore|titolo=Le dubbie spemi, il pianto e 'l van dolore|from=214|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=È questo il legno che del sacro sangue|titolo=È questo il legno che del sacro sangue|from=215|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Almo monte, felice e sacra valle|titolo=Almo monte, felice e sacra valle|from=215|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=O mondo, o sperar mio caduco e frale|titolo=O mondo, o sperar mio caduco e frale|from=216|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Se mai per meraviglia alzando il viso|titolo=Se mai per meraviglia alzando il viso|from=216|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Scorto dal mio pensier fra i sassi e l'onde|titolo=Scorto dal mio pensier fra i sassi e l'onde|from=218|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=La notte, che dal ciel, carca d'oblio|titolo=La notte, che dal ciel, carca d'oblio|from=222|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Rime disperse|titolo=Rime disperse|from=227|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Mai non vo' più cantar com'io soleva|titolo=Mai non vo' più cantar com'io soleva|from=229|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Spargi di lauri, palme e mirti foglie|titolo=Spargi di lauri, palme e mirti foglie|from=231|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Del funesto arbor l'ombre oscure e spesse|titolo=Del funesto arbor l'ombre oscure e spesse|from=232|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Simile a questi smisurati monti|titolo=Simile a questi smisurati monti|from=232|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Famosi colli alteramente nati|titolo=Famosi colli alteramente nati|from=233|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Perché, s'io sguardo el sguardo ognor me rendi|titolo=Perché, s'io sguardo el sguardo ognor me rendi|from=234|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Sonanti liti, e voi, rigidi scogli|titolo=Sonanti liti, e voi, rigidi scogli|from=234|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Limpido fonte, che sovente ascolti|titolo=Limpido fonte, che sovente ascolti|from=235|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Or che a te el viver più diletta|titolo=Or che a te el viver più diletta|from=235|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Donna, si ve spaventa|titolo=Donna, si ve spaventa|from=236|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Presago di sì rara e degna sòrte|titolo=Presago di sì rara e degna sòrte|from=236|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Quand'i begli occhi suoi madonna e 'l volto|titolo=Quand'i begli occhi suoi madonna e 'l volto|from=237|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Occhi lassi, piangete|titolo=Occhi lassi, piangete|from=237|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Ahi, belle membra, che coperte siete|titolo=Ahi, belle membra, che coperte siete|from=238|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Hai tolto agli occhi il suo beato obietto|titolo=Hai tolto agli occhi il suo beato obietto|from=239|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lasso, morta è colei|titolo=Lasso, morta è colei|from=239|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Vogli, Padre del ciel, che l'alma torni|titolo=Vogli, Padre del ciel, che l'alma torni|from=240|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Che pensi e indietro guardi, anima trista?|titolo=Che pensi e indietro guardi, anima trista?|from=240|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Spirto cortese, che, sì bella spoglia|titolo=Spirto cortese, che, sì bella spoglia|from=243|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Giorni mal spesi e tempestose notti|titolo=Giorni mal spesi e tempestose notti|from=246|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Perché piangi, alma, se del pianto mai|titolo=Perché piangi, alma, se del pianto mai|from=247|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Quanto ricerco più libero farmi|titolo=Quanto ricerco più libero farmi|from=247|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Madonna, se la cieca e misera alma|titolo=Madonna, se la cieca e misera alma|from=248|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=False speranze ond'io predato fui|titolo=False speranze ond'io predato fui|from=248|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Chi pon freno al dolor o per qual modo|titolo=Chi pon freno al dolor o per qual modo|from=249|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Quando che Febo in Ariete alberga|titolo=Quando che Febo in Ariete alberga|from=251|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Felici sassi e reverende mura|titolo=Felici sassi e reverende mura|from=253|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Mirabil urna son, non d'opre tanto|titolo=Mirabil urna son, non d'opre tanto|from=254|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Se ben, quando stavamo ai campi liete|titolo=Se ben, quando stavamo ai campi liete|from=254|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lasso, ch'io non so di chi biasmarmi|titolo=Lasso, ch'io non so di chi biasmarmi|from=255|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Gli occhi soavi ove 'l mio cor sospira|titolo=Gli occhi soavi ove 'l mio cor sospira|from=255|delta=6}}
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{{Indice sommario|nome=Madonna, i bei vostr'occhi, arme d'Amore|titolo=Madonna, i bei vostr'occhi, arme d'Amore|from=256|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Dolor, compagno eterno|titolo=Dolor, compagno eterno|from=257|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Se mai per pietà d'un raro effetto|titolo=Se mai per pietà d'un raro effetto|from=257|delta=6}}
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{{Indice sommario|nome=Farse/Farse|titolo=Farse|from=261|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Farse/I/I Farsa di Venere che cerca il figliuolo Amore|titolo=I. Farsa di Venere che cerca il figliuolo Amore|from=263|delta=6}}
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{{Indice sommario|nome=Farse/V/V La presa di Granata|titolo=V. La presa di Granata|from=282|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Farse/VI/VI Il triunfo de la Fama|titolo=VI. Il triunfo de la Fama|from=292|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Farse/VII/VII Bando del serenissimo don Ferrando de Aragonia, principe di Capua|titolo=VII. Bando del serenissimo don Ferrando de Aragonia, principe di Capua|from=302|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Gliuommero/Gliuommero|titolo=Gliuommero|from=305|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/Lettere|titolo=Lettere|from=313|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/I Ad Antonio Agnello - Napoli 28 sett. 1505/I Ad Antonio Agnello - Napoli 28 sett. 1505|titolo=I. Ad Antonio Agnello - Napoli 28 sett. 1505|from=315|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/II. A Pietro Bembo - Napoli 1 nov. 1515/II A Pietro Bembo - Napoli 1 nov. 1515|titolo=II. A Pietro Bembo - Napoli 1 nov. 1515|from=316|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/III. Ad Antonio Seripando - Mergellina 27 giugno 1517/III Ad Antonio Seripando - Mergellina 27 giugno 1517|titolo=III. Ad Antonio Seripando - Mergellina 27 giugno 1517|from=317|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/IV. Allo stesso - Napoli 18 luglio 1517/IV Allo stesso - Napoli 18 luglio 1517|titolo=IV. Allo stesso - Napoli 18 luglio 1517|from=318|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/V. Allo stesso - Napoli 1 ag. 1517/V Allo stesso - Napoli 1 ag. 1517|titolo=V. Allo stesso - Napoli 1 ag. 1517|from=318|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/VI. Allo stesso - Napoli 22 ag. 1517/VI Allo stesso - Napoli 22 ag. 1517|titolo=VI. Allo stesso - Napoli 22 ag. 1517|from=319|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/VII. Allo stesso - Napoli 19 sett. 1517/VII Allo stesso - Napoli 19 sett. 1517|titolo=VII. Allo stesso - Napoli 19 sett. 1517|from=320|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/VIII. Allo stesso - Napoli 26 sett. 1517/VIII Allo stesso - Napoli 26 sett. 1517|titolo=VIII. Allo stesso - Napoli 26 sett. 1517|from=321|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/IX. Allo stesso - Napoli 17 ott. 1517/IX Allo stesso - Napoli 17 ott. 1517|titolo=IX. Allo stesso - Napoli 17 ott. 1517|from=322|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/X. Allo stesso - Napoli 24 ott. 1517/X Allo stesso - Napoli 24 ott. 1517|titolo=X. Allo stesso - Napoli 24 ott. 1517|from=322|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XI Allo stesso - Napoli 7 nov. 1517/XI Allo stesso - Napoli 7 nov. 1517|titolo=XI Allo stesso - Napoli 7 nov. 1517|from=323|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XII. Allo stesso - Napoli 9 genn. 1518/XII Allo stesso - Napoli 9 genn. 1518|titolo=XII. Allo stesso - Napoli 9 genn. 1518|from=323|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XIII. A Pietro Bembo - Napoli 9 genn. 1518/XIII A Pietro Bembo - Napoli 9 genn. 1518|titolo=XIII. A Pietro Bembo - Napoli 9 genn. 1518|from=324|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XIV. Allo stesso - Napoli 30 genn. 1518/XIV Allo stesso - Napoli 30 genn. 1518|titolo=XIV. Allo stesso - Napoli 30 genn. 1518|from=325|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XV. Ad Antonio Seripando - Napoli 30 genn. 1518/XV Ad Antonio Seripando - Napoli 30 genn. 1518|titolo=XV. Ad Antonio Seripando - Napoli 30 genn. 1518|from=326|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XVI. Allo stesso - Napoli 20 febbr. 1518/XVI Allo stesso - Napoli 20 febbr. 1518|titolo=XVI. Allo stesso - Napoli 20 febbr. 1518|from=328|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XVII. Allo stesso - Napoli 13 marzo 1518/XVII Allo stesso - Napoli 13 marzo 1518|titolo=XVII. Allo stesso - Napoli 13 marzo 1518|from=328|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XVIII. Allo stesso - Pozzuoli 27 marzo 1518/XVIII Allo stesso - Pozzuoli 27 marzo 1518|titolo=XVIII. Allo stesso - Pozzuoli 27 marzo 1518|from=329|delta=6}}
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{{Indice sommario|nome=O man leggiadra, o terso avorio bianco|titolo=O man leggiadra, o terso avorio bianco|from=173|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Sola angeletta starsi in trecce a l'ombra|titolo=Sola angeletta starsi in trecce a l'ombra|from=173|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Ite, pensier miei vaghi, ai dolci rami|titolo=Ite, pensier miei vaghi, ai dolci rami|from=175|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Cari scogli, dilette e fide arene|titolo=Cari scogli, dilette e fide arene|from=175|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=L'alto e nobil pensier che sì sovente|titolo=L'alto e nobil pensier che sì sovente|from=176|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Sì dolcemente col mirar mi ancide|titolo=Sì dolcemente col mirar mi ancide|from=176|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Mirate, donne mie, l'alma dolcezza|titolo=Mirate, donne mie, l'alma dolcezza|from=177|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Parrà miracol, donna, a l'altra etade|titolo=Parrà miracol, donna, a l'altra etade|from=177|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Se, per farme lasciar la bella impresa|titolo=Se, per farme lasciar la bella impresa|from=178|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Se mai morte ad alcun fu dolce e cara|titolo=Se mai morte ad alcun fu dolce e cara|from=178|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Amor, tu vói ch'io dica|titolo=Amor, tu vói ch'io dica|from=179|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Cercate, o Muse, un più lodato ingegno|titolo=Cercate, o Muse, un più lodato ingegno|from=181|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Quella c'a l'umil suon di Sorga nacque|titolo=Quella c'a l'umil suon di Sorga nacque|from=181|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Trentaduo lustri il ciel, girando intorno|titolo=Trentaduo lustri il ciel, girando intorno|from=182|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Se, per colpa del vostro fiero sdegno|titolo=Se, per colpa del vostro fiero sdegno|from=182|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Eolo, se mai con volto irato e fèro|titolo=Eolo, se mai con volto irato e fèro|from=183|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Valli riposte e sole|titolo=Valli riposte e sole|from=183|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Senza il mio sole, in tenebre e in martiri|titolo=Senza il mio sole, in tenebre e in martiri|from=185|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Son questi i bei crini d'oro, onde m'avinse|titolo=Son questi i bei crini d'oro, onde m'avinse|from=186|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=O sonno, o requie e triegua degli affanni|titolo=O sonno, o requie e triegua degli affanni|from=186|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Ahi, letizia fugace, ahi sonno leve|titolo=Ahi, letizia fugace, ahi sonno leve|from=187|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Venuta era madonna al mio languire|titolo=Venuta era madonna al mio languire|from=187|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Quel che veghiando mai non ebbi ardire|titolo=Quel che veghiando mai non ebbi ardire|from=188|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Sì spesso a consolarme il sonno riede|titolo=Sì spesso a consolarme il sonno riede|from=188|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Tanta dolcezza trasser gli occhi mei|titolo=Tanta dolcezza trasser gli occhi mei|from=189|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Non mi doglio, madonna, anzi mi glorio|titolo=Non mi doglio, madonna, anzi mi glorio|from=189|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Incliti spirti, a cui Fortuna arride|titolo=Incliti spirti, a cui Fortuna arride|from=190|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=O di rara virtù gran tempo albergo|titolo=O di rara virtù gran tempo albergo|from=193|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Scriva di te chi far gigli e viole|titolo=Scriva di te chi far gigli e viole|from=194|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=I begli occhi c'al sole invidia fanno|titolo=I begli occhi c'al sole invidia fanno|from=194|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Madonna, quel soave onesto sguardo|titolo=Madonna, quel soave onesto sguardo|from=195|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Clizia fatto son io: colui sei vede|titolo=Clizia fatto son io: colui sei vede|from=195|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Qual pena, lasso, è sì spietata e cruda|titolo=Qual pena, lasso, è sì spietata e cruda|from=196|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Spirto real, nel cui sacrato seno|titolo=Spirto real, nel cui sacrato seno|from=199|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Stando per meraviglia a mirar fiso|titolo=Stando per meraviglia a mirar fiso|from=200|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Mentre a mirar vostr'occhi intento io sono|titolo=Mentre a mirar vostr'occhi intento io sono|from=200|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Icaro cadde qui: queste onde il sanno|titolo=Icaro cadde qui: queste onde il sanno|from=201|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Chi vòl meco piangendo esser felice|titolo=Chi vòl meco piangendo esser felice|from=201|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Interditte speranze e van desio|titolo=Interditte speranze e van desio|from=202|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lasso me, non son questi i colli e l'acque|titolo=Lasso me, non son questi i colli e l'acque|from=202|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=In qual dura alpe, in qual solingo e strano|titolo=In qual dura alpe, in qual solingo e strano|from=203|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Qual chi per ria fortuna in un momento|titolo=Qual chi per ria fortuna in un momento|from=205|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Vedi, invitto signor, come risplende|titolo=Vedi, invitto signor, come risplende|from=205|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Vissa teco son in molti e molt'anni|titolo=Vissa teco son in molti e molt'anni|from=206|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Fra tanti tuoi divini alti concetti|titolo=Fra tanti tuoi divini alti concetti|from=206|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Liete, verdi, fiorite e fresche valli|titolo=Liete, verdi, fiorite e fresche valli|from=207|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Sperai gran tempo, e le mie Dive il sanno|titolo=Sperai gran tempo, e le mie Dive il sanno|from=207|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=La veste, signor mio, che in foco accesa|titolo=La veste, signor mio, che in foco accesa|from=211|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Se pur vera umiltà, madonna, omai|titolo=Se pur vera umiltà, madonna, omai|from=211|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Se, rivolgendo ancor le antiche istorie|titolo=Se, rivolgendo ancor le antiche istorie|from=212|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Gloriosa, possente, antica madre|titolo=Gloriosa, possente, antica madre|from=212|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Non fu mai cervo sì veloce al corso|titolo=Non fu mai cervo sì veloce al corso|from=213|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Le dubbie spemi, il pianto e 'l van dolore|titolo=Le dubbie spemi, il pianto e 'l van dolore|from=214|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=È questo il legno che del sacro sangue|titolo=È questo il legno che del sacro sangue|from=215|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Almo monte, felice e sacra valle|titolo=Almo monte, felice e sacra valle|from=215|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=O mondo, o sperar mio caduco e frale|titolo=O mondo, o sperar mio caduco e frale|from=216|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Se mai per meraviglia alzando il viso|titolo=Se mai per meraviglia alzando il viso|from=216|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Scorto dal mio pensier fra i sassi e l'onde|titolo=Scorto dal mio pensier fra i sassi e l'onde|from=218|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=La notte, che dal ciel, carca d'oblio|titolo=La notte, che dal ciel, carca d'oblio|from=222|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Rime disperse|titolo=Rime disperse|from=227|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Mai non vo' più cantar com'io soleva|titolo=Mai non vo' più cantar com'io soleva|from=229|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Spargi di lauri, palme e mirti foglie|titolo=Spargi di lauri, palme e mirti foglie|from=231|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Del funesto arbor l'ombre oscure e spesse|titolo=Del funesto arbor l'ombre oscure e spesse|from=232|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Simile a questi smisurati monti|titolo=Simile a questi smisurati monti|from=232|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Famosi colli alteramente nati|titolo=Famosi colli alteramente nati|from=233|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Perché, s'io sguardo el sguardo ognor me rendi|titolo=Perché, s'io sguardo el sguardo ognor me rendi|from=234|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Sonanti liti, e voi, rigidi scogli|titolo=Sonanti liti, e voi, rigidi scogli|from=234|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Limpido fonte, che sovente ascolti|titolo=Limpido fonte, che sovente ascolti|from=235|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Or che a te el viver più diletta|titolo=Or che a te el viver più diletta|from=235|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Donna, si ve spaventa|titolo=Donna, si ve spaventa|from=236|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Presago di sì rara e degna sòrte|titolo=Presago di sì rara e degna sòrte|from=236|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Quand'i begli occhi suoi madonna e 'l volto|titolo=Quand'i begli occhi suoi madonna e 'l volto|from=237|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Occhi lassi, piangete|titolo=Occhi lassi, piangete|from=237|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Ahi, belle membra, che coperte siete|titolo=Ahi, belle membra, che coperte siete|from=238|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Hai tolto agli occhi il suo beato obietto|titolo=Hai tolto agli occhi il suo beato obietto|from=239|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lasso, morta è colei|titolo=Lasso, morta è colei|from=239|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Vogli, Padre del ciel, che l'alma torni|titolo=Vogli, Padre del ciel, che l'alma torni|from=240|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Che pensi e indietro guardi, anima trista?|titolo=Che pensi e indietro guardi, anima trista?|from=240|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Spirto cortese, che, sì bella spoglia|titolo=Spirto cortese, che, sì bella spoglia|from=243|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Giorni mal spesi e tempestose notti|titolo=Giorni mal spesi e tempestose notti|from=246|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Perché piangi, alma, se del pianto mai|titolo=Perché piangi, alma, se del pianto mai|from=247|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Quanto ricerco più libero farmi|titolo=Quanto ricerco più libero farmi|from=247|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Madonna, se la cieca e misera alma|titolo=Madonna, se la cieca e misera alma|from=248|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=False speranze ond'io predato fui|titolo=False speranze ond'io predato fui|from=248|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Chi pon freno al dolor o per qual modo|titolo=Chi pon freno al dolor o per qual modo|from=249|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Quando che Febo in Ariete alberga|titolo=Quando che Febo in Ariete alberga|from=251|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Felici sassi e reverende mura|titolo=Felici sassi e reverende mura|from=253|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Mirabil urna son, non d'opre tanto|titolo=Mirabil urna son, non d'opre tanto|from=254|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Se ben, quando stavamo ai campi liete|titolo=Se ben, quando stavamo ai campi liete|from=254|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lasso, ch'io non so di chi biasmarmi|titolo=Lasso, ch'io non so di chi biasmarmi|from=255|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Gli occhi soavi ove 'l mio cor sospira|titolo=Gli occhi soavi ove 'l mio cor sospira|from=255|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Che può sperar mia voglia|titolo=Che può sperar mia voglia|from=256|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=A che pur sempre piangi, anima trista|titolo=A che pur sempre piangi, anima trista|from=256|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Madonna, i bei vostr'occhi, arme d'Amore|titolo=Madonna, i bei vostr'occhi, arme d'Amore|from=256|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Dolor, compagno eterno|titolo=Dolor, compagno eterno|from=257|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Se mai per pietà d'un raro effetto|titolo=Se mai per pietà d'un raro effetto|from=257|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Il servo involto nel corporeo peso|titolo=Il servo involto nel corporeo peso|from=259|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Farse/Farse|titolo=Farse|from=261|delta=6}}
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{{Indice sommario|nome=Farse/VII/VII Bando del serenissimo don Ferrando de Aragonia, principe di Capua|titolo=VII. Bando del serenissimo don Ferrando de Aragonia, principe di Capua|from=302|delta=6}}
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{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/Lettere|titolo=Lettere|from=313|delta=6}}
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{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XVII. Allo stesso - Napoli 13 marzo 1518/XVII Allo stesso - Napoli 13 marzo 1518|titolo=XVII. Allo stesso - Napoli 13 marzo 1518|from=328|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XVIII. Allo stesso - Pozzuoli 27 marzo 1518/XVIII Allo stesso - Pozzuoli 27 marzo 1518|titolo=XVIII. Allo stesso - Pozzuoli 27 marzo 1518|from=329|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XIX. A Pietro Bembo - Pozzuoli 19 apr. 1518/XIX A Pietro Bembo - Pozzuoli 19 apr. 1518|titolo=XIX. A Pietro Bembo - Pozzuoli 19 apr. 1518|from=330|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XX. Ad Antonio Seripando - Pozzuoli 24 apr. 1518/XX Ad Antonio Seripando - Pozzuoli 24 apr. 1518|titolo=XX. Ad Antonio Seripando - Pozzuoli 24 apr. 1518|from=334|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XXI. Allo stesso - Pozzuoli 15 maggio 1518/XXI Allo stesso - Pozzuoli 15 maggio 1518|titolo=XXI. Allo stesso - Pozzuoli 15 maggio 1518|from=335|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XXII. Allo stesso - Napoli 26 giugno 1518/XXII Allo stesso - Napoli 26 giugno 1518|titolo=XXII. Allo stesso - Napoli 26 giugno 1518|from=335|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XXIII. Allo stesso - Napoli 5 luglio 1518/XXIII Allo stesso - Napoli 5 luglio 1518|titolo=XXIII. Allo stesso - Napoli 5 luglio 1518|from=337|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XXIV. Allo stesso - Napoli io luglio 1518/XXIV Allo stesso - Napoli io luglio 1518|titolo=XXIV. Allo stesso - Napoli io luglio 1518|from=337|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XXV. Allo stesso - Napoli 16 luglio 1518/XXV Allo stesso - Napoli 16 luglio 1518|titolo=XXV. Allo stesso - Napoli 16 luglio 1518|from=338|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XXVI. Ad Antonio Seripando e Pietroiacobo Venato - Napoli 22 luglio 1519/XXVI Ad Antonio Seripando e Pietroiacobo Venato - Napoli 22 luglio 1519|titolo=XXVI. Ad Antonio Seripando e Pietroiacobo Venato - Napoli 22 luglio 1519|from=339|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XXVII. Ad Antonio Seripando - Napoli 24 luglio 1518/XXVII Ad Antonio Seripando - Napoli 24 luglio 1518|titolo=XXVII. Ad Antonio Seripando - Napoli 24 luglio 1518|from=342|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XXVIII. A Pietro Bembo - Napoli 7 ag. 1518/XXVIII A Pietro Bembo - Napoli 7 ag. 1518|titolo=XXVIII. A Pietro Bembo - Napoli 7 ag. 1518|from=344|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XXIX. Ad Antonio Seripando - Napoli 8 ag. 1518/XXIX Ad Antonio Seripando - Napoli 8 ag. 1518|titolo=XXIX. Ad Antonio Seripando - Napoli 8 ag. 1518|from=345|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XXX. Allo stesso - 8 ag. 1518/XXX Allo stesso - 8 ag. 1518|titolo=XXX. Allo stesso - 8 ag. 1518|from=348|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XXXI. Allo stesso - Napoli 12 ag. 1518./XXXI Allo stesso - Napoli 12 ag. 1518.|titolo=XXXI. Allo stesso - Napoli 12 ag. 1518.|from=349|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XXXII. Allo stesso - Napoli 14 ag. 1518/XXXII Allo stesso - Napoli 14 ag. 1518|titolo=XXXII. Allo stesso - Napoli 14 ag. 1518|from=350|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XXXIII. A Iano Parrasio - Napoli 21 ag. 1518/XXXIII A Iano Parrasio - Napoli 21 ag. 1518|titolo=XXXIII. A Iano Parrasio - Napoli 21 ag. 1518|from=351|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XXXIV. Ad Antonio Seripando - Napoli 28 ag. 1518/XXXIV Ad Antonio Seripando - Napoli 28 ag. 1518|titolo=XXXIV. Ad Antonio Seripando - Napoli 28 ag. 1518|from=352|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XXXV. Allo stesso - Napoli II. sett. 1518/XXXV Allo stesso - Napoli II sett. 1518|titolo=XXXV. Allo stesso - Napoli II. sett. 1518|from=355|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XXXV. bis/XXXV bis (inclusa nella precedente)|titolo=XXXV. bis (inclusa nella precedente)|from=356|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XXXVI. Allo stesso - Napoli 18 sett. 1518/XXXVI Allo stesso - Napoli 18 sett. 1518|titolo=XXXVI. Allo stesso - Napoli 18 sett. 1518|from=357|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XXXVII. Allo stesso - Napoli 25 sett. 1518/XXXVII Allo stesso - Napoli 25 sett. 1518|titolo=XXXVII. Allo stesso - Napoli 25 sett. 1518|from=360|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XXXVIII. Allo stesso - Napoli fine sett.-primi ott. 1518/XXXVIII Allo stesso - Napoli fine sett.-primi ott. 1518|titolo=XXXVIII. Allo stesso - Napoli fine sett.-primi ott. 1518|from=361|delta=6}}
{{Indice sommario|nome=Lettere (Sannazaro)/XXXIX. Allo stesso - Napoli 9 ott. 1518/XXXIX Allo stesso - Napoli 9 ott. 1518|titolo=XXXIX. Allo stesso - Napoli 9 ott. 1518|from=363|delta=6}}
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{{Colonna|em=-1}}
Diogneto pittore, maestro di Marco Aurelio II, {{Pg|516||t2}}.
Diomede gramatico II, {{Pg|633||t2}}.
Dione Cassio, notizie della sua vita II, {{Pg|474||t2}}; Storia da lui scritta, e giudizio di essa {{Pg|475||t2}}.
Dione filosofo siracusano I, {{Pg|98||t1}}.
Dione Grisostomo onorato da Traiano II, {{Pg|83||t2}}; filosofo e retore {{Pg|298||t2}}.
Dionigi Alessandrino gramatico I, {{Pg|554||t1}}.
Dionigi Alicarnasseo dimora molti anni in Roma e vi scrive la sua Storia I, {{Pg|591||t1}}.
Dionigi diacono e medico III, {{Pg|95||t3}}.
Dionigi medico II, {{Pg|683||t2}}.
Dionigi il Piccolo, notizie della sua vita III, {{Pg|43||t3}}, ec.; opere da lui composte, singolarmente intorno la cronologia {{Pg|45||t3}}, ec.
Dionigi il vecchio, tiranno di Siracusa, come trattasse Platone I, {{Pg|182||t1}}; suo capriccio di voler comparire eccellente poeta {{Pg|183||t1}}.
Dionisi canonico Gio. Jacopo, sua traduzione delle Opere di S. Zenone II, {{Pg|600||t2}}; sue ricerche sulla vita di Dante V, {{Pg|38||t5}}, {{Pg|724||t6}}, {{Pg|727||t6}}, {{Pg|737||t6}}.
Dioscoride, suoi libri da chi tradotti e illustrati VII, {{Pg|865||t11}}, ec.
Dioscoride famoso incisor {{AltraColonna|em=-1}}di pietre in Roma I, {{Pg|595||t1}}.
Diotisalvi architetto in Pisa III, {{Pg|673||t3}}.
Diplomatica, cognizione che ne ha il Petrarca V, {{Pg|585||t6}}; illustrata dal Sigonio VII, {{Pg|1216||t12}}.
Diplovatazio Tommaso, notizie di esso e delle opere da lui composte VII, {{Pg|1151||t11}}, ec.
Diritto Canonico, istituzioni di esso da chi composte VII, {{Pg|1144||t11}}; corretto {{Pg|1145||t11}}.
Diritto Naturale e delle Genti, da chi illustrato VII, {{Pg|1108||t11}}, {{Pg|1110||t11}}.
Disario medico II, {{Pg|683||t2}}.
Discalzi Luigi, Antonio e due Ottonelli giureconsulti VII, {{Pg|1078||t11}}.
Discalzi Zaccaria poeta VI, {{Pg|1373||t9}}.
del Disegno Accademia in Firenze VII, {{Pg|2378||t13}}; altra in Perugia {{Pg|222||t10}}.
de’ Dissonanti Accademia, sua fondazione VIII, {{Pg|91||t14}}, {{Pg|502||t14}}, ec.
de’ Disuguali Accademia in Recanati VII, {{Pg|221||t10}}.
de’ Disuniti Accademia in Fabbriano VII, {{Pg|221||t10}}.
Ditirambo, uno de’ più antichi scrittori di esso fu Senocrito da Locri I, {{Pg|135||t1}}; qual siane il primo saggio italiano VI, {{Pg|1235||t9}}.
Divini Eustachio, suoi {{Pt|ce-|}}<noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|124|{{Sc|indice}}|}}</noinclude><section begin="s1" />
{{Colonna|em=-1}}
da Cunio Guglielmo giureconsulto V, {{Pg|515||t5}}.
Cunizza sorella di Ezzelino, sue vicende con Sordello IV, {{Pg|544||t4}}, {{Pg|549||t4}}.
Cupani P. Francesco, sua vita e sue opere VIII, {{Pg|437||t14}}.
Curio Fortunaziano retore II, {{Pg|626||t2}}.
Curione Celio Secondo, notizie della sua vita, delle sue vicende e delle sue opere VII, {{Pg|2285||t13}}, ec.
Curioni Francesco VII, {{pg|1504||t12}}.
Curio Jacopo, onorato da Alfonso Primo VI, {{Pg|68||t7}}.
Curzio Quinto a qual tempo {{AltraColonna|em=-1}}sia vissuto II, {{Pg|211||t2}}; esame de’ diversi pareri su questo punto {{Pg|211|''ivi''|t2}}, ec.; l‘opinion più probabile è ch’egli vivesse a’ tempi di Claudio {{Pg|217||t2}}; chi egli fosse tra’ molti Curzj di cui si trova menzione {{Pg|221||t2}}; giudizio intorno la Storia da lui scritta {{Pg|223||t2}}, ec.; Lettere a lui falsamente attribuite {{Pg|225||t2}}.
da Cusa Niccolò cardinale, primo rinnovatore del sistema detto poi Copernicano VIII, {{Pg|504||t14}}, ec.
Cusaturo Geremia poeta latino VII, {{Pg|2068||t13}}.
{{FineColonna}}<includeonly></div></includeonly>
<section end="s1" /><section begin="s2" />{{Ct|f=100%|v=1|t=1|L=0px|D}}
{{Colonna|em=-1}}<includeonly>{{Indentatura}}</includeonly>
Dacier, sua opinione confutata I, {{Pg|276||t1}}.
Dadda Ferdinando rettore dell’università di Padova VII, {{Pg|166||t10}}.
Dafni Bartolommeo poeta latino VII, {{Pg|2012||t13}}.
Dafni pastor siciliano creduto da alcuni inventore della pastoral poesia I, {{Pg|137||t1}}.
Dagomari Paolo, detto il Geometra, notizie della sua vita e delle sue opere V, {{Pg|323||t5}}, ec.
S. Damaso papa di qual patria fosse II, {{Pg|607||t2}}; sue opere {{Pg|608||t2}}.
{{AltraColonna|em=-1}}
Damaso boemo canonista IV, {{Pg|443||t4}}.
Damiano S. Pietro, ''V.'' S. Pietro Damiano.
S. Damiano vescovo di Pavia, suo elogio III, {{Pg|188||t3}}.
Damofilo, sua opera bibliografica II, {{Pg|514||t2}}.
Dandolo Andrea doge di Venezia, sua vita V, {{Pg|619||t6}}; sua amicizia e commercio di lettere col Petrarca {{Pg|621||t6}}; sua morte {{Pg|624||t6}}; suoi studi e Storia da lui pubblicata {{Pg|625||t6}}.
Dandolo Fantino canonista, notizie di esso VI, {{Pg|880||t8}}.
Dandolo Leonardo V, {{Pg|282||t5}}.
<section end="s2" /><noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|128|{{Sc|indice}}|}}</noinclude>
{{Colonna|em=-1}}
Desiderio teologo in Parigi, notizie della sua vita IV, {{Pg|201||t4}}.
Desiderio ultimo re de’ Longobardi III, {{Pg|128||t3}}.
de’ Desiosi Accademia in Bologna VII, {{Pg|220||t10}}; altra privata in Siena {{Pg|234||t10}}; altra in Pavia {{Pg|278||t10}}.
da Dessara Guglielmo professor di filosofia in Bologna IV, {{Pg|307||t4}}.
de’ Desti Accademia in Bologna VII, {{Pg|220||t10}}.
Deti Giambattista cardinale, promotore dell’Accademia degli Ordinati VIII, {{Pg|70||t14}}.
Detriano architetto a’ tempi d’Adriano II, {{Pg|406||t2}}.
Deusdedit, sua Raccolta di Canoni III, {{Pg|651||t3}}.
Deuterio maestro in Milano III, {{Pg|55||t3}}, ec.
{{Sc|Diacceto}}: Cattani Francesco il vecchio e il giovane.
Dialettica rinnovata da Lanfranco e da S. Anselmo III, {{Pg|540||t3}}, ec.; abuso di essa guasta la teologia V, {{Pg|202||t5}}; scrittori di essa VII, {{Pg|700||t11}}, ec.
Dialoghi, Birsone e Zenone antichi scrittori di essi I, {{Pg|99||t1}}.
Dialogo sul decadimento dell’eloquenza, a chi debbasi attribuire II, {{Pg|160||t2}}, ec.
Diamanti, intaglio in essi, da chi trovato VII, {{Pg|2412||t13}}.
Dicearco di Messina {{AltraColonna|em=-1}}dottissimo filosofo I, {{Pg|101||t1}}; opinioni ardite da lui insegnate {{Pg|102||t1}}; libri eccellenti sulla politica da lui scritti {{Pg|103||t1}}.
Discordion, da chi prima formato VII, {{Pg|2135||t13}}.
Didimo poeta e musico favorito da Nerone II, {{Pg|76||t2}}.
Diedo Girolamo VII, {{Pg|1375||t12}}.
Dino da Mugello giureconsulto, se tenesse scuola in Napoli IV, {{Pg|99||t4}}; notizie della sua vita e delle sue opere {{Pg|412||t4}}.
Dinolico, ''V.'' Demoloco.
Dio, sua esistenza affermata da Cicerone I, {{Pg|478||t1}}.
di Dio Giovanni canonista IV, {{Pg|448||t4}}.
Diocle legislatore de’ Siracusani I, {{Pg|133||t1}}.
Diocleziano imperatore, sue virtù e suoi vizj II, {{Pg|434||t2}}, ec.; sue leggi favorevoli agli studi {{Pg|436||t2}}.
Diodati Domenico lodato VII, {{Pg|1840||t12}}, {{Pg|1866||t12}}.
Diodati Giovanni, sua versione della Biblia VIII, {{Pg|227||t14}}.
Diodoro Siculo storico, sue notizie e pregi della sua Storia I, {{Pg|167||t1}}, ec.; dimora molti anni in Roma {{Pg|591||t1}}.
Diodoto filosofo stoico udito da Cicerone I, {{Pg|382||t1}}, {{Pg|46||t1}}.
Diofane di Mitilene maestro de’ Gracchi I, {{Pg|368||t1}}.
Diogene stoico. ''V.'' Carneade.<noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|130|{{Sc|indice}}|}}</noinclude>{{Colonna|em=-1}}
{{Pt|lebri|celebri}} telescopj e sue astronomicbe osservazioni VIII, {{Pg|263||t14}}.
Dizionario di medicina e di botanica, qual sia stato il primo IV, {{Pg|335||t4}}.
Dizionario scritturale e teologico, chi ne fosse il primo autore V, {{Pg|225||t5}}; altro Dizionario teologico {{Pg|231||t5}}.
Dizionario de’ celebri Scrittori, chi ne desse il primo abbozzo V, {{Pg|603||t6}}.
Dodwello Arrigo, suoi scritti intorno alle lettere di Falaride I, {{Pg|141||t1}}; suoi Annali della vita di Stazio II, {{Pg|112||t2}}; Annali della vita di Quintiliano {{Pg|180||t2}}; della vita di Velleio Patercolo {{Pg|204||t2}}.
Doglioni Giannicolò, sue Storie VII, {{Pg|1374||t12}}, {{Pg|1384||t12}}, {{Pg|1497||t12}}.
Doglioni Giulio medico, notizie della sua vita VI, {{Pg|690||t8}}.
Doglioni monsignor Lucio lodato VII, {{Pg|1606||t12}}.
Dolce Lodovico, sua opera intorno alle gemme, tolta da quella di Camillo Leonardi VII, {{Pg|898||t11}}; elogio di esso {{Pg|1496||t12}}; sue Satire {{Pg|1755||t12}}; suoi Poemi {{Pg|1804||t12}}; sue Tragedie {{Pg|1887||t12}}; altre opere {{Pg|1956||t12}}; sua Gramatica italiana {{Pg|2301||t13}}; sua traduzione di Cicerone {{Pg|2324||t13}}.
{{AltraColonna|em=-1}}
Dolcino Stefano poeta latino VII, {{Pg|2037||t13}}.
Dolera Clemente cardinale, sua opera VII, {{Pg|513||t10}}.
de’ Domenichi Domenico, sua vita, suoi studi e dignità alle quali fu sollevato VI, {{Pg|438||t7}}, ec.
Domenichi Lodovico, notizie di esso e delle sue opere VII, {{Pg|1520||t12}}, ec.; suoi furti letterarii {{Pg|1525||t12}}, ec.
S. Domenico credesi il primo maestro dal sacro palazzo IV, {{Pg|54||t4}}; fondazion del suo Ordine {{Pg|163||t4}}; professori di esso in Parigi {{Pg|186||t4}}.
Domenico abate di Pescara, dotto in medicina III, {{Pg|592||t3}}.
di Domenico Giovanni cardinale, notizie della sua vita e delle sue opere VI, {{Pg|398||t7}}, ec.
Domenico patriarca di Grado, sua lettera contro gli errori de’ Greci III, {{Pg|477||t3}}, {{Pg|487||t3}}.
Domenico professor di gramatica in Padova IV, {{Pg|644||t4}}.
de Domini Girolamo, sue Satire VII, {{Pg|1755||t12}}.
de Dominicis Bernardo, sue Vite de’ pittori napoletani IV, {{Pg|728||t4}}.
de Dominis Marcantonio, notizie della sua vita, delle sue vicende riguardo alla Religione, e delle<noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione||{{Sc|generale}}|127}}</noinclude>
{{Colonna|em=-1}}
Dei Andrea, sua Cronaca V, {{Pg|617||t6}}.
Deianira poetessa latina VII, {{Pg|1984||t13}}.
Delatori frequenti nel regno di Tiberio II, {{Pg|60||t2}}; e in quello di Domiziano {{Pg|79||t2}}.
de’ Delfici Accademia in Venezia VIII, {{Pg|89||t14}}.
Delfino Cesare, suo poema VII, {{Pg|2121||t13}}.
Delfino Giannantonio e Federigo astronomi VII, {{Pg|716||t11}}.
Delfino Giovanni cardinale, sue tragedie ed altre opere VIII, {{Pg|732||t15}}.
Delfino Niccolò, sue Rime VII, {{Pg|1650||t12}}.
Delio Pietro poeta latino VII, {{Pg|2024||t13}}.
Delminio Giulio Cammillo, ricerche intorno alla sua vita, che cosa fosse il teatro da lui ideato, suoi viaggi, sue opere VII, {{Pg|2226||t13}}, ec.
Demarato greco fa istruire i suoi figliuoli nella lingua etrusca I, {{Pg|159||t1}}.
Demetriano padre di Aspasio, retore II, {{Pg|458||t2}}.
Demetrio Cinico amico di Apollonio Tianeo II, {{Pg|251||t2}}; suo orgoglio {{Pg|258||t2}}, {{Pg|297||t2}}.
Demetrio greco promuove lo studio della lingua greca in Italia V, {{Pg|696||t6}}.
Democede di Crotone medico illustre I, {{Pg|104||t1}}.
{{AltraColonna|em=-1}}
Democrito medico siracusano I, {{Pg|98||t1}}.
Demofilo d’Imera pittore illustre I, {{Pg|178||t1}}; se fosse maestro di Zeusi {{Pg|178|''ivi''|t1}}.
Demoloco, o Dinocolo poeta comico siciliano I, {{Pg|149||t1}}.
Demostene, confronto della sua vita e della sua eloquenza, colla vita e coll’eloquenza di Cicerone I, {{Pg|390||t1}}, ec.; se morisse in Calabria {{Pg|165||t1}}.
Demostene di Marsiglia medico, sue opere II, {{Pg|328||t2}}, ec.
Dempstero Tommaso, sua opera intorno all’Etruria I, {{Pg|70||t1}}.
Denalio Francesco rimatore VII, {{Pg|1716||t12}}.
Denaro Aldobrandino canonista in Padova IV, {{Pg|460||t4}}.
Denina Carlo, sue Vicende della Letteratura I, {{Pg|187||t1}}; sua apologia de’ Longobardi III, {{Pg|129||t3}}, ec.; sua opinione esaminata {{Pg|227||t3}}; V, {{Pg|723||t6}}; lodato VII, {{Pg|1536||t12}}, {{Pg|1950||t12}}.
Denti, da chi prima esattamente descritti VII, {{Pg|939||t11}}.
Desiderio abate di Monte Casino, poi papa Vittore Terzo, sua diligenza nel raccogliere codici III, {{Pg|464||t3}}; nuova fabbrica e ornamenti della sua chiesa {{Pg|464||t3}}, {{Pg|665||t3}}.<noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione||{{Sc|generale}}|125}}</noinclude>
{{Colonna|em=-1}}
Daniele D. Francesco lodato III, {{Pg|666||t3}}; IV, {{Pg|7||t4}}; VII, {{Pg|1200||t12}}, {{Pg|2192||t13}}; VIII, {{Pg|581||t15}}.
Daniello Bernardino, sua traduzione della Georgica VII, {{Pg|1955||t12}}.
Dante Alighieri, sua Vita scritta da m. Chabaron V, ''pref. {{Sc|{{Pg|xxvii||t5}}}}'', ec.; se andasse ambasciadore a Roberto re di Napoli {{Pg|34||t5}}; da chi fosse primamente accolto in Verona {{Pg|35||t5}}; col suo parlar mordace offende Can Grande {{Pg|39||t5}}; sua nascita e suoi studi {{Pg|710||t6}}, ec.; suoi pubblici impieghi {{Pg|717||t6}}; suo esilio, e diversi luoghi ov’egli ritirossi {{Pg|719||t6}}, ec.; sua morte e suo sepolcro {{Pg|726||t6}}; elogio fattone da Giovanni Villani {{Pg|728||t6}}; sue opere {{Pg|731||t6}}; sua commedia {{Pg|733||t6}}, ec.; opinione di fisica moderna in essa insegnata {{Pg|734||t6}}; interpreti di essa {{Pg|737||t6}}; cattedra a tal fine aperta in Firenze, e altrove {{Pg|744||t6}}; suoi figliuoli {{Pg|747||t6}}; sue poesie latine {{Pg|876||t6}}; suo sentimento intorno a’ dialetti italiani III, ''pref. {{Sc|{{Pg|xvi||t3}}}}'', ec.; esame di un suo passo intorno l’origine della poesia italiana {{Pg|524||t3}}; contesa per esso insorta nel secolo decimosesto VII, {{Pg|1958||t12}}, ec.
Danti Giambattista, volo {{AltraColonna|em=-1}}che dicesi da lui fatto VII, {{Pg|723||t11}}.
de’ Danti Giovanni dotto nella lingua arabica V, {{Pg|676||t6}}.
Danti Ignazio, notizie della sua vita e delle sue opere VII, {{Pg|726||t11}}; sua lettera {{Pg|726|''ivi''|t11}}.
Danti Pier Vincenzo, Giulio e Teodora, loro studi matematici VII, {{Pg|724||t11}}, ec.
Danti Vincenzo orefice e scultore VII, {{Pg|724||t11}}.
Dardano Bernardino poeta laureato VII, {{Pg|1996||t13}}.
Dati Agostino, sua Storia VI, {{Pg|1039||t8}}.
Dati Carlo, notizie di esso e delle opere da lui pubblicate VIII, {{Pg|766||t15}}, ec., {{Pg|774||t15}}.
Dati Giovanni teologo VI, {{Pg|434||t7}}.
Dati Giuliano, sue rappresentazioni VI, {{Pg|1304||t9}}.
Dati Goro di Staggio, suo poema astronomico VI, {{Pg|594||t7}}, {{Pg|1283||t9}}.
Dati F. Leonardo, sue opere VI, {{Pg|1347||t9}}.
Davalos, ''V.'' d’Avalos.
Davanzati Bernardo, sua traduzione di Tacito II, {{Pg|232||t2}}; altre opere VII, {{Pg|595||t10}}, {{Pg|835||t11}}, {{Pg|1495||t12}}.
Davanzati Chiaro poeta italiano IV, {{Pg|609||t4}}.
Davila Arrigo Caterino, sua vita, Storia da lui pubblicata, e carattere di essa VIII, {{Pg|606||t15}}.
S. Dazio vescovo di Milano,<noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|126|{{Sc|indice}}|}}</noinclude>{{Colonna|em=-1}}
Cronaca a lui falsamente attribuita III, {{Pg|71||t3}}.
Dazzi Andrea poeta latino VII, {{Pg|2049||t13}}.
Decadimento delle scienze e delle arti, onde avvenga I, {{Pg|408||t1}}, ec.; II, {{Pg|1||t2}}, ec.; la munificenza de’ principi non basta a farle fiorire {{Pg|2||t2}}, ec.; la natura del governo non è bastante a spiegarne la decadenza e il risorgimento {{Pg|3||t2}}; l’invasione de’ Barbari ancora non può addursi per solo motivo di tal decadenza {{Pg|5||t2}}, ec.; e nemmeno il libertinaggio {{Pg|5|''ivi''|t2}}; nè tutte queste cagioni unite insieme {{Pg|7||t2}}; nè le cagioni fisiche, cioè il clima, l’esalazioni, ec. {{Pg|8||t2}}, ec.; per intenderne la vera ragione conviene esaminare le diverse maniere di decadenza che soffrono gli studi {{Pg|19||t2}}; esame di esse, e diverse loro cagioni {{Pg|19|''ivi''|t2}}, ec.
Decembrio Angiolo, fratel di Pier Candido, elogio di esso VI, {{Pg|1078||t8}}.
Decembrio Pier Candido, figliuol d’Uberto, sua vita e opere da lui scritte VI, {{Pg|1072||t8}}, ec.
Decembrio Uberto, notizie di esso VI, {{Pg|1072||t8}}.
Decemviri deputati a compilar le leggi delle dodici Tavole I, {{Pg|198||t1}}.
{{AltraColonna|em=-1}}
Deciano Tiberio giureconsulto, elogio di esso VII, {{Pg|1070||t11}}.
Decio imperatore, suo carattere e suo breve impero I, {{Pg|429||t1}}.
Decio antico scultore I, {{Pg|594||t1}}.
Decio Antonio, sua Tragedia VII, {{Pg|1900||t12}}; VIII, {{Pg|729||t15}}.
Decio Filippo celebre giureconsulto, fratello di Lancellotto, suoi studi VI, {{Pg|856||t8}}, ec.; diverse cattedre da lui sostenute, sue vicende {{Pg|860||t8}}, ec.; sua morte e sue opere {{Pg|869||t8}}, ec.
Decio Lancellotto giureconsulto VI, {{Pg|856||t8}}.
Declamazioni, come si usassero I, {{Pg|567||t1}}; esercitavansi in esse uomini anche avanzati {{Pg|567|''ivi''|t1}}; usate ancor da’ gramatici nelle loro scuole {{Pg|552||t1}}; quali si usassero dopo i tempi d’Augusto II, {{Pg|173||t2}}.
Decretali raccolte da Dionigi il Piccolo III, {{Pg|45||t3}}; altre posteriori Raccolte {{Pg|649||t3}}, {{Pg|654||t3}}; IV, {{Pg|427||t4}}, ec.; settimo loro libro ideato VII, {{Pg|1136||t11}}.
Decretisti e decretalisti IV, {{Pg|429||t4}}.
Decreto di Graziano, da chi corretto VII, {{Pg|1145||t11}}.
Dedalo, se portasse in Sicilia le arti liberali I, {{Pg|179||t1}}, ec.<noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione||{{Sc|sulle linee del terz’ordine a doppia curvatura.}}|51|riga=si}}</noinclude>{{nop}}
Ora il punto 5 si consideri come variabile, e gli altri come fissi. Il luogo del punto 5 sarà quindi rappresentato da due qualunque delle equazioni superiori. Le prime quattro equazioni <math>\mathrm{T}_1 = 0</math>, <math>\mathrm{T}_2 = 0</math>, <math>\mathrm{T}_3 = 0</math>, <math>\mathrm{T}_4 = 0</math> rappresentano quattro coni di second’ordine, aventi a due a due una generatrice comune, dunque il luogo del punto 5 è la cubica gobba determinata dai sei punti dati. Cioè: ''il luogo di un punto che con sei punti dati formi un ettagono gobbo tale che il piano di uno qualunque de’ suoi angoli e i piani de’ due angoli adiacenti incontrino i lati rispettivamente opposti in tre punti posti in un piano passante pel vertice del primo angolo, e la cubica gobba determinata dai sei punti dati.'' Questo teorema e il suo reciproco sono enunciati nell’''Aperçu''.
Ne deriva una regola per costruire per punti la cubica gobba di cui sono dati sei punti 1, 2, 3, 4, 5, 6. Pe’ punti 16 facciasi passare un piano qualunque 16''x'' che segherà la cubica gobba in un punto ''x'' che si tratta di costruire. I piani 16''x'', 123, 456 incontrino le rette 34, 56, 12 rispettivamente ne’ punti ''a'', ''b'', ''c''; i piani ''ab''1, ''ac''6 seghino i lati 45, 23 ne’ punti ''d'', ''e''; il punto comune ai piani ''d''21, 5''e''6, 16''x'' sarà il domandato.
{{§|15|15.}} Qualunque piano tangente alla cubica gobba 2) nel punto di parametro <math>\omega</math> è rappresentato da un’equazione della forma:
{{Centrato|<math>\mathrm{A} - 2\omega\mathrm{B} + \omega^2\mathrm{C} - \lambda(\mathrm{B} - 2\omega\mathrm{C} + \omega^2\mathrm{D}) = 0</math>}}
{{no rientro}}ove <math>\lambda</math> è un’indeterminata. Questo piano, oltre al toccare la linea nel punto <math>\omega</math>, la sega nel punto di parametro <math>\lambda</math>. Sia data la retta:
{{Centrato|<math>l\mathrm{A} + m\mathrm{B} + n\mathrm{C} = 0,</math>{{nbsp|10}}<math>l'\mathrm{B} + m'\mathrm{C} + n'\mathrm{D} = 0;</math>}}
{{no rientro}}un piano qualunque passante per essa:
{{Centrato|<math>l\mathrm{A} + m\mathrm{B} + n\mathrm{C} + k (l'\mathrm{B} + m'\mathrm{C} + n'\mathrm{D}) = 0</math>}}
{{no rientro}}sega la cubica gobba ne’ tre punti, i parametri de’ quali sono le radici della equazione:
{{Centrato|<math>l\omega^3 + m\omega^2 + n\omega + k (l'\omega^2 + m'\omega + ') = 0</math>}}
{{no rientro}}epperò quel piano sara tangente alla linea, quando quest’ultima equazione abbia due radici eguali. Ora la condizione della eguaglianza di due radici di quell’equazione è un’equazione del quarto grado in <math>k</math>; dunque per una data retta qualsivoglia passano in generale quattro piani tangenti ad una data cubica gobba (38). Questa proprieta si può esprimere anche dicendo che una data retta qualunque incontra al più quattro rette tangenti di una stessa cubica gobba. Se la retta data si appoggia in un punto alla cubica gobba, essa incontrerà al più due rette tangenti, oltre quella che passa per quel punto{{nota separata|Pagina:Opere matematiche (Cremona) I.djvu/492|13}}. Se la data retta fosse una corda della cubica gobba, essa non {{Pt|incon-|}}<noinclude></noinclude>
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Cruccone
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<noinclude><pagequality level="3" user="Cruccone" />{{RigaIntestazione|60|{{Sc|storia}}|riga=s}}</noinclude>terzo volume, parlando della Costituente, percorsero altra volta la città, ma il loro grido fu per oggetto più nobile. I lavoranti di strade di campagna intercedavano per la Costituente!
Annunciammo pure in detto capitolo l’arrivo in Roma del {{AutoreCitato|Giuseppe Garibaldi|Garibaldi}} il giorno 12. Dimenticammo però una circostanza e fu, che quando si recò al circolo popolare conobbe ed abbracciò il {{Wl|Q535661|Ciceruacchio}} il quale, fra le altre cose, disse al medesimo:
:::Un fatto d’armi io vorrei;
:::Non più paternostri e giubilei.
Queste parole, tristamente di un assai grave significato, furonci tramandate da un giornale rarissimo, che uno dei tanti Calabresi rifugiatisi in Roma (un tal Domenico Cuzzocrèa) compilava, e che portava per titolo ''L’Italia libera'', di colore ultra repubblicano, aggiungendo che ''grande simpatia ed amicizia si strinse fra il prode guerriero ed il caldo popolano''.<ref>Vedi ''L’Italia libera'' del 15 decembre, n. 4, pagina quarta.</ref>
Anche il circolo romano, che pareva si fosse addormentato, si destò ancor esso all’annunzio che vi fosse qualche pericolo che le provincie volessero distaccarsi dalla capitale, ed esortava con un indirizzo per la pronta convocazione di un’assemblea generale con voto universale.<ref>Vedi il ''Contemporaneo'' del 15 dicembre, pagina terza.</ref>
Intanto {{AutoreCitato|Giuseppe Mazzini|Mazzini}} se mandava indirizzi e sollecitazioni a Roma (come ne abbiamo ricordato alcuno dopo il 16 di novembre) si adoperava anche colla diplomazia, e secondo il ''Contemporaneo'' del 13 pubblicò un indirizzo sottoscritto da esso e dal suo segretario Lizabe Ruffoni in rappresentanza dell’associazione nazionale italiana. Esso era datato dalla Svizzera il 30 novembre, ed era diretto tanto al signor de Tocqueville, quanto a {{Wl|Q2411787|lord Minto}}, in favore dell’indipendenza e nazionalità italiana.<ref>Vedi il detto del 13 detto. — Vedi l’''Epoca'' n. 225.</ref>
{{nop}}<noinclude></noinclude>
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AttoRenato
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<noinclude><pagequality level="4" user="AttoRenato" /></noinclude>{{Ct|t=1|A SUA ECCELLENZA}}
{{Ct|''{{Sc|il signor conte}}''}}
{{Ct|f=200%|L=.1em|DON CARLO}}
{{Ct|f=150%|L=.1em|PERTUSATI}}
{{Ct|{{Sc|reggente , e presidente del senato <br />di milano,}}}}
{{Ct|{{Sc|consigliere intimo, ed attuale <br />di stato}}}}
{{Ct|PER S. MAESTÀ L’IMPERATRICE,}}
{{Ct|v=3|{{Sc|reina d’ongheria, e di boemia}}}}
{{Ct|v=1|{{Sc|Angelo Teodoro Villa.}}}}
{{Type|f=200%|V}}''Antaggiosa è senza dubito la condizione, o Eccellentissimo Signore, e di chiunque vuol opera al vostro nome sacrare, che può'' {{Pt|''secu-''|}}<noinclude></noinclude>
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Dr Zimbu
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|{{Sc|nota}}|259|n=s}}</noinclude>{{Ct|f=140%|v=4|t=4|lh=1.5|NOTA<ref>Le frequenti citt. delle fondamentali opere di {{Sc|{{AutoreCitato|Luigi Amabile|Luigi Amabile}}}} saranno fatte con le seguenti abbreviazioni:<br>{{gap|1.5em}}
{{Sc|Am. Cod}}.: ''Il codice delle lettere del Campanella nella Biblioteca nazionale e il libro delle poesie dello Squilla nella Biblioteca de’ pp. Gerolamini in Napoli'', descritti ed illustrati da L. A., con una tavola, Napoli, 1881.<br>{{gap|1.5em}}
{{Sc|Am. T. C.}}: ''Fra T. Campanella, la sua congiura, i suoi processi, la sua pazzia'', Napoli, Morano, 1882.<br>{{gap|1.5em}}
{{Sc|Am. Cast}}.: ''Fra T. Campanella ne’ castelli di Napoli, in Roma ed in Parigi'', Napoli, Morano, 1887.<br>{{gap|1.5em}}
Inoltre saranno contrassegnate con la sigla {{Sc|Gent. I}} le citazioni, che ci occorrerá di fare delle dotte annotazioni che {{AutoreCitato|Giovanni Gentile|G. Gentile}} appose alla prima ed. di questo libro (di cui si parlerá a p. 282 segg.), e con la sigla
{{Sc|D’Anc.}} quelle delle ''Opere'' di T. C. scelte... da {{Sc|A. D’Ancona}}, Torino, Pomba, 1854.<br>{{gap|1.5em}}
L’opera autobiografica ed autobibliografica del C. ''De libris propriis et de recta ratione studendi syntagma'' sará cit. nella recente ed. cur. da V. Spampanato: T. C., ''Syntg. de libr. propr.'', a cura di V. S., Firenze, Milano etc., Bestetti-Tumminelli, 1927, e sará indicata con la sigla: {{Sc|Syntg}}.<br>{{gap|1.5em}}
Infine tutti i riferimenti all’Indice analitico, con cui si chiude la presente ed., saranno fatti con la sigla: {{Sc|Ind.}}</ref>}}<noinclude><references/></noinclude>
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Pagina:Campanella, Tommaso – Poesie, 1938 – BEIC 1778417.djvu/267
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|{{Sc|nota}}|261|n=s}}</noinclude>
{{Ct|f=120%|v=2|t=3|lh=1.5|I}}
La storia del testo delle poesie del Campanella è quasi altrettanto avventurosa e tormentata che quella della sua vita. Scritte, quelle che possediamo, nella massima parte durante il periodo della lunga carcerazione, di nascosto dalle autoritá, che lo sorvegliavano col continuo sospetto e timore di nuovi complotti o di propaganda ereticale, esse giravano clandestinamente in alcune copie frettolose e scorrette tra i compagni di carcere in mezzo ai quali si consolidava ed ingrandiva la fama del monaco dal vulcanico intelletto, e talvolta scivolavano nelle mani di qualcuno dei rari visitatori del Campanella, che meravigliando apprendevano un’altra delle molteplici manifestazioni dell’illustre prigioniero.
Della relativa diffusione di un certo numero di poesie tra le persone a lui piú vicine sono una prova quelle poesie dedicate o a compagni di prigionia o a personaggi, che in un modo o nell’altro ebbero rapporti col Campanella quasi sempre per ragioni di ufficio (vedi per es. le poesie a pp. {{pg|101}}, n. 53; {{pg|111}}, n. 67; {{pg|220}}-{{pg|221|1}}, nn. 3-5; {{pg|225}}-{{pg|248|48}}, quasi tutte, e {{pg|256}}-{{pg|257|7}}). L’Amabile ha trovato altre tracce della fama poetica conquistatasi dal Campanella tra i suoi compagni, che lo sollecitavano di scrivere e ne diffondevano i componimenti, in un curioso documento processuale, cioè un brano di colloquio notturno svoltosi tra lui e il suo fedele compagno fra Pietro Ponzio dalle finestre delle vicine celle, ascoltato da una spia e riferito ai magistrati.
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— Li sonetti toi — dice fra Pietro — per tutto Napoli li ho sparso, e io li ho tutti a mente; e non ho piú gran gusto che leggere qualche cosa dello ingegnio tuo.
</div><noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|262|{{Sc|nota}}|}}</noinclude>
E il Campanella:
{{Smaller block|class=c95}}
— Ne voglio fare allo nunzio mò.
— Sí, cor mio. Però fammi una grazia: fa’ li mei prima, cioè quelli che voglio per Ferrante mio fratello, e poi fa’ quelli del nunzio.
— Va’ te riposa, bona sera<ref>{{Sc|Am. T. C.}}, III, p. 328: il son. pel nunzio, cioè da inviare al papa, è forse il n. 21 della ''Scelta''; quello sollecitato da fra Pietro è certo il n. 20.
</ref>.
</div>
Ma questa, conquistata attraverso una specie di circolo d’iniziati, non poteva essere che una fama locale in una cerchia ristretta, checché dicesse l’entusiasta fra Pietro — con una di quelle allucinazioni cosí comuni tra prigionieri — di avere sparso le poesie per tutta Napoli, dal fondo della sua cella.
È bensí vero che la biografia poetica del Campanella non comincia da Castel nuovo. Anche senza tener conto di quelle giovanili esercitazioni in metri latini su argomenti filosofici, che dal lato dell’arte non dovevano avere nessun valore e che per altro sono andate disperse (vedi appresso, pp. {{pg|285}}-{{pg|286|6}}), noi possediamo alcuni residui della sua attivitá poetica nel tempo della precedente prigionia presso il S. Uffizio in Roma (1594-5) e nei due anni che seguirono (vedi p. 286). Ma a Roma anche piú che a Napoli la sua poesia serpeggiava clandestina e il piú spesso si acconciava a nascondere la sua vera paternitá ed a parlare in nome altrui.
Perché la sua fama poetica cominciasse a fare veramente i primi passi nel mondo bisognò che fosse portata oltre la cinta dei castelli napoletani. E ciò avvenne in seguito ad un concatenamento di fatti, che presero le mosse da un incontro fortuito.
Dei due processi, ai quali fu sottoposto il Campanella, l’uno, quello politico, non si chiuse mai, l’altro, quello d’eresia, si chiuse davanti al tribunale del S. Uffizio il 29 novembre 1602 con la condanna al carcere perpetuo nelle prigioni della congregazione in Roma. Ma poiché pendeva su di lui il processo del tribunale laico di uno stato estero, la sentenza riceveva una parziale modificazione nel senso che il condannato rimaneva affidato al potere giudiziario di quello fino alla chiusura del procedimento, e sotto la sorveglianza del nunzio pontificio presso il governo vicereale di Napoli. Questa complicata situazione giuridica, che in seguito fu causa di non pochi affanni pel povero prigioniero, in un primo<noinclude></noinclude>
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momento gli apportò qualche giovamento. Condannato da una parte, egli era ancora prevenuto per l’altra, e come tale continuò ad essere trattato ancora per circa sei mesi dopo che gli fu data lettura e quindi passò in giudicato la sentenza di Roma (8 gennaio 1603); e il suo stato cambiò assai in peggio solo quando le autoritá religiose e quelle politiche ebbero motivi per esse gravissimi di allarmarsi<ref>{{Sc|Am. T. C}}., II, pp. 346-54 e cfr. {{Sc|Ind}}. ai nomi: Campanella, Ponzio (Dionisio).</ref>. I costumi carcerari del tempo nel periodo del carcere preventivo non erano affatto in armonia coi rigori dell’istruttoria. I detenuti, anche quelli di una medesima causa, erano gettati insieme alla rinfusa in un certo numero di cameroni mal guardati, dove erano in facili rapporti non solo con custodi compiacenti e abitualmente venali<ref>Si giuocava perfino tra carcerieri e carcerati. Vedi {{Sc|Am. T. C.}}, II, 239.</ref> e con le loro famiglie, ma anche con persone estranee, che venivano a visitare questo o quell’amico approfittando della rilassata disciplina. Inoltre la magistratura inquirente non si preoccupava affatto di tenere separati quelli che erano giá in istato di accusa da quelli che erano ancora trattenuti in attesa delle risultanze delle prime indagini.
Queste circostanze cosí poco poetiche è necessario tenere presenti per seguire l’oscuro e intricato cammino fatto dalle poesie del Campanella per venire alla luce. Il brano di dialogo notturno tra il Campanella e fra Pietro Ponzio illumina di scorcio lo stato d’animo del poeta e dei suoi compagni di prigionia in quel tempo. Vivendo in quell’atmosfera di esaltazione reciproca e di grandi attese spesso fantastiche, che si alimentano tra pochi uomini costretti a vivere nei tormenti in segregazione, quelle poesie non solo erano una forma di legame spirituale tra loro — incitamento, consolazione, ed oblio —; ma essi s’immaginavano che, messe in circolazione pel mondo, fatte conoscere a personaggi di gran merito e autoritá, potessero contribuire a far volgere una piú benevola attenzione su quegli infelici ma non ignobili uomini, che marcivano nei sotterranei di Castel nuovo. Questo spiega meglio il desiderio incessante del Campanella e del fedele fra Pietro Ponzio di far uscire di contrabbando non solo le opere in prosa, destinate a consolidare la fama, giá abbastanza diffusa prima della prigionia, del filosofo e del pubblicista politico; ma anche i componimenti poetici, destinati ad allargare la sua fama in un altro<noinclude></noinclude>
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momento gli apportò qualche giovamento. Condannato da una parte, egli era ancora prevenuto per l’altra, e come tale continuò ad essere trattato ancora per circa sei mesi dopo che gli fu data lettura e quindi passò in giudicato la sentenza di Roma (8 gennaio 1603); e il suo stato cambiò assai in peggio solo quando le autoritá religiose e quelle politiche ebbero motivi per esse gravissimi di allarmarsi<ref>{{Sc|Am. T. C}}., II, pp. 346-54 e cfr. {{Sc|Ind}}. ai nomi: Campanella, Ponzio (Dionisio).</ref>. I costumi carcerari del tempo nel periodo del carcere preventivo non erano affatto in armonia coi rigori dell’istruttoria. I detenuti, anche quelli di una medesima causa, erano gettati insieme alla rinfusa in un certo numero di cameroni mal guardati, dove erano in facili rapporti non solo con custodi compiacenti e abitualmente venali<ref>Si giuocava perfino tra carcerieri e carcerati. Vedi {{Sc|Am. T. C.}}, II, 239.</ref> e con le loro famiglie, ma anche con persone estranee, che venivano a visitare questo o quell’amico approfittando della rilassata disciplina. Inoltre la magistratura inquirente non si preoccupava affatto di tenere separati quelli che erano giá in istato di accusa da quelli che erano ancora trattenuti in attesa delle risultanze delle prime indagini.
Queste circostanze cosí poco poetiche è necessario tenere presenti per seguire l’oscuro e intricato cammino fatto dalle poesie del Campanella per venire alla luce. Il brano di dialogo notturno tra il Campanella e fra Pietro Ponzio illumina di scorcio lo stato d’animo del poeta e dei suoi compagni di prigionia in quel tempo. Vivendo in quell’atmosfera di esaltazione reciproca e di grandi attese spesso fantastiche, che si alimentano tra pochi uomini costretti a vivere nei tormenti in segregazione, quelle poesie non solo erano una forma di legame spirituale tra loro — incitamento, consolazione, ed oblio —; ma essi s’immaginavano che, messe in circolazione pel mondo, fatte conoscere a personaggi di gran merito e autoritá, potessero contribuire a far volgere una piú benevola attenzione su quegli infelici ma non ignobili uomini, che marcivano nei sotterranei di Castel nuovo. Questo spiega meglio il desiderio incessante del Campanella e del fedele fra Pietro Ponzio di far uscire di contrabbando non solo le opere in prosa, destinate a consolidare la fama, giá abbastanza diffusa prima della prigionia, del filosofo e del pubblicista politico; ma anche i componimenti poetici, destinati ad allargare la sua fama in un altro<noinclude></noinclude>
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campo, dove era quasi ignorato, ed a raccomandarlo anche all’opinione degli uomini di lettere o semplicemente a gran signori di un certo buon gusto, fra i quali l’infelice prigioniero sperava di trovarne qualcuno di un certo buon cuore, che prendesse a proteggerlo, se non altro in grazia delle muse. Infatti è da ricordare che oltre i tentativi per far uscire copie di poesie clandestinamente, il Campanella non mancò mai di farne menzione apertamente in difese ed istanze, che indirizzò al pontefice o direttamente o pel tramite di alti prelati: documenti che anzi ci serviranno in seguito per meglio fissare la cronologia del testo.
Ma questi documenti appartengono ad un tempo posteriore a quello del quale ora ci occupiamo, cioè al periodo, che si chiude con la estate del 1603. In questo periodo due occasioni si presentarono, le quali ebbero, in diverso senso, una importanza capitale sul destino delle poesie.
Uno degli stratagemmi piú a portata di mano dei prigionieri per far pervenire qualche loro scritto all’esterno è quello di servirsi di qualche compagno liberando. Questo riusciva relativamente facile in un carcere come quello di Castel nuovo, che ospitava promiscuamente accusati a disposizione dell’autoritá giudiziaria e semplici detenuti o trattenuti a disposizione dell’autoritá politica — per misure di polizia, si direbbe adesso. Tra costoro, nella estate del 1601 si trovava un certo Francesco Gentile, il medesimo che, a quanto pare, nell’autunno precedente, era stato interrogato come testimone nella causa del Campanella e dei suoi compagni. Neanche alla instancabile perspicacia d’indagine dell’Amabile riusci di accertare in modo assoluto chi egli fosse; ma poté concludere con la maggiore probabilitá che si trattasse di un giovane appartenente alla famiglia Gentile, del patriziato genovese, che teneva banco in Napoli. Francesco risiedeva dunque in questa cittá per i suoi affari di commercio; ma non pare che fosse assorbito da essi. Gli affari di amore pare che lo occupassero per lo meno in egual misura, e i rapporti piuttosto tesi con la giustizia, sebbene non precisati, ci fanno intravedere qualche altro campo della sua attivitá.
Il nuovo ospite di Castel nuovo entrò subito in rapporti con il numeroso gruppo dei congiurati calabresi, che per la fama del caso, per la fierezza degli uni, la stranezza o turbolenza degli altri doveva riuscire assai interessante; e siccome il Gentile era certamente uomo non volgare — patrizio lo designa fra Pietro<noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|{{Sc|nota}}|265}}</noinclude>
Ponzio esplicitamente — e doveva essere un po’ intinto di lettere, per lo meno di quel tanto di poesia petrarcheggiante secondo la moda corrente per farsene bello con le sue dame del cuore; cosí non potè non riconoscere la figura sopra tutti imponente di Tommaso Campanella. E quando apprese che questi era non solo il capo riconosciuto del misterioso movimento calabrese, filosofo e profeta, ma anche scrittore di versi profondi od arguti, si strinse ancor piú intorno a lui ed al fedele fra Pietro, fino ed entrare in una grande intimitá con loro.
Era quello il tempo in cui il povero Campanella, parte per distrarsi da dolori presenti e da pensieri assillanti, parte per il bisogno d’ingraziarsi personaggi, che in un modo o in un altro potevano alleviare le sue miserie — amici, testimoni, parenti di funzionari dell’amministrazione carceraria — scriveva poesie d’occasione piuttosto leggiere per contenuto e per valore artistico, talvolta anche in nome altrui. Era probabilmente il genere di poesia che piú gustava il giovane corteggiatore del bel mondo, ed effondendo le sue confidenze amorose sollecitò il poeta a scrivere ora per una Flerida ora per una Maria.
Intanto fra Pietro, col suo chiodo fitto in testa di spargere le poesie del maestro per tutta Napoli, ebbe subito il pensiero che mai occasione migliore si potesse trovare che la rapida simpatia e confidenza stabilitasi tra loro e il giovane patrizio, che aveva larghe conoscenze nella buona societá napoletana e mostrava tanto interesse pel Campanella e nei discorsi tenuti insieme indubitabilmente si profferiva di aiutarlo appena fosse tornato in libertá. Il risultato di accordi presi fra i tre amici fu che il Ponzio avrebbe raccolto un certo numero di poesie del Campanella in un volumetto, che il Gentile avrebbe portato con sé di nascosto nell’uscire. Si comprende che la scelta era fatta secondo il gusto del patrono, e quindi ci prendevano un posto di onore le poesie piú scadenti ed effimere del Campanella, a cominciare precisamente da quelle, delle quali il Gentile stesso era stato il committente.
È probabile che per un qualsiasi contrattempo il progettato contrabbando di versi sia andato a vuoto, e che il Gentile sia uscito da Castel nuovo con l’intesa che avrebbe poi ricevuto il manoscritto pel tramite di terzi. Di lui si perdono anche le poche tracce, che l’Amabile è riuscito ad adombrare fino a quel momento. Certo è che il manoscritto era ancora in possesso di fra<noinclude></noinclude>
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Ponzio esplicitamente — e doveva essere un po’ intinto di lettere, per lo meno di quel tanto di poesia petrarcheggiante secondo la moda corrente per farsene bello con le sue dame del cuore; cosí non potè non riconoscere la figura sopra tutti imponente di Tommaso Campanella. E quando apprese che questi era non solo il capo riconosciuto del misterioso movimento calabrese, filosofo e profeta, ma anche scrittore di versi profondi od arguti, si strinse ancor piú intorno a lui ed al fedele fra Pietro, fino ed entrare in una grande intimitá con loro.
Era quello il tempo in cui il povero Campanella, parte per distrarsi da dolori presenti e da pensieri assillanti, parte per il bisogno d’ingraziarsi personaggi, che in un modo o in un altro potevano alleviare le sue miserie — amici, testimoni, parenti di funzionari dell’amministrazione carceraria — scriveva poesie d’occasione piuttosto leggiere per contenuto e per valore artistico, talvolta anche in nome altrui. Era probabilmente il genere di poesia che piú gustava il giovane corteggiatore del bel mondo, ed effondendo le sue confidenze amorose sollecitò il poeta a scrivere ora per una Flerida ora per una Maria.
Intanto fra Pietro, col suo chiodo fitto in testa di spargere le poesie del maestro per tutta Napoli, ebbe subito il pensiero che mai occasione migliore si potesse trovare che la rapida simpatia e confidenza stabilitasi tra loro e il giovane patrizio, che aveva larghe conoscenze nella buona societá napoletana e mostrava tanto interesse pel Campanella e nei discorsi tenuti insieme indubitabilmente si profferiva di aiutarlo appena fosse tornato in libertá. Il risultato di accordi presi fra i tre amici fu che il Ponzio avrebbe raccolto un certo numero di poesie del Campanella in un volumetto, che il Gentile avrebbe portato con sé di nascosto nell’uscire. Si comprende che la scelta era fatta secondo il gusto del patrono, e quindi ci prendevano un posto di onore le poesie piú scadenti ed effimere del Campanella, a cominciare precisamente da quelle, delle quali il Gentile stesso era stato il committente.
È probabile che per un qualsiasi contrattempo il progettato contrabbando di versi sia andato a vuoto, e che il Gentile sia uscito da Castel nuovo con l’intesa che avrebbe poi ricevuto il manoscritto pel tramite di terzi. Di lui si perdono anche le poche tracce, che l’Amabile è riuscito ad adombrare fino a quel momento. Certo è che il manoscritto era ancora in possesso di fra<noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|266|{{Sc|nota}}|}}</noinclude>
Pietro nei primissimi giorni dell’agosto 1601, quando la notte del 2, a causa di una clamorosa rissa avvenuta il giorno tra prigionieri, operatasi una perquisizione straordinaria nella sua cella, fu trovato mal nascosto in un canestro di vimini e sequestrato<ref>{{Sc|Am. T. C.}}, II, p. 230 sgg.; III, p. 519 sgg.</ref>.
E per allora e per quasi tre secoli ancora quella copia manoscritta unica di poesie campanelliane giacque seppellita ed assolutamente ignorata nella congerie degli atti processuali.
{{Ct|f=120%|v=2|t=3|II}}
Pel momento, dunque, l’episodio Gentile non ebbe un effetto tangibile sulle sorti della fama letteraria del Campanella piú di quanto non ne avesse avuto sulle sue sorti di misero mortale. Perché si ravvivassero le sue speranze, e con piú fondamento, bisognò aspettare quasi due anni. Si arriva cosí al periodo immediatamente posteriore alla condanna del S. Uffizio. Aveva perduto il caro ed entusiasta fra Pietro Ponzio, assolto da questo tribunale e rilasciato subito dopo anche da quello laico, e gli rimaneva la compagnia di un altro coimputato, fra Pietro da Stilo, anima semplice ed affettuosa, molto legato a lui, ma che non doveva interessarsi gran che di poesia<ref>Vedi {{Sc|Ind.}}, s. q. n., e i due sonn. a p. {{pg|127}}, che sono una bella testimonianza della coraggiosa fedeltá di lui.</ref>, e di un Felice Gagliardo, che invece di poesia si piccava, come ebbe a dire con sprezzante ironia fra Pietro Ponzio in una deposizione contro di lui dopo la famosa rissa, che fu causa della scoperta delle poesie nel canestro; ma allo stesso modo come si piccava di negromanzia, d’intrighi politici ed amorosi e, occorrendo, di ladroneccio<ref>Vedi {{Sc|Ind.}}, s. q. n., e cfr. {{Sc|Am. T. C.}}, III, p. 527 (doc. n. 421).</ref>.
Ma sul finire del febbraio venne a rompere la monotonia della sua triste esistenza un giovane straniero cascato in quel carcere napoletano per un caso romanzesco. In quei giorni il conte Giovanni di Nassau si era recato per diporto a Napoli con alcuni amici italiani e stranieri, tra i quali un giovane tedesco, Cristofaro Pflug, che dimorava in Italia probabilmente per ragioni di studio, e che apparteneva forse ad un ramo della famiglia dei Fugger, i rinomati banchieri di Augusta, certo era in stretti rapporti con<noinclude></noinclude>
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Pietro nei primissimi giorni dell’agosto 1601, quando la notte del 2, a causa di una clamorosa rissa avvenuta il giorno tra prigionieri, operatasi una perquisizione straordinaria nella sua cella, fu trovato mal nascosto in un canestro di vimini e sequestrato<ref>{{Sc|Am. T. C.}}, II, p. 230 sgg.; III, p. 519 sgg.</ref>.
E per allora e per quasi tre secoli ancora quella copia manoscritta unica di poesie campanelliane giacque seppellita ed assolutamente ignorata nella congerie degli atti processuali.
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Pel momento, dunque, l’episodio Gentile non ebbe un effetto tangibile sulle sorti della fama letteraria del Campanella piú di quanto non ne avesse avuto sulle sue sorti di misero mortale. Perché si ravvivassero le sue speranze, e con piú fondamento, bisognò aspettare quasi due anni. Si arriva cosí al periodo immediatamente posteriore alla condanna del S. Uffizio. Aveva perduto il caro ed entusiasta fra Pietro Ponzio, assolto da questo tribunale e rilasciato subito dopo anche da quello laico, e gli rimaneva la compagnia di un altro coimputato, fra Pietro da Stilo, anima semplice ed affettuosa, molto legato a lui, ma che non doveva interessarsi gran che di poesia<ref>Vedi {{Sc|Ind.}}, s. q. n., e i due sonn. a p. {{pg|127}}, che sono una bella testimonianza della coraggiosa fedeltá di lui.</ref>, e di un Felice Gagliardo, che invece di poesia si piccava, come ebbe a dire con sprezzante ironia fra Pietro Ponzio in una deposizione contro di lui dopo la famosa rissa, che fu causa della scoperta delle poesie nel canestro; ma allo stesso modo come si piccava di negromanzia, d’intrighi politici ed amorosi e, occorrendo, di ladroneccio<ref>Vedi {{Sc|Ind.}}, s. q. n., e cfr. {{Sc|Am. T. C.}}, III, p. 527 (doc. n. 421).</ref>.
Ma sul finire del febbraio venne a rompere la monotonia della sua triste esistenza un giovane straniero cascato in quel carcere napoletano per un caso romanzesco. In quei giorni il conte Giovanni di Nassau si era recato per diporto a Napoli con alcuni amici italiani e stranieri, tra i quali un giovane tedesco, Cristofaro Pflug, che dimorava in Italia probabilmente per ragioni di studio, e che apparteneva forse ad un ramo della famiglia dei Fugger, i rinomati banchieri di Augusta, certo era in stretti rapporti con<noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione||{{Sc|nota}}|267}}</noinclude>
quelli. Messo in allarme da una erronea informazione di un suo diplomatico, il governo napoletano ordinò l’arresto di tutta la brigata. Il Pflug con una parte di essa tradotto in Castel nuovo ebbe cosí occasione d’incontrarsi e fare amicizia col Campanella. E questa, sebbene strettasi nel giro di meno di due mesi, non fu un’amicizia effimera, com’era avvenuto col Gentile, ma tenace e costantemente affettuosa, cementata da una benevolenza quasi paterna per una parte e per l’altra da un’ammirazione piú che rispettosa entusiastica. Piú di quattr’anni dopo questi vincoli comuni di affetto sono tutt’altro che allentati, e il Campanella, per esortare il giovane amico a spezzare un certo legame femminile poco degno di lui, gli scrive una delle piú vivaci e patetiche lettere che di lui ci siano rimaste, intramezzata di effusioni, ricordi e confidenze intime, e col tono di chi sente di poter ammonire l’amico col diritto di un secondo padre, che l’amico stesso gli aveva conferito nel chiamarlo maestro<ref>{{Sc|Am. T. C.}}, II, pp. 346-48; {{Sc|Am. Cod.}}, pp. 22-24. La lett. del C. al P., senza data, ma dell’autunno 1607, fu per la prima volta pubbl. integralmente nel med. {{Sc|Am. Cod.}}, pp. 63-68; ripubbl. in T. C., ''{{TestoCitato|Lettere (Campanella)|Lettere}}'', a cura di {{Sc|V. Spampanato}}, Bari, Laterza, 1927, pp. 117-23.</ref>.
Per comprendere meglio come potettero stabilirsi in cosí breve tempo rapporti cosí stretti e cosí duraturi, e come l’amicizia di questo giovane straniero sia stata tramite ad altre amicizie, bisogna ricordare che il Pflug, luterano, nel tempo che s’incontrò col Campanella cominciava ad essere vacillante nella sua fede. Era nel momento psicologico propizio per un’opera di conversione, e il Campanella vi si applicò con ardore fondendola col suo insegnamento filosofico. Liberato, il Pflug giunse a Roma pieno di spirito campanelliano, e senza dubbio anche in materia di fede i germi gettati dallo straordinario frate maturarono nel suo animo e contribuirono validamente nel determinarlo di convertirsi al cattolicismo. Questo cambiamento radicale della sua vita fu anche occasione di nuove conoscenze negli ambienti romani intorno al Vaticano, una delle quali fu di un altro neofita, e suo concittadino, giustamente pregiato per la sua dottrina ed abilitá dialettica e giustamente spregiato e guardato con diffidenza pel suo carattere.
Quel curioso e ambiguo tipo di filologo tedesco che fu lo Scioppio, diventato una lancia spezzata della pubblicistica della Controriforma dopo l’abiura del luteranesimo — ma conservando<noinclude></noinclude>
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sempre una vorace curiositá da umanista per tutte le manifesazioni letterarie ed un irrequieto gusto d’intrighi e di prebende — cominciò ad avere una conoscenza concreta del Campanella attraverso le parole infiammate del nuovo giovane amico, il quale lo incitò a leggere le copie di opere filosofiche e politiche, che aveva portate seco nell’uscire da Castel nuovo (l’''Epilogo di fisiologia''; la seconda redazione della ''Monarchia di Spagna''; forse altre), e ad usare il grande credito acquistatosi nelle alte sfere della Curia romana per tentare la liberazione dell’illustre prigioniero. Partito poi da Roma si recò in Germania, dove, per la mutata fede, dovette essere accolto con piú intima cordialitá dai Fugger, che erano il fulcro di parte cattolica nei paesi renani. Anche ad essi il Pflug parlò calorosamente del lontano amico prigioniero, prospettò tutto il bene che da lui liberato e in condizioni di scrivere apertamente sarebbe venuto alla causa cattolica in Germania, ed incitò soprattutti Giorgio Fugger a fare uso del suo ascendente o del suo danaro perché il Campanella in un modo o nell’altro uscisse di prigione, o mediante trattative diplomatiche dei principi cattolici tedeschi con la corte di Spagna o per intercessioni vaticane o con la fuga<ref>{{Sc|Am. T. C.}}, II, pp. 393-95.</ref>.
Di tutti questi progetti lo Scioppio fu consapevole e partecipe; ma anche in questa occasione il suo carattere non si smentí. In un primo momento il suo ingegno di umanista dotto ed acuto fu vivamente colpito da quella rivelazione; ma subito dopo prevalsero motivi pratici personali. Egli era allora nel fervore delle polemiche contro i suoi antichi correligionari — ricorda opportunamente l’Amabile — e si era impegnato nella controversia dell’Anticristo. Andava in cerca di appoggi dottrinali, e dai libri ricevuti in lettura dal Pflug, e forse da qualche altro che correva manoscritto e che fu invogliato a ricercare, «riconobbe nel Campanella il suo uomo, si offrí di acquistargli la libertá e disse volerlo compagno nei suoi roventi disegni da neofito, che poi riuscirono ad imprese di maneggi diplomatici assai piú utili per la persona sua»<ref>{{Sc|Am. Cod., pp. 73-74.}}</ref>.
Verrá un tempo infatti, in cui lo Scioppio comportandosi sempre piú mollemente nei riguardi del Campanella, per non arrischiare il suo credito in Curia, e lasciando cadere le mirabolanti promesse, finí per trascurare del tutto gl’interessi del povero {{Pt|pri-|}}<noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione||{{Sc|nota}}|269}}</noinclude>
{{Pt|gioniero,|prigioniero,}} che non collimavano piú coi suoi, anzi lo rendevano uggioso agli alti prelati, e «non si degnò piú di rispondere alle lettere di lui»<ref>{{Sc|Am. Cod.}}, p. 76; {{Sc|Am. T. C.}}, II, p. 409 sgg. {{Sc|D. Berti}}, ''Nuovi documenti su T. C.'', Roma, Tip. bodoniana, 1881, p. 26. </ref> . Ma questo avvenne alcuni anni dopo. In quel momento, nel fervore dei suoi progetti, cercò non solo di addentrarsi rapidamente nell’opera del Campanella; ma poi anche di avvicinarlo di persona. Ci fu prima uno scambio di lettere tra i due (inverno 1607), e la primavera seguente lo Scioppio intraprese un viaggio a Napoli a questo scopo<ref>{{Sc|Am. T. C.}}, III, p. 596 sgg.; {{Sc|Am. Cast.}}, I, p. 14. Per errore il C. in {{Sc|Syntg}}., I, 3, p. 35, dá a questo viaggio, che durò precisamente dall’aprile all’agosto 1607, la data del 1608. Circa le frequenti inesattezze di quest’op. vedi in seg. pp. {{pg|284}}-{{pg|285|5}}. </ref>. Quel viaggio però non ebbe tutti i risultati, che i due interessati si ripromettevano, se, come pare certo, bisogna concludere con l’Amabile che il visitatore, benché autorevole per le protezioni della Curia romana e personalmente ricco di espedienti, non riuscí ad infrangere la severa clausura, nella quale il prigioniero era tenuto ancora in quegli anni e non si allentò in qualche misura (e non sempre) se non dopo il 1610. Ed egualmente è da rigettare con l’Amabile l’opinione che si trattasse di una specie di missione diplomatica presso il governo vicereale promossa da {{AutoreCitato|Papa Paolo V|Paolo V}} per ottenere la liberazione del Campanella, sebbene questo abbia affermato il Campanella medesimo per ragioni di opportunitá<ref>In {{Sc|Syntg}}., loc. cit., e cfr. {{Sc|D’Anc}}., I, pp. {{Sc|clxi, clxvii}}; {{Sc|Am. T. C.}}, II, p. 396; {{Sc|Am. Cast.}}, I, p. 46; 50-51; {{Sc|Am. Cod.}}, p. 78.</ref>.
Non è detto con questo che il viaggio, il tentativo d’incontro e l’interessamento dello Scioppio non abbiano giovato a nulla sia per alleviare le condizioni materiali del prigioniero, che allora erano detestabili, sia per diffondere nel pubblico delle persone colte la fama del suo alto intelletto e delle sue grandi sventure. Questo episodio fu anzi un altro anello della catena, lungo la quale faticosamente si fecero strada verso la posteritá le poesie campanelliane. Perché lo Scioppio ebbe in mano anche buona parte di queste, se non tutte quelle scritte fino allora, e sebbene i suoi interessi di studioso e di pubblicista polemico lo attirassero soprattutto sulla produzione filosofica e di controversia teologica, tuttavia, tornato a Roma, nel parlare agli amici del frate enciclopedico, non poté mancare di citare e mostrare saggi della sua produzione poetica.<noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|270|{{Sc|nota}}|}}</noinclude>
C’era tra questi amici romani un suo giovane connazionale, Enrico di Bünaü (italianamente Bina), che anche lui apparteneva alla larga cerchia di parentele e conoscenze dei banchieri Fugger. Negli anni che seguirono tanto il Pflug quanto lo Scioppio e le famiglie dei Fugger e dei Bünaü si adoperarono in vario modo ed a varie riprese in favore del Campanella. E in questo frattempo cresceva nella casa dei Bünaü a Meissen un giovinetto, fratello minore di Enrico, Rodolfo di Bünaü, sotto la guida di un aio intelligente e amante dei buoni studi, Tobia Adami. (Vedi {{Sc|Ind.}}, s. q. n.). Giunto all’adolescenza, i parenti stabilirono di fargli compiere un lungo viaggio d’istruzione in Oriente e in Italia. E di ritorno da Gerusalemme i due viaggiatori sostarono a Napoli, col vivo desiderio di conoscere da vicino quel monaco filosofo, cospiratore, poeta e quasi mago, la cui fama circolava nei racconti familiari come una leggenda. Dopo il pellegrinaggio in Terra santa, fu in certo qual modo un pellegrinaggio anche questo, nel mondo della scienza esoterica e della poesia.
Il Bünaü e l’Adami si trattennero a Napoli dal febbraio all’ottobre del 1613. In quel tempo il Campanella si trovava in condizioni meno desolate che in quello della tentata visita dello Scioppio; sebbene a sbalzi ed a libito delle autoritá, si tolleravano a suo beneficio certe infrazioni allo stretto regime carcerario. Cosí non fu difficile ai due stranieri superare la soglia del Castello dell’uovo, dove da qualche anno era stato trasferito, e avvicinare piú d’una volta il prigioniero tanto ricercato e trattenersi ogni volta con lui in lunghi colloqui, che si trasformarono ben presto in un vero e proprio corso di filosofia, completato da uno scambio di lettere. Il Campanella non si appagò di questo; ma per prodigare agli ospiti graditi tutti i tesori della sua sapienza riposta trasse l’oroscopo astrologico del nuovo giovanissimo discepolo, oroscopo che fu assai promettente, e chi sa con quanta sincera compunzione fu ascoltato.
In quest’atmosfera di entusiasmo e di reverenza insieme si strinsero i legami di amicizia tra il Campanella e l’Adami, che non si spezzarono né si allentarono mai. Se il Bünaü, sedicenne, si trovava naturalmente pronto a risentire il fascino di un uomo come il Campanella, l’Adami, per quanto avesse superato la trentina e conoscesse il mondo, non fu meno impressionato del suo giovane allievo. Doveva essere un temperamento serio, riflessivo, ma anche aperto al senso della poesia. Cosí mentre il Pflug fu<noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione||{{Sc|nota}}|271}}</noinclude>
precipuamente attratto dalla produzione speculativa del Campanella, e lo Scioppio dalla pubblicistica teologica che favoriva i suoi riposti bisogni, l’Adami, pur raccogliendo quanto piú poteva della produzione campanelliana, ebbe lui per primo veramente l’intuito di trovarsi davanti ad un poeta originalissimo. Fu lui inoltre a comprendere che la parte sostanziale delle poesie si legava strettamente alla produzione filosofica di quel singolare pensatore e ne formava come il commento lirico; e perciò, dando poca attenzione alle poesie di carattere puramente occasionale e di scarso valore, si fermò e mise in rilievo tutta l’importanza della restante poesia, che potrebbe dirsi gnomica<ref>{{Sc|Am. Cod.}}, p. 127 sgg.; {{Sc|Am. Cast.}}, I, p. 160 sgg.</ref>.
Nel congedarsi dall’Adami il povero prigioniero reiterò anche a lui le raccomandazioni che l’opera sua, che aveva affidata nelle sue mani e dalla cui pubblicazione tanto si riprometteva, non finisse anche questa volta per circolare di soppiatto in qualche copia manoscritta o addirittura abbandonata alla curiositá dei topi; e l’Adami promise, e con animo piú risoluto e sincero dei suoi predecessori. Tornato in patria infatti, in un tempo relativamente breve rispetto alle difficoltá da superare, imprese per la prima volta una pubblicazione approssimativamente metodica di un buon gruppo di opere campanelliane: ''Prodromus philosophiae instaurandae'' (Francoforte, 1617); ''De sensu rerum et magia'' (Francoforte, 1620); ''Apologia di Galileo'' (Francoforte, 1622: questa scritta dal Campanella ed inviatagli nel 1616); ''Philosophia realis epilogistica'', a cui fanno seguito gli ''Aforismi politici'' e la ''Cittá del sole''. Trasmise inoltre all’amico Cristoforo Besold la ''Monarchia di Spagna'', che ne dette la traduzione tedesca nel 1622 (senza luogo di ed.)<ref>{{Sc|Am. Cod.}}, p. 130; {{Sc|Gent}}., I, p. 294.</ref>.
Né trascurò le poesie.
Fin dalla prima pubblicazione, in prefazione al ''Prodromus'', dette notizia e promise la pubblicazione di esse, solo dubitando che in Germania si potesse intenderle ed apprezzarle nel loro giusto valore; inoltre con un certo legittimo orgoglio riportò quel sonetto a lui dedicato, che fu poi compreso anche nella ''Scelta''<ref>Vedi p. {{pg|113}} e cfr. {{Sc|Gent.}}, I, pp. 293-94.</ref>. Quindi, per preparare il terreno presso il pubblico, fece tradurre<noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|272|{{Sc|nota}}|}}</noinclude>
in tedesco alcune poesie dall’amico Giov. Valentino Andrea<ref>Inserite dall’A. in ''Geistliche Kurzweil'' (1619): cfr. {{Sc|Gent}}., I, p. 294; {{Sc|Am. Cod.}}, p. 139.</ref>; e finalmente nello stesso anno della stampa dell’''Apologia di Galileo'' dette alla luce un volumetto contenente ottantanove poesie accompagnate da un commento — avuto dal medesimo autore, come si vedrá in seguito (p. {{Sc|288}}).
L’Amabile ha dato una esatta descrizione di questo cimelio:
«Il libro è cosí intitolato:
{{Sc|Scelta}} | ''D’alcune'' | {{Sc|Poesie filo-}} |
{{Sc|sofiche}} | ''di'' | {{Sc|Settimontano Squilla}} | Cavate da’ suo’ libri | detti | {{Sc|La Cantica}} | ''Con l’esposizione:'' | ''Stampato nell’anno'' | {{Sc|m.dc.xxii}}.
È in quarto piccolo, ha pagine 8 di dedica ed indice (ma compreso anche il frontespizio) e pagine 128 di testo, nell’ultima delle quali si trova un «''Corregimento de gli errori della stampa''»;... presenta le note in corsivo su’ margini delle pagine, ed è veramente impresso con caratteri stanchi su carta assai scadente, come del resto si vede in molte edizioni tedesche dell’epoca»<ref>{{Sc|Am. Cod.}}, pp. 99-100.</ref>.
L’opera non reca nessuna indicazione della stamperia e del luogo di pubblicazione; ma tutto fa credere che sia stata stampata in Germania, come giá prima dell’Amabile affermava l’Orelli nella prefazione alla sua ristampa (della quale parlerò tra breve), avanzando anzi la supposizione che molto probabilmente il libro fosse uscito da una tipografia di Wolfenbüttel (vedi appresso, p. {{pg|274}}).
La ragione di questa pubblicazione quasi clandestina è facile a comprendere. Non aveva torto l’Adami a dubitare che questa poesia, che richiede amorosa attenzione anche da parte del lettore italiano, potesse avere una qualche diffusione in un paese straniero d’idioma tanto diverso. Per di piú la poesia di quello strano frate, che s’era fatto ardente campione dell’anti-luteranesimo, ma che anche si trovava in fondo a un carcere con una condanna d’eresia da parte del S. Uffizio e un’altra per ribellione contro il suo governo, la quale sempre gli pendeva sul capo; e che tuttavia in verso come in prosa continuava a battagliare contro lo stato e contro la chiesa — praticamente contro qualsiasi chiesa canonica —; una tale poesia non poteva essere vista che<noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione||{{Sc|nota}}|273}}</noinclude>
con diffidenza in un paese arso dalla guerra religiosa, come la Germania in quel tempo.
Il libretto circolò tra una ristretta cerchia di amici e letterati curiosi di cose nuove ed esotiche; poi presto disparve, come sepolto.
{{Ct|f=120%|v=2|t=2|III}}
Ci passarono sopra quasi due secoli. Che il Campanella avesse scritto anche in versi si sapeva dalla testimonianza autobiografica del ''De libris propriis'' e dal catalogo metodico dei suoi scritti, che il Campanella fece seguire all’edizione parigina della ''Philosophia rationalis'', primo volume delle progettate opere complete<ref>T. C., ''Phil. rat.'', Parigi, Du Bray, 1638. Vedi foglio aggiunto dopo la p. 258 del to. II, ed ultima dell’op.</ref>; ma nessuno fino all’alba del secolo XIX ricercò quei versi. Dalla metà del Seicento, del resto, fino alla fine del Settecento era eclissata anche la fama del Campanella filosofo. Chi si sarebbe affannato a ricercare l’opera dispersa di uno scrittore, di cui pochissimi si curavano di conoscere l’opera ancora a portata di mano?
Ed infatti la resurrezione del Campanella poeta avvenne attraverso la rivalutazione del Campanella filosofo, ai primordi del movimento romantico tedesco. Giá veramente quell’ingegno universale che fu il {{AutoreCitato|Gottfried Wilhelm von Leibniz|Leibniz}} lo studiò, lo riconobbe tra gli spiriti piú eccelsi e istituí un parallelo con lo {{AutoreCitato|Thomas Hobbes|Hobbes}} a tutto vantaggio del filosofo calabrese:
«Che si è pensato di piú ingegnoso di quel che {{AutoreCitato|Cartesio|Descartes}} in fisica od Hobbes in morale? Paragonisi intanto quello con {{AutoreCitato|Francesco Bacone|Bacone}}, questo con Campanella, e si vedrá quelli strisciare al suolo, questi innalzarsi e poggiare alle nuvole per l’altezza dei pensieri, dei consigli, dei disegni, quanto può esserne capace l’umana natura»<ref>{{Sc|D’Anc.}}, I, pp. {{Sc|cccxii, cccxliii}}.</ref>.
Che non è poco. Le fortune campanelliane si risollevavano, e si avvicinava il tempo che anche la sua poesia fosse tratta dall’oscuritá secolare e ottenesse il suo giusto riconoscimento. Sulla fine del Settecento lo Herder ebbe occasione di studiare l’opera poetica di Giov. Valentino Andreä, per preparare la {{Pt|pre-|}}<noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|274|{{Sc|nota}}|}}</noinclude>
{{Pt|fazione|prefazione}} che egli scrisse per la edizione di Lipsia del 1786. Ed in quella occasione indubitatamente essendosi trovato davanti ai saggi di traduzione, che lo Andreä compose per incitamento dell’Adami, con quel sicuro intuito del suo spirito geniale riconobbe e si accese per quella poesia cosí lontana dalle vie battute. Approfondí l’argomento; ebbe la fortuna di mettere le mani su uno dei rarissimi esemplari della ''Scelta'' ancora esistenti e agl’inizi dell’Ottocento, in uno dei fascicoli della sua rivista ''Adrastea'' pubblicò un saggio di traduzione di ventisette poesie del Campanella, facendole seguire da una breve, ma calorosa notizia sul nuovo Prometeo e sulla fortuna del suo misterioso libro di versi<ref>{{Sc|D’Anc}}. pp. {{Sc|cccxii, cccxxxix}} sgg.; {{Sc|Gent}}., I, pp. 294-95 e cfr. {{Sc|Herder}}, ''Sämmtl. Werke'' hg. vedi {{Sc|B. Suphan}}, {{Sc|xxvii}} (Berlin, 1881) 332-46 e 361-62. Le poesie trad. dallo H. corrispondono precisamente ai seguenti numeri della ''Scelta'': 1, 2, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 15, 16, 17, 24, 25, 30, 32, 40, 41, 42, 59, 65, 67, 75, 78.</ref>.
Ancora pochi decenni ed esso uscirá dall’ombra, anche materialmente come libro, e sará stampato in un numero conveniente di copie, in una seconda e piú degna edizione, la quale finalmente sará la prima edizione uscita da una stamperia italiana. Per arrivare a questa ci fu bisogno di uno di quegli intermediari, che sono tanto benemeriti alla circolazione del pensiero. {{AutoreCitato|Johann Caspar von Orelli|Gaspare Orelli}}, l’illustre filologo zurighese, il cui nome è legato alla monumentale edizione di Cicerone, vissuto in gioventú tra la Lombardia e i Grigioni, s’impossessò del nostro idioma e s’appassionò della nostra poesia, di cui diffuse la conoscenza nei paesi di lingua tedesca. Nel corso di questi studi e ricerche continuava ad alimentare un suo sogno giovanile: possedere e mettere alla luce tutte le poesie di quel misterioso poeta calabrese, di cui le pagine dello Herder avidamente lette avevano lasciato nel suo spirito un’impressione incancellabile. Proseguí instancabile le ricerche per venticinque anni, sinché — egli stesso racconta con commossa parola — si poté «procacciare da un angolo dell’ultimo settentrione della Germania quel canzoniere oltre ogni credere rarissimo, dimodoché in tutta Italia forse non n’esiste neanche una sola copia».
Il rarissimo esemplare gli pervenne da Wolfenbüttel, onde argomentò che ivi fosse stato stampato; e su quello condusse la nuova edizione, che uscí nel 1834<ref name="p280">''Poesie'' | ''filosofiche'' | di {{Sc|Tommaso Campanella}} | pubblicate per la prima</ref>.<noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione||{{Sc|nota}}|275}}</noinclude>
Quella dell’Orelli era opera di pioniere, e non gli si poteva chiedere la perfezione. Con un poeta come il Campanella e un testo come la prima edizione tedesca e nessun altro aiuto che l’induzione, da parte di uno studioso straniero, che conosceva con sicurezza l’italiano classico, ma non un italiano intriso di dialettalismi, deficienze ed equivoci d’interpretazione erano inevitabili. Una vera e propria manchevolezza da parte di un valente filologo come l’Orelli, fu di avere sbadatamente trascurato l’errata-corrige del prototipo (vedi p. {{pg|272}}); e un’altra deficienza essenziale derivò dall’avere trattato con disinvoltura il commento, parafrasandolo e riassumendolo in annotazioni proprie. È vero che egli era sviato da un’asserzione erronea dello stesso Campanella nel ''De libris propriis'' (vedi p. {{pg|288}}), la quale gli faceva attribuire ad altra mano quel commento; però ad un filologo insigne come lui, se si fosse fermato a fare un po’ di critica interna di quel testo, non sarebbe potuta sfuggirne la indubitabile paternitá, come avvenne infatti agli studiosi posteriori.
Deficienze secondarie sono il non aver riprodotto integralmente, ma qua e lá con abbreviazioni peggiorative, i titoli dell’indice della prima edizione — che anch’esso si deve ritenere steso dall’autore —, e di avere tolta la dedica dell’Adami ai suoi amici e con lui ferventi ammiratori del Campanella (vedi in questa ed. pp. {{pg|3}}-{{pg|5}}), sostituendola con una propria agli eminenti filologi tedeschi Blanc, Gries, Streckfuss, Wagner e Witte.
Da questa edizione proviene quella che il giovanissimo D’Ancona curò, con un acume critico, che studiosi assai piú maturi potevano invidiargli, per la scelta di opere campanelliane pubblicata nella ''Nuova biblioteca popolare'' del Pomba nel 1854 (piú volte cit.). Le poesie vengono immediatamente dopo il lungo discorso del D’Ancona sulla vita e le dottrine del Campanella (pp. {{Sc|ix-cccxliii}}), e con esse si chiude il primo dei due volumi della raccolta. Si noti che l’edizione non si presenta come nuova, ma piú modestamente come una «seconda edizione con molte correzioni» di quella dell’Orelli (p. 1), di cui riporta anche la dedica (p. 7) e la prefazione. Alla dedica dell’Orelli il {{Pt|D’An-|}}
<ref follow="p280">volta | in Italia | da {{Sc|Gio. Gaspare Orelli}} | professore all’Universitá di Zurigo | Lugano | Presso Gius. Ruggia e C. | {{Sc|mdcccxxxiv}} (pp. {{Sc|xx}}-123 e 1 non num.).<br>{{gap|1.5em}}
L’esemplare posseduto dall’Orelli fu poi da lui donato alla Stadt-Bibliotheck di Zurigo.</ref><noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|276|{{Sc|nota}}|}}</noinclude>
{{Pt|cona|D’Ancona}} fa precedere una sua breve notizia bibliografica (pp. 3-6); però in questa edizione si può trovare anche la dedica originale dell’Adami nella raccolta di documenti, che chiudono il discorso del D’Ancona. Infatti il doc. E, a p. {{Sc|cccxxxix}} sgg., è la traduzione del famoso articolo dello Herder nell’''Adrastea'', nel corso del quale, tra l’altro, è riportata integralmente la dedica dell’Adami. Se non che nella edizione D’Ancona questa traduzione di una traduzione sforma qua e lá il testo originale, com’ebbe a dimostrare l’Amabile<ref>{{Sc|Am. Cod.}}, pp. 101-105.</ref>.
Poiché non si trattava che di una ristampa migliorata e il nuovo editore non aveva sotto mano materiale nuovo, non poteva fare altro che rielaborare il vecchio con quella maggiore e piú disinvolta padronanza della lingua italiana, che gli veniva dalla sua origine toscana, sebbene si trovasse poi in condizioni non molto superiori all’Orelli per quello che riguardava la conoscenza — tanto necessaria in questo caso — dei linguaggi vernacoli, nei quali si approfondí solo parecchi anni dopo, quando intraprese gli studi sulla poesia popolare italiana.
Rimasero cosí inevitabilmente troppe incertezze od oscuritá non dilucidate; e rimase inoltre, pel fatto stesso che si trattava solo di una seconda edizione, il doppio grosso difetto della prima: il mancato impiego dell’errata-corrige e l’arbitrario rimaneggiamento del commentario originale<ref>Il D’Ancona anzi in questo punto credette bene di modificare il testo dell’ed. Orelli, aggiungendo al titolo originale: ''Poesie filosof. di T. C.'' le parole: ''col commento di T. Adami'' (vedi {{Sc|D’Anc.}}, I, p. 1). Sul testo Orelli-D’Ancona, oltre {{Sc|Am. Cod.}}, pp. 101-23, vedi {{Sc|G. Bustelli}}, ''Emendazioni critiche al testo delle Poesie filosofiche di T. C.'' (1875) in ''Scritti'', {{Sc|ii}} (Salerno, 1878), 180-238.<br>{{gap|1.5em}}
Nulla aggiunge ad una migliore conoscenza del testo campanelliano la ristampa quasi completa inserita da {{Sc|L. Leoni}} nella sua ''Istoria della Magna Grecia e della Brezia'' (Napoli, 1861) e pubbl. anche in un estr. a parte (''Poesie filosof. di T. C.'' estr. dal cap. XXXVI, vol. II della ''Istoria'' etc. di N. L., Napoli, 1861). Su questa pubblic. scrisse {{Sc|{{AutoreCitato|Vittorio Imbriani|V. Imbriani}}}} (con lo pseudon. di I. Moeniacoeli) in ''Giorn. napolet. della domen.'', 20 gennaio 1882, a cui rispose {{Sc|L. Amabile}} nello stesso periodico il 12 febbraio seguente.</ref>.<noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione||{{Sc|nota}}|277}}</noinclude>
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Con la ristampa D’Ancona si chiude il periodo della ricostruzione congetturale, a tastoni, del testo delle poesie campanelliane. Diciassett’anni dopo appariva il libro sul ''Codice delle lettere del Campanella'', etc., con cui l’illustre scienziato e storico Luigi Amabile metteva la prima pietra del monumento da lui innalzato allo stilese con le ricerche indefesse e le poderose opere che seguirono.
Per quello che riguarda il Campanella poeta l’Amabile fece due scoperte fondamentali, che lo misero in grado di fornire finalmente quegli strumenti di comparazione e accertamento indispensabili per una metodica esplorazione filologica:
{{gap|1em}}1. Un nuovo esemplare della prima edizione, recante delle peculiaritá di eccezionale valore;
{{gap|1em}}2. Un codice manoscritto di poesie campanelliane, per la massima parte inedite.
La prima scoperta fu fatta nella Biblioteca dei Gerolamini di Napoli, nel fondo, che costituí giá la biblioteca del celebre economista e bibliofilo Giuseppe Valletta, acquistata dopo la sua morte, ai primi del Settecento, da quei padri oratoriani<ref>Il libro da lui posseduto era semplicemente cit. dal V. in una sua opera, che aveva fatta anche stampare, ma non vide la luce. È da presumere che il {{AutoreCitato|Giambattista Vico|Vico}}, assiduo in quella casa, abbia avuto sotto gli occhi il libro, sebbene non se ne trovi menzione nelle sue opp. Cfr. {{Sc|Gent}}., I, p. 294, e per esaurienti notizie sul Valletta vedi {{Sc|B. Croce}}, ''Uomini e cose della vecchia Italia'', Bari, Laterza, 1927, pp. 278-80.</ref>. Dandone annunzio nel suo libro su ''Il codice delle lettere'' etc., l’Amabile con legittima soddisfazione scriveva:
«Può... facilmente immaginarsi la nostra sorpresa, e diremo anche il nostro rossore, nel trovarcelo non ha guari a casa [dopo averlo ricercato in tanti paesi], nella Biblioteca dei PP. Gerolamini, dove mai avevamo saputo che fosse, mentre pure da tutti era stato desiderato oltremodo, per averne un po’ di luce su’ manifesti errori corsi in gran copia nella edizione dell’Orelli. Ma difficilmente potrá intendersi la nostra ulteriore sorpresa, nel rilevare di primo tratto, guardando il frontispizio e poi alcune pagine di questo esemplare, che esso ha dovuto appartenere al Campanella, da cui è stato cifrato e corretto a penna in molti luoghi» (p. 99).<noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|278|{{Sc|nota}}|}}</noinclude>
E faceva seguire un’accurata descrizione, che è bene trascrivere:
«L’esemplare di cui trattiamo ha nel frontispizio, sulla parola «Settimontano» una cifra a penna (F.-C. riunite in modo speciale e con tre puntini caratteristici) che è la cifra del ''Frate Campanella'', facile a riconoscersi allorché si è veduta qualche sua lettera autografa... Nel corso di esso veggonsi di tratto in tratto correzioni a penna, una delle quali rappresenta un verso tutto intero [si tratta del v. 1 del n. 5, che nel testo della 1<sup>a</sup> ed. e nelle sgg. si legge: «Dentro un pugno di cervel sto, e divoro»], due aggiungono o mutano qualche parola [allude al v. 12 del n. 10, dove il «tu» è aggiunto a penna, ed alla espos. al madr. 8 del n. 75, dove la frase: «piú miracoli ci vanno in volta» è trasformata in «piú miracoli ci vogliono»], le altre sono costituite da aggiunte o mutamenti di una lettera, di una virgola, di un accento, di un tratto d’unione, ovvero son costituite da cancellature. Si comprende che non può qui pretendersi un facile riscontro di caratteri... Pure in alcune lettere, come per es. la T maiuscola, si vede chiaramente la prima lettera della cifra del Campanella... C’è poi nell’esemplare un’altra particolaritá a nostro parere degnissima di considerazione. Esso venne ligato, senza dubbio nel secolo XVII, in pergamena sfoderata, sul dorso della quale fu scritto longitudinalmente: «Poesie del Campanella»: oggi la covertura di pergamena vedesi in gran parte staccata ed abbastanza sciupata, ma il libro non ne ha punto sofferto, e mostra sempre di essere stato giá prima tenuto a lungo fortemente ripiegato in quattro, come un fascicolo di carta qualunque, innanzi che venisse ligato. Le tracce del ripiegamento, in tutto il libro, non sparirono affatto malgrado le solite manipolazioni della ligatura... Ciò fa legittimamente ritenere che il libro sia stato tenuto a lungo in tasca anziché altrove; e per siffatta circostanza tanto piú viene in mente che esso abbia appartenuto al Campanella, il quale di certo nella sua prigione non aveva un luogo in cui riporlo e forse anche aveva ragione di sottrarlo agli occhi dei curiosi» (pp. 100-101)<ref>Solo da poco tempo Benedetto Croce è riuscito a scoprire un terzo esemplare della ed. principe, assai bello per l’ottimo stato di conservazione, e che trovasi presentemente nella sua biblioteca.</ref>.
La seconda scoperta fu fatta a Roma presso privati. Si trattava di una miscellanea di manoscritti riguardanti direttamente o {{Pt|in-|}}<noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione||{{Sc|nota}}|279}}</noinclude>
{{Pt|direttamente|indirettamente}} il processo del Campanella, nel 1875 donata da un impiegato pontificio ad un ecclesiastico suo amico<ref>Per maggiori particolari vedi la nota bibliografica di V. Spampanato in T. C., ''Lettere'', ed. cit., pp. 427-28.</ref>. Di mezzo a questi documenti ritornò alla luce quella copia incompleta intrapresa da fra Pietro Ponzio, che le autoritá carcerarie avevano sequestrata e della quale si era perduta ogni traccia ed ogni ricordo.
L’Amabile descrive cosí il prezioso ritrovamento. Le poesie sono «tutte riunite in un libretto coverto di pergamena con residui di nastri di seta messi per fermagli. Il libretto non ha titolo, ma solo un principio di dedica cosí concepita: ''Al molto Ill.<sup>e</sup> Sig. Francesco Gentile Patritio della Rep.<sup>a</sup> Genovese mio Padron Colendissimo — Havendo io visto con quanto desiderio V. S. va cercando li Sonetti del Padre Campanella...''; né va piú oltre, ma tutto il resto della pagina rimane bianco. Il carattere è di mano di fra Pietro Ponzio, vi sono qua e lá correzioni, talune forse di mano del Campanella, altre peggiorative»<ref>{{Sc|Am. T. C.}}, III, p. 549.</ref>.
La raccolta, acquistata dall’Amabile, passò alla sua morte per legato alla Biblioteca nazionale (ora Vittorio Emanuele III) di Napoli, e fa parte del vol. V dei ''Processi ecclesiastici di Campanella e soci'', col titolo: ''Processo di Napoli — Scritture trovate a’ frati allegate'' (ms. {{Sc|xi}}, AA, 28, a ff. 97-178).
La paternitá del Campanella per le poesie comprese in questo codice è stata assodata dal medesimo Amabile mediante gli stessi atti processuali<ref>{{Sc|Am. T. C.}}, III, pp. 526-27.</ref>. Solo di una (il n. 22 a p. {{pg|248}} di questa ed.) si può con qualche fondamento dubitare che sia del Campanella<ref>{{Sc|Am. T. C.}}, II, 297.</ref>. Le poesie contenute nel manoscritto sono 82 e non sono solamente sonetti, come è detto nella dedica; quindici di esse fanno parte anche della edizione Adami, cioè quelle segnate in essa coi numeri: 19, 20, 21, 22, 36, 37, 38, 39, 45, 50, 51, 53, 55, 60, 61.
Si avverta che il sonetto caudato: ''Grecia, tre spanni di mar'' (pp. {{pg|216}}-{{pg|218|8}}) è non precisamente una riproduzione, ma un rifacimento, solo formale però, del n. 36 della ''Scelta''.
In questo stesso libro, in cui dava il primo annunzio di {{Pt|en-|}}<noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|280|{{Sc|nota}}|}}</noinclude>
trambe le scoperte, l’Amabile le utilizzò assai fruttuosamente stabilendo tre rubriche <ref>{{Sc|Am. Cod.}}, pp. 104-27.</ref>:
1. Nella prima sono messe in reciproco confronto il prototipo (tenendo conto dell’errata-corrige trascurato dagli editori posteriori) e le due edizioni similari Orelli-D’Ancona;
2. Quindi sono riportate le correzioni a penna che si trovano esclusivamente sull’esemplare della prima edizione che trovasi nella Biblioteca dei Gerolamini<ref>Per maggiore dilucidazione del testo l’Amabile chiuse il libro con una tavola, nella quale sono dati un facs. della scrittura del C., del frontespizio della ''Scelta'', dov’è la sigla del C., e di due brani delle pp. 4 e 5, che recano correzioni a penna.</ref>;
3. Infine le «varianti tratte da un manoscritto del 1602»<ref>Piú esattamente del 1601, poiché nell’agosto di quell’anno fu tolto dalle mani del proprietario (vedi retro, p. 266). La frase sopra riportata e l’altra del med. {{Sc|Am. Cod.}} a p. 103: «Furono [le poesie] nel 1602 raccolte da fra Pietro Ponzio» sono implicitamente corrette da {{Sc|Am. T. C.}}, III, p. 594, dove è detto: «Le poesie del C., raccolte da fra P. P., trovate nell’agosto 1601, emerse in processo nel 1602».
</ref>, e che da ora in poi, per brevitá, denomineremo qui ''Ms. Ponzio''.
Nel libro che fece seguire l’anno appresso l’Amabile pubblicò poi integralmente il ''Ms. Ponzio''<ref>{{Sc|Am. T. C.}}, III, pp. 549-81.</ref>. Né si fermò nelle sue ricerche, poiché pochi anni dopo trovò a Parigi nella Biblioteca Sainte Geneviève l’egloga per la nascita di Luigi XIV scritta nel dicembre 1638, pubblicata nel gennaio dell’anno dopo<ref>{{Sc|Am. Cast.}}, II, Docc., p. 347, cosí descrive l’ediz.: «Frontispizio: — ''Ecloga Christianissimis Regi et Reginae in Portentosam Delphini, orbis Christiani summae spei, nativitatem''. {{Sc|F. Thomas Campanellae}} Ord. Praed. Saeculorum excubitoris cantus cum annot. Discip. — sta qui una vignetta che reca lo scudo de’ Reali di Francia con la corona e i tre gigli, sotto cui una stella, dalla quale pende una campana col motto: {{Sc|Isai}}, 62: ''Propter Sion non tacebo'', e in basso e a destra una mano chiusa con l’indice spiegato verso lo scudo. Inferiormente si legge un altro motto: ''Donec egrediatur'' {{Sc|Iustus}} ''eius'', alludendosi a Luigi XIII, detto il giusto. — Ed a piede della pagina che costituisce il frontispizio: «Parisiis, apud Ioannem Du Bray, MCLXXXIX, cum permissu Superiorum». Le molte note, che l’accompagnano nella edizione parigina, son marginali».</ref>: componimento di nessun valore poetico e che ha un valore di pura curiositá storica, per quanto riguarda l’occasione che lo provocò e le complicate operazioni astrologiche, che vi sono contenute, per trarre l’oroscopo — naturalmente felicissimo — del neonato; ma di notevole importanza per la lunga digressione autobiografica, che vi è inserita (vv. 67-122). Questa egloga l’Amabile riprodusse<noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione||{{Sc|nota}}|281}}</noinclude>
nel 1887, nella parte documentaria dell’opera, con cui si chiude la biografia del Campanella ({{Sc|Am. Cast.}}, II, Docc., pp. 347-55), e nel testo la illustrò ampiamente con molte curiose notizie aneddotiche sull’oroscopo del Delfino<ref>Tratte la piú parte dai ''Mèmoires'' del conte di Brienne pubblicati dal Barrière (Paris, 1828): vedi {{Sc|Am. Cast.}}, II, pp. 132-35.</ref>, e mise in chiaro inoltre che quel «discepolo», a cui nel titolo si attribuiscono le note, e che l’Echard identificava per il giovane Filippo Borelli, al Campanella molto diletto, che lo seguì da Roma a Parigi e che lo serviva da amanuense ed amava chiamarsi suo nipote — e forse era fratello di chi fu forse figlio naturale del frate, cioè l’insigne matematico Giov. Alfonso Borelli —, era messo innanzi per ragioni di opportunitá, mentre anche le note sono in realtá di mano dell’autore<ref>{{Sc|Am. Cast.}}, II, pp. 135-37. Di tutte le questioni connesse coi due Borelli tratta esaurientemente {{Sc|Am. Cast.}}, II, Docc., p. 361 sgg. e {{Sc|Am. T. C.}}, III, p. 649 sgg.</ref>.
Dopo le indefesse e tanto fruttuose fatiche dell’Amabile la bibliografia campanelliana non ha potuto segnalare altro di nuovo che la duplice scoperta nella Biblioteca estense di Modena, da parte di Edmondo Solmi, e nella giá Biblioteca imperiale di Pietroburgo, da parte di J. Kvacala, dei frammenti degli ''Antiveneti'', il sesto dei quali comprende la «palinodia», con relativo sonetto, che è a pp. {{pg|251}}-{{pg|254|4}} della presente edizione<ref>Pubblicati dal Solmi nella sua ed. della ''Cittá del sole'', Modena, tip. della «Provincia», 1904, p. 52 sgg.; da J. Kvacala comunicati in una nota ''Intorno ad alcuni mss. finora non considerati di opp. di T. C.'', presentata all’Acead. pontaniana dal socio {{Sc|B. Croce}} (''Atti Acc. pont''., Napoli, 1913, mem. n. 3, pp. 4-9) e in ''Neue Nachträge Z. d. Abhandlung: Ueb. d. Genese der Schriften Th. C.'', in ''Acta et Commentationes Imp. Univ. Iurievensis'', 1913, pp. {{Sc|xx-xxiii}}; rived. e ripubbl. da
{{Sc|R. de Mattei}} in ''Studi campanelliani'', Firenze, Sansoni [1934], pp. 125-51 (e cfr. il cap. ''C. e Venezia'', pp. 21-31). Gli ''Antiveneti'' sono l’opera polemica contro Venezia, di cui fa menzione ed espone l’argom. il C. in {{Sc|Syntg}}., 3, p. 33 («...tres libros, videlicet Monarchiam Messiae Venetis... Item libellum Pro papa iuxta canones et politicam optimam; ac demum alium libellum, Lamentationes vocatum, instar Threnorum Hieremiae, mala futura in toto orbe, si dissidium illud amplius duraret, nunciantem per oraculorum et Scripturarum enucleationes»: i framm. sopra citt. appartengono a questa terza parte). Scritta dal C. intorno al 1606 per istigazione dello Scioppio, e nella speranza d’ingraziarsi Paolo V sostenendo le ragioni papali nella lotta dell’interdetto, e consegnata al medesimo Scioppio per farne omaggio al papa e poi pubblicarla, non fu né presentata al papa né pubblicata né restituita, e probabilmente gli fu sequestrata una volta che si trovò sul territorio della Repubblica, la quale dette la caccia a quante piú copie di quest’opera si trovassero in circolazione. Cfr. {{Sc|Am. T. C.}}, II, p. 396 sgg.; {{Sc|Am. Cast.}}, pp. 43, 78.</ref>.<noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|282|{{Sc|nota}}|}}</noinclude>
Queste pubblicazioni sparse facevano maggiormente sentire il bisogno di vedere unificati i testi poetici campanelliani venuti a nostra conoscenza. {{AutoreCitato|Giovanni Papini|Giovanni Papini}} ebbe la felice idea di andare incontro a questo desiderio degli studiosi, offrendo insieme un testo completo, ben curato e con un corredo di note che facilitasse la lettura anche a persone mezzanamente colte, secondo gli scopi della collezione, per la quale era destinato quel lavoro<ref>T. C., ''Le poesie''. Ed. completa rivista sulla prima ed. (1622) con l’aggiunta di 69 poesie, a cura di {{Sc|G. P., Lanciano}}, Carabba, 1913; in due volumi di pp. 175, 179.</ref>. E se il primo buon proposito fosse stato seguito da una indispensabile applicazione al compito addossatosi, la sua edizione avrebbe segnato una data nella bibliografia campanelliana. Rimase invece una delle tante buone intenzioni, delle quali è lastricato l’inferno; se non che può dirsi che produsse indirettamente questo favorevole effetto, che acuí negli studiosi il desiderio di un lavoro di quel genere<ref>Vedi recensioni di {{Sc|B. Croce}}: in ''Critica'', 1913, pp. 254-59, 338-40; {{Sc|T. Parodi}} in ''Nuova Cultura'', 1913, pp. 273-80; e cfr. {{Sc|Gent}}., I, p. 298.</ref>.
Subito dopo si mise all’opera con ben altra preparazione generale e specifica Giovanni Gentile, al quale è dovuta la prima edizione effettivamente completa ed organica delle poesie del Campanella, che è per l’appunto la prima edizione comparsa in questa collana nel 1915 e da qualche anno esaurita (T. C., ''{{TestoCitato|Poesie (Campanella, 1915)|Poesie}}'', a cura di G. G., Bari, Laterza, 1915, ''Scrittori d’Italia'', n. 70).
La raccolta è divisa, esattamente come in questa nuova edizione, in tre parti principali: la prima, dove è riprodotta l’edizione del 1622 integralmente, cioè anche col commento e l’indice originali (vedi retro, p. {{pg|275}}); la seconda, costituita dall’''Ecloga'', che non faceva parte della ''Scelta'', ma che vide la luce durante la vita dell’autore; infine tutte le altre poesie, che sono venute in luce dopo la sua morte, cioè quelle del ''Ms. Ponzio'' non comprese nella ''Scelta'' e la ''Palinodia'' per Venezia: tutte queste ordinate secondo un criterio logico e cronologico insieme, del quale farò parola tra poco.
Le direttive di massima per la revisione del testo furono cosí esposte dal Gentile:
«Per la ''Scelta'' io mi sono fedelmente attenuto al testo Adami corretto dall’autore... Ho modificato solo l’interpunzione e rammodernata la grafia, secondo il metodo generale degli ''Scrittori d’Italia'', ma ho rispettato scrupolosamente la stessa grafia, dove<noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione||{{Sc|nota}}|283}}</noinclude>
essa rispecchia forme dialettali proprie al C. Le poche correzioni (alcune delle quali proposte giá dal Bustelli [vedi nota a p. {{pg|276}}]) introdotte nel testo, perché sembratemi assolutamente richieste dal senso o dalle ragioni del metro e della rima, sono segnate qui appresso nella ''Tavola delle emendazioni''... [Dal ''Ms. Ponzio''] ho desunto... come opera del C. tutte le poesie che erano state escluse dalla ''Scelta''; per le quali non mi son contentato della diligente riproduzione dell’Amabile, ma mi son rifatto dal ms., solo arrecando al testo quelle lievi modificazioni ortografiche che mi sono state suggerite dallo stesso ms.... Per le quattordici poesie... della ''Scelta'', di cui è copia anche nel manoscritto scoperto dall’Amabile, ho creduto sempre di preferire la lezione a stampa, rappresentando essa una revisione posteriore, e in ogni caso la lezione data dallo stesso autore... Pure le differenze che corrono tra la lezione adottata e quella del ms. sono tutte segnate nella ''Tavola delle varianti Ponzio''... Per l’''Ecloga'', che segue alla ''Scelta'', non mi son contentato di riprodurre la stampa dell’Amabile; ma mi sono procurato una nuova collazione dell’esemplare conservato a Parigi dell’edizione originale... Fra i [componimenti] politici ho inserito, per non fare una categoria a parte, il sonetto contro Venezia col relativo ''Lamento'', giá pubblicato da E. Solmi... Il testo modenese fu messo a stampa dal Solmi non senza sviste o tacite correzioni arbitrarie, sulle quali son potuto ritornare grazie alla diligente revisione del ms., gentilmente fatta per me dal prof. G. Paladino per la poesia, e dal dott. Domenico Fava per la prosa. Piú corretto, in generale, esso si presenta rispetto al ms. russo, fatto conoscere dal Kvacala, che pure ho tenuto presente»<ref>{{Sc|Gent}}., I, pp. 298-303, ''passim''.</ref>.
Infine questa edizione contiene, oltre la nota bibliografica, ventotto pagine di minute e dotte ''Annotazioni dell’editore'' (pp. 259-87), che offrono dilucidazioni cronologiche e sulle persone nominate nel testo e sulle allusioni, nonché numerosi riferimenti bibliografici.
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Parlando del testo del ''Ms. Ponzio'' il Gentile avverte ancora nella sua nota: «Non ho creduto... di rispettare l’ordine del ms. Ponzio, che non è un ordine né cronologico né di materia;...<noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|284|{{Sc|nota}}|}}</noinclude>
essendo chiaro che il Ponzio trascriveva i versi via via che gli eran comunicati, non avendoli tutti innanzi fin da principio. E ho classificati perciò tutti i componimenti secondo il contenuto, procurando di disporre in ordine di tempo quelli di ciascuna serie»<ref>{{Sc|Gent.}}, I, p. 302{{ec||.}}</ref>.
Quest’avvertenza c’introduce in un’altra serie di questioni, riguardanti la cronologia del testo, le quali sono trattate occasionalmente dal Gentile nel corso delle sue ''Annotazioni'', e saranno invece riunite in questo paragrafo. Esse non possono essere passate sotto silenzio per varie ragioni. Da una parte è necessario giustificare l’ordinamento dato alle poesie in queste due edizioni — che in ciò sono conformi —; ma inoltre la soluzione delle principali questioni cronologiche offre qua e lá utili sussidi ad una piú esatta intelligenza di oscure allusioni, che si trovano nel testo.
I due soli prototipi, che noi possediamo, quello a stampa (edizione Adami) e quello manoscritto (Ponzio) sono ordinati il primo secondo un criterio approssimativo per argomenti, dettato anche questo, è lecito supporre, dall’autore; il secondo, come giustamente osservò il Gentile, piuttosto a caso e forse sotto la doppia dannosa pressione della fretta e dei gusti del committente (vedi retro, p. {{pg|265}}). Da nessuno dei due riceviamo lume per fissare le prime linee di una storia della produzione poetica campanelliana; anzi, per arrivare a questo bisogna fare un lavoro contrario, cioè scomporre mentalmente sia l’uno che l’altro testo, conglobarli, e servendosi della biografia del Campanella — le cui date sono state quasi tutte accertate dall’Amabile — risalire alle probabili date delle poesie. L’Amabile stesso nel corso della sua narrazione, al termine dei principali periodi della vita del Campanella indicò ed analizzò ciascuno dei gruppi di poesie, che, secondo le sue ricerche e congetture, vi si riconnettevano. Ai risultati di quel paziente ed acuto lavoro di ricognizione tutti gli studiosi posteriori devono riferirsi, anche se capita loro di dissentire su questa o quella assegnazione particolare. Tenendo conto anche degli studi posteriori e delle opinioni espresse dal Gentile nella precedente edizione, traccerò qui sotto schematicamente le linee di una cronologia del testo. È però necessaria ancora un’altra avvertenza preliminare. Il Campanella parlò per disteso della sua attivitá letteraria nel giá citato ''Syntagma'', il quale sarebbe quindi una fonte preziosissima in materia, se non fosse piú di una volta<noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="1per2" />{{RigaIntestazione||{{Sc|ponte giurino}}|139|riga=si}}</noinclude>poco visitata e conosciuta la parte montuosa. Le Alpi, specialmente le Svizzere, attirano i viaggiatori più arditi, e quelli che si dilettano di forti impressioni e di bellezze severe. Alle Prealpi rimangono i meno arditi, vorrei dire i più pigri: e questi che discendono in Italia, più che la faticosa ginnastica del corpo e dello spirito, amano i molli ozî, le tepide aurette, l’olezzo dei fiori, i profumi degli aranci. Tutti poi appena dalla sommità delle Alpi veggonsi disteso a’ piedi sfumare nel lontano orizzonte questo giardino di natura che si chiama Italia, sentono vive destarsi le reminiscenze della storia e dell’arte le quali non parlano men forte che le naturali bellezze. Eccoli pertanto correre difilati a Firenze, a Roma, a Napoli, a ingolfarsi nei quadri, nelle statue, nei magnifici monumenti, nelle stupende rovine, testimonî di quelle miracolose civiltà che si succedettero dagli Aborigeni agli Etruschi, dagli Etruschi ai Romani, dai Romani ai comuni del medio evo, da questi sino a noi. Ma almeno tra gli Italiani ci dovrebbe essere una classe media, che senza perigliarsi sui precipizî vertiginosi delle Alpi, e senza poltrire negli ozî delle città e delle ville, si innamori delle forti camminate, dell’aria libera e stuzzicante, del sole nascente osservato dalla vetta di una montagna, delle rupi pittoresche, delle verdi vallate, della cordiale bonarietà dei nostri montanari; che s’innamori insomma delle nostre Prealpi. Oh! i più bei giorni della mia gioventù io li ho passati in queste care valli della Lombardia, su quelle cime ineguali indorate dal sole, su quei monti al cui piede si distende l’ubertoso piano, che sfuma tra le nebbie leggere del lontano orizzonte, ove si disegnano talvolta, come nubi sospese nella zona più bassa dell’atmosfera, le creste ondeggianti dell’Apennino».
'''3.''' «E qual’è», domandò la Giannina, «la più bella delle valli lombarde?».
«La più bella?... Io direi che la più bella è quella che si è visi tata per l’ultima. Io, per esempio, mi porto così vivamente scolpita nella fantasia quella ove ho passato appena l’anno scorso<ref>Nell’agosto dell’anno 1870.</ref>, alcuni bellissimi giorni, che essa mi sorride come la più vaga. Non vorrei però ostinarmi a sostenere che lo sia veramente».
«Non hai detto», osservò la Camilla, «di che valle intendi parlare».
«Della Valle Imagna. Non sai che l’anno scorso ho passato una parte dell’estate a Ponte Giurino».<noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="Cruccone" />{{RigaIntestazione|{{spazi|3}}234||}}</noinclude>{{Wl|Q775635|Rosso}}. E infine abbiamo lo ''svenire'' ed il ''rinvenire'', tutti della stessa parentela, benchè nemici come parenti.
{{§|avvedere|{{sc|Avvedere}}}}. ''Ora t’avvede''. [[Gli assempri/Come un soldato dette al diavolo una sua figliuola, acciò che gli prestasse certa quantità di denari, e come la Vergine Maria la guardò#avvedere|59. 223]]. Ora sii avveduto, pensaci bene.
{{§|balio|{{Sc|Balio}}}}. [[Gli assempri/Come una donna che cosse 'l pane, la Dimenica volendolo poi sfornare era tutto sanguinoso#balio|48. 182]]. Il marito della Balia. Ma Balio, Balivo, e Balitore, dicevasi un ufficiale delegato a qualche esecuzione, per la quale aveva balìa, potere, forza.
{{§|bastemiare|{{Sc|Bastemiare}}}}. Si ascolta tuttora. Più vicino che l’altro al ''Bastemiar'' de’ Trovatori.
{{§|bistratti|{{Sc|Bistratti}}}}. ''Fanno bistratti e pessimi guadagni''. [[Gli assempri/Assempro morale d'uno usuraio el quale aveva tre figliuoli, e come per provarli voleva che s'ardessero el dito#bistratti|46. 177]]. Imbrogli, contratti cattivi. Bistrattare si usa per strapazzare.
{{§|bu|{{Sc|Bu’}}}}. ''Beeva el vin pretto come ’l bu’ l’acqua''. [[Gli assempri/D'uno religioso el quale per la sua mala vita fu molto minacciato da uno spirito, che era addosso a una giovana#bu|42. 152]]. ''Bu’'' e ''Bue'' di raro si sente, ma ''Bove''; e a Volterra hanno l’eteroclito ''Bojo''.
{{§|bugiadro|{{Sc|Bugiadro}}}}, [[Gli assempri/Del giudicio d'un pessimo religioso appostata#bugiadro|15. 52]]. Lo ha il {{TestoAssente|Dittamondo}}.
{{§|busso|{{Sc|Busso}}}}. ''Con tanto busso e rumore''. [[Gli assempri/Del giudicio d'un grande usuraio ne la città di Padova#busso|11. 50]]. Quel rimbombo che rendono i colpi sulle cose vuote, dice il {{AutoreCitato|Girolamo Gigli|Gigli}} nel {{TestoAssente|Vocabolario cateriniano|Voc. Cater.}} È adatto al fracasso prodotto in una chiesa vuota.
{{§|certo|{{Sc|Certo}}}}. ''Che sia macinato o certo o cotto in domenica''. [[Gli assempri/Come le bestie e gli animali bruti guardano le feste#certo|51. 192]]. Mi sembra tutto senese, attribuito all’operazione di ''scernere'', che fà lo staccio sulla farina, il che diciamo ''cernere''. ''Cernere'' diciam pure il dibattere un soggetto parlando; lo scegliere ''far la cerna'', dalle quali operazioni esce il ''certo'' o ''scerto''.
{{§|compensare|{{Sc|Compensare}}}}. ''Compensando el tempo''. [[Gli assempri/D'un fanciullo che morendo vidde un bel giardino, e viddevi venire un suo vicino che allora era morto#compensare|7. 40]]. Pesando le due parti di tempo insieme conobbero l’eguaglianza.<noinclude><references/></noinclude>
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<poem>
{{capolettera|L}}’Occhio grande e divino, il cui valore
Non vide, nè vedrà; ma sempre vede,
Toglie dal petto ardente (sua mercede)
I dubbi del servil freddo timore:{{R|4}}
Sapendo che i momenti tutti e l’ore,
Le parole, i pensier, l’opre, e la fede
Discerne; nè velare altrui concede
Per inganni, o per forza un puro core.{{R|8}}
Sicuri del suo dolce e giusto impero,
Non come il primo Padre, e la sua donna,
Debbiam del nostro error biasmare altrui;{{R|11}}
Ma con la speme accesa, e dolor vero
Aprir dentro, passando oltra la gonna,
I falli nostri a solo a sol con lui.{{R|14}}
</poem>
<section end="s1" /><section begin="s2" />{{Ct|f=120%|{{spaziato|SONETTO|4}} LXXXIII.}}
<poem>
{{capolettera|F}}Uggendo i Re gentili il crudo impero
D’Erode per divina alta cagione
Fuor dell’umana lor cieca ragione
Entrar del natio regno al camin vero:{{R|4}}
Così conviene a noi fuggir dal fero
Mondo nimico, e con più acuto sprone
Trovar la nostra eterna regione
Per altro più solingo e bel sentero.{{R|8}}
Altera voglia, e rio disubbidire
Ne fè cader dal cielo in questa valle;
U’ purga un lungo esilio un breve errore.{{R|11}}
Ma per grazia di Dio può risalire
L’uomo alla patria vera, al primo onore
Per quel dell’umiltà securo calle.{{R|14}}
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<noinclude><pagequality level="4" user="Dr Zimbu" />{{RigaIntestazione|||123}}</noinclude><section begin="s1" />{{Ct|f=120%|{{spaziato|SONETTO|4}} LXXXIV.}}
<poem>
{{capolettera|Q}}Uando il turbato mar s’alza e circonda
Con impeto e furor ben fermo scoglio;
Se saldo il trova, il procelloso orgoglio
Si frange, e cade in se medesma l’onda;{{R|4}}
Tal io, s’incontra a me vien la profonda
Acqua mondana irata, come soglio,
Levo al ciel gli occhi; e tanto più la spoglio
Del suo vigor, quanto più forte abonda.{{R|8}}
E se talor il vento del desio
Ritenta nova guerra, io corro al lido,
E d’un laccio d’amor con fede attorto{{R|11}}
Lego il mio legno a quella, in cui mi fido,
Viva pietra Gesù; sì che quand’io
Voglio, posso ad ognor ritrarmi in porto.{{R|14}}
</poem>
<section end="s1" /><section begin="s2" />{{Ct|f=120%|{{spaziato|SONETTO|4}} LXXXV.}}
<poem>
{{capolettera|S}}E quanto è inferma, e da se vil, con sano
Occhio mirasse l’uom nostra natura;
Ch’al crescere e scemar della misura
Prescritta al corpo altri s’adopra in vano;{{R|4}}
Delle bisogne sue l’ingegno umano
Al Padre eterno con la mente pura;
Che veste i gigli, e degli augelli ha cura;
Porrebbe lieto ogni pensiero in mano.{{R|8}}
Chè s’ei tutto ’l ben nostro ha in se raccolto;
Ami solo pur lui; sol prenda a sdegno
Volger le luci altrove un gentil core.{{R|11}}
Col lato aperto su dal santo legno
Ne chiama sempre, colmo il petto e ’l volto,
D’infinita pietà, d’immenso amore.{{R|14}}
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{{Ct|f=120%|{{spaziato|SONETTO|4}} LXXXVI.}}
<poem>
{{capolettera|T}}Ra gielo e nebbia corro a Dio sovente
Per foco e lume, onde i ghiacci disciolti
Siano, e gli ombrosi veli aperti e tolti
Dalla divina luce, e fiamma ardente.{{R|4}}
E se fredda ed oscura è ancor la mente,
Pur sono i pensier tutti al ciel rivolti:
E par, che dentro in gran silenzio ascolti
Un suon, che sol nell’anima si sente,{{R|8}}
E dice: non temer, che venne al mondo
Gesù d’eterno ben largo ampio mare,
Per far leggiero ogni gravoso pondo.{{R|11}}
Sempre son l’onde sue più dolci e chiare
A chi con umil barca nel gran fondo
Dell’alta sua bontà si lascia andare.{{R|14}}
</poem>
<section end="s1" /><section begin="s2" />{{Ct|f=120%|{{spaziato|SONETTO|4}} LXXXVII.}}
<poem>
{{capolettera|S}}E del mio Sol divino lo splendente
Lume nel mezzo giorno puro altero
Rappresentasse ognora il bel pensero
Fuor d’ogni nube all’amorosa mente;{{R|4}}
Uopo non fora mai la cieca gente
Cercar in questo, o in quell’altro emispero
Nell’amate sue stelle un raggio vero,
Che ne mostrasse il suo bel lume ardente.{{R|8}}
Ma la nebbia dei sensi a noi sì spesso
L’asconde, che l’interna vista inferma
Quel fulgor cerca in altra minor luce.{{R|11}}
Che se ben, come debil, non è ferma;
Fermo è il desio, ch’ad un fin la conduce
Or ne le stelle, ed or nel Sole istesso.{{R|14}}
</poem><section end="s2" /><noinclude></noinclude>
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<poem>
{{capolettera|M}}Ira l’alto principio, onde deriva,
Anima, l’esser nostro; e vedrai bene,
Ch’ei qua giù ti mandò con quella spene,
Del cui gran frutto il proprio error ti priva.{{R|4}}
Sei presso, ove si passa all’altra riva
D’eterna gloria ovver d’eterne pene;
Come qui sarai stata, alle sirene
Volta del mondo, del lor canto schiva,{{R|8}}
Deh fa, che non ti volgan le seconde
Dalla prima cagione, onde ’l disegno
Divin s’offenda da mortai colori.{{R|11}}
Non sottragge la grazia, nè ci asconde
La bella luce l’immortal sostegno,
Quando emenda il pentire i nostri errori.{{R|14}}
</poem>
<section end="s1" /><section begin="s2" />{{Ct|f=120%|{{spaziato|SONETTO|4}} LXXXIX.}}
<poem>
{{capolettera|A}}Lma, poichè di vivo e dolce umore
Ti pasce il caro Padre, ergi sovente
La speme a lui, c’ha dileguate e spente
Le ’nsidie ascose in noi dal proprio amore.{{R|4}}
Con la croce, col sangue, e col sudore,
Con lo spirto al periglio ognor più ardente,
E non con voglie pigre, ed opre lente
Dee l’uom servire al suo vero Signore.{{R|8}}
Ogni fatica è dolce a quelle membra,
Che vivon sempre unite (sua mercede)
Al capo lor, che visse in tanto amaro.{{R|11}}
E ’l mio fido pensier pur mi rimembra,
Ch’ei d’ogni ben fu per se stesso avaro,
Quant’or è largo a chi l’ama con fede.{{R|14}}
</poem>
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<poem>
{{capolettera|S}}Ignor, che ’n quella inaccessibil luce,
Quasi in alta caligine, t’ascondi;
Ma viva grazia, e chiari rai diffondi
Dall’alto specchio, ond’ogni ben traluce;{{R|4}}
Genera il tutto, ed a fine il conduce
Un solo cenno tuo; che puri e mondi
Far può gli affetti altrui di sozzi immondi;
Pur che l’uom segua te suo vero duce:{{R|8}}
Risguarda me, ti prego, in questo centro
Terrestre afflitta: e, come sempre sole,
La tua pietade al mio scampo proveggia.{{R|11}}
Tirami omai tanto al tuo regno dentro,
Ch’almen lontan mi scaldi il tuo gran Sole;
E poi vicin il picciol mio riveggia.{{R|14}}
</poem>
<section end="s1" /><section begin="s2" />{{Ct|f=120%|{{spaziato|SONETTO|4}} XCI.}}
<poem>
{{capolettera|D}}Immi, lume del mondo, e chiaro onore
Del cielo, or che ’n te stesso il tuo ben godi,
Qual virtù ti sostenne; o pur quai nodi
T’avvinser nudo in croce cotant’ore?{{R|4}}
Io sol ti scorgo afflitto, e dentro e fore
Offeso, e grave pender da tre chiodi.
Risponde; io legato era in mille modi
Dal mio sempre ver voi sì dolce amore.{{R|8}}
Lo qual al morir mio fu schermo degno
Con l’alta ubbidienza; ma l’ingrato
Spirto d’altrui più, che ’l mio mal m’offese.{{R|11}}
Ond’io non prendo il cor pentito a sdegno
Già caldo e molle; ma il freddo indurato,
Ch’a tanto foco mio mai non s’accese.{{R|14}}
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<poem>
{{capolettera|Q}}Uando fia il dì, Signor, che ’l mio pensero
Intento e fisso in voi sempre vi veggia,
Che mentre fra le nebbie erra e vaneggia:
Mal si puote fermar nel lume vero.{{R|4}}
Scorgo sovente un bel disegno altero,
Ch’entro ’l mio cor lo spirto vostro ombreggia,
Ma quel vivo color, se ben lampeggia,
Pur non si mostra mai chiaro ed intero.{{R|8}}
Deh squarci omai la man piagata il velo,
Che ’n questo cieco error già quattro lustri
Fra varie tempre ancor mi tiene involta.{{R|11}}
Onde non più da’ rai foschi od illustri
S’affreni, o sproni l’alma, ma disciolta
Miri il gran Sol nel più beato cielo.{{R|14}}
</poem>
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<poem>
{{capolettera|C}}Eleste Imperador, saggio, prudente,
Sacerdote divin, pastore e padre,
Muovi ver noi da le tue invitte squadre
Un sol dei raggi tuoi chiaro, lucente;{{R|4}}
Ch’allumi, e purghi omai l’oscura gente
Della tua sposa nostra, vera madre;
Rinnova in lei l’antiche opre leggiadre,
Che nacquer sol di caritate ardente.{{R|8}}
Va il gregge sparso per cibarsi, e trova
I paschi amari; ond’ei se ’n torna, ed ode
Risonar l’arme altrui nel proprio ovile.{{R|11}}
E s’alcun (tua mercede) in pace gode
Sì, che la guerra sprezzi, e tenga a vile,
Per disturbarlo il mondo ogn’arte prova.{{R|14}}
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Rime (Vittoria Colonna)/Sonetti spirituali/Sonetto LXXXV
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Rime (Vittoria Colonna)/Sonetti spirituali/Sonetto XCIII
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<noinclude><pagequality level="4" user="AttoRenato" />{{RigaIntestazione|||}}</noinclude>{{Ct|f=180%|t=3|ΈΛΕΝΗΣ ΑΡΠΑΓΗ}}
{{Ct|f=90%|ΚΟΛΟΥΘΟΥ ΘΗΒΑΙ´ΟΥ ΛΥΚΟΠΟΛΙΤΟΥ}}
{{Ct|f=130%|Ἐποποιοῦ.}}
{{Rule|8em}}
{{Ct|f=160%|IL RAPIMENTO D’ELENA}}
{{Ct|f=130%|''DEL POETA''}}
{{Ct|COLUTO DI LICOPOLI NELLA TEBAIDE}}
{{Ct|Tradotto in verfi Italiani}}
{{Ct|f=130%|DALL’AB. ANGELO TEODORO VILLA.}}
{{Ct|lh=1.25|''Aggiuntevi le varianti Lezioni, ed alcune Note <br />all’Originale, tratte da un MSto <br />dell’Ambrosiana.''}}
{{Ct|f=160%|NUOVA EDIZIONE}}
{{Ct|f=130%|ACCRESCIUTA DI VARIE OSSERVAZIONI,}}
{{Ct|e dell’Italiana Versione}}
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{{Ct|f=130%|INTORNO AD ELENA,}}
{{Ct|f=130%|E DELL’EPITALAMIO}}
{{Ct|''per la medesima''}}
{{Ct|f=130%|DI TEOCRITO SIRACUSANO.}}
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{{Rule|4em|t=2|v=2}}
{{Ct|L=.2em|IN MILANO, MDCCLIII.}}
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{{Ct|NELLA REGIO-DUCAL CORTE.}}
{{Ct|''Con licenza de’ Superiori.''}}<noinclude><references/></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="4" user="AttoRenato" /></noinclude>{{Pt|''ramente''|''securamente''}} ''nell’immenso campo di vostre lodi introdursi, senza sospetto d’incontrar quella taccia, che a’ più de’ Letterati s’attribuisce, d’essere per la disavventura de’ nostri secoli divenuti servili, e insipidi adulatori. Basta egli per concepire del vostro gran merito convenevoli idee, tutto innamorato vedervi della più pulita letteratura nel tempo stesso, che alla testa vi ritrovate di sì decoroso Senato; sentirvi con maraviglia di vostra profonda memoria fornir tratto tratto di sode erudizioni i discorsi, allorchè sappiamo, quanto Voi siete ne’ pubblici, ed importanti affari della nostra Insubria continovamente adoperato. Io non ho più lungamente dovuto all’antico mio desiderio por freno, da cui gagliardamente stimolato sentivami ad offerirvi qualche fatica mia, non tanto perchè restasse dal vostro solo'' {{Pt|''no''-|}}<noinclude><references/></noinclude>
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AttoRenato
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text/x-wiki
<noinclude><pagequality level="4" user="AttoRenato" />{{RigaIntestazione||o({{Smaller|{{Roman|68}}}})o}}</noinclude>tendono i buoni Interpreti. Φαλός ''pietra eminente'', comechè per l’ordinario ''nel mare''. ἄκρος, ''sommo'', ''alto''. L’Abate dall’Aglio ''risparmia la difficoltà'', ''traducendo'' Falacra.
δικάρηνον. ''bifronte'', voce usata anche da ''Omero'' nella ''Batrachomyomachia''. Sapevamo anche noi, che la vera spiegazion letterale sarebbe stata ''di due teste''; ma per non servirci d’una parafrasi, che mirabilmente sminuisce la forza, abbiam tradotto ''bifronte'', e crediamo, che vi sia la medesima idea. L’Abate dall’Aglio ''ha formato di nuovo la parola'' bicipe.
v. 15. καὶ χαρίτων κ. τ. λ. ''E di gioja esultar per la vittoria'' ec. L’Abate dall’Aglio ''traduce''
:::::E Venere
::Regina giuliva delle Grazie.
''Per questo solo, che le Ninfe Trojane abbiano veduto su i monti d’Ida la'' giuliva Venere ''non v’era motivo, per cui il Poeta le dovesse invitare al racconto delle cose avvenute. Prese dunque di pregarle occasione dall’esser elleno State a parte dell’allegrezza provata da Venere per la vittoria ottenuta. Questo abbiam noi espresso nella nostra Versione. Non così ha fatto'' l’Abate dall’Aglio. ''Venere'' fu dagli antichi stimata ''Regina delle Grazie'', poichè pregevole appunto è quella bellezza, a cui le Grazie fan corte. ''Omero'' perciò misteriosamente nell’''Odiss.'' lib. 18. racconta, che la Grazie lavarono Venere, e l’unsero d’olio<noinclude><references/></noinclude>
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Cruccone
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text/x-wiki
<noinclude><pagequality level="4" user="Cruccone" /></noinclude>{{Colonna}}{{Pt|zio?|spazio?}} {{Wl|Q882|Charlot}} crea il proprio capolavoro direttamente attraverso la velocità e la luce. (Che cos’è infatti un film se non una sintesi di velocità e di luce?).
Charlot sa creare attraverso la pellicola ciò che altri comici, {{Wl|Q5081763|Regadin}} e {{Wl|Q152764|Max Linder}}, non sono riesciti a fornire che a sprazzi. Egli dà insomma alla sintesi volontà - luce un valore artistico, {{FI|file=Charlot e Jackie Coogan.png|float=floating-center|width=75%|alt=Charlot con il piccolo Jackie Coogan|caption=''Charlot lanciò nell’arte muta il piccolo {{Wl|Q313279|Coogan}}, ecco un ricordo delle prime films fatte assieme''}}proiettandolo attraverso una maschera ed un carattere, che non avrebbero potuto esprimersi altrimenti, e che prendono e non possono prendere che il nome di Charlot.
Per dimostrare che non è, in fondo, una cosa seria si dice, analizzando le rappresentazioni di Charlot, che egli è un clown che viene da una compagnia di clowns. Infatti Charlie Chaplin, che doveva assumere in arte il nome di Charlot, fece parte agli inizi della sua carriera artistica, della famosa troupe dei Marno’s. Perfettamente. Ma non disprezziamo i poveri clowns, dal volto variopinto, dalla bocca boslacca e dal naso pirotecnico.
Questi fantasmi da circo equestre, con la loro arte speciale fatta di capriole, di tic, di parodia, di melanconia e di danza, sono in fondo i precursori di un’arte nuova. Eredi della commedia, dell’arte, la trasformano e l’adattano secondo le esigenze dei tempi e dei pubblici nuovi, introducendo nelle loro entrate il grottesco e l’automatismo amaro di questa nostra epoca schiacciante.
Non c’è nulla di volgare in loro, anche quando fanno dei lazzi.
Certo vi è nelle loro rappresentazioni meno volgarità che in qualunque pochade moderna, che abbiglia elegantemente l’oscenità più comune.
Il clown? Ma il suo nome stesso è tutto una tradizione.{{Altra Colonna}} Si può dire che non c’è lavoro di {{AutoreCitato|William Shakespeare|Shakespeare}} in cui il clown non appaia. Certo la macchietta shakespeariana del clown non va considerata anacronisticamente: egli non è il pagliaccio del circo equestre: ma un tipo lunatico e fantastico, uno spirito bizzarro, che emerge nell’azione, di quando in quando per portarvi — con aria apparentemente banale — considerazioni essenziali.
Charlot viene dalla famiglia dei clowns?
Benvenuto Charlot.
A testimoniare della importanza che questo «fenomeno» umoristico del nostro tempo assume anche nella mente dei critici più seri, {{Wl|Q692757|Luciano Fabre}} gli dedica, nella ''Revue Hebdomadaire'' un acuto saggio («Les formes contemporaines du comique: Charlot») al quale rimandiamo gli scettici.
Analizzando l’humour di Charlot, il Fabre ne constata la varietà, la ricchezza delle trovate, che si traducono in un intreccio, rapido, crescente.
C’è perfino una specie di spasimo e l’angoscia dello spettatore seguace, ma ad un {{Pt|trat-|}}{{Fine Colonna}}<noinclude>{{PieDiPagina||— 6 —|}}</noinclude>
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<noinclude><pagequality level="3" user="Cor74" />{{RigaIntestazione||{{Sc|lettere di santa caterina}}|65}}</noinclude><section begin="s1" />Adunque, carissima madre, poiché e’ è di tanta necessità la memoria di questo sangue, stringetevi coll’umile e immacolato Agnello, bagnandovi nel sangue dolcissimo suo. Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.<section end="s1" />
<section begin="s2" /><div class="titolo"><p>
CLXVIII. — ''Agli Anziani della città di Lucca.''<ref>Durò questo magistrato infine al secolo scorso; e de’ nove anziani era capo il Gonfaloniere decimo; tutti nobili. Caterina non parla al Gonfaloniere, ma a lutti insieme; per istinto di figliuola di repubblica e per sentimento cristiano sdegnosa di ogni preminenza incivile: e non li chiama che ''fratelli.''</ref>
</p></div>
<div class="sottotitolo"><p>
L’amor proprio è tenebra che offusca la mente anco alla veduta delle utilità materiali, nel troppo ricercarle; e che fa perire gli Stati. La politica di Pilato era quella del timore servile. Dio nella Chiesa pose il frutto e il calore del sangue, che dà animo e forza. Lucca segna l'esempio di Pisa; non si parta dalla Chiesa per tema dei Legati papali. La guerra contr’essa non può avere prospera fine. Caterina spera che il papa ritragga i suoi dalle insidie violente: egli infatti lo promise alle Repubbliche, così confessando i torti de’ suoi.
</p></div>
Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
A voi, dilettissimi e carissimi fratelli in Cristo dolce Gesù. Io Catarina serva e schiava de’ servi di Gesù Cristo, scrivo nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi pieni della divina Grazia e lume di >Spirito Santo; considerando me, che senza questo lume non possiamo andare. Sapete^ fratelli carissimi, che noi siamo in via peregrini e viandanti in questa tenebrosa vita. Noi siamo ciechi per noi medesimi: come dunque potrà andare il cieco per la via che è molto dubbiosa, senza guida, che egli non caggia? Adunque c’è bisogno di avere il lume e la guida che e’ insegni. Ma confortatevi.
<section end="s2" /><noinclude><references/></noinclude>
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Viaggi alle Due Sicilie e in alcune parti dell'Appennino
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Spinoziano (BEIC)
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{{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}<!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="Nome e cognome dell'autore"/>Lazzaro Spallanzani<section end="Nome e cognome dell'autore"/>
<section begin="URL della versione cartacea a fronte"/>Indice:Viaggi alle Due Sicilie e in alcune parti dell'Appennino, vol. 1, 1792 - BEIC IE6478057.djvu<section end="URL della versione cartacea a fronte"/>
<section begin="Titolo"/>Viaggi alle Due Sicilie e in alcune parti dell'Appennino<section end="Titolo"/>
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<section begin="avz"/>25%<section end="avz"/>
<section begin="arg"/>Da definire<section end="arg"/>
</div></onlyinclude><!-- a qui -->{{Qualità|avz=25%|data=31 marzo 2025|arg=Da definire}}{{Intestazione
| Nome e cognome dell'autore = Lazzaro Spallanzani
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| Titolo =Viaggi alle Due Sicilie e in alcune parti dell'Appennino
| Anno di pubblicazione =
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| URL della versione cartacea a fronte = Indice:Viaggi alle Due Sicilie e in alcune parti dell'Appennino, vol. 1, 1792 - BEIC IE6478057.djvu
}}
<pages index="Viaggi alle Due Sicilie e in alcune parti dell'Appennino, vol. 1, 1792 - BEIC IE6478057.djvu" from="9" to="9" />
==Indice==
* {{testo|/Dedica}}
* {{testo|/Introduzione}}
* {{testo|/Capitolo I}}
* {{testo|/Capitolo II}}
* {{testo|/Capitolo III}}
* {{testo|/Capitolo IV}}
* {{testo|/Capitolo V}}
* {{testo|/Capitolo VI}}
* {{testo|/Capitolo VII}}
* {{testo|/Capitolo VIII}}
* {{testo|/Capitolo IX}}
* {{testo|/Indice vol. 1}}
* {{testo|/Tavole vol. 1}}
* {{testo|/Isole di Lipari. Introduzione}}
* {{testo|/Capitolo X}}
* {{testo|/Capitolo XI}}
* {{testo|/Capitolo XII}}
* {{testo|/Capitolo XIII}}
* {{testo|/Capitolo XIV}}
* {{testo|/Capitolo XV}}
* {{testo|/Indice vol. 2}}
* {{testo|/Tavole vol. 2}}
* {{testo|/Capitolo XVI}}
* {{testo|/Capitolo XVII}}
* {{testo|/Capitolo XVIII}}
* {{testo|/Capitolo XIX}}
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* {{testo|/Indice vol. 3}}
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Pagina:Lettere - Santa Caterina, volume I, 1922.djvu/267
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Voi sete posto nello stato della grande perfezione; e però dovete essere paziente per lo modo che detto è, bagnata e annegata la propria volontà nel sangue di Cristo crocifisso. Perocché in altro modo offendereste la vostra perfezione, alla quale sete entrato a servire, e così cadereste nella seconda impazienzia, della quale facemmo menzione. E però vi dissi, ch’io desideravo di vedervi fondato in vera e santa pazienzia, acciocché fra le fadighe godeste e gustaste l’arra di vita eterna, e nell’ultimo riceveste il frutto delle vostre fadighe. E però riposatevi in croce col dolce immacolato Agnello. Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.<section end="s1" />
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<div class="titolo"><p>
XL. — ''A certe Figliuole da Siena''.
</p></div>
<div class="sottotitolo"><p>
Purità è candore non freddo. Più delicata la ronde la carità verso i prossimi necessitosi. Carità d’opera e di parola. Nuovo senso del piangere con chi piange, con chi gioisce gioire.
</p></div>
Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissime figliuole in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de’ servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio<section end="s2" /><noinclude><references/></noinclude>
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Voi sete posto nello stato della grande perfezione; e però dovete essere paziente per lo modo che detto è, bagnata e annegata la propria volontà nel sangue di Cristo crocifisso. Perocché in altro modo offendereste la vostra perfezione, alla quale sete entrato a servire, e così cadereste nella seconda impazienzia, della quale facemmo menzione. E però vi dissi, ch’io desideravo di vedervi fondato in vera e santa pazienzia, acciocché fra le fadighe godeste e gustaste l’arra di vita eterna, e nell’ultimo riceveste il frutto delle vostre fadighe. E però riposatevi in croce col dolce immacolato Agnello. Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.<section end="s1" />
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XL. — ''A certe Figliuole da Siena''.
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Le lettere di S. Caterina da Siena/XXVII
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<poem>''«La paura ''
''Che nel lago del cuor m’era durata''</poem>
</ref> del cuore del sangue dell’umile Agnello, e ricoprelo di fuoco, perchè per fuoco d’amore fu sparto.
Pili e meno perfettamente riceve e gusta l’anima questa madre dell’orazione, secondo che ella si notrica del cibo angelico, cioè del santo e vero desiderio di Dio, levandosi in alto, come detto è, a prenderlo in su la mensa della dolcissima croce. E però ti dissi ch’io desideravo di vederti notricare del cibo angelico, perchè io non veggo che in altro modo potessi essere vera sposa di Cripto crocifisso, consacrata a lui nella santa religione. Fa che io ti vegga una pietra preziosa nel cospetto di Dio.
E non mi stare a perdere il tempo. Bagnati e annegati nel sangue dolce dello Sposo tuo. Altro non dico. Permane nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.<section end="s1" />
<section begin="s2" /><div class="titolo"><p>
XXVII. — ''A D. Martino abbate di Passignano dell’Ordine di Vall’Ombrosa.''
</p></div>
<div class="sottotitolo"><p>
Ringrazia della croce di legno mandatale. Manda a lui croci, auguri di ben patire nel desiderio e in atto. Che la natura umana coll’innestarci nell'albero della redenzione, acquista maturità sana, e mite soavità.
</p></div>
Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Reverendo e carissimo padre in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de’ servi di Gesù<section end="s2" /><noinclude><references/></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="3" user="Cor74" />{{RigaIntestazione||{{Sc|lettere di santa caterina}}|111}}</noinclude>Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedere il cuore e l’affetto vostro innestato in su la dolce e venerabile croce;<ref>Un inno:<poem> «Dulce ferrum, dulce lignum,
Dulce pondus sustinens.»
Virgilio: «Sacer Fauno foliìs oleastar amaris
Hic steterat, nautis olim venerabile lignum,
Servati ex undis ubi figere dona solebant
Laurenti divo, et vptas suspendere vestes.»</poem>
Raffronti che nella consonanza delle parole misurano la distanza delle idee, e fanno risultare più grande dalle contrarietà l’armonia.</ref> considerando me che l’anima non può partecipare nè avere <ref>Si può prendere qualche parte, senza poi averlo con abituale possessione.</ref> il frutto della Grazia, se il cuore e l’affetto suo non è innestato nel crociato amore del Figliuolo di Dio. Perocché senza questo innesto non basterebbe a noi che la natura divina sia innestata e unita nella natura umana, e la natura umana con <ref>Non a caso, della divina dice, ''unita'' nella umana; e dell’umana, unita con la divina.</ref> la natura divina. E perchè ancora vediamo Dio-e-Uomo <ref>Non dice ''l’uomo''; ma ''Dio e uomo'' tutto una parola.</ref> corso all’obbrobriosa morte della croce, ha fatto uno innesto questo Verbo in su la croce santa, e bagnatici del sangue prezioso suo, germinando <ref>Un inno: <poem>«Crux fidelis, inter omnes
Arbor una nobilis!
Sylva talem nulla profert
Fronde, flore, germine.»</poem></ref> i fiori e i frutti delle vere e reali virtù; e tutto questo ha fatto il legame dell’amore. <ref>Dante: <poem>«La natura che dal suo Fattore
Era allungata, unio a se in persona
Con l’atto sol del suo eterno amore.»</poem></ref> Questo amore caldo, lucido ed attrattivo ha maturati i frutti d,elle virtù, e toltogli ogni acerbità. Questo è stato poiché lo innesto del Verbo divino si fece nella na-<noinclude><references/></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="3" user="Cor74" />{{RigaIntestazione|112|{{Sc|lettere di santa caterina}}|}}</noinclude>tura umana, e il Verbo <ref>Innestato</ref>. in sul legno della santissima croce. Sapete che in prima erano sì agre, che niuna virtù ci conduceva a porto <ref>L’imagine di ''porto'', non si conviene con quelle di agro e di ''marcia''. Quest’ultima forse vuol rendere il ''labes'' che appropriasi al fallo originale. Non è senza bellezza che la natura guasta sia insieme mèzza e acerba.</ref>. di vita, perocché la marcia della disobbedienza di, Adam non era levata coll’obedienzia del Verbo, unigenito Figliuolo di Dio. Anco vi dico che, con tutto questo dolce e soave legame, l’uomo non participa, né può participare la Grazia se esso non si veste, per affetto d’amore, del crociato amore del Figliuolo di Dio, seguitando le vestigie di Cristo crocifisso. Perocché noi arbori sterili, senza verun frutto, ci conviene essere uniti con l’arbore fruttifero, cioè Cristo dolce Gesù, come detto é carissimo e reverendo padre, quale sarà quel cuore sì duro, che si possa tenere, se ragguarda l’amore ineffabile che gli ha il suo Creatore, che non si leghi ed innesti, col legame della carità, con lui? Certo non so come egli sei possa fare.
Credo bene che coloro che sono innestati e legati nell’arbore morto del dimonio e nell’amore proprio di sé, nelle delizie, stati e ricchezze del mondo, fondati nella perversa superbia e vanità sua; oimè, che <ref>Il ''che'', dipende dal credo. — ''Oimè,'' rimane quasi fra parentesi: esclamazione espressale dalla pietà.</ref>. questi sieno quelli che sono privati della vita, e sono fatti non tanto che arbori sterili, ma essi sono arbori morti; e, mangiando <ref>Per essendo mangiato. Petrarca:
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XXVIII. — ''A Messer Bernabò Visconti, signore di Milano.<ref>Quella di Bernabò aveva titolo di signoria: nel 1395 Milano divenne ducato. Bernabò ardito e sagace, ma ambizioso, spietato. Messere è chiamato qui, titolo d’imperatori e di santi. E lo dico reverendo, che non era ancora titolo de’ soli frati: che allora, nota il Burlamacchi, il fasto umano non era montato sì alto.</ref> Per certi ambasciatori da esso signore mandati a lei.''
</p></div>
<div class="sottotitolo"><p>
Lo esorta ad amare Dio come figlio, egli servo ricomprato col sangue, a non curare la signoria che è serva de’ casi o di sé, ma apprezzare quella libertà ch’è assicurata all’anima dal dominio di sé medesima; a non spargere il sangue do’ sacerdoti, quantunque rei; a onorare il pontefice foss’anco indegno. Gli parla della confessione, della crociata. Lo conforta a imprese grandi, e quello di prima chiama vili. Gli minaccia la morto; in parole affettuose gli porge sovrumano speranze.
</p></div>
Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Reverendo padre in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de’ servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi participare il sangue del Figliuolo di Dio, siccome Figliuolo creato dal sommo Padre alla imagine e similitudine sua, e servo ricomprato; acciocché andiate con amore e col santo timore di Dio. Sapete che colui che non ama il suo Creatore d’amor figliale, non può participare il sangue: evvi bisogno dunque d’amare.
O padre carissimo, quale è quel cuore che sia stato indurato e ostinato, che se egli ragguarda l’affetto e lo amore che gli porta la divina Bontà, non si dissolva? Amate, amate. Guardate, che prima fusti amato, che voi non amasti; perocché ragguardando Dio in sé medesimo, innamorossi della bellezza della sua creatura, mosso dal fuoco dell’inestimabile sua carità, solo per questo fine, perchè ella avesse vita eterna, e godesse quel bene infinito che Dio godeva in sé medesimo. amore inesti-<noinclude><references/></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="3" user="Alex brollo" />{{RigaIntestazione||rime disperse|245}}</noinclude><section begin="s1" />
<poem>
{{R|70}}spegner gli affanni non fu mai per tempo
d’alcun duro desio,
massimamente ove ’l sperar non vale.
Pensar ch’era mortale,
se ben fu ricca di precioso velo,
{{R|75}}e aver ornato el cielo
con soi bei lumi, può levarti il tedio,
se pazïenzia è d’ogni mal rimedio.
:Canzon. se non s’acqueta
madonna, che ’l dolor forse ancor punge,
{{R|80}}non t’accostar, ma lunge
aspetta che ’l bel volto si rasciuge,
ché meglio, rallentando, il duol si fuge.
</poem>
<section end="s1" /><section begin="s2" />
{{Ct|c=titolo|XXVI}}
<poem>
:Quando che Febo in Arïete alberga,
ogn’altissimo faggio germe allora,
ogni liquido fonte si rinfresca,
ogni arido terren ridendo infiora,
{{R|5}}veste repiglia ogni sfrondata verga,
ogni crudo animal d’amor s’invesca,
e, cercando, s’adesca
di qualche suo contento,
e ciaschedun tormento
{{R|10}}mitiga e tempra ⟨a⟩ l’amorosa face
con la sua fera, e consolato giace.
Ma ’l mio dolor e ’l mio ostinato affanno
non vuol ch’io mi dea pace,
per rinovar di primavera o d’anno.
:{{R|15}}Quando il re de’ pianeti si congiunge
all’alto Cancro, il pin sublime e grande
mostra in le acute frondi il duro frutto,
e le già amate, or onorate, ghiande
per le silvestre querce apparon lunge;
</poem><section end="s2" /><noinclude></noinclude>
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Pagina:Sannazzaro, Iacopo – Opere volgari, 1961 – BEIC 1914951.djvu/256
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Alex brollo
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text/x-wiki
<noinclude><pagequality level="3" user="Alex brollo" />{{RigaIntestazione|250|rime disperse|}}</noinclude><section begin="s1" /><section begin="s1" />
<poem>
:Con questi occide Amor, con questi atterra,
perché sì belle e lucide saette
{{R|14}}dan prima morte e poi bandiscon guerra.
</poem>
<section end="s1" /><section begin="s2" />
{{Ct|c=titolo|XXXII*}}
<poem>
:Che può sperar mia voglia
se non morir di doglia?
Né posson buon novelle
venir per gli occhi al core
{{R|5}}dalle duo luce belle,
e ’l più pregarne Amore
di secondo favore
è tardo al gran martire;
però convien morire.
</poem>
<section end="s2" /><section begin="s3" />
{{Ct|c=titolo|XXXIII*}}
<poem>
:— A che pur sempre piangi, anima trista,
se, per sempre languire,
d’amor non si può mai voglia finire? —
:— Io piango, oimè, perché piangendo io trovo
{{R|5}}breve riposo alla mia eterna doglia,
e con parole provo
:di palesar altrui quel che mi addoglia. —
:— Deh, cangia, anima, omai questa ria voglia
e cerchiàn di morire,
{{R|10}}c’altro fin non si scopre al tuo martire. —
</poem>
<section end="s3" /><section begin="s4" />
{{Ct|c=titolo|XXXIV}}
<poem>
:Madonna, i bei vostr’occhi, arme d’Amore,
mi fer sì dolce assalto,
</poem><section end="s4" /><noinclude></noinclude>
fp5j05rqvcvuq2aopmhf8spvt104bpe
Pagina:Cesare - La guerra gallica, traduzione di Eugenio Giovannetti, Firenze, Le Monnier, 1939.pdf/165
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Candalua
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text/x-wiki
<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione||{{Sc|la guerra gallica – libro vii}}|159}}</noinclude>{{Nop}}
{{Centrato|{{Sc|Vercingetórige contro i Biturigi.}}}}
{{§|5}}V. - Con tali efferatezze, messo ben presto assieme un esercito, manda il cadurco Luctério — uomo di straordinario ardimento — con una parte delle truppe contro i Rutèni<ref>Ruteni, abitanti del Rouergue.</ref> ed egli marcia contro i Biturigi. Questi al suo arrivo mandano ambasciatori agli Edui — di cui erano clienti — per chiedere aiuti onde fronteggiare più facilmente le forze nemiche. Su consiglio dei legati che Cesare aveva lasciati presso l’esercito, gli Edui mandano in soccorso cavalleria e fanteria. Questi ausiliarî arrivati alla Loira — che divide i Biturigi dagli Edui —, rimasti là per qualche giorno e non osando passare il fiume, ritornano a casa. Dicono ai nostri legati che ritornano perchè temono la perfidia dei Biturigi che — come essi sapevano — avevano fatto il progetto, una volta arrivati gli ausiliarî al di là del fiume, di circondarli, i Biturigi da una parte e gli Arverni dall’altra. Se lo facessero veramente per il motivo che adducevano per pretesto ai legati, o lo facessero con perfidia, non è possibile stabilire mancando dati sicuri. Quello che certo si è che i Biturigi, al ritornare indietro degli ausiliari, fanno immediatamente causa con gli Arverni.
{{Centrato|{{Sc|Il ritorno di Cesare in Gallia.}}}}
{{§|6}}VI. - Giunte queste notizie a Cesare in Italia, vedendo egli ormai più tranquille le cose a Roma mercè l’energia di Cneo Pompeo, parte per la Gallia transalpina. Ivi giunto<ref>Partito da Ravenna, attraversate le Alpi, Cesare doveva dirigersi dapprima al Rodano.</ref>, ecco una grande difficoltà improvvisa: come raggiungere l’esercito? Se avesse fatte venire le legioni nella Provincia egli capiva che — durante la marcia — esse avrebbero dovuto dare battaglia senza di lui; se invece egli fosse andato verso l’esercito, capiva che non avrebbe, senza imprudenza, potuto affidare in tempi simili la propria esistenza neppure a quei popoli che parevano ancora tranquilli.
{{§|7}}VII. - Frattanto il cadurco Luctério<ref>Su Luctério si veda {{Sc|{{AutoreCitato|Camille Jullian|Jullian}}}}, op. cit., III, p. 424. Il piano iniziale di Vercingetórige era: impegnare a Sens Labieno con Drappete ed i Senoni, tentare con Luctério una minacciosa diversione in Provincia contro Narbona, rompere il blocco delle popolazioni centrali ancora fedeli a Roma con l’esercito condotto da Vercingetórige.</ref>, mandato contro i Rutèni, guadagna quella popolazione agli Arverni. Avanzandosi<noinclude><references/></noinclude>
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Sonetti e canzoni (Sannazaro)/Parte prima
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Alex brollo
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text/x-wiki
{{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}<!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="sottotitolo"/>Parte prima<section end="sottotitolo"/>
<section begin="prec"/>../Dedica<section end="prec"/>
<section begin="succ"/>../Parte seconda<section end="succ"/>
<section begin="nome template"/>IncludiIntestazione<section end="nome template"/>
<section begin="data"/>30 giugno 2025<section end="data"/>
<section begin="avz"/>75%<section end="avz"/>
<section begin="arg"/>Da definire<section end="arg"/>
</div></onlyinclude><!-- a qui -->{{Qualità|avz=75%|data=30 giugno 2025|arg=Da definire}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=Parte prima|prec=../Dedica|succ=../Parte seconda}}
<pages index="Sannazzaro, Iacopo – Opere volgari, 1961 – BEIC 1914951.djvu" from="143" to="143" onlysection="s0" tosection="" />
=== Indice ===
* {{testo|Se quel soave stil che da' prim'anni|tipo=tradizionale}}
* {{testo|Eran le Muse intorno al cantar mio|tipo=tradizionale}}
* {{testo|Mentre che Amor con dilettoso inganno|tipo=tradizionale}}
* {{testo|Se fama al mondo mai sonora e bella|tipo=tradizionale}}
* {{testo|Anima eletta che col tuo fattore|tipo=tradizionale}}
* {{testo|Lasso, qualor fra vaghe donne e belle|tipo=tradizionale}}
* {{testo|Non quel che 'l vulgo cieco ama et adora|tipo=tradizionale}}
* {{testo|Almo splendor, perché con mesta fronte|tipo=tradizionale}}
* {{testo|Già cominciava il sol da' sommi colli|tipo=tradizionale}}
* {{testo|Vinto da le lusinghe e dagli inganni|tipo=tradizionale}}
* {{testo|O fra tante procelle invitta e chiara|tipo=tradizionale}}
* {{testo|Questa anima real che di valore|tipo=tradizionale}}
* {{testo|Mandate, o Dive, al ciel con chiara fama|tipo=tradizionale}}
* {{testo|Lasso, che ripensando al tempo breve|tipo=tradizionale}}
* {{testo|Piangea la terra, e con sospiri al cielo|tipo=tradizionale}}
* {{testo|Così dunque va il mondo, o fere stelle?|tipo=tradizionale}}
* {{testo|Una nova angeletta a' giorni nostri|tipo=tradizionale}}
* {{testo|L'alma mia fiamma, oltre le belle bella|tipo=tradizionale}}
* {{testo|O vita, vita non, ma vivo affanno|tipo=tradizionale}}
* {{testo|Qual fallo, signor mio, qual grave offesa|tipo=tradizionale}}
* {{testo|Tra freddi monti e luoghi alpestri e feri|tipo=tradizionale}}
* {{testo|D'un bel, lucido, puro e freddo obietto|tipo=tradizionale}}
* {{testo|Cara, fida, amorosa, alma quiete|tipo=tradizionale}}
* {{testo|In quel ben nato aventuroso giorno|tipo=tradizionale}}
* {{testo|Ben credeva io che nel tuo regno, Amore|tipo=tradizionale}}
* {{testo|Dolce, amaro, pietoso, irato sdegno|tipo=tradizionale}}
* {{testo|O gelosia, d'amanti orribil freno|tipo=tradizionale}}
* {{testo|Dal breve canto ti riposa, o lira|tipo=tradizionale}}
* {{testo|Al corso antico, a la tua sacra impresa|tipo=tradizionale}}
* {{testo|Le tue vittoriose e sacre rote|tipo=tradizionale}}
* {{testo|Fuggi, spirto gentil, fuggi lo strazio|tipo=tradizionale}}
* {{testo|Due peregrine qui dal paradiso|tipo=tradizionale}}
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Candalua
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<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione|214|{{Sc|c. giulio cesare}}|}}</noinclude>{{Nop}}
{{Centrato|{{Sc|I Biturigi si arrendono.}}}}
{{§|3}}III. - Al fulmineo arrivo di Cesare accadde — com’è inevitabile per gente impreparata e disseminata qua e là — che quelli che, senza timore alcuno, stavano lavorando nei campi, fossero travolti dalla cavalleria prima di poter rifugiarsi nelle fortezze. Cesare aveva infatti, con un suo ordine, comandato che si evitassero tutti gli indizi rivelatori di un’incursione armata, e soprattutto che non si incendiassero le case. Ciò perchè non gli mancasse nè foraggio nè frumento nel caso che volesse avanzarsi, e perchè i nemici non fossero messi sull’avviso dagli incendi. Catturate molte migliaia d’uomini lo spavento si diffuse tra i Biturigi. Interroriti, coloro che si erano potuti salvare al primo irrompere dei Romani riparano nelle città vicine, confidando o nell’ospitalità dei privati o nella comunanza dei propositi. Invano, perchè Cesare a marce forzate si mostra dappertutto, nè dà ad alcuna città il tempo di pensare piuttosto all’altrui che alla propria salvezza.
Con questa rapidità si teneva fedeli gli amici e sforzava col timore gli esitanti a condizioni di pace. Prospettandosi così la situazione, i Biturigi — vedendo che la clemenza di Cesare apriva loro una via di ritorno alla di lui amicizia e che le popolazioni vicine, senza alcuna molestia, avevano già consegnato ostaggi ed avevano ripreso rapporti pacifici col popolo romano — fecero anch’essi altrettanto.
{{Centrato|{{Sc|Campagna contro i Carnuti.}}}}
{{§|4}}IV. - Cesare, per le loro grandi fatiche, per la straordinaria resistenza di cui avevano dato saggio nelle giornate invernali, nelle durissime marce e negli intollerabili freddi, promette di donare ad ogni soldato — a titolo di largizione<ref>''Praedae nomine'', cioè largizione straordinaria da computarsi quale bottino di guerra. La proporzione del premio tra centurioni e legionari era ordinariamente di uno a cinque. Il sesterzio corrisponde a L. 0,268.</ref> — duecento sesterzi ed ai centurioni mille. Rimandate le legioni nei quartieri invernali, egli stesso ritorna, dopo quaranta giorni, a Bibracte. Mentre amministra colà la giustizia, i Biturigi gli mandano ambasciatori a chiedere aiuto contro i Carnuti<ref>I Carnuti occupavano la vasta zona dell’Orleanese: è notevole la toponimia celtica di «''caern''» (''caern, cairn, carne''), che significa pietrame, o ammasso di pietre.</ref> ed a lagnarsi per la guerra che i Carnuti facevano loro. Saputa<noinclude><references/></noinclude>
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Pagina:Zappi, Maratti - Rime II.pdf/222
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OrbiliusMagister
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text/x-wiki
<noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|218||}}</noinclude><poem>
Sorge e rivive, e di sua nobil sorte
Fa co’ tardi Nipoti
Maravigliar i secoli remoti.
{{R|10}}A che discinta il crin, Parma, di pianto
Mesta bagni il fatal sasso dolente,
Ove depor repente
Francesco non temèo suo fragil manto?
Qual potrà darsi vanto
{{R|15}}Colei, che in Nulla tutto strugge e solve?
Altro ella forse avrà ch’arida polve,
E in un poche serbate
A non ignobil tomba ossa nudate?
Fuor del flebile avello ecco è rimasta
{{R|20}}La miglior parte dell’Eroe già spento:
Ecco s’orna di cento
Suoi doni eterni, e al pigro obblìo sovrasta.
Ella sola a sè basta,
E nel sentier di gloria, che ognor tenne,
{{R|25}}Con fuggenti da Terra invitte penne
Poggia in alto, e là siede,
Ove le cose sotto il piè si vede.
Degna di somm’onor seco è Colei,
Che un aureo freno or lenta, ed or raccoglie;
{{R|30}}E le ben rette voglie
Lo guardan liete, e ne ringrazian lei.
Fremono i ciechi e rei
Affetti, che a Ragion mai non potero
L’ordin turbar del suo felice impero,
{{R|35}}E nel volto ancor hanno
Di loro servitù l’ire e l’affanno.
Quelle, che dansi a real cuor suprenne
Eccelse doti, pur le stanno a fianco:
Intatta Fè di bianco
{{R|40}}Velo coperta, che macchiarsi teme;
Santa Equità, che preme
Col piè gl’Ingiusti, e gl’Innocenti affida;
</poem><noinclude><references/></noinclude>
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Pagina:Zappi, Maratti - Rime II.pdf/223
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OrbiliusMagister
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text/x-wiki
<noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|||219}}</noinclude><poem>
Alta Sagacità, che certa guida
Viene ne’ dubbj eventi,
{{R|45}}E per man prende le commesse genti.
E di quali raggi sfavillante in faccia
Poi non s’aggiunge a lei bella Pietade,
Che le dirette strade
Sempre segnò del primo Vero in traccia?
{{R|50}}Ella perchè non giaccia
Al suol, qual altra è d’uom virtù più degna,
A tutte si accompagna, a tutte insegna
Col suo celeste lume
Il calle, e a tutti il dorso arma di piume.
{{R|55}}Ma pur d’Antichità nell’atra notte
Si starian senza onor Tito ed Augusto,
Se non fosse il vetusto
Purato stil d’illustri penne e dotte
Cedon disperse e rotte
{{R|60}}Del tempo le caligini profonde,
Dove Eloquenza suo splendor diffonde:
Senza lei sconosciuta
Sente l’ingrato obblìo Virtù taciuta,
Non però a te, Signor, che a Taro e Trebbia
{{R|65}}Tolsero i Fati sordi al pregar nostro,
Manca d’eletto inchiostro
Pronta cura felice, onde si debbia
Temer, che scura nebbia
D’obblivìose età ti cinga e veli.
{{R|70}}Odo anche il suon facondo, anche i fedeli
Detti, che in mezze a’ tuoi
Pregj ascender ti fanno infra gli Eroi
Quelle, ch’io fei primier di te parole
Gravi di duolo, ove il fraterno amore
{{R|75}}Ti diè l’estremo onore
De’mesti incensi e dell’augusta mole,
Forse neglette e sole
</poem><noinclude><references/></noinclude>
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Pagina:Zappi, Maratti - Rime II.pdf/224
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OrbiliusMagister
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text/x-wiki
<noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|220||}}</noinclude><section begin="s1" /><poem>
dell’urna tua giacer vedrai:
Non quelle, nò, Signor, che fanno omai
{{R|80}}Dalma facondia piene
Nella tua Parma rifiorire Atene.
</poem><section end="s1" />
<section begin="s2" />{{Ct|t=2|v=1|NAVIGAZIONE DI AMORE}}
{{Ct|t=1|v=2|f=80%|''CANZONE''.}}
<poem>
{{xx-larger|D}}ove il Mar bagna e circonda
Cipro cara a Citerea,
Lungo il margin della sponda
Bella Nave io star vedea.
{{R|5}}Pinti remi, e vele d’ostro
Vagamente dispiegava:
D’or la poppa, d’oro il rostro
Rilucente folgorava.
V’era ad arte figurato
{{R|10}}Ne’ bei lati Giove in Toro,
Giove in Cigno trasformato,
Giove sciolto in pioggia d’oro.
V’era sculto in altra parte
In Pastor Febo rivolto:
{{R|15}}V’era sculto il fero Marte
Con Ciprigna in rete colto.
Dalle antenne inargentate
Pendean molli eburnee cetre;
D’almi fiori inghirlandate,
{{R|20}}Pendean gli archi e le faretre:
Rilucea la face eterna
D’un amabil lume e puro
In cristallo, che governa
Il notturno calle oscuro.
{{R|25}}Di chi fosse il bel Naviglio
Tosto chiesi, e mi rispose
</poem><section end="s2" /><noinclude><references/></noinclude>
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Pagina:Zappi, Maratti - Rime II.pdf/225
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OrbiliusMagister
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text/x-wiki
<noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|||221}}</noinclude><poem>
Un bel Genio: Questo al figlio
Di Ciprigna si compose.
Sù tal legno vincitore
{{R|30}}Corre i Mari d’Occidente,
Volatore, predatore
Corre i Mari d’Oiente.
Fra vezzosi Pargoletti
Nocchier siede, e in dolci tempre
{{R|35}}Lusinghieri Zefiretti
A sua vela spiran sempre.
Lo rispettan le tempeste,
Lo rispettan nembi e venti:
Beltà è seco, ed in celeste
{{R|40}}Volte gira occhi lucenti.
Se ’l bel legno ascender vuoi,
Non tcl vieta Amor cortese:
Lo saliro i primi Eroi
Dopo l’alte invitte imprese.
{{R|45}}Io vi ascesi, e in faccia lieta
Mi raccolse Amor, dicendo:
Sei tu pur, gentil Poeta,
Che su questo lido attendo.
Vienten meco; io vuo’ guidarti,
{{R|50}}La ’ve il tuo destin m’addita;
Colà giunto nel cuor farti
Vuò un’amabil ferita.
Tacque Amor, e tacque appena
Che sciogliemmo dalla riva:
{{R|55}}Sparve il suol, sparve l’arena:
Onda e Ciel solo appariva.
Bel veder la prua gemmata
Di Nerèo nel regno ondoso
Dai Tritoni accompagnata
{{R|60}}Lungo aprir solco spumoso.
Amor dissemi: Tu sei
Spirto accetto al biondo Apollo;
</poem><noinclude><references/></noinclude>
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Pagina:Cesare - La guerra gallica, traduzione di Eugenio Giovannetti, Firenze, Le Monnier, 1939.pdf/221
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Candalua
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text/x-wiki
<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione||{{Sc|la guerra gallica – libro viii}}|215}}</noinclude>la cosa, Cesare, non essendo rimasto più di diciotto giorni nei quartieri invernali, trae le legioni sesta e quattordicesima dai quartieri medesimi presso la Saona; legioni che — come è detto nel precedente commentario — aveva ivi disposte per l’incetta del frumento, Parte così con le due legioni per punire i Carnuti.
{{Centrato|{{Sc|Cesare a Cénabo.}}}}
{{§|5}}V. - Giunta già ad essi la notizia dell’imminente arrivo dell’esercito, i Carnuti — informati del castigo toccato agli altri — abbandonano i villaggi e le borgate che essi avevano improvvisati con capanne fatte alla meglio — già vinti un’altra volta essi avevano abbandonato molte delle loro città — e si danno a fuggire per ogni dove. Non volendo Cesare che i suoi soldati affrontino i rigori dell’avversa stagione<ref>Era la fine di gennaio o il principio di febbraio del 52 a. C.</ref>, si accampa nella città dei Carnuti a Cénabo e alloggia i soldati parte nelle case dei Galli, parte sotto tettoie di strame rapidamente messe assieme per meglio proteggere le tende. Manda intanto i cavalieri ed i fanti ausiliarî in tutti quei luoghi che si dicevano abbandonati dal nemico e non invano, perchè quasi tutte le nostre truppe ritornano con molta preda. I Carnuti, oppressi dall’asprezza dell’inverno e dal terrore del pericolo, non osando più ormai — cacciati dai loro tetti — soffermarsi in alcun luogo, nè trovando più rifugio nemmeno nelle selve — data la violenza delle intemperie — si disperdono tra le popolazioni vicine dopo aver perduto una gran parte dei loro.
{{Centrato|{{Sc|La insurrezione dei Bellovaci.}}}}
{{§|6}}VI. - Cesare, dati i rigori della stagione, bastandogli d’aver contrastato ogni formazione nemica per evitare l’inizio d’una nuova guerra, ed avendo ormai la certezza — per quanto era umanamente prevedibile — che, nella prossima estate, non potesse accendersi una nuova campagna, mandò Caio Trebonio con le due legioni che aveva seco ai quartieri invernali di Cénabo.
Egli poi, informato da frequenti ambascerie dei Remi, che i Bellovaci — i quali superavano in riputazione guerriera tutti i Galli ed i Belgi — insieme con le popolazioni più vicine, preparavano un esercito sotto la guida del bellovaco C. Correo e<noinclude><references/></noinclude>
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Pagina:Lettere - Santa Caterina, volume I, 1922.djvu/259
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Cor74
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text/x-wiki
<noinclude><pagequality level="3" user="Cor74" /></noinclude>Quale sarebbe quella lingua che potesse narrare quanti inconvenienti ne vengono? non credo che ne fusse neuna. Ma tre principali ne escono di colui che non ha morta la sua volontà. L’uno è, ch’egli è infedele, e non fedele col lume della fede viva; anco, ha posto la nebula sopra l’occhio dell’intelletto, dove sta la pupilla del lume della fede. Onde subito che egli ha questo principale,<ref>Inconveniente. </ref> cioè d’avere posta una nebbia d’amore proprio sopra l’occhio suo, e offuscato il lume delle fede; cade subito nel secondo e nel terzo, cioè nella disobedienzia, donde verrà la impazienzia; e nel giudicio, donde verrà nella mormorazione.
E se voi ragguarderete bene, di questi tre l’uno non è senza l’altro. Non è dunque da dubitare che, essofatto che la radice dell'amore proprio non è morta in noi, l’occhio è tenebroso, e tutti i frutti delle virtù sono imperfetti; perocché ogni perfezione procede da occidere la volontà sensitiva, e dar vita alla ragione nella dolce volontà di^ Dio.
Sicché dunque, essendo viva e imperfetta, subito è disobediente contra Dio e contra il prelato suo. Perocché, se egli fusse obediente, porterebbe la disciplina di Dio e quella del prelato con debita reverenzia; ma perchè egli non è obediente, ma è disobediente con volontà viva, però viene ad impazienzia verso di Dio e a disobedienzia. Però che volontà di Dio è, che noi portiamo con pazienzia ogni disciplina, da qualunque lato egli ce la concede, e con vera pazienzia riceverle da lui con quello amore ch’egli ce la dà: perocché ciò che egli dà e permette a noi, è per nostra santificazione; e però con amore le doviamo ricevere. Onde non facendo<noinclude><references/></noinclude>
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Cor74
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<noinclude><pagequality level="3" user="Cor74" /></noinclude>Quale sarebbe quella lingua che potesse narrare quanti inconvenienti ne vengono? non credo che ne fusse neuna. Ma tre principali ne escono di colui che non ha morta la sua volontà. L’uno è, ch’egli è infedele, e non fedele col lume della fede viva; anco, ha posto la nebula sopra l’occhio dell’intelletto, dove sta la pupilla del lume della fede. Onde subito che egli ha questo principale,<ref>Inconveniente. </ref> cioè d’avere posta una nebbia d’amore proprio sopra l’occhio suo, e offuscato il lume delle fede; cade subito nel secondo e nel terzo, cioè nella disobedienzia, donde verrà la impazienzia; e nel giudicio, donde verrà nella mormorazione. E se voi ragguarderete bene, di questi tre l’uno non è senza l’altro. Non è dunque da dubitare che, essofatto che la radice dell'amore proprio non è morta in noi, l’occhio è tenebroso, e tutti i frutti delle virtù sono imperfetti; perocché ogni perfezione procede da occidere la volontà sensitiva, e dar vita alla ragione nella dolce volontà di^ Dio. Sicché dunque, essendo viva e imperfetta, subito è disobediente contra Dio e contra il prelato suo. Perocché, se egli fusse obediente, porterebbe la disciplina di Dio e quella del prelato con debita reverenzia; ma perchè egli non è obediente, ma è disobediente con volontà viva, però viene ad impazienzia verso di Dio e a disobedienzia. Però che volontà di Dio è, che noi portiamo con pazienzia ogni disciplina, da qualunque lato egli ce la concede, e con vera pazienzia riceverle da lui con quello amore ch’egli ce la dà: perocché ciò che egli dà e permette a noi, è per nostra santificazione; e però con amore le doviamo ricevere. Onde non facendo<noinclude><references/></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="3" user="Cor74" />{{RigaIntestazione||{{Sc|lettere di santa caterina}}|193}}</noinclude>Quale sarebbe quella lingua che potesse narrare quanti inconvenienti ne vengono? non credo che ne fusse neuna. Ma tre principali ne escono di colui che non ha morta la sua volontà. L’uno è, ch’egli è infedele, e non fedele col lume della fede viva; anco, ha posto la nebula sopra l’occhio dell’intelletto, dove sta la pupilla del lume della fede. Onde subito che egli ha questo principale,<ref>Inconveniente. </ref> cioè d’avere posta una nebbia d’amore proprio sopra l’occhio suo, e offuscato il lume delle fede; cade subito nel secondo e nel terzo, cioè nella disobedienzia, donde verrà la impazienzia; e nel giudicio, donde verrà nella mormorazione. E se voi ragguarderete bene, di questi tre l’uno non è senza l’altro. Non è dunque da dubitare che, essofatto che la radice dell'amore proprio non è morta in noi, l’occhio è tenebroso, e tutti i frutti delle virtù sono imperfetti; perocché ogni perfezione procede da occidere la volontà sensitiva, e dar vita alla ragione nella dolce volontà di^ Dio. Sicché dunque, essendo viva e imperfetta, subito è disobediente contra Dio e contra il prelato suo. Perocché, se egli fusse obediente, porterebbe la disciplina di Dio e quella del prelato con debita reverenzia; ma perchè egli non è obediente, ma è disobediente con volontà viva, però viene ad impazienzia verso di Dio e a disobedienzia. Però che volontà di Dio è, che noi portiamo con pazienzia ogni disciplina, da qualunque lato egli ce la concede, e con vera pazienzia riceverle da lui con quello amore ch’egli ce la dà: perocché ciò che egli dà e permette a noi, è per nostra santificazione; e però con amore le doviamo ricevere. Onde non facendo<noinclude><references/></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="3" user="Cor74" />{{RigaIntestazione|194|{{Sc|lettere di santa caterina}}|}}</noinclude>così, siamo disobbedienti a lui, e cadiamo nella mormorazione, e in uno giudicio; con una tenerezza di noi medesimi, con una superbia e infedelità, di volere eleggere di servire a Dio a nostro modo. Perocché, se in verità credessimo che ogni cosa che è, procede da Dio, eccetto il peccato, e che egli non può volere altro che ’l nostro bene, il quale vediamo e gustiamo nel sangue di Cristo crocifisso (perocché, s’egli avesse voluto altro che la nostra santificazione, non ci averebbe dato sì fatto ricompratore); dico, che se questo credessimo in verità che il lume della fede non fusse offuscato con l’amore proprio di noi, saremmo obedienti e riceveremmo con reverenzia quello ch’egli ci dà, e giudicheremmolo in nostro bene, dato a noi per amore e non per odio, com’egli è. Ma perché ci è la infedelità, però riceviamo pena, e siamo impazienti delle pene che noi sosteniamo, e disobedienti verso il prelato, giudicando la volontà del prelato, e non la volontà di Dio in lui.
Perocché spesse volte il prelato farà con buona e santa intenzione quello ch’egli farà verso del suddito; e il suddito infedele e disobediente terrà tutto il contrario. Questo è per la superbia sua, e perchè la radice dell’amore proprio non é morta in lui, perocché se ella fusse morta, sarebbe quello per che egli entrò nell’Ordine, cioè d’obedire schiettamente <ref>Qui più bello di ''semplicemente''; perchè la schiettezza non solo comporta, ina richiede l’uso della ragione libera, e il riguardo alla vera propria dignità. Quando dunque Caterina ragiona di volontà da uccidere, intende della voglia ch’è debole a reggere sé.</ref> e senza alcuna passione, siccome fa l’umile obediente. Che se il prelato suo fusse un Dimonio, il vero obediente, ciò che gli è fatto, o se gli sono imposte le gravi obedienzie, ogni cosa riceve con<noinclude><references/></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="3" user="Cor74" />{{RigaIntestazione||{{Sc|lettere di santa caterina}}|195}}</noinclude>pazienzia, giudicando che volontà di Dio è di far tenere quelli modi al prelato verso di lui; o per necessità della sua salute, o per farlo venire a grande perfezione. E però riceve cou pace e quiete di mente l’obedienzia sua, e gusta l’arra di vita eterna in questa vita. E perchè esso ha morta la volontà, ed è ito con lume della fede e con vera obedienzia; però gusta il dolce e amoroso frutto della pazienzia, con fortezza e perseveranzia infine alla morte. Questo frutto ha dimostrato ch’egli in verità s’è levato dalla imperfezione, ed <ref>La stampa: e ''l’è''.</ref> è giunto alla perfezione. Siccome il disobediente dimostra li difetti suoi con la impazienzia, onde vediamo che sempre si scandalizza; se non quando la prosperità andasse a modo suo, e il prelato facesse quello ch’egli vuole. Ma se fa il contrario, si turba. Perchè? perchè egli è vivo. Perocché, se egli fusse morto, non gli addiverrebbe. Onde questi cotali sono debili: perocché come la paglia lor si volle <ref>La stampa: se lo’ per loro rivolle. Pare che il ''ri'' del ''rivolle'', abbia a essere un si, e togliersi il se di prima, o trasposto o aggiunto. A questo modo il come e il così riguardano relaziono di tempo prossimo, non prossimità di similitudine. Potrebbe ’anco intendersi: ''vengone meno'', cedono come una paglia che loro si volila tra’ piedi. Ma allora converrebbe mutare nel testo assai più.</ref> fra’ piedi, così vengono meno. E se il prelato comanda cosa che non gli piaccia, egli si turba,
E se egli è infermo, egli ’è impaziente per la tenerezza ch’egli ha al corpo suo. E spesse volte sotto colore di bene dirà: «se io avessi un’altra infirmità, io me la porterei più agevolmente. Ma questa infirmità è una cosa occulta, che non si vede; e però non m’è creduta, e impediscemi l’officio l’altre osservanzie, di non poter fare come gli<noinclude><references/></noinclude>
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E se egli è infermo, egli ’è impaziente per la tenerezza ch’egli ha al corpo suo. E spesse volte sotto colore di bene dirà: «se io avessi un’altra infirmità, io me la porterei più agevolmente. Ma questa infirmità è una cosa occulta, che non si vede; e però non m’è creduta, e impediscemi l’officio l’altre osservanzie, di non poter fare come gli<noinclude><references/></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="3" user="Cor74" />{{RigaIntestazione|196|{{Sc|lettere di santa caterina}}|}}</noinclude>altri». E però non pare che ci possa avere pace. Costui, come imperfetto e con poco lume, è ingannato dalla propria passione e tenerezza di sé. Chi cel dimostra? la impazienzia ch’egli ha, perchè non gli pare che gli altri gli abbiano compassione. Questi vuole eleggere il tempo e 1 luogo e le fadighe a suo modo. Non debbo fare così, ma umiliarsi sotto la potente mano di Dio, e ogni cosa avere in riverenzia; e fare quello ch’egli può fare. E quand’egli non può rendere il debito dell’officio e degli altri esercizii, come gli altri; ed egli rendere ^ il debito della pazienzia. Perocché Dio non ci richiede più che noi potiamo fare.
Ma ben ci richiede l’amore col santo desiderio, e con pazienzia portare ogni pena e fadiga, e in ogni tempo e in ogni luogo che noi siamo, con odio e dispiacimento della propria sensualità. Perocché così fanno coloro che vogliono essere perfetti. E a questo modo gusterà vita eterna nelle pene sue in questa vita; e avendo pena, non avrà pena, ma la p’ena gli sarà refrigerio, pensando che egli si possa conformare con li obbrobri di Cristo crocifisso, E non vorrà, egli, servo, tenere per altra via che ’1 Signore; e però porterà con reverenzia, bagnandosi e annegandosi nel sangue di Cristo crocifisso. Il quale sangue, all’anima che ’l gusta con affetto di carità, rimane morta la volontà sua. ^ Morta la volontà, gli è tolta ogni pena; perocché solo la volontà é quella cosa che le pene e le tribolazioni ci
<ref>Può reggerlo il dehbe che è sopra: ma più elegante è lasciarlo da sé. Virgilio: ''«Tum sic affari».'</ref>'
<ref>La grammatica farebbe: ''il quale sangue, quando l’anima lo gusta, rimane''... o simile. Ma chi dettava, vedeva tra il sangue e l’anima, una relazione più pronta e più vitale e più intima.</ref><noinclude><references/></noinclude>
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Ma ben ci richiede l’amore col santo desiderio, e con pazienzia portare ogni pena e fadiga, e in ogni tempo e in ogni luogo che noi siamo, con odio e dispiacimento della propria sensualità. Perocché così fanno coloro che vogliono essere perfetti. E a questo modo gusterà vita eterna nelle pene sue in questa vita; e avendo pena, non avrà pena, ma la pena gli sarà refrigerio, pensando che egli si possa conformare con li obbrobri di Cristo crocifisso, E non vorrà, egli, servo, tenere per altra via che ’l Signore; e però porterà con reverenzia, bagnandosi e annegandosi nel sangue di Cristo crocifisso. Il quale sangue, all’anima che ’l gusta con affetto di carità, rimane morta la volontà sua. <ref>La grammatica farebbe: ''il quale sangue, quando l’anima lo gusta, rimane''... o simile. Ma chi dettava, vedeva tra il sangue e l’anima, una relazione più pronta e più vitale e più intima.</ref> Morta la volontà, gli è tolta ogni pena; perocché solo la volontà é quella cosa che le pene e le tribolazioni ci<noinclude><references/></noinclude>
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/* Pagine SAL 25% */ [[Aiuto:Oggetto automatico|←]] Creata nuova pagina: fa essere pene; ma morta la volontà nostra, e vestiti della volontà di Dio, la pena e’ ò diletto, e il diletto sensitivo, per odio santo di noi, ci sarebbe fatica, perocché vedremmo ciie la via del diletto non G la via di Cristo crocifisso. Vede ^ e’ Santi che r haimo seguito, e vede che ’l regno del cielo, vita eterna, non si vende ne acquistasi per diletto; ajico, si acquista e si guadagna " il regno di Dio con povertà...
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<noinclude><pagequality level="1" user="Cor74" />{{RigaIntestazione||{{Sc|lettere di santa caterina}}|197}}</noinclude>fa essere pene; ma morta la volontà nostra, e vestiti della volontà di Dio, la pena e’ ò diletto, e il diletto sensitivo, per odio santo di noi, ci sarebbe fatica, perocché vedremmo ciie la via del diletto non G la via di Cristo crocifisso. Vede ^ e’ Santi che r haimo seguito, e vede che ’l regno del cielo, vita eterna, non si vende ne acquistasi per diletto; ajico, si acquista e si guadagna " il regno di Dio con povertà volontaria, e con avere la pena per diletto, e con molto sostenere; e il diletto •* ci paia fadiga, come detto è. La volontà allora accordata con la volontà di Dio, ne riceve l’arra: e però dicevo che in questa vita gusta l’arra di vita eterna.
Costui non cade nel terzo difetto del giudicio, cioè di giudicare la volontà di Dio, altro che giustamente, e con amore; e vedendosi amato da lui, per amore riceve ogni cosa. Né cade ancora in giudicare la volontà degli uomini in cosa, o in alcuno modo * nel mondo, nè per strazio, né per ingiurie, o per persecuzioni che gli fussero dette o fatte da loro. Ma giudica con una santa considerazione, che Dio il permetta per suo bene, e che essi il fanno per provarlo in virtù. Né non giudicherà mai li servi di Dio, né le operazioni d’alcuna creatura: eziandio se vedesse il male espressamente, noi vede, né debbe vedere, per giudicio •’ nè per mormorazio-
La stampa: vede Santi.
Non è solamente acquisto, ma guadagno; giacché i dolori per gravi ch.f) siano, non sono condegni alla grandezza del premio per essi lucrato.
Può sottintendersi il che; e va cosi più spedito.
Non erra nè nel soggetto del giudizio, né ne’ termini, né ne’ modi dell’esprimerlo fuori.
Non può non lo vedere se e’ è, che sarebbe, non che stupido, colpevole: ma non lo deve vedere per giudicarlo, cioè condannarlo, senza trovarci scusa, senza credere possibile in sé qualche inganno. Questo è il senso evangelico: «Nolite judicare, et non judicabimini».<noinclude><references/></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="3" user="Cor74" />{{RigaIntestazione||{{Sc|lettere di santa caterina}}|197}}</noinclude>fa essere pene; ma morta la volontà nostra, e vestiti della volontà di Dio, la pena e’ ò diletto, e il diletto sensitivo, per odio santo di noi, ci sarebbe fatica, perocché vedremmo ciie la via del diletto non G la via di Cristo crocifisso. Vede <ref>La stampa: ''vede'' Santi.</ref> e’ Santi che l'hanno seguito, e vede che ’l regno del cielo, vita eterna, non si vende ne acquistasi per diletto; ajico, si acquista e si guadagna <ref>Non è solamente acquisto, ma guadagno; giacché i dolori per gravi che siano, non sono condegni alla grandezza del premio per essi lucrato.</ref> il regno di Dio con povertà volontaria, e con avere la pena per diletto, e con molto sostenere; e il diletto <ref>Può sottintendersi il ''che''; e va cosi più spedito.</ref> ci paia fadiga, come detto è. La volontà allora accordata con la volontà di Dio, ne riceve l’arra: e però dicevo che in questa vita gusta l’arra di vita eterna.
Costui non cade nel terzo difetto del giudicio, cioè di giudicare la volontà di Dio, altro che giustamente, e con amore; e vedendosi amato da lui, per amore riceve ogni cosa. Né cade ancora in giudicare la volontà degli uomini in cosa, o in alcuno modo<ref>Non erra nè nel soggetto del giudizio, né ne’ termini, né ne’ modi dell’esprimerlo fuori.</ref> nel mondo, nè per strazio, né per ingiurie, o per persecuzioni che gli fussero dette o fatte da loro. Ma giudica con una santa considerazione, che Dio il permetta per suo bene, e che essi il fanno per provarlo in virtù. Né non giudicherà mai li servi di Dio, né le operazioni d’alcuna creatura: eziandio se vedesse il male espressamente, noi vede, né debbe vedere, per giudicio <ref>Non può non lo vedere se e’ è, che sarebbe, non che stupido, colpevole: ma non lo deve vedere per giudicarlo, cioè condannarlo, senza trovarci scusa, senza credere possibile in sé qualche inganno. Questo è il senso evangelico: ''«Nolite judicare, et non judicabimini»''.</ref> nè per mormorazio-<noinclude><references/></noinclude>
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/* Pagine SAL 25% */ [[Aiuto:Oggetto automatico|←]] Creata nuova pagina: ne; ma per compassione il debbe portare dinanzi da Dio, ponendo i difetti del prossimo sopra di se. Così vuole l’affetto della carità; e non vuole che si faccia come fanno gl’imperfetti, accecati ancora d’un proprio amore di loro medesimi. Che pare che si nutrichino del giudicare le creature; e non tanto che li uomini del mondo, ma li servi di Dio, volendoli mandare a loro modo; e se non vanno a loro modo, sono iscandal...
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<noinclude><pagequality level="1" user="Cor74" />{{RigaIntestazione|198|{{Sc|lettere di santa caterina}}|}}</noinclude>ne; ma per compassione il debbe portare dinanzi da Dio, ponendo i difetti del prossimo sopra di se.
Così vuole l’affetto della carità; e non vuole che si faccia come fanno gl’imperfetti, accecati ancora d’un proprio amore di loro medesimi. Che pare che si nutrichino del giudicare le creature; e non tanto che li uomini del mondo, ma li servi di Dio, volendoli mandare a loro modo; e se non vanno a loro modo, sono iscandalizzati in loro. E spesse volte, sotto colore di compassione, caggiono nella mormorazione. Costui vuole ponere legge allo Spirito Santo, e non se n’avvede. Perchè non se n’avvede? Perchè lo dimonio l’ha velato col velame della compassione; ma ella è piuttosto una radicata invidia e presunzione, presumendo di sé, di sapere alcuna cosa più, che compassione. Perocché s’ella fusse compassione e zelo della salute delle anime e onore di Dio; userebbe la carità, e dischiarerebbe ^ se medesimo alle proprie persone di cui egli avesse pena; e così guadagnerebbesi e il prossimo suo, e goderebbe, sé egli fusse largo ^ in verità, e con vero lume, di vedere i differenti modi e vie che Dio tiene co’ servi suoi. Onde dimostra la somma Bontà, che egli ^ ha che dare. E però disse Cristo benedetto: «nella casa del padre mio sono molte mansioni». E quale sarà quella lingua che possa narrare tanti
Si aprirebbe da solo a solo alla stessa persona per cui gli dolesse. Nel senso del francese: se déclarer.
Non le piacque: e così e acquisterebbesi: però pospone la seconda congiunzione, e approssimandola all’altra che segue, rende più manifesto il vincolo delle idee. Largo, qui dice generosità di cuore amorevole, e condanna per la via de’ contrarii le strettezze della coscienza gretta, chiusa a carità.
Forse: e che, perchè due sono le idee: Dio è buono ed è ricco. Volere una sola maniera di bene, è un faro a lui doppio torto.<noinclude><references/></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="3" user="Cor74" />{{RigaIntestazione|198|{{Sc|lettere di santa caterina}}|}}</noinclude>ne; ma per compassione il debbe portare dinanzi da Dio, ponendo i difetti del prossimo sopra di se.
Così vuole l’affetto della carità; e non vuole che si faccia come fanno gl’imperfetti, accecati ancora d’un proprio amore di loro medesimi. Che pare che si nutrichino del giudicare le creature; e non tanto che li uomini del mondo, ma li servi di Dio, volendoli mandare a loro modo; e se non vanno a loro modo, sono iscandalizzati in loro. E spesse volte, sotto colore di compassione, caggiono nella mormorazione. Costui vuole ponere legge allo Spirito Santo, e non se n’avvede. Perchè non se n’avvede? Perchè lo dimonio l’ha velato col velame della compassione; ma ella è piuttosto una radicata invidia e presunzione, presumendo di sé, di sapere alcuna cosa più, che compassione. Perocché s’ella fusse compassione e zelo della salute delle anime e onore di Dio; userebbe la carità, e dischiarerebbe <ref>Si aprirebbe da solo a solo alla stessa persona per cui gli dolesse. Nel senso del francese: ''se déclarer''.</ref> se medesimo alle proprie persone di cui egli avesse pena; e così guadagnerebbesi e il prossimo suo, e goderebbe, sé egli fusse largo <ref>Non le piacque: ''e così e acquisterebbesi'': però pospone la seconda congiunzione, e approssimandola all’altra che segue, rende più manifesto il vincolo delle idee. ''Largo'', qui dice generosità di cuore amorevole, e condanna per la via de’ contrarii le strettezze della coscienza gretta, chiusa a carità.</ref> in verità, e con vero lume, di vedere i differenti modi e vie che Dio tiene co’ servi suoi. Onde dimostra la somma Bontà, che egli
<ref>Forse: ''e che'', perchè due sono le idee: Dio è buono ed è ricco. Volere una sola maniera di bene, è un faro a lui doppio torto.</ref> ha che dare. E però disse Cristo benedetto: «nella casa del padre mio sono molte mansioni». E quale sarà quella lingua che possa narrare tanti<noinclude><references/></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="3" user="Cor74" />{{RigaIntestazione|198|{{Sc|lettere di santa caterina}}|}}</noinclude>ne; ma per compassione il debbe portare dinanzi da Dio, ponendo i difetti del prossimo sopra di se.
Così vuole l’affetto della carità; e non vuole che si faccia come fanno gl’imperfetti, accecati ancora d’un proprio amore di loro medesimi. Che pare che si nutrichino del giudicare le creature; e non tanto che li uomini del mondo, ma li servi di Dio, volendoli mandare a loro modo; e se non vanno a loro modo, sono iscandalizzati in loro. E spesse volte, sotto colore di compassione, caggiono nella mormorazione. Costui vuole ponere legge allo Spirito Santo, e non se n’avvede. Perchè non se n’avvede? Perchè lo dimonio l’ha velato col velame della compassione; ma ella è piuttosto una radicata invidia e presunzione, presumendo di sé, di sapere alcuna cosa più, che compassione. Perocché s’ella fusse compassione e zelo della salute delle anime e onore di Dio; userebbe la carità, e dischiarerebbe <ref>Si aprirebbe da solo a solo alla stessa persona per cui gli dolesse. Nel senso del francese: ''se déclarer''.</ref> se medesimo alle proprie persone di cui egli avesse pena; e così guadagnerebbesi e il prossimo suo, e goderebbe, sé egli fusse largo <ref>Non le piacque: ''e così e acquisterebbesi'': però pospone la seconda congiunzione, e approssimandola all’altra che segue, rende più manifesto il vincolo delle idee. ''Largo'', qui dice generosità di cuore amorevole, e condanna per la via de’ contrarii le strettezze della coscienza gretta, chiusa a carità.</ref> in verità, e con vero lume, di vedere i differenti modi e vie che Dio tiene co’ servi suoi. Onde dimostra la somma Bontà, che egli<ref>Forse: ''e che'', perchè due sono le idee: Dio è buono ed è ricco. Volere una sola maniera di bene, è un faro a lui doppio torto.</ref> ha che dare. E però disse Cristo benedetto: «nella casa del padre mio sono molte mansioni». E quale sarà quella lingua che possa narrare tanti<noinclude><references/></noinclude>
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/* Pagine SAL 25% */ [[Aiuto:Oggetto automatico|←]] Creata nuova pagina: diversi modi e visitazioni e doni e i^rnzie elio Dio fa, non tanto in mollo creaturo, ma in nna anima medesima? porocchò, come le virtù sono diverso, poniamochè tutte trafugano uel segno della carità; così sono diversi e’ diversi modi e costumi de’ servi di Dio. Non, che chi ha perfettamente la virtù della carità, non abbia tutte quante l’altre virtù; ma a CUI è propiia una virtù, e a cui e un’altra, sopra la quale prin...
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<noinclude><pagequality level="1" user="Cor74" />{{RigaIntestazione||{{Sc|lettere di santa caterina}}|199}}</noinclude>diversi modi e visitazioni e doni e i^rnzie elio Dio fa, non tanto in mollo creaturo, ma in nna anima medesima? porocchò, come le virtù sono diverso, poniamochè tutte trafugano uel segno della carità; così sono diversi e’ diversi modi e costumi de’ servi di Dio. Non, che chi ha perfettamente la virtù della carità, non abbia tutte quante l’altre virtù; ma a CUI è propiia una virtù, e a cui e un’altra, sopra la quale principal virtù tira tutte l’altre. Onde altri modi vediamo in colui a cui è piopria la virtù della carità, e tutto ’ dilettato nella carità del prossimo suo; e "^ altro modo ha colui a cui è appi’opriata la virtù dell’umilità, con una fame di solitudine. In un altro la giustizia; in un altro una libertà, ^ con una fede viva che di neuna cosa pare che possa temere; e altri in una peuitenzia, dandosi tutti a mortificare li corpi loro: e altri studia ad occidere la propria volontà, con vera e perfetta obedienzia. Or così sono diversi i modi e i costami loro; e ciascuno corre però nella virtù della carità. Onde abbiamo che i Santi che sono a vita eterna, tutti sono andati per la via della carità, ma in diversi modi; che l’uno non è simile all’altro. Ed eziandio nella natura angelica è differenzia; perocché non sono tutti eguali:
onde tra gii altri diletti, che abbia l’anima a vita eterna, si è di vedere la grandezza di Dio né’ santi suoi, in quanti diversi modi gli ha remunerati. E in tutte le cose create troviamo questa differenzia,
1 La starnila: tutto. Dante: «Cocca in suo segno diretta».
- Qui vorrebbesi un’è, se pure non si ponga fra parentesi l’inciso, e il verbo non si sottindenda.
* La stampa: l’altro. Non muterei altri modi, socondochè dice prima.
Di tali variazioni sono piene le lettere
* Di spirito coraggioso nelle cose e divine e umane, con fede in Dio e per Dio negli uomini.<noinclude><references/></noinclude>
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<ref>Di spirito coraggioso nelle cose e divine e umane, con fede in Dio e per Dio negli uomini.
</ref> con una fede viva che di neuna cosa pare che possa temere; e altri in una penitenzia, dandosi tutti a mortificare li corpi loro: e altri studia ad uccidere la propria volontà, con vera e perfetta obedienzia. Or così sono diversi i modi e i costami loro; e ciascuno corre però nella virtù della carità. Onde abbiamo che i Santi che sono a vita eterna, tutti sono andati per la via della carità, ma in diversi modi; che l’uno non è simile all’altro. Ed eziandio nella natura angelica è differenzia; perocché non sono tutti eguali: onde tra già altri diletti, che abbia l’anima a vita eterna, si è di vedere la grandezza di Dio né santi suoi, in quanti diversi modi gli ha remunerati. E in tutte le cose create troviamo questa differenzia,<noinclude><references/></noinclude>
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/* Pagine SAL 25% */ [[Aiuto:Oggetto automatico|←]] Creata nuova pagina: cioè, di vederle variate in qualche cosa, perocché tutte non sono a un modo: poniamochè sieno fatte tutte da uno medesimo affetto, ^ cioè, create da Dio in uno medesimo amore. E questa è la grande dignità a vedere in Dio, a chi avesse lume, e volesse punto cognoscere la sua grandezza; perocché la troverebbe nelle cose visibili ed invisibili, come detto è. Dunque bene è matto e folle ^ colui che vorrà mandare le creature...
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<noinclude><pagequality level="1" user="Cor74" />{{RigaIntestazione|200|{{Sc|lettere di santa caterina}}|}}</noinclude>cioè, di vederle variate in qualche cosa, perocché tutte non sono a un modo: poniamochè sieno fatte tutte da uno medesimo affetto, ^ cioè, create da Dio in uno medesimo amore. E questa è la grande dignità a vedere in Dio, a chi avesse lume, e volesse punto cognoscere la sua grandezza; perocché la troverebbe nelle cose visibili ed invisibili, come detto è. Dunque bene è matto e folle ^ colui che vorrà mandare le creature a suo modo;. che non anderà secondo il suo parere, ne sarà scandalizzato in lui. Non debbo dunque cadere in questo terzo giudicio; ma debbe godere, e avere in reverenzia li modi e costumi de’ servi di Dio, dicendo in sé medesimo con umilità: «Grazia sia a te, Signore, di tanti modi e vie, quante tu dai e fai ^ tenere alle tue creature».
E quando spressamente vedesse il difetto o ne’ servi di Dio o ne’ servi del mondo, portilo con grande compassione dinanzi da Dio. E se può caritativamente dirlo al prossimo suo, il debbe dire. Così fa colui che è perfetto in carità e umile, che non presume di sé medesimo. Costui è veramente fondato, e non si scandalizza in sé per pena che sostenga, né nel prelato ’per la grave obedienzia: anco, obedisce infìuo alla morte in ogni cosa, se non in quello che vedesse che fusse fuora della volontà di Dio. Perocché cosa che egli vedesse che fusse offesa di Dio, noi debbe fare: ma ogni altra cosa, sì. E non si scandalizza nel prossimo, né per ingiuria che li fusse fatta da lui, né per modi e costumi diversi che in loro vedesse; ma d’ogni cosa
1 Dante, di Dio: L'arte che adorna Con tanto affetto».
2 Follia dice ancora più vanità che raattia, e più infermo enfiamento di mente.
3 Non solamente permetti, ma ispiri.<noinclude><references/></noinclude>
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<ref>''Follia'' dice ancora più vanità che mattia, e più infermo enfiamento di mente.</ref> colui che vorrà mandare le creature a suo modo;. che non anderà secondo il suo parere, ne sarà scandalizzato in lui. Non debbo dunque cadere in questo terzo giudicio; ma debbe godere, e avere in reverenzia li modi e costumi de’ servi di Dio, dicendo in sé medesimo con umilità: «Grazia sia a te, Signore, di tanti modi e vie, quante tu dai e fai <ref>Non solamente permetti, ma ispiri.</ref> tenere alle tue creature».
E quando spressamente vedesse il difetto o ne’ servi di Dio o ne’ servi del mondo, portilo con grande compassione dinanzi da Dio. E se può caritativamente dirlo al prossimo suo, il debbe dire. Così fa colui che è perfetto in carità e umile, che non presume di sé medesimo. Costui è veramente fondato, e non si scandalizza in sé per pena che sostenga, né nel prelato per la grave obedienzia: anco, obedisce infino alla morte in ogni cosa, se non in quello che vedesse che fusse fuora della volontà di Dio. Perocché cosa che egli vedesse che fusse offesa di Dio, noi debbe fare: ma ogni altra cosa, sì. E non si scandalizza nel prossimo, né per ingiuria che li fusse fatta da lui, né per modi e costumi diversi che in loro vedesse; ma d’ogni cosa<noinclude><references/></noinclude>
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<ref>''Follia'' dice ancora più vanità che mattia, e più infermo enfiamento di mente.</ref> colui che vorrà mandare le creature a suo modo; che non anderà secondo il suo parere, ne sarà scandalizzato in lui. Non debbo dunque cadere in questo terzo giudicio; ma debbe godere, e avere in reverenzia li modi e costumi de’ servi di Dio, dicendo in sé medesimo con umilità: «Grazia sia a te, Signore, di tanti modi e vie, quante tu dai e fai <ref>Non solamente permetti, ma ispiri.</ref> tenere alle tue creature».
E quando spressamente vedesse il difetto o ne’ servi di Dio o ne’ servi del mondo, portilo con grande compassione dinanzi da Dio. E se può caritativamente dirlo al prossimo suo, il debbe dire. Così fa colui che è perfetto in carità e umile, che non presume di sé medesimo. Costui è veramente fondato, e non si scandalizza in sé per pena che sostenga, né nel prelato per la grave obedienzia: anco, obedisce infino alla morte in ogni cosa, se non in quello che vedesse che fusse fuora della volontà di Dio. Perocché cosa che egli vedesse che fusse offesa di Dio, noi debbe fare: ma ogni altra cosa, sì. E non si scandalizza nel prossimo, né per ingiuria che li fusse fatta da lui, né per modi e costumi diversi che in loro vedesse; ma d’ogni cosa<noinclude><references/></noinclude>
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Pagina:Cesare - La guerra gallica, traduzione di Eugenio Giovannetti, Firenze, Le Monnier, 1939.pdf/222
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<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione|196|{{Sc|c. giulio cesare}}|}}</noinclude>dell’atrébate Commio e che già lo avevano radunato per condurre un attacco in massa nel territorio dei Suessioni tributari dei Remi; giudicando che convenisse non solo alla sua dignità, ma anche al suo vitale interesse, di impedire che una tale sciagura colpisse gli alleati benemeriti della repubblica, chiama di nuovo dai quartieri invernali l’undecima legione. Manda poi lettere a Caio Fabio perchè conduca nel territorio dei Suessioni le due legioni che aveva seco e fa nel contempo venire anche una delle due che aveva Tito Labieno. Adunque, contemperando le necessità dei quartieri invernali con le esigenze della guerra, mentr’egli non si concede giammai tregua, ripartisce — a turno — tra le varie legioni i gravami delle spedizioni.
{{§|7}}VII. - Radunate queste forze, marcia verso i Bellovaci e, posto il campo nel loro territorio, lancia da ogni parte squadroni di cavalleria a catturare qualcuno da cui conoscere i disegni dell’avversario. Eseguito l’ordine, i cavalieri riferiscono che pochi si sono trovati nelle case e che questi non erano già rimasti per coltivare i campi — poichè da tutte le parti la gente s’era affrettata ad emigrare — ma erano ritornati per esercitarvi lo spionaggio.
Avendo chiesto Cesare a costoro dove fosse la massa dei Bellovaci e quali fossero i loro piani, veniva a conoscere che tutti i Bellovaci atti alle armi si erano adunati in un luogo solo, insieme con gli Ambiani, gli Aulerci<ref>Non risulta chiaro di quali degli Aulerci si tratti; forse degli Eburovici, i più vicini.</ref>, i Caléti, i Veliocassi e gli Atrébati, e che essi avevano scelto per accamparsi un’altura<ref>Forse il Monte San Marco nella foresta di Compiègne, da cui si dominano le comunicazioni tra Compiègne e Soissons. La questione è però controversa (E. {{Sc|Desjardins}}, op. cit., II, p. 718 nota 1).</ref>, in una selva circondata da paludi, ed avevano riunite tutte le loro robe in una foresta più addietro. La guerra era stata promossa da molti capi, ma la folla obbediva soprattutto a Corréo, perchè sentiva ch’era quello che odiava di più il nome del popolo romano. Pochi giorni prima era uscito dal campo l’atrébate Commio per arruolare ausiliarî germanici che erano i più vicini per territorio e i più forti per numero.
I Bellovaci avevano poi deciso — per consenso dei capi e per vivo desiderio della plebe — che se, come si diceva, Cesare fosse arrivato con tre sole legioni, essi gli avrebbero dato battaglia per non essere poi costretti a lottare più tardi, in ben più critiche condizioni, contro l’intero esercito. Se Cesare avesse condotto forze maggiori, essi sarebbero rimasti in quel luogo che<noinclude><references/></noinclude>
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{{§|7}}VII. - Radunate queste forze, marcia verso i Bellovaci e, posto il campo nel loro territorio, lancia da ogni parte squadroni di cavalleria a catturare qualcuno da cui conoscere i disegni dell’avversario. Eseguito l’ordine, i cavalieri riferiscono che pochi si sono trovati nelle case e che questi non erano già rimasti per coltivare i campi — poichè da tutte le parti la gente s’era affrettata ad emigrare — ma erano ritornati per esercitarvi lo spionaggio.
Avendo chiesto Cesare a costoro dove fosse la massa dei Bellovaci e quali fossero i loro piani, veniva a conoscere che tutti i Bellovaci atti alle armi si erano adunati in un luogo solo, insieme con gli Ambiani, gli Aulerci<ref>Non risulta chiaro di quali degli Aulerci si tratti; forse degli Eburovici, i più vicini.</ref>, i Caléti, i Veliocassi e gli Atrébati, e che essi avevano scelto per accamparsi un’altura<ref>Forse il Monte San Marco nella foresta di Compiègne, da cui si dominano le comunicazioni tra Compiègne e Soissons. La questione è però controversa (E. {{Sc|Desjardins}}, op. cit., II, p. 718 nota 1).</ref>, in una selva circondata da paludi, ed avevano riunite tutte le loro robe in una foresta più addietro. La guerra era stata promossa da molti capi, ma la folla obbediva soprattutto a Corréo, perchè sentiva ch’era quello che odiava di più il nome del popolo romano. Pochi giorni prima era uscito dal campo l’atrébate Commio per arruolare ausiliarî germanici che erano i più vicini per territorio e i più forti per numero.
I Bellovaci avevano poi deciso — per consenso dei capi e per vivo desiderio della plebe — che se, come si diceva, Cesare fosse arrivato con tre sole legioni, essi gli avrebbero dato battaglia per non essere poi costretti a lottare più tardi, in ben più critiche condizioni, contro l’intero esercito. Se Cesare avesse condotto forze maggiori, essi sarebbero rimasti in quel luogo che<noinclude><references/></noinclude>
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Le lettere di S. Caterina da Siena/XXXIX
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{{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}<!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="sottotitolo"/>XXXIX. - A D. Jacomo Monaco della Certosa nel Monastero di Pontignano, presso a Siena<section end="sottotitolo"/>
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<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione||{{Sc|la guerra gallica – libro viii}}|217}}</noinclude>avevano scelto, ma con imboscate avrebbero cercato d’impedire ai Romani il foraggiamento — già ben scarso e difficile data la stagione — l’incetta del grano e degli altri viveri.
{{§|8}}VIII. - Sentito questo, Cesare, poichè ne ebbe conferma anche da molti altri, parendogli che quel piano fosse assai saggio e ben lontano dalla consueta temerarietà dei barbari, decise di prendere tutte le misure perchè i nemici uscissero a battaglia al più presto disprezzando la pochezza dei suoi.
Egli aveva seco le legioni più veterane: la settima, l’ottava, la nona<ref>La settima, ottava e nona legione erano di quelle che avevano svernato in Aquileia, nell’anno 58. L’undecima era stata reclutata pure in quell’anno da Cesare in Italia.</ref> di straordinario valore, oltre all’undecima, degna di ogni fiducia, essendo tutta composta di gioventù di belle speranze, per quanto, dopo otto anni di servizio, non avesse potuto guadagnarsi ancora la stessa fama di perizia e di saldezza delle altre.
Convocato adunque il consiglio ed esposto tutto quello che aveva saputo, solleva il morale dei soldati. Allo scopo d’adescare con il numero di tre legioni il nemico alla battaglia, dispone le sue forze in modo che le legioni settima, ottava e nona vadano innanzi ai bagagli e segua poi tutta la colonna dei carri, che era del resto ben modesta come si usa nelle rapide incursioni. L’undecima chiude la colonna in modo che, all’apparenza, le nostre forze non sieno superiori a quelle che i nostri nemici s’aspettano. Con tale formazione, pressochè in quadrato<ref>«''Paene quadrato agmine instructo''». La formazione di marcia in vicinanza del nemico era, normalmente, una di quelle che avevano nome di «''agmen quadratum''». Giova però soggiungere che il vocabolo «''quadratus''» ha valore anche di ''allineato, proporzionato'', e più particolarmente di ''rettangolare''; cioè di figura geometrica tale da tenere in giusto conto le misure della fronte e quelle della profondità (vedasi: D. {{Sc|Guerrini}}, ''Le istituzioni militari dei Romani'', Torino, 1905, p. 52 nota 3).</ref>, conduce l’esercito in cospetto dei nemici ed anche prima che i nemici se l’attendano.
{{§|9}}IX. - Quando, d’improvviso, vedono avvicinarsi le nostre legioni quasi in ordine di battaglia e con risoluto passo, i Galli, in luogo dei decisi consigli riferiti a Cesare, o per evitare un subitaneo rischio, o perchè impressionati dal repentino arrivo, o perchè desiderosi di scoprire le nostre intenzioni, si limitano ad ordinare le loro forze davanti al campo e non muovono più dall’altura.<noinclude><references/></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione|198|{{Sc|c. giulio cesare}}|}}</noinclude>{{Nop}}
Cesare — benchè preferisca combattere — meravigliandosi al veder tanta massa di nemici da cui lo separa una valle più profonda che larga, s’accampa di fronte al campo nemico. Comanda che il campo sia afforzato da un terrapieno alto dodici piedi, con un parapetto (''loricula'') proporzionato all’altezza. Fa scavare anche un duplice fosso, di quindici piedi di larghezza, a pareti verticali. Fa infine costruire numerose torri per un’altezza di tre piani e le collega tra loro con ponti dalle fiancate rivestite di vimini (''viminea loricula''), per cui il campo risultava protetto da una duplice linea, a scaglioni, di difensori (''duplici propugnatorum ordine''). Di questi, quelli della linea delle torri e dei ponti potevano scagliare i dardi più sicuramente e più lontano, mentre quelli della linea più vicina al nemico e disposta sul vallo erano, dai ponti, defilati dai tiri curvi<ref>''Incidentibus telis''. Il passo è di singolare importanza per la storia della fortificazione romana, sia per quanto riflette i ponti blindati tra torre e torre sia per le considerazioni circa i varî tiri di frecce ({{Sc|Napoleone}} III, op. cit., II, p. 329; {{Sc|Desjardins}}, op. cit., II, p. 715).</ref>. Assicura le porte con battenti e le fiancheggia con torri più alte.
{{§|10}}X. - Queste opere miravano ad un duplice scopo. Cesare contava con l’ostentazione di così grandi lavori — che potevano considerarsi effetto di paura — di poter anzitutto confermare i barbari nella loro fiducia; poi voleva che quando occorresse uscire per far foraggio e frumento fosse agevole ridurre le forze per la difesa del campo, dal momento che le fortificazioni ne erano la più gagliarda salvaguardia.
Frattanto accadeva spesso che alcuni drappelli, da una parte e dall’altra, si avanzassero di corsa per azzuffarsi tra un campo e l’altro, restando però gli uni da un lato e gli altri dall’altro della palude. Talvolta anche la palude era attraversata ed erano i nostri ausiliarî galli e germanici che inseguivano vivamente il nemico, o erano invece i nemici che oltrepassavano a loro volta la palude per incalzare più dappresso i nostri. Accadeva ancora nelle quotidiane battute — ed era inevitabile che accadesse poichè si doveva prendere il foraggio qua e là, in fienili rari e lontanissimi — che, impacciati dal terreno e dispersi, i foraggeri fossero circondati, e questo — benchè importasse lievi perdite di quadrupedi e conducenti — faceva montare i barbari in una sciocca baldanza, soprattutto perchè Commio — che si disse partito per reclutare ausiliarî germanici — era tornato con dei cavalieri. Per quanto questi non fossero che cinquecento, pur tuttavia l’arrivo di quei Germani bastò per inorgoglire i barbari.<noinclude><references/></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione|218|{{Sc|c. giulio cesare}}|}}</noinclude>{{Nop}}
Cesare — benchè preferisca combattere — meravigliandosi al veder tanta massa di nemici da cui lo separa una valle più profonda che larga, s’accampa di fronte al campo nemico. Comanda che il campo sia afforzato da un terrapieno alto dodici piedi, con un parapetto (''loricula'') proporzionato all’altezza. Fa scavare anche un duplice fosso, di quindici piedi di larghezza, a pareti verticali. Fa infine costruire numerose torri per un’altezza di tre piani e le collega tra loro con ponti dalle fiancate rivestite di vimini (''viminea loricula''), per cui il campo risultava protetto da una duplice linea, a scaglioni, di difensori (''duplici propugnatorum ordine''). Di questi, quelli della linea delle torri e dei ponti potevano scagliare i dardi più sicuramente e più lontano, mentre quelli della linea più vicina al nemico e disposta sul vallo erano, dai ponti, defilati dai tiri curvi<ref>''Incidentibus telis''. Il passo è di singolare importanza per la storia della fortificazione romana, sia per quanto riflette i ponti blindati tra torre e torre sia per le considerazioni circa i varî tiri di frecce ({{Sc|Napoleone}} III, op. cit., II, p. 329; {{Sc|Desjardins}}, op. cit., II, p. 715).</ref>. Assicura le porte con battenti e le fiancheggia con torri più alte.
{{§|10}}X. - Queste opere miravano ad un duplice scopo. Cesare contava con l’ostentazione di così grandi lavori — che potevano considerarsi effetto di paura — di poter anzitutto confermare i barbari nella loro fiducia; poi voleva che quando occorresse uscire per far foraggio e frumento fosse agevole ridurre le forze per la difesa del campo, dal momento che le fortificazioni ne erano la più gagliarda salvaguardia.
Frattanto accadeva spesso che alcuni drappelli, da una parte e dall’altra, si avanzassero di corsa per azzuffarsi tra un campo e l’altro, restando però gli uni da un lato e gli altri dall’altro della palude. Talvolta anche la palude era attraversata ed erano i nostri ausiliarî galli e germanici che inseguivano vivamente il nemico, o erano invece i nemici che oltrepassavano a loro volta la palude per incalzare più dappresso i nostri. Accadeva ancora nelle quotidiane battute — ed era inevitabile che accadesse poichè si doveva prendere il foraggio qua e là, in fienili rari e lontanissimi — che, impacciati dal terreno e dispersi, i foraggeri fossero circondati, e questo — benchè importasse lievi perdite di quadrupedi e conducenti — faceva montare i barbari in una sciocca baldanza, soprattutto perchè Commio — che si disse partito per reclutare ausiliarî germanici — era tornato con dei cavalieri. Per quanto questi non fossero che cinquecento, pur tuttavia l’arrivo di quei Germani bastò per inorgoglire i barbari.<noinclude><references/></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" /></noinclude>l’avesse surrogata nei presidî che l’altra forniva. Assegnò infine i quartieri d’inverno: collocò C. Trebonio con quattro legioni nel Belgio, C. Fabio con altrettante tra gli Edui. Gli pareva così che tutta la Gallia fosse perfettamente al sicuro, essendo sorvegliati dall’esercito i Belgi — che erano il popolo più temibile militarmente — e gli Edui che erano il più autorevole civilmente. Dopo ciò partì per l’Italia.
{{§|55}}LV. - Appena giunto, sa che le due legioni che egli aveva mandate e che avrebbero dovuto, secondo il senatoconsulto, essere inviate alla guerra partica, erano invece state dal console C. Marcello consegnate a Pompeo e trattenute in Italia. Per quanto dopo ciò non possa rimanere più alcun dubbio su quello che si sta tramando contro Cesare, pur tuttavia egli decide di tollerare ogni cosa, finchè gli rimanga ancora qualche speranza di appianare legalmente il dissidio, anzichè ricorrere alle armi. Epperò si affretta.... <ref>La lacuna riflette il termine della guerra gallica ed il successivo principio della guerra civile.</ref>.<noinclude><references/></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione||{{Sc|la guerra gallica – libro viii}}|241}}</noinclude>l’avesse surrogata nei presidî che l’altra forniva. Assegnò infine i quartieri d’inverno: collocò C. Trebonio con quattro legioni nel Belgio, C. Fabio con altrettante tra gli Edui. Gli pareva così che tutta la Gallia fosse perfettamente al sicuro, essendo sorvegliati dall’esercito i Belgi — che erano il popolo più temibile militarmente — e gli Edui che erano il più autorevole civilmente. Dopo ciò partì per l’Italia.
{{§|55}}LV. - Appena giunto, sa che le due legioni che egli aveva mandate e che avrebbero dovuto, secondo il senatoconsulto, essere inviate alla guerra partica, erano invece state dal console C. Marcello consegnate a Pompeo e trattenute in Italia. Per quanto dopo ciò non possa rimanere più alcun dubbio su quello che si sta tramando contro Cesare, pur tuttavia egli decide di tollerare ogni cosa, finchè gli rimanga ancora qualche speranza di appianare legalmente il dissidio, anzichè ricorrere alle armi. Epperò si affretta.... <ref>La lacuna riflette il termine della guerra gallica ed il successivo principio della guerra civile.</ref>.<noinclude><references/></noinclude>
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Candalua
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<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione||{{Sc|la guerra gallica – libro viii}}|219}}</noinclude>{{Nop}}
{{Centrato|{{Sc|L’appello a Trebonio.}}}}
{{§|11}}XI. - Vedendo Cesare che il nemico restava già da molti giorni nel campo difeso dalla palude e dal terreno favorevole, che non si sarebbe potuto assaltarlo senza gravi perdite, e che non si sarebbe potuto assediare il luogo se non con maggiori forze, manda una lettera a C. Trebonio perchè — il più rapidamente possibile — chiami la tredicesima legione che, con il legato T. Sestio, svernava presso i Biturigi; e così, messe insieme tre legioni<ref>Cioè la tredicesima anzidetta, la sesta e quattordicesima dislocate a Cénabo e dipendenti appunto da Trebonio.</ref>, venga a lui a marce forzate. A sua volta, egli manda la cavalleria ausiliaria dei Remi, dei Lingoni e degli altri popoli, da cui aveva prelevato forti contingenti, a proteggere i foraggieri. Dovevano essere questi ausiliarî a far fronte agli attacchi dei nemici.
{{Centrato|{{Sc|Un agguato.}}}}
{{§|12}}XII. - Questo succedeva ogni giorno e già l’abitudine scemava la diligenza, così come suole accadere alla lunga. I Bellovaci, con un riparto scelto di fanti, conoscendo ormai i luoghi frequentati dai nostri cavalieri, preparano un’imboscata tra le selve: l’indomani, mandano là cavalieri che attirino dapprima i nostri, i quali poi — accerchiati dalla fanteria — avrebbero dovuto essere attaccati in pieno.
La sorpresa toccò ai Remi che erano di servizio in quel giorno. Questi infatti, visti i cavalieri nemici e disprezzando la loro esiguità, li inseguirono a briglia sciolta quando, all’improvviso, si videro circondati da ogni lato. Scompigliati, si ritirarono più rapidamente di quanto non permettesse lo stile d’una battaglia equestre, dopo aver perduto Vertisco, capo di quel popolo e prefetto della cavalleria<ref>Il grado di «''praefectus equitum''» è qui evidentemente usato per assimilazione.</ref>.
Costui in causa dell’età poteva appena montare a cavallo. Avrebbe perciò potuto esimersi dal comando, nondimeno, fedele al costume gallico, non vuole che i suoi combattano senza di lui. I nemici si inorgogliscono e si eccitano sempre più per questo successo e per la morte d’un capo, principe e duce dei Remi. I nostri per contro, dallo scacco patito traggono norma per meglio esplorare i luoghi prima di disporre le sentinelle e per inseguire con maggior cautela il nemico fuggente.<noinclude><references/></noinclude>
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Pagina:Cesare - La guerra gallica, traduzione di Eugenio Giovannetti, Firenze, Le Monnier, 1939.pdf/226
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Candalua
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<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione|200|{{Sc|c. giulio cesare}}|}}</noinclude>{{Nop}}
{{Centrato|{{Sc|La vittoriosa carica dei cavalieri germanici di Cesare.}}}}
{{§|13}}XIII. - Non cessano per questo i quotidiani scontri in cospetto dei due campi e presso ai guadi della palude. In uno di questi scontri, quei Germani che Cesare aveva fatto venire di là dal Reno — perchè combattessero inframmezzati alla cavalleria — avendo, con più risolutezza, attraversato tutti assieme la palude ed avendo ucciso i pochi che avevano osato resistere, inseguono con più accanimento il resto dei nemici. Allora non solo quelli che erano incalzati dappresso, o erano feriti da lontano, ma anche coloro che erano più addietro in riserva si danno alla fuga. Scacciati a più riprese dalle alture dominanti, non cessano di fuggire se non al riparo del campo. Alcuni, per la vergogna, cercano rifugio anche più in là. Tutte le forze nemiche sono sbaragliate da questo rovescio, talchè a mala pena si può giudicare se i nemici siano più insolenti per i piccoli successi, oppure pusillanimi per le lievi contrarietà.
{{Centrato|{{Sc|I Bellovaci mutano posizioni.}}}}
{{§|14}}XIV. - Dopo aver passato molti giorni nel campo, avuto notizia dell’avvicinarsi delle legioni e del legato C. Trebonio, i condottieri bellovaci — nel timore di dover sostenere un assedio simile a quello d’Alesia — mandano via nottetempo tutti gli inutili per età, per invalidità o per mancanza d’armi e con essi tutti gli altri impacci.
Mentre alla meglio si mette assieme questa colonna travagliata e confusa (è abitudine in Gallia che una grande quantità di carri segua anche quelli che vanno leggeri per brevi spedizioni), spunta l’alba. I nemici allora ordinano le truppe dinnanzi al loro campo, perchè i Romani non comincino l’inseguimento prima che il convoglio partente abbia guadagnato terreno. Ma Cesare, se non pensava di attaccare i nemici favoriti dall’erta salita del colle, non esitava invece a far avanzare le legioni in modo che i barbari — incalzati dai nostri — non potessero allontanarsi dai luoghi senza pericolo.
Scorgendo adunque che i due campi erano divisi da una palude, che — per la difficoltà dei guadi — avrebbe ritardato forzatamente la marcia, e notando inoltre che quell’altura, che al di là della palude arrivava quasi al campo nemico, era divisa soltanto da una valletta, getta delle passarelle attraverso la palude, vi fa passare le legioni ed arriva celermente al ripiano<noinclude><references/></noinclude>
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Candalua
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<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione|220|{{Sc|c. giulio cesare}}|}}</noinclude>{{Nop}}
{{Centrato|{{Sc|La vittoriosa carica dei cavalieri germanici di Cesare.}}}}
{{§|13}}XIII. - Non cessano per questo i quotidiani scontri in cospetto dei due campi e presso ai guadi della palude. In uno di questi scontri, quei Germani che Cesare aveva fatto venire di là dal Reno — perchè combattessero inframmezzati alla cavalleria — avendo, con più risolutezza, attraversato tutti assieme la palude ed avendo ucciso i pochi che avevano osato resistere, inseguono con più accanimento il resto dei nemici. Allora non solo quelli che erano incalzati dappresso, o erano feriti da lontano, ma anche coloro che erano più addietro in riserva si danno alla fuga. Scacciati a più riprese dalle alture dominanti, non cessano di fuggire se non al riparo del campo. Alcuni, per la vergogna, cercano rifugio anche più in là. Tutte le forze nemiche sono sbaragliate da questo rovescio, talchè a mala pena si può giudicare se i nemici siano più insolenti per i piccoli successi, oppure pusillanimi per le lievi contrarietà.
{{Centrato|{{Sc|I Bellovaci mutano posizioni.}}}}
{{§|14}}XIV. - Dopo aver passato molti giorni nel campo, avuto notizia dell’avvicinarsi delle legioni e del legato C. Trebonio, i condottieri bellovaci — nel timore di dover sostenere un assedio simile a quello d’Alesia — mandano via nottetempo tutti gli inutili per età, per invalidità o per mancanza d’armi e con essi tutti gli altri impacci.
Mentre alla meglio si mette assieme questa colonna travagliata e confusa (è abitudine in Gallia che una grande quantità di carri segua anche quelli che vanno leggeri per brevi spedizioni), spunta l’alba. I nemici allora ordinano le truppe dinnanzi al loro campo, perchè i Romani non comincino l’inseguimento prima che il convoglio partente abbia guadagnato terreno. Ma Cesare, se non pensava di attaccare i nemici favoriti dall’erta salita del colle, non esitava invece a far avanzare le legioni in modo che i barbari — incalzati dai nostri — non potessero allontanarsi dai luoghi senza pericolo.
Scorgendo adunque che i due campi erano divisi da una palude, che — per la difficoltà dei guadi — avrebbe ritardato forzatamente la marcia, e notando inoltre che quell’altura, che al di là della palude arrivava quasi al campo nemico, era divisa soltanto da una valletta, getta delle passarelle attraverso la palude, vi fa passare le legioni ed arriva celermente al ripiano<noinclude><references/></noinclude>
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Categoria:Rime interne
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Alex brollo
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[[Categoria:poesie per tipologia]]
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Pagina:Zappi, Maratti - Rime II.pdf/226
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OrbiliusMagister
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<noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|222||}}</noinclude><poem>
Se ’l consenti, io ti vorrei
Questa cetra tor dal collo.
{{R|65}}Me la prese, e rimirolla:
Poi con mani industri e pronte
Delle corde tutta armolla
Care al greco Anacreonte.
Che vuoi tu, poscia ripiglia,
{{R|70}}Cantar armi, e cantar duci?
Cantar dei sol nere ciglia,
Nere chiome, e nere luci.
Poi d’intatte rose ordita
Ghirlandetta al crin mi cinge:
{{R|75}}poi sul plettro d’or le dita,
Qual volea, m’adatta, e finge.
Ecco intanto ferma starsi
L’agil Nave, e gli Amorini
Altri in terra giù calarsi,
{{R|80}}Altri in alto raccor lini.
Siamo giunti, giunti siamo,
Lieto Amor dice e ridice:
su ’l bel lido discendiamo,
Questa è l’Isola felice.
{{R|85}}Posto al suolo il piè, scopersi
Piagge ombrose, ameni colli,
Erbe, piante, e fior diversi
Odorosi e freschi e molli.
Pure vene di bell’onde
{{R|90}}Errar vidi tortùose,
E baciarsi tra le fronde
Le colombe sospirose.
Quando eletto stuol m’apparve
Di leggiadre Ninfe e belle:
{{R|95}}Infra loro una mi parve
Quel ch’è Cintia fra le stelle.
Era il ciglio nereggiante,
Nero il crine innanellato,
</poem><noinclude><references/></noinclude>
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Epitafio di Cesare
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Alex brollo
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#RINVIA [[Spargi di lauri, palme e mirti foglie]]
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Epitafio di Didone
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Alex brollo
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[[Aiuto:Oggetto automatico|←]] Creato [[Aiuto:Redirect|redirect]] alla pagina [[Del funesto arbor l’ombre oscure e spesse]]
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#RINVIA [[Del funesto arbor l’ombre oscure e spesse]]
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Alex brollo
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Modificata destinazione reindirizzamento da [[Del funesto arbor l’ombre oscure e spesse]] a [[Del funesto arbor l'ombre oscure e spesse]]
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text/x-wiki
#RINVIA [[Del funesto arbor l'ombre oscure e spesse]]
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Sopra uno armellino mandato in dono alla signora Veronica Gambara
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Alex brollo
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[[Aiuto:Oggetto automatico|←]] Creato [[Aiuto:Redirect|redirect]] alla pagina [[Presago di sì rara e degna sòrte]]
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#RINVIA [[Presago di sì rara e degna sòrte]]
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Categoria:Strambotti
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Alex brollo
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[[Aiuto:Oggetto automatico|←]] Creata nuova pagina: [[Categoria:Poesie per tipologia]]
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text/x-wiki
[[Categoria:Poesie per tipologia]]
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Pagina:Cesare - La guerra gallica, traduzione di Eugenio Giovannetti, Firenze, Le Monnier, 1939.pdf/227
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Candalua
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<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione||{{Sc|la guerra gallica – libro viii}}|221}}</noinclude>dell’altura circondato su due lati da balze rupestri<ref>Si tratta probabilmente del pianoro di Monte Collet, ad oriente di Monte San Marco.</ref>. Ivi, riordinate le legioni, giunge al margine del ripiano e le schiera in battaglia in quei luoghi d’onde le macchine potevano, con i loro proiettili, colpire i nemici.
{{Centrato|{{Sc|La cortina fumogena e la fuga dei Bellovaci.}}}}
{{§|15}}XV. - I barbari, sicuri della loro posizione, erano pronti a combattere non appena i Romani tentassero di scalare l’altura: d’altra parte non avrebbero potuto rinviare alla spicciolata le truppe senza temere in tal modo di avvilirle. Decisero adunque di restare in linea. Vista tale pertinacia, Cesare protegge la fronte con venti coorti, e, fatto tracciare un accampamento, ordina che si fortifichi. Finito il lavoro, colloca le legioni schierate davanti al vallo e dispone la cavalleria agli avamposti (''in statione'') con i cavalli imbrigliati. I Bellovaci, vedendo i Romani pronti all’inseguimento, non potendo nè passar la notte in veglia nè restare ancora a lungo in quei luoghi senza pericolo, adottano questo piano di ritirata.
Passandosi di mano in mano i fasci di strame e le fascine che adoperavano per assidersi (che i Galli abbiano l’abitudine di usare tali fasci è già stato detto nei precedenti commentari di Cesare) e dei quali v’era grande abbondanza nel campo, li accatastano tutti davanti alla fronte ed — al declinare del giorno — ad un segnale convenuto, li incendiano tutti assieme.
La subitanea cortina di fiamme e fumo sottrae così d’improvviso alla vista dei Romani le truppe nemiche, e non appena i barbari sono sicuri di ciò si danno a precipitosa fuga.
{{§|16}}XVI. - Benchè Cesare non possa scorgere la fuga dei nemici in causa della cortina di fuoco, nondimeno, sospettando di che possa trattarsi, spinge avanti le legioni e lancia gli squadroni di cavalleria all’inseguimento.
Temendo però un agguato — che cioè il nemico volesse mantenere le sue posizioni e cercasse d’attrarre i nostri su terreno sfavorevole — procedette con molta lentezza. D’altronde i cavalieri esitavano ad affrontare l’incendio dove il fumo era più denso e le fiamme più folte: quelli che, più animosi, le affrontavano, a stento potevano scorgere oltre la testa dei cavalli. Per il timore di agguati dettero così ai Bellovaci il tempo di ritirarsi.<noinclude><references/></noinclude>
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Discussione:Se mai per pietà d'un raro effetto
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Alex brollo
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/* Poesie per tipologia */ nuova sezione
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text/x-wiki
== Poesie per tipologia ==
@[[Utente:OrbiliusMagister|OrbiliusMagister]] Che tipologia di poesia è questa? E' in terzine, ma posso usare "terzine" come tipologia? [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 17:09, 3 lug 2025 (CEST)
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OrbiliusMagister
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/* Poesie per tipologia */ Risposta
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text/x-wiki
== Poesie per tipologia ==
@[[Utente:OrbiliusMagister|OrbiliusMagister]] Che tipologia di poesia è questa? E' in terzine, ma posso usare "terzine" come tipologia? [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 17:09, 3 lug 2025 (CEST)
:@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]], no. In terzine si sono scritti vari generi di poesie, dai poemi allegorici ai [[w:capitolo (metrica)|capitoli]], alle satire. Se non è stato scritto da altri non azzardiamo ciò che non è certo. Lascia "poesie" come argomento. '''[[Utente:OrbiliusMagister|<span style="color:orange;">ε</span><span style="color:blue;">Δ</span>]][[Discussioni utente:OrbiliusMagister|<span style="color:brown;">ω</span>]]''' 17:32, 3 lug 2025 (CEST)
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Alex brollo
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/* Poesie per tipologia */ Risposta
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text/x-wiki
== Poesie per tipologia ==
@[[Utente:OrbiliusMagister|OrbiliusMagister]] Che tipologia di poesia è questa? E' in terzine, ma posso usare "terzine" come tipologia? [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 17:09, 3 lug 2025 (CEST)
:@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]], no. In terzine si sono scritti vari generi di poesie, dai poemi allegorici ai [[w:capitolo (metrica)|capitoli]], alle satire. Se non è stato scritto da altri non azzardiamo ciò che non è certo. Lascia "poesie" come argomento. '''[[Utente:OrbiliusMagister|<span style="color:orange;">ε</span><span style="color:blue;">Δ</span>]][[Discussioni utente:OrbiliusMagister|<span style="color:brown;">ω</span>]]''' 17:32, 3 lug 2025 (CEST)
::@[[Utente:OrbiliusMagister|OrbiliusMagister]] Ok, grazie. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 18:26, 3 lug 2025 (CEST)
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Alex brollo
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/* Poesie per tipologia */
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text/x-wiki
== Poesie per tipologia ==
@[[Utente:OrbiliusMagister|OrbiliusMagister]] Che tipologia di poesia è questa? E' in terzine, ma posso usare "terzine" come tipologia? [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 17:09, 3 lug 2025 (CEST)
:@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]], no. In terzine si sono scritti vari generi di poesie, dai poemi allegorici ai [[w:capitolo (metrica)|capitoli]], alle satire. Se non è stato scritto da altri non azzardiamo ciò che non è certo. Lascia "poesie" come argomento. '''[[Utente:OrbiliusMagister|<span style="color:orange;">ε</span><span style="color:blue;">Δ</span>]][[Discussioni utente:OrbiliusMagister|<span style="color:brown;">ω</span>]]''' 17:32, 3 lug 2025 (CEST)
::@[[Utente:OrbiliusMagister|OrbiliusMagister]] Ok, grazie. Il revisore la classifica con una sigla ambigua, ''terz. son.'' [[Pagina:Sannazzaro, Iacopo – Opere volgari, 1961 – BEIC 1914951.djvu/514|pag. 514]] ed ero in imbarazzo. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 18:26, 3 lug 2025 (CEST)
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Modulo:Dati/Sannazzaro, Iacopo – Opere volgari, 1961 – BEIC 1914951.djvu
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Alex brollo
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cap[21].nome="Eran le Muse intorno al cantar mio"
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cap[22].nome="Mentre che Amor con dilettoso inganno"
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cap[23].nome="Se fama al mondo mai sonora e bella"
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cap[24].nome="Anima eletta che col tuo fattore"
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cap[25].nome="Lasso, qualor fra vaghe donne e belle"
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cap[26].nome="Non quel che 'l vulgo cieco ama et adora"
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cap[27].nome="Almo splendor, perché con mesta fronte"
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cap[28].nome="Già cominciava il sol da' sommi colli"
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cap[29].nome="Vinto da le lusinghe e dagli inganni"
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cap[30].nome="O fra tante procelle invitta e chiara"
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cap[31].nome="Questa anima real che di valore"
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cap[32].nome="Mandate, o Dive, al ciel con chiara fama"
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cap[33].nome="Lasso, che ripensando al tempo breve"
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cap[34].nome="Piangea la terra, e con sospiri al cielo"
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cap[35].nome="Così dunque va il mondo, o fere stelle?"
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cap[36].nome="Una nova angeletta a' giorni nostri"
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cap[37].nome="L'alma mia fiamma, oltre le belle bella"
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cap[38].nome="O vita, vita non, ma vivo affanno"
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cap[39].nome="Qual fallo, signor mio, qual grave offesa"
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cap[40].nome="Tra freddi monti e luoghi alpestri e feri"
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cap[41]={}
cap[41].nome="D'un bel, lucido, puro e freddo obietto"
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cap[42].nome="Cara, fida, amorosa, alma quiete"
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cap[43].nome="In quel ben nato aventuroso giorno"
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cap[44].nome="Ben credeva io che nel tuo regno, Amore"
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cap[45].nome="Dolce, amaro, pietoso, irato sdegno"
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cap[46].nome="O gelosia, d'amanti orribil freno"
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cap[47].nome="Dal breve canto ti riposa, o lira"
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cap[48].nome="Al corso antico, a la tua sacra impresa"
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cap[49].nome="Le tue vittoriose e sacre rote"
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cap[50].nome="Fuggi, spirto gentil, fuggi lo strazio"
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cap[51].nome="Due peregrine qui dal paradiso"
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cap[53].nome="Spente eran nel mio cor le antiche fiamme"
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cap[54].nome="Ecco che un'altra volta, o piagge apriche"
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cap[55].nome="Or avess'io tutta al mio petto infusa"
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cap[56].nome="Quante grazie vi rendo, amiche stelle"
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cap[57].nome="Cagion sì giusta mai Creta non ebbe"
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cap[58].nome="Quando vostri begli occhi un caro velo"
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cap[59].nome="Vaghi, soavi, alteri, onesti e cari"
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cap[60].nome="Candida e bella man, che sì sovente"
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cap[61].nome="Or son pur solo e non è chi mi ascolti"
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cap[63].nome="O man leggiadra, o terso avorio bianco"
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cap[64].nome="Sola angeletta starsi in trecce a l'ombra"
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cap[65].nome="Ite, pensier miei vaghi, ai dolci rami"
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cap[66].nome="Cari scogli, dilette e fide arene"
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cap[67].nome="L'alto e nobil pensier che sì sovente"
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cap[68].nome="Sì dolcemente col mirar mi ancide"
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cap[69].nome="Mirate, donne mie, l'alma dolcezza"
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cap[70].nome="Parrà miracol, donna, a l'altra etade"
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cap[71].nome="Se, per farme lasciar la bella impresa"
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cap[72].nome="Se mai morte ad alcun fu dolce e cara"
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cap[73].nome="Amor, tu vói ch'io dica"
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cap[74].nome="Cercate, o Muse, un più lodato ingegno"
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cap[75].nome="Quella c'a l'umil suon di Sorga nacque"
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cap[76].nome="Trentaduo lustri il ciel, girando intorno"
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cap[77].nome="Se, per colpa del vostro fiero sdegno"
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cap[78].nome="Eolo, se mai con volto irato e fèro"
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cap[79].nome="Valli riposte e sole"
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cap[80].nome="Senza il mio sole, in tenebre e in martiri"
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cap[81].nome="Son questi i bei crini d'oro, onde m'avinse"
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cap[82].nome="O sonno, o requie e triegua degli affanni"
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cap[83].nome="Ahi, letizia fugace, ahi sonno leve"
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cap[84].nome="Venuta era madonna al mio languire"
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cap[85].nome="Quel che veghiando mai non ebbi ardire"
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cap[86].nome="Sì spesso a consolarme il sonno riede"
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cap[87].nome="Tanta dolcezza trasser gli occhi mei"
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cap[88].nome="Non mi doglio, madonna, anzi mi glorio"
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cap[89].nome="Incliti spirti, a cui Fortuna arride"
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cap[90].nome="O di rara virtù gran tempo albergo"
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cap[91].nome="Scriva di te chi far gigli e viole"
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cap[92].nome="I begli occhi c'al sole invidia fanno"
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cap[93].nome="Madonna, quel soave onesto sguardo"
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cap[94].nome="Clizia fatto son io: colui sei vede"
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cap[95].nome="Qual pena, lasso, è sì spietata e cruda"
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cap[96].nome="Spirto real, nel cui sacrato seno"
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cap[97].nome="Stando per meraviglia a mirar fiso"
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cap[98].nome="Mentre a mirar vostr'occhi intento io sono"
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cap[99].nome="Icaro cadde qui: queste onde il sanno"
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cap[100].nome="Chi vòl meco piangendo esser felice"
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cap[101].nome="Interditte speranze e van desio"
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cap[102]={}
cap[102].nome="Lasso me, non son questi i colli e l'acque"
cap[102].titolo="Lasso me, non son questi i colli e l'acque"
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cap[103]={}
cap[103].nome="In qual dura alpe, in qual solingo e strano"
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cap[104]={}
cap[104].nome="Qual chi per ria fortuna in un momento"
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cap[105]={}
cap[105].nome="Vedi, invitto signor, come risplende"
cap[105].titolo="Vedi, invitto signor, come risplende"
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cap[106]={}
cap[106].nome="Vissa teco son in molti e molt'anni"
cap[106].titolo="Vissa teco son in molti e molt'anni"
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cap[107]={}
cap[107].nome="Fra tanti tuoi divini alti concetti"
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cap[108]={}
cap[108].nome="Liete, verdi, fiorite e fresche valli"
cap[108].titolo="Liete, verdi, fiorite e fresche valli"
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cap[109]={}
cap[109].nome="Sperai gran tempo, e le mie Dive il sanno"
cap[109].titolo="Sperai gran tempo, e le mie Dive il sanno"
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cap[110].nome="La veste, signor mio, che in foco accesa"
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cap[111].nome="Se pur vera umiltà, madonna, omai"
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cap[112].nome="Se, rivolgendo ancor le antiche istorie"
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cap[113].nome="Gloriosa, possente, antica madre"
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cap[115].nome="Le dubbie spemi, il pianto e 'l van dolore"
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cap[118].nome="O mondo, o sperar mio caduco e frale"
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cap[119].nome="Se mai per meraviglia alzando il viso"
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cap[120].nome="Scorto dal mio pensier fra i sassi e l'onde"
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cap[121].nome="La notte, che dal ciel, carca d'oblio"
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cap[123].nome="Mai non vo' più cantar com'io soleva"
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cap[124].nome="Spargi di lauri, palme e mirti foglie"
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cap[125].nome="Del funesto arbor l'ombre oscure e spesse"
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cap[126].nome="Simile a questi smisurati monti"
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cap[127].nome="Famosi colli alteramente nati"
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cap[128].nome="Perché, s'io sguardo el sguardo ognor me rendi"
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cap[129].nome="Sonanti liti, e voi, rigidi scogli"
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cap[130].nome="Limpido fonte, che sovente ascolti"
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cap[131].nome="Or che a te el viver più diletta"
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cap[132].nome="Donna, si ve spaventa"
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cap[133].nome="Presago di sì rara e degna sòrte"
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cap[134].nome="Quand'i begli occhi suoi madonna e 'l volto"
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cap[135].nome="Occhi lassi, piangete"
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cap[136].nome="Ahi, belle membra, che coperte siete"
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cap[137].nome="Hai tolto agli occhi il suo beato obietto"
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cap[138].nome="Lasso, morta è colei"
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cap[139].nome="Vogli, Padre del ciel, che l'alma torni"
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cap[140].nome="Che pensi e indietro guardi, anima trista?"
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cap[141].nome="Spirto cortese, che, sì bella spoglia"
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cap[142].nome="Giorni mal spesi e tempestose notti"
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cap[143].nome="Perché piangi, alma, se del pianto mai"
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cap[144].nome="Quanto ricerco più libero farmi"
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cap[145].nome="Madonna, se la cieca e misera alma"
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cap[146].nome="False speranze ond'io predato fui"
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cap[147].nome="Chi pon freno al dolor o per qual modo"
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cap[149].nome="Felici sassi e reverende mura"
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cap[150].nome="Mirabil urna son, non d'opre tanto"
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cap[152].nome="Lasso, ch'io non so di chi biasmarmi"
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cap[153]={}
cap[153].nome="Gli occhi soavi ove 'l mio cor sospira"
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cap[155].nome="A che pur sempre piangi, anima trista"
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cap[156].nome="Madonna, i bei vostr'occhi, arme d'Amore"
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cap[157].nome="Dolor, compagno eterno"
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cap[158].nome="Se mai per pietà d'un raro effetto"
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cap[161].nome="Farse/I/I Farsa di Venere che cerca il figliuolo Amore"
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cap[164].titolo="IV. La ambasciaria del Soldano esplicata per lo interpetre"
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cap[167].titolo="VII. Bando del serenissimo don Ferrando de Aragonia, principe di Capua"
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cap[176].nome="Lettere (Sannazaro)/VII. Allo stesso - Napoli 19 sett. 1517/VII Allo stesso - Napoli 19 sett. 1517"
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cap[177].nome="Lettere (Sannazaro)/VIII. Allo stesso - Napoli 26 sett. 1517/VIII Allo stesso - Napoli 26 sett. 1517"
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cap[178].nome="Lettere (Sannazaro)/IX. Allo stesso - Napoli 17 ott. 1517/IX Allo stesso - Napoli 17 ott. 1517"
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cap[180].nome="Lettere (Sannazaro)/XI Allo stesso - Napoli 7 nov. 1517/XI Allo stesso - Napoli 7 nov. 1517"
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cap[181].nome="Lettere (Sannazaro)/XII. Allo stesso - Napoli 9 genn. 1518/XII Allo stesso - Napoli 9 genn. 1518"
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cap[183].nome="Lettere (Sannazaro)/XIV. Allo stesso - Napoli 30 genn. 1518/XIV Allo stesso - Napoli 30 genn. 1518"
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cap[184].nome="Lettere (Sannazaro)/XV. Ad Antonio Seripando - Napoli 30 genn. 1518/XV Ad Antonio Seripando - Napoli 30 genn. 1518"
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cap[185].nome="Lettere (Sannazaro)/XVI. Allo stesso - Napoli 20 febbr. 1518/XVI Allo stesso - Napoli 20 febbr. 1518"
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cap[186].nome="Lettere (Sannazaro)/XVII. Allo stesso - Napoli 13 marzo 1518/XVII Allo stesso - Napoli 13 marzo 1518"
cap[186].titolo="XVII. Allo stesso - Napoli 13 marzo 1518"
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cap[187].nome="Lettere (Sannazaro)/XVIII. Allo stesso - Pozzuoli 27 marzo 1518/XVIII Allo stesso - Pozzuoli 27 marzo 1518"
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cap[188]={}
cap[188].nome="Lettere (Sannazaro)/XIX. A Pietro Bembo - Pozzuoli 19 apr. 1518/XIX A Pietro Bembo - Pozzuoli 19 apr. 1518"
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cap[189].nome="Lettere (Sannazaro)/XX. Ad Antonio Seripando - Pozzuoli 24 apr. 1518/XX Ad Antonio Seripando - Pozzuoli 24 apr. 1518"
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cap[190].nome="Lettere (Sannazaro)/XXI. Allo stesso - Pozzuoli 15 maggio 1518/XXI Allo stesso - Pozzuoli 15 maggio 1518"
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<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione|202|{{Sc|c. giulio cesare}}|}}</noinclude>{{Nop}}
Con una fuga piena di paura ed insieme di scaltrezza, allontanatisi adunque senza alcun danno per non più di dieci miglia, i nemici accamparono in un luogo per natura fortissimo. Di là, mandando spesso per imboscate cavalieri e fanti, infliggevano gravi perdite ai foraggieri romani.
{{Centrato|{{Sc|L’imboscata e la morte di Corréo.}}}}
{{§|17}}XVII. - Si moltiplicavano questi scontri, quando Cesare seppe da un prigioniero che Corréo — il condottiero dei Bellovaci — aveva scelto seimila tra i fanti più valorosi, e prelevato mille cavalieri da tutta la massa, perchè tendessero un’imboscata in un luogo in cui sospettava che i Romani avrebbero mandato la loro gente, adescati dall’abbondanza del frumento e del foraggio. Conosciuto tale progetto, Cesare trae fuori dal campo più legioni del consueto e le fa precedere dalla cavalleria che soleva mandar sempre di scorta ai foraggieri: la intramezza con ausiliari armati alla leggera ed egli s’avvicina quanto più può con le legioni.
{{§|18}}XVIII. - I nemici che dovevano tendere l’imboscata avevano scelto per essa una radura che non aveva più di un miglio di diametro, circondata da fitti boschi e protetta da un fiume profondissimo<ref>La località è controversa: Choisy-au-Bac (alla confluenza dell’Aisne e dell’Oise); Mont Ganelon (posizione tra Aisne ed Oise) ecc. Il fiume profondo potrebbe essere l’Aisne.</ref>. Quivi essi si erano appiattati tendendo, tutto all’ingiro, come una rete. Conosciuto il piano dei nemici, i nostri — preparati alla battaglia con l’animo e con le armi, e pronti sempre ad ogni cimento quando si sentivano spalleggiati dalle legioni — appaiono squadrone per squadrone (''turmatim'').
Al loro arrivo, pensando che il buon momento sia giunto, Corréo sbuca dapprima con pochi uomini e si avventa sugli squadroni più vicini. I nostri tengono fermo senza addensarsi perchè per lo più, nelle battaglie equestri, l’essere in folti gruppi rende pericoloso al menomo allarme per la cavalleria anche lo stesso suo numero.
{{§|19}}XIX. - Dispostisi adunque a loro modo gli squadroni, e non azzuffandosi con il nemico che a piccoli gruppi, in guisa da non esporre mai i fianchi, mentre Corréo si batte, esce all’improvviso tutta la cavalleria dall’imboscata. Il combattimento si rinfiamma per quanto pur sempre sparpagliato. Non vedendosi<noinclude><references/></noinclude>
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Candalua
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Con una fuga piena di paura ed insieme di scaltrezza, allontanatisi adunque senza alcun danno per non più di dieci miglia, i nemici accamparono in un luogo per natura fortissimo. Di là, mandando spesso per imboscate cavalieri e fanti, infliggevano gravi perdite ai foraggieri romani.
{{Centrato|{{Sc|L’imboscata e la morte di Corréo.}}}}
{{§|17}}XVII. - Si moltiplicavano questi scontri, quando Cesare seppe da un prigioniero che Corréo — il condottiero dei Bellovaci — aveva scelto seimila tra i fanti più valorosi, e prelevato mille cavalieri da tutta la massa, perchè tendessero un’imboscata in un luogo in cui sospettava che i Romani avrebbero mandato la loro gente, adescati dall’abbondanza del frumento e del foraggio. Conosciuto tale progetto, Cesare trae fuori dal campo più legioni del consueto e le fa precedere dalla cavalleria che soleva mandar sempre di scorta ai foraggieri: la intramezza con ausiliari armati alla leggera ed egli s’avvicina quanto più può con le legioni.
{{§|18}}XVIII. - I nemici che dovevano tendere l’imboscata avevano scelto per essa una radura che non aveva più di un miglio di diametro, circondata da fitti boschi e protetta da un fiume profondissimo<ref>La località è controversa: Choisy-au-Bac (alla confluenza dell’Aisne e dell’Oise); Mont Ganelon (posizione tra Aisne ed Oise) ecc. Il fiume profondo potrebbe essere l’Aisne.</ref>. Quivi essi si erano appiattati tendendo, tutto all’ingiro, come una rete. Conosciuto il piano dei nemici, i nostri — preparati alla battaglia con l’animo e con le armi, e pronti sempre ad ogni cimento quando si sentivano spalleggiati dalle legioni — appaiono squadrone per squadrone (''turmatim'').
Al loro arrivo, pensando che il buon momento sia giunto, Corréo sbuca dapprima con pochi uomini e si avventa sugli squadroni più vicini. I nostri tengono fermo senza addensarsi perchè per lo più, nelle battaglie equestri, l’essere in folti gruppi rende pericoloso al menomo allarme per la cavalleria anche lo stesso suo numero.
{{§|19}}XIX. - Dispostisi adunque a loro modo gli squadroni, e non azzuffandosi con il nemico che a piccoli gruppi, in guisa da non esporre mai i fianchi, mentre Corréo si batte, esce all’improvviso tutta la cavalleria dall’imboscata. Il combattimento si rinfiamma per quanto pur sempre sparpagliato. Non vedendosi<noinclude><references/></noinclude>
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Pagina:Zappi, Maratti - Rime II.pdf/227
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OrbiliusMagister
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/* Pagine SAL 25% */ [[Aiuto:Oggetto automatico|←]] Creata nuova pagina: <section begin="s1" /><poem> Nero l’occhio scintillante, {{R|100}}Bianco il volto dilicato. Corallina, e grazìosa Tra’ bei labbri sorridenti Dischiudea bocca vezzosa. Bel tesoro di bei denti: {{R|105}}Tal beltà mentre riguardo, E mie luci in lei son fisse, Scaltro Amor vibrommi un dardo, E partendo poi mi disse: Passaggier caro, rimanti; {{R|110}}Così in Ciel scritto è ne’ Fat...
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<noinclude><pagequality level="1" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|||223}}</noinclude><section begin="s1" /><poem>
Nero l’occhio scintillante,
{{R|100}}Bianco il volto dilicato.
Corallina, e grazìosa
Tra’ bei labbri sorridenti
Dischiudea bocca vezzosa.
Bel tesoro di bei denti:
{{R|105}}Tal beltà mentre riguardo,
E mie luci in lei son fisse,
Scaltro Amor vibrommi un dardo,
E partendo poi mi disse:
Passaggier caro, rimanti;
{{R|110}}Così in Ciel scritto è ne’ Fati:
Quì trarrai fra i lieti Amanti
I tuoi giorni avventurati,
Io d’intorno ricercai
La mia bella libertade,
{{R|115}}E ad Amor ne dimandai
In favella di pietade,
Semplicetto! Ella sta errando
All’opposta riva intorno;
Colà stassi te aspettando,
{{R|120}}Ma per te non v’è ritorno.
Sì diceva: e battè i vanni,
E fe’dar le vele al vento;
E i miei nuovi e dolci affanni
Cominciaro in quel momento.
</poem><section end="s1" />
<section begin="s2" />{{Ct|t=2|v=2|f=80%|''LA PRIMAVERA''}}
<poem>
{{Xx-larger|M}}ia Clori, vieni,
Andiamo al bosco,
Giacchè sereni
Si fanno i giorni,
{{R|5}}E splende il Sol:
Assai le nubi
</poem><section end="s2" /><noinclude><references/></noinclude>
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OrbiliusMagister
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Nero l’occhio scintillante,
{{R|100}}Bianco il volto dilicato.
Corallina, e grazìosa
Tra’ bei labbri sorridenti
Dischiudea bocca vezzosa.
Bel tesoro di bei denti:
{{R|105}}Tal beltà mentre riguardo,
E mie luci in lei son fisse,
Scaltro Amor vibrommi un dardo,
E partendo poi mi disse:
Passaggier caro, rimanti;
{{R|110}}Così in Ciel scritto è ne’ Fati:
Quì trarrai fra i lieti Amanti
I tuoi giorni avventurati,
Io d’intorno ricercai
La mia bella libertade,
{{R|115}}E ad Amor ne dimandai
In favella di pietade,
Semplicetto! Ella sta errando
All’opposta riva intorno;
Colà stassi te aspettando,
{{R|120}}Ma per te non v’è ritorno.
Sì diceva: e battè i vanni,
E fe’dar le vele al vento;
E i miei nuovi e dolci affanni
Cominciaro in quel momento.
</poem><section end="s1" />
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{{Xx-larger|M}}ia Clori, vieni,
Andiamo al bosco,
Giacchè sereni
Si fanno i giorni,
{{R|5}}E splende il Sol:
Assai le nubi
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Pagina:Cesare - La guerra gallica, traduzione di Eugenio Giovannetti, Firenze, Le Monnier, 1939.pdf/229
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<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione||{{Sc|la guerra gallica – libro viii}}|223}}</noinclude>alcuna conclusione, a poco a poco esce dai boschi il grosso dei fanti il quale costringe i nostri cavalieri ad arretrare. Sopraggiungono rapidi i fanti leggeri (che ho già detto precedevano le legioni), e, mettendosi fra gli squadroni dei nostri, combattono senza cedere d’un passo. Si lotta per qualche tempo con pari ardore. Poi — come vuole la logica della battaglia — quelli che avevano sostenuto il primo impeto dei nemici in agguato riacquistano — per aver superata la sorpresa — il sopravvento e gli avversari a loro volta sono sopraffatti. S’avvicinano intanto le legioni, e — nello stesso tempo — giungono frequenti messaggeri ai nostri ed al nemico ed annunziano che il duce supremo arriva con le forze schierate a battaglia.
Saputo ciò e sicuri della protezione delle coorti, i nostri si battono con grande valore, temendo, col tirare la cosa troppo in lungo, di dover dividere la gloria della vittoria con le legioni sopraggiungenti. I nemici si demoralizzano, e — per vie diverse — si danno alla fuga. Invano, poichè essi sono ormai attanagliati da quelle stesse difficoltà dei luoghi in cui avevano sperato di attrarre i Romani.
Vinti finalmente e sgominati, fuggono lasciando sul terreno la maggior parte dei loro: corrono in parte verso le boscaglie, in parte verso il fiume, ma, pur fuggendo, sono massacrati dai nostri che li incalzano dovunque. Intanto, non lasciandosi abbattere da alcun disastro, Corréo non vuole nè abbandonare la battaglia nè darsi alla selva, e non cede neppure ai nostri che gli intimano la resa. Combattendo sempre con grande valore e ferendo moltissimi dei nostri, li costringe inferociti a scagliare su di lui tutte le loro frecce.
{{§|20}}XX. - Il combattimento volgeva all’epilogo quando Cesare arriva. Calcolando che i nemici, ricevuta una simile notizia, abbandonassero immediatamente il campo, che a quel che si diceva era lontano dal luogo della strage circa otto miglia, benchè vedesse ostacolata la marcia dal fiume<ref>Probabilmente l’Oise piuttosto che l’Aisne, traversando il fiume sotto Compiègne.</ref>, fatto tuttavia passare l’esercito, avanza contro il campo. Ma i Bellovaci e le altre popolazioni, ricevendo i pochi reduci dalla strage, anch’essi feriti e che solo col favore delle selve avevano potuto salvarsi, al veder ormai tutto perduto, ucciso Corréo, distrutta la cavalleria e caduti i migliori fanti, saputo l’avvicinarsi dei Romani, convocano d’improvviso il consiglio al suono delle trombe e decidono di mandare a Cesare ambasciatori ed ostaggi.<noinclude><references/></noinclude>
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Pagina:Cesare - La guerra gallica, traduzione di Eugenio Giovannetti, Firenze, Le Monnier, 1939.pdf/230
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<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione|204|{{Sc|c. giulio cesare}}|}}</noinclude>{{Nop}}
{{Centrato|{{Sc|I Bellovaci si arrendono - La clemenza di Cesare.}}}}
{{§|21}}XXI. - Approvata da tutti la proposta, l’atrébate Commio si rifugia presso quei Germani da cui aveva avuto cavalieri per questa guerra. Gli altri mandano subito ambasciatori a Cesare, chiedendogli che sia contento di quel castigo dei nemici tale che, nella sua clemenza, nella sua umanità, egli non avrebbe mai pensato di infliggere loro, nemmeno se fosse stato possibile farlo senza combattimento e senza perdite. «La cavalleria dei Bellovaci — soggiungono gli ambasciatori — è rimasta distrutta nella battaglia, molte migliaia di fanti scelti sono morti ed è rimasto a mala pena qualcuno per annunziare la strage. Ciò nondimeno i Bellovaci hanno avuto in tanta sciagura un grande vantaggio da quella battaglia perchè è morto Corréo; colui cioè che ha spinto alla guerra e sobillato le masse. Infatti, lui vivo, il senato non ha mai avuto tanto potere quanto l’inesperta plebe».
{{§|21}}XXII. - Mentre gli ambasciatori così pregano, Cesare rammenta: «Nell’anno precedente i Bellovaci hanno impugnate le armi assieme con le altre popolazioni della Gallia. E, soli tra tutti, essi hanno con grande pertinacia continuato a fare guerra, nè sono stati ricondotti alla ragione dalla resa degli altri. Egli sa bene — aggiunge — ch’è molto facile dare ai morti la colpa di tutto. Nessuno per altro può arrogarsi il potere d’intraprendere una guerra contro la volontà dei capi, contro la resistenza del senato, contro il parere di tutti i buoni, e solo con una mal sicura accozzaglia di plebei. Si contenta pur tuttavia del castigo che essi stessi si sono tirati addosso».
{{Centrato|{{Sc|Alla caccia di Commio.}}}}
{{§|23}}XXIII. - La notte seguente gli ambasciatori riferiscono la risposta ai loro e raccolgono gli ostaggi. Accorrono subito anche i delegati delle altre popolazioni che aspettavano l’esito dell’ambasciata dei Bellovaci: consegnano gli ostaggi ed eseguiscono gli ordini tutti, tranne Commio, cui la paura impedisce d’affidare ad alcuno la sua vita. Perchè, l’anno innanzi, T. Labieno, mentre Cesare amministrava la giustizia nella Gallia citeriore, avendo saputo che Commio istigava la popolazione e congiurava contro Cesare, aveva pensato che si potesse soffocare il suo tradimento senza essere tacciato di slealtà. Era del resto sicuro che Commio non sarebbe venuto al campo, se chiamato.<noinclude><references/></noinclude>
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Candalua
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{{§|21}}XXI. - Approvata da tutti la proposta, l’atrébate Commio si rifugia presso quei Germani da cui aveva avuto cavalieri per questa guerra. Gli altri mandano subito ambasciatori a Cesare, chiedendogli che sia contento di quel castigo dei nemici tale che, nella sua clemenza, nella sua umanità, egli non avrebbe mai pensato di infliggere loro, nemmeno se fosse stato possibile farlo senza combattimento e senza perdite. «La cavalleria dei Bellovaci — soggiungono gli ambasciatori — è rimasta distrutta nella battaglia, molte migliaia di fanti scelti sono morti ed è rimasto a mala pena qualcuno per annunziare la strage. Ciò nondimeno i Bellovaci hanno avuto in tanta sciagura un grande vantaggio da quella battaglia perchè è morto Corréo; colui cioè che ha spinto alla guerra e sobillato le masse. Infatti, lui vivo, il senato non ha mai avuto tanto potere quanto l’inesperta plebe».
{{§|21}}XXII. - Mentre gli ambasciatori così pregano, Cesare rammenta: «Nell’anno precedente i Bellovaci hanno impugnate le armi assieme con le altre popolazioni della Gallia. E, soli tra tutti, essi hanno con grande pertinacia continuato a fare guerra, nè sono stati ricondotti alla ragione dalla resa degli altri. Egli sa bene — aggiunge — ch’è molto facile dare ai morti la colpa di tutto. Nessuno per altro può arrogarsi il potere d’intraprendere una guerra contro la volontà dei capi, contro la resistenza del senato, contro il parere di tutti i buoni, e solo con una mal sicura accozzaglia di plebei. Si contenta pur tuttavia del castigo che essi stessi si sono tirati addosso».
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{{§|23}}XXIII. - La notte seguente gli ambasciatori riferiscono la risposta ai loro e raccolgono gli ostaggi. Accorrono subito anche i delegati delle altre popolazioni che aspettavano l’esito dell’ambasciata dei Bellovaci: consegnano gli ostaggi ed eseguiscono gli ordini tutti, tranne Commio, cui la paura impedisce d’affidare ad alcuno la sua vita. Perchè, l’anno innanzi, T. Labieno, mentre Cesare amministrava la giustizia nella Gallia citeriore, avendo saputo che Commio istigava la popolazione e congiurava contro Cesare, aveva pensato che si potesse soffocare il suo tradimento senza essere tacciato di slealtà. Era del resto sicuro che Commio non sarebbe venuto al campo, se chiamato.<noinclude><references/></noinclude>
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Candalua
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<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione||{{Sc|la guerra gallica – libro viii}}|225}}</noinclude>Per non metterlo però in sospetto con vani tentativi, aveva affidato a C. Voluséno Quadrato l’incarico d’ucciderlo col pretesto di dovergli parlare, ed aveva all’uopo inviato a Voluséno alcuni centurioni scelti. Venuto al colloquio ed avendo preso Voluséno — come aveva convenuto con i suoi — la mano di Commio, un centurione, turbato dall’atto che stava per compiere, o impedito provvisamente dagli amici di Commio, non aveva potuto finire la sua vittima, che pur tuttavia aveva riportato un grave colpo di spada alla testa. Dato di piglio da ambo le parti alle armi, si vide che oramai non si trattava tanto di azzuffarsi quanto di disimpegnarsi: i nostri perchè credevano ormai Commio ferito da un colpo mortale, i Galli perchè scoperto l’agguato ritenevano si trattasse di cosa assai più pericolosa.
Da quel giorno si disse che Commio aveva deciso di mai più presentarsi davanti ad un Romano.
{{Centrato|{{Sc|La devastazione del paese di Ambiórige.}}}}
{{§|24}}XXIV. - Vinte le popolazioni più bellicose, Cesare, vedendo non esservi ormai più alcuna città che prepari guerra di resistenza, ma soltanto fuggiaschi dalle borgate e per i campi affine di sottrarsi all’obbedienza dei Romani, decide di suddividere l’esercito in più territori. Prende seco il questore M. Antonio con la dodicesima legione, manda il suo legato C. Fabio, con venticinque coorti, all’estremo della Gallia, perchè ha sentito che vi è colà gente in armi, nè ritiene le due legioni di C. Caninio Rébilo — che si trovano da quelle parti — sufficienti alla bisogna. Chiama a sè T. Labieno, manda la quindicesima legione — che ha passato l’inverno con Labieno stesso — nella Gallia togata<ref>L’Italia settentrionale abitata da Celti (''Gallia citerior - Gallia cisalpina'').</ref> a proteggere le colonie dei cittadini romani e ad impedire che qualche scorreria di barbari rechi loro danni eguali a quelli toccati nell’estate precedente ai Triestini, sopraffatti da un improvviso e violento sacco dei barbari<ref>Si allude forse alle incursioni di genti illiriche nell’Istria nel 58 a. C.</ref>.
Da sua parte, Cesare va a devastare e saccheggiare il territorio d’Ambiórige. Disperando oramai di poter acciuffare questo capo atterrito e fuggente, egli pensa che si debba almeno una riparazione alla dignità sua distruggendo tutto quel paese: cittadini, case, greggi, in modo che se il caso lasci qualcuno superstite, Ambiórige non possa più trattenersi dopo tante calamità in patria.<noinclude><references/></noinclude>
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Arcadia (1961)
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{{§|25}}XXV. - Avendo mandato dappertutto nel territorio di Ambiórige e truppe ausiliarie e legioni, e tutto distruggendo con incendi e rapine, uccisa o catturata grande quantità di uomini, invia Labieno con due legioni verso i Tréviri. Questo popolo — data la vicinanza della Germania ed il quotidiano esercizio delle armi che era nei suoi fieri costumi — non molto differiva dai Germani ed era uso a non eseguire gli ordini se non costretto dalla forza.
{{Centrato|{{Sc|L’assedio di Lémono - Fabio vince Dumnaco.}}}}
{{§|26}}XXVI. - Frattanto il legato C. Caninio apprende che una grande quantità di nemici si è raccolta nel territorio dei Pictoni, e ciò per via di lettere e di messaggeri inviatigli da Durazio<ref>Durazio, re dei Pictoni (''Poitou''). Si hanno di lui monete con la leggenda «''DVRAT JVLIOS''».</ref> mantenutosi costantemente fedele all’amicizia dei Romani, mentre una parte della sua gente aveva defezionato. Subito punta contro la fortezza di Lémono<ref>''Lemonum'', l’odierna Poitiers.</ref>. Colà giunto ha notizie più precise dai prigionieri e sa che molte migliaia d’uomini, condotte da Dumnaco, capo degli Andi, assediano Durazio in Lémono. Non osando attaccare il nemico con legioni poco solide, Caninio si accampa in un luogo ben difeso. Dumnaco, informato che Caninio s’avvicina, rivolte tutte le forze contro le legioni, comincia ad attaccare il campo romano. Consumati più giorni nel tentativo e non essendo riuscito — pur subendo gravi perdite — ad impadronirsi di nessuna delle nostre trincee, ritorna ad assediare Lémono.
{{§|27}}XXVII. - Nello stesso tempo, mentre il legato C. Fabio riceve la sottomissione di molte genti<ref>Forse le genti lungo il cammino da Beauvais a Poitiers, per Rouen (''Veliocassi'').</ref> e se ne garantisce con ostaggi, da una lettera di Caninio è informato di quanto avviene tra i Pictoni. Saputo ciò, parte per portare aiuto a Durazio. Ma Dumnaco, inteso l’arrivo di Fabio, e disperando ormai della sua sorte — qualora egli sia costretto nello stesso tempo a sostenere gli attacchi dei Romani di Caninio e quelli d’un nemico esterno, oltre a sorvegliare con diffidenza la gente di Lémono — d’improvviso si allontana da quel luogo con i suoi uomini, e pensa che non si sentirà al sicuro se non quando avrà<noinclude><references/></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione||{{Sc|la guerra gallica – libro viii}}|227}}</noinclude>portato le sue truppe al di là della Loira che, data la sua larghezza, occorreva passare sopra un ponte<ref>Cioè quello di Saumur.</ref>. Fabio, benchè non ancora giunto in presenza dei nemici e non ancora riunitosi a Caninio, avvisato però da chi conosceva bene i luoghi, si era fatto il convincimento che i nemici, atterriti, si sarebbero diretti là dove in realtà si rivolsero. Si affretta adunque con tutte le forze verso il ponte sulla Loira: ordina che la cavalleria preceda la colonna delle legioni solo di quel tanto che permetta di ritornare, senza stancare troppo i cavalli, nel campo comune. Come era stato loro ordinato, i nostri cavalieri si danno all’inseguimento: piombano sulla colonna di Dumnaco, attaccano i nemici fuggiaschi, atterriti ed oppressi dai bagagli, ne fanno grande strage e grande preda. Ben compiuta così l’impresa ritornano al campo.
{{§|28}}XXVIII. - La notte successiva, Fabio manda innanzi i cavalieri per riprendere il contatto col nemico e per trattenerlo fino al suo sopraggiungere. Perchè l’ordine sia eseguito a puntino, Quinto Azio Varo, prefetto dei cavalieri — uomo di impareggiabile coraggio e maestrìa — anima i suoi, e, raggiunta la colonna nemica, con una parte degli squadroni attacca battaglia e apposta l’altra parte in luogo opportuno. La cavalleria nemica s’impegna arditamente sapendosi spalleggiata dai fanti che — interrotta la marcia — vanno in rinforzo dei loro cavalieri contro i nostri. L’azione si fa molto aspra. I nostri, spregiando i nemici battuti il giorno prima e sapendo che le legioni stanno per sopraggiungere, si battono contro i fanti nemici con straordinario ardore, un po’ per la vergogna di dover cedere, ed un po’ per la brama di decidere da soli la lotta. I nemici, da loro parte, credendo di non dover far fronte ad altre forze — perchè non le avevano viste il giorno prima — ritenevano d’aver colta l’occasione propizia per distruggere la nostra cavalleria.
{{§|29}}XXIX. - Già da qualche tempo si combatteva con grande accanimento e Dumnaco disponeva già i suoi fanti in modo da dare man forte ai cavalieri<ref>''In vicem''. Fanti e cavalieri dovevano avvicendarsi nel combattimento secondo la tattica conosciuta: i cavalieri proteggevano la fronte dei fanti ed i fanti schermivano i cavalieri, quando questi, dopo aver caricato, si ritraevano dietro le linee dei fanti. Vedasi per analogia, libro I, cap. XLVIII.</ref>, quando — d’improvviso — appar-<noinclude><references/></noinclude>
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{{§|28}}XXVIII. - La notte successiva, Fabio manda innanzi i cavalieri per riprendere il contatto col nemico e per trattenerlo fino al suo sopraggiungere. Perchè l’ordine sia eseguito a puntino, Quinto Azio Varo, prefetto dei cavalieri — uomo di impareggiabile coraggio e maestrìa — anima i suoi, e, raggiunta la colonna nemica, con una parte degli squadroni attacca battaglia e apposta l’altra parte in luogo opportuno. La cavalleria nemica s’impegna arditamente sapendosi spalleggiata dai fanti che — interrotta la marcia — vanno in rinforzo dei loro cavalieri contro i nostri. L’azione si fa molto aspra. I nostri, spregiando i nemici battuti il giorno prima e sapendo che le legioni stanno per sopraggiungere, si battono contro i fanti nemici con straordinario ardore, un po’ per la vergogna di dover cedere, ed un po’ per la brama di decidere da soli la lotta. I nemici, da loro parte, credendo di non dover far fronte ad altre forze — perchè non le avevano viste il giorno prima — ritenevano d’aver colta l’occasione propizia per distruggere la nostra cavalleria.
{{§|29}}XXIX. - Già da qualche tempo si combatteva con grande accanimento e Dumnaco disponeva già i suoi fanti in modo da dare man forte ai cavalieri<ref>''In vicem''. Fanti e cavalieri dovevano avvicendarsi nel combattimento secondo la tattica conosciuta: i cavalieri proteggevano la fronte dei fanti ed i fanti schermivano i cavalieri, quando questi, dopo aver caricato, si ritraevano dietro le linee dei fanti. Vedasi per analogia, [[La guerra gallica/Libro primo#48|libro I, cap. XLVIII]].</ref>, quando — d’improvviso — appar-<noinclude><references/></noinclude>
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Testo miasto di prosa e poesia. Categoria creata per [[Opera:Arcadia (Sannazaro)]]. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 19:04, 3 lug 2025 (CEST)
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Testo combinato di prosa e poesia. Categoria creata per [[Opera:Arcadia (Sannazaro)]]. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 19:04, 3 lug 2025 (CEST)
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Testo combinato di prosa e poesia. Categoria creata per [[Opera:Arcadia (Sannazaro)]]. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 19:04, 3 lug 2025 (CEST)
:@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]]: non mi capacito che non l'avessimo ancora creata. In effetti, pur essendo un genere letterario molto raro, ne avevamo già alcuni tra i più famosi; ora li ho aggiunti alla categoria. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 20:53, 3 lug 2025 (CEST)
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Testo combinato di prosa e poesia. Categoria creata per [[Opera:Arcadia (Sannazaro)]]. [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 19:04, 3 lug 2025 (CEST)
:@[[Utente:Alex brollo|Alex brollo]]: non mi capacito che non l'avessimo ancora creata. In effetti, pur essendo un genere letterario molto raro, ne avevamo già alcuni tra i più famosi; ora li ho aggiunti alla categoria. [[User:Candalua|Can da Lua]] ([[User talk:Candalua|disc.]]) 20:53, 3 lug 2025 (CEST)
::@[[Utente:Candalua|Candalua]] Fino a ieri ne ignoravo completamente l'esistenza, oltre che il nome... ;-) [[User:Alex brollo|Alex brollo]] ([[User talk:Alex brollo|disc.]]). 10:01, 4 lug 2025 (CEST)
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OrbiliusMagister
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<noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|224||}}</noinclude><poem>
Turbaro il Cielo,
Assai di gelo
L’orrido Verno
{{R|10}}Coverse il suol.
Di rose adorna
La Primavera
Ecco ritorna,
E il colle e il prato
{{R|15}}Fa rifiorir:
Mira la quercia,
L’abete, il faggio
Tornando Maggio,
Con nuove frondi
{{R|20}}Ringiovenir.
Già l’Usignolo
Innamorato
Si porta a volo
La sua Compagna
{{R|25}}A ricercar:
In quella siepe
Sentilo ascoso
Come ingegnoso
Seco d’amore
{{R|30}}Sa favellar!
Guarda il ruscello
Come per l’erbe
Limpido e bello
L’onda d’argento
{{R|35}}Volgendo va.
Cara, non sembra,
Che quanto miri
Tutto amor spiri,
Tutto t’insegni
{{R|40}}Dolce pietà?
</poem><noinclude><references/></noinclude>
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OrbiliusMagister
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<noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|||225}}</noinclude><poem>
Nella selvetta,
O Clori, andiamo,
Dove soletta
Meco ti piace
{{R|45}}Mover il piè:
Là parleremo
In festa, in giuoco.
Tu del tuo fuoco,
Io del candore
{{R|50}}Della mia fè,
Se Cacciatrice
Colà vorrai
La feritrice
Candida mano
{{R|55}}Di strali armar;
Vedrai venirti
Davanti altere
Le stesse Fiere,
Ed i tuoi colpi
{{R|60}}Liete incontrar.
Ma senza dardi,
Bella, tu puoi
Co’vaghi sguardi
Ben cento cuori
{{R|65}}Meglio ferir;
E gli vedrai
Della lor sorte,
Condotti a morte
Da’ tuoi bei lumi,
{{R|70}}Insuperbir.
</poem><noinclude><references/></noinclude>
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/* Pagine SAL 25% */ [[Aiuto:Oggetto automatico|←]] Creata nuova pagina: e la dottrina di questo dolce incarnato e amoroso Verbo: essi vanno per la tenebra, cadendo in morte, e in molta miseria. Ma non fanno così quelli che con affettuoso amore * seguitano la via della verità, ma hanno aperto l’occhio dell’intelletto; e cognoscono, loro non essere, e cognoscono la Bontà di Dio in loro, e l’essere e ogni grazia che è posta sopra l’essere retribuiscono a Dio, confessando, da Lui tutto avere av...
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<noinclude><pagequality level="1" user="Cor74" />{{RigaIntestazione||{{Sc|lettere di santa caterina}}|113}}</noinclude>e la dottrina di questo dolce incarnato e amoroso Verbo: essi vanno per la tenebra, cadendo in morte, e in molta miseria.
Ma non fanno così quelli che con affettuoso amore
* seguitano la via della verità, ma hanno aperto l’occhio dell’intelletto; e cognoscono, loro non essere, e cognoscono la Bontà di Dio in loro, e l’essere e ogni grazia che è posta sopra l’essere retribuiscono a Dio, confessando, da Lui tutto avere avuto per grazia e non per debito. Allora cresce un fuoco e uno affetto d’amore, e uno odio e dispiacimento del peccato e della propria sensualità; che con questo amore e odio, e con vera umilità si innesta nel crociato e consumato ^ amore del Figliuolo di Dio, e produce allora i frutti delle reali virtìi, le quali virtìi notricano l’anima sua e del prossimo suo. Perocché diventa mangiatore e gustatore ^ dell’onore di Dio e della salute dell’anime. Molto e’ è dunque di grande necessità e grande bisogno * avere questa perfetta unione; perocché senz’essa non possiamo giungere a quello fine per lo quale fummo creati. E però dissi, che io desideravo di vedervi innestato nell’arbore della^ Santissima croce. Pregovi dunque per amore di Cristo crocifisso, che siate sollicito, e non negligente.
Non piii dormite nel sonno della negligenzia, perocché ’l tempo è breve, e ’l camino è lungo,
Yoi mi mandaste a me, venerabile padre, la
1 Amore passionato non è affettuoso, ma, come gli odii, violento.
- Condotto ai supremi termini dell’idea e dell’opera; amore perfetto.
^ Chi mangia disordinato non gusta. Gustare qui dice il merito accresciuto per Ift riflessione sul bene operato.
* Necessità, come più forte, andrebbe posposto: ma qui bisogno può espriiuere la necessità pensata e sentita e voluta, la ragionevolezza e il merito di chi l’approva.
Lettere di S. Caterina - Voi. I. ° 8<noinclude><references/></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="3" user="Cor74" />{{RigaIntestazione||{{Sc|lettere di santa caterina}}|113}}</noinclude>e la dottrina di questo dolce incarnato e amoroso Verbo: essi vanno per la tenebra, cadendo in morte, e in molta miseria.
Ma non fanno così quelli che con affettuoso amore <ref>Amore passionato non è affettuoso, ma, come gli odii, violento.</ref> seguitano la via della verità, ma hanno aperto l’occhio dell’intelletto; e cognoscono, loro non essere, e cognoscono la Bontà di Dio in loro, e l’essere e ogni grazia che è posta sopra l’essere retribuiscono a Dio, confessando, da Lui tutto avere avuto per grazia e non per debito. Allora cresce un fuoco e uno affetto d’amore, e uno odio e dispiacimento del peccato e della propria sensualità; che con questo amore e odio, e con vera umilità si innesta nel crociato e consumato <ref>Condotto ai supremi termini dell’idea e dell’opera; amore perfetto.</ref> amore del Figliuolo di Dio, e produce allora i frutti delle reali virtù, le quali virtù notricano l’anima sua e del prossimo suo. Perocché diventa mangiatore e gustatore<ref>Chi mangia disordinato non gusta. Gustare qui dice il merito accresciuto per la riflessione sul bene operato.</ref> dell’onore di Dio e della salute dell’anime. Molto e’ è dunque di grande necessità e grande bisogno<ref>''Necessità'', come più forte, andrebbe posposto: ma qui ''bisogno'' può esprimere la necessità pensata e sentita e voluta, la ragionevolezza e il merito di chi l’approva.</ref> avere questa perfetta unione; perocché senz’essa non possiamo giungere a quello fine per lo quale fummo creati. E però dissi, che io desideravo di vedervi innestato nell’arbore della^ Santissima croce. Pregovi dunque per amore di Cristo crocifisso, che siate sollicito, e non negligente. Non più dormite nel sonno della negligenzia, perocché ’l tempo è breve, e ’l camino è lungo,
Voi mi mandaste a me, venerabile padre, la<noinclude><references/></noinclude>
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Ma non fanno così quelli che con affettuoso amore <ref>Amore passionato non è affettuoso, ma, come gli odii, violento.</ref> seguitano la via della verità, ma hanno aperto l’occhio dell’intelletto; e cognoscono, loro non essere, e cognoscono la Bontà di Dio in loro, e l’essere e ogni grazia che è posta sopra l’essere retribuiscono a Dio, confessando, da Lui tutto avere avuto per grazia e non per debito. Allora cresce un fuoco e uno affetto d’amore, e uno odio e dispiacimento del peccato e della propria sensualità; che con questo amore e odio, e con vera umilità si innesta nel crociato e consumato <ref>Condotto ai supremi termini dell’idea e dell’opera; amore perfetto.</ref> amore del Figliuolo di Dio, e produce allora i frutti delle reali virtù, le quali virtù notricano l’anima sua e del prossimo suo. Perocché diventa mangiatore e gustatore<ref>Chi mangia disordinato non gusta. ''Gustare'' qui dice il merito accresciuto per la riflessione sul bene operato.</ref> dell’onore di Dio e della salute dell’anime. Molto e’ è dunque di grande necessità e grande bisogno<ref>''Necessità'', come più forte, andrebbe posposto: ma qui ''bisogno'' può esprimere la necessità pensata e sentita e voluta, la ragionevolezza e il merito di chi l’approva.</ref> avere questa perfetta unione; perocché senz’essa non possiamo giungere a quello fine per lo quale fummo creati. E però dissi, che io desideravo di vedervi innestato nell’arbore della Santissima croce. Pregovi dunque per amore di Cristo crocifisso, che siate sollicito, e non negligente. Non più dormite nel sonno della negligenzia, perocché ’l tempo è breve, e ’l camino è lungo,
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/* Pagine SAL 25% */ [[Aiuto:Oggetto automatico|←]] Creata nuova pagina: croce, ^ la quale io tenni tanto cara, quanto io tenessi mai veruna altra cosa, ricevendo I’ affetto, e il desiderio vostro, col quale me la mandaste. Rappresentami ^ all’occhio del corpo quello che debbo avere all’occhio dell’anima. Miserabile me, che mai non l’ebbi! Pregovi con grande affetto d’amore, che preghiate il nostro dolce Salvatore che mei dia. Io vi rendo croce, invitandovi alla croce del santo desiderio, e a...
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<noinclude><pagequality level="1" user="Cor74" />{{RigaIntestazione|114|{{Sc|lettere di santa caterina}}|}}</noinclude>croce, ^ la quale io tenni tanto cara, quanto io tenessi mai veruna altra cosa, ricevendo I’ affetto, e il desiderio vostro, col quale me la mandaste. Rappresentami ^ all’occhio del corpo quello che debbo avere all’occhio dell’anima. Miserabile me, che mai non l’ebbi! Pregovi con grande affetto d’amore, che preghiate il nostro dolce Salvatore che mei dia. Io vi rendo croce, invitandovi alla croce del santo desiderio, e alla croce del corpo; sostenendo con vera e buona pazienzia ogni fadiga che voi riceveste per onore di Dio e per salute dell’anime.
Scrivestemi che quello ch’io avevo cominciato, che io il compisse; e io vi prometto che giusta al mio potere, quanto Dio me ne darà la grazia, di ^ compirlo, cioè, di sempre pregare la divina Bontà per voi. Se risponderete con vera e perfetta sollecitudine a Lui, che vi chiama con grandissimo amore, sarà compita la volontà sua in voi (che non cerca né vuole altro che la nostra santificazione) e il desiderio vostro e mio. Così spero che, compiuto, ci ritroveremo legati nel legame dolce della carità.
Abbiate, abbiate cura di correggere ’l vizio, e piantare la virtù ne’ sudditi vostri con vera e santa dottrina; essendo voi specchio di virtù a loro. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.
1 Carissima a Caterina. Forse del faggio di Vali’ Ombrosa, il quale, al dire della leggenda, sovrastante alla capanna di S. Giovanni Gualberto, primo di tutti apriva il suo verde, ultimo lo spogliava. E i monaci ne facevano croci a divozione.
2 Forse rappresentastemi; ma può stare anco il presente, e non in forma imperativa.
3 Prometto di compirlo; rende inutile il che: ma siffatti che di soprappiù^ nell’antico e nel linguaggio familiare hanno esempi.<noinclude><references/></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="3" user="Cor74" />{{RigaIntestazione|114|{{Sc|lettere di santa caterina}}|}}</noinclude>croce, <ref>Carissima a Caterina. Forse del faggio di Vali’ Ombrosa, il quale, al dire della leggenda, sovrastante alla capanna di S. Giovanni Gualberto, primo di tutti apriva il suo verde, ultimo lo spogliava. E i monaci ne facevano croci a divozione.</ref> la quale io tenni tanto cara, quanto io tenessi mai veruna altra cosa, ricevendo I’ affetto, e il desiderio vostro, col quale me la mandaste. Rappresentami <ref>Forse ''rappresentastemi''; ma può stare anco il presente, e non in forma imperativa.</ref> all’occhio del corpo quello che debbo avere all’occhio dell’anima. Miserabile me, che mai non l’ebbi! Pregovi con grande affetto d’amore, che preghiate il nostro dolce Salvatore che mei dia. Io vi rendo croce, invitandovi alla croce del santo desiderio, e alla croce del corpo; sostenendo con vera e buona pazienzia ogni fadiga che voi riceveste per onore di Dio e per salute dell’anime.
Scrivestemi che quello ch’io avevo cominciato, che io il compisse; e io vi prometto che giusta al mio potere, quanto Dio me ne darà la grazia, di <ref>''Prometto di compirlo''; rende inutile il che: ma siffatti che di soprappiù nell’antico e nel linguaggio familiare hanno esempi.</ref> compirlo, cioè, di sempre pregare la divina Bontà per voi. Se risponderete con vera e perfetta sollecitudine a Lui, che vi chiama con grandissimo amore, sarà compita la volontà sua in voi (che non cerca né vuole altro che la nostra santificazione) e il desiderio vostro e mio. Così spero che, compiuto, ci ritroveremo legati nel legame dolce della carità. Abbiate, abbiate cura di correggere ’l vizio, e piantare la virtù ne’ sudditi vostri con vera e santa dottrina; essendo voi specchio di virtù a loro. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.<noinclude><references/></noinclude>
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Scrivestemi che quello ch’io avevo cominciato, che io il compisse; e io vi prometto che giusta al mio potere, quanto Dio me ne darà la grazia, di <ref>''Prometto di compirlo''; rende inutile il che: ma siffatti che di soprappiù nell’antico e nel linguaggio familiare hanno esempi.</ref> compirlo, cioè, di sempre pregare la divina Bontà per voi. Se risponderete con vera e perfetta sollecitudine a Lui, che vi chiama con grandissimo amore, sarà compita la volontà sua in voi (che non cerca né vuole altro che la nostra santificazione) e il desiderio vostro e mio. Così spero che, compiuto, ci ritroveremo legati nel legame dolce della carità. Abbiate, abbiate cura di correggere ’l vizio, e piantare la virtù ne’ sudditi vostri con vera e santa dottrina; essendo voi specchio di virtù a loro. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.<noinclude><references/></noinclude>
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Scrivestemi che quello ch’io avevo cominciato, che io il compisse; e io vi prometto che giusta al mio potere, quanto Dio me ne darà la grazia, di <ref>''Prometto di compirlo''; rende inutile il che: ma siffatti che di soprappiù nell’antico e nel linguaggio familiare hanno esempi.</ref> compirlo, cioè, di sempre pregare la divina Bontà per voi. Se risponderete con vera e perfetta sollecitudine a Lui, che vi chiama con grandissimo amore, sarà compita la volontà sua in voi (che non cerca né vuole altro che la nostra santificazione) e il desiderio vostro e mio. Così spero che, compiuto, ci ritroveremo legati nel legame dolce della carità. Abbiate, abbiate cura di correggere ’l vizio, e piantare la virtù ne’ sudditi vostri con vera e santa dottrina; essendo voi specchio di virtù a loro. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.<noinclude><references/></noinclude>
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OrbiliusMagister
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<noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|226||}}</noinclude>{{Ct|t=2|v=2|f=80%|''PASSEGGIO IN PRIMAVERA.''}}
<poem>
{{Xx-larger|S}}parve il nemico gelo:
Mutò la Terra aspetto:
Mutò vicende il Cielo:
April ritorno fè.
Perchè non esci ancora,
S’ogni sentier verdèggia,
S’ogni sentier s’infiora,
Dori, al tuo vago piè
Non basta a così bella
Stagion l’aura che pasce,
Il Sol che rinnovella
L’erbe, le piante e i fior:
Vuol sotto i tuoi bei sguardi
Ancor più bella farsi,
E vuol co’ nuovi dardi
Vederti al fianco Amor.
Alla sua Flora ingrato,
Su le infedeli penne
Zeffiro innamorato
Te cerca riveder:
Scende il ruscel dal monte,
E mormorando chiede
Servir alla tua fronte
Di specchio passaggier.
A te sul verde piano
Belando van le Agnelle,
Che la tua bianca mano
Soleva accarezzar:
T’aspettano i bei colli,
Ti chiaman gli antri ombrosi,
</poem><noinclude><references/></noinclude>
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2025-07-04T05:38:05Z
OrbiliusMagister
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Mutò la Terra aspetto:
Mutò vicende il Cielo:
April ritorno fè.
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S’ogni sentier verdèggia,
S’ogni sentier s’infiora,
Dori, al tuo vago piè
Non basta a così bella
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Il Sol che rinnovella
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Vuol sotto i tuoi bei sguardi
Ancor più bella farsi,
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Vederti al fianco Amor.
Alla sua Flora ingrato,
Su le infedeli penne
Zeffiro innamorato
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Scende il ruscel dal monte,
E mormorando chiede
Servir alla tua fronte
Di specchio passaggier.
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Soleva accarezzar:
T’aspettano i bei colli,
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OrbiliusMagister
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{{Xx-larger|S}}parve il nemico gelo:
Mutò la Terra aspetto:
Mutò vicende il Cielo:
April ritorno fè.
{{R|5}}Perchè non esci ancora,
S’ogni sentier verdèggia,
S’ogni sentier s’infiora,
Dori, al tuo vago piè
Non basta a così bella
{{R|10}}Stagion l’aura che pasce,
Il Sol che rinnovella
L’erbe, le piante e i fior:
Vuol sotto i tuoi bei sguardi
Ancor più bella farsi,
{{R|15}}E vuol co’ nuovi dardi
Vederti al fianco Amor.
Alla sua Flora ingrato,
Su le infedeli penne
Zeffiro innamorato
{{R|20}}Te cerca riveder:
Scende il ruscel dal monte,
E mormorando chiede
Servir alla tua fronte
Di specchio passaggier.
{{R|25}}A te sul verde piano
Belando van le Agnelle,
Che la tua bianca mano
Soleva accarezzar:
T’aspettano i bei colli,
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OrbiliusMagister
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text/x-wiki
<noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|||227}}</noinclude><poem>
Su cui l’edere molli
Tornano a serpeggiar.
Quel querulo Usignolo
Vedi di siepe in siepe,
{{R|105}}Di pianta in pianta al volo
L’ali inquìete aprir:
Quel tuo divin concento,
Che da un bel labbro parte,
Cerca ove possa attento
{{R|110}}Tra fronda e fronda udir.
Oh che soavi note
Udir farebbe al bosco,
Ancora al bosco ignote,
Cantore lusinghier,
{{R|115}}Se mai t’udisse, quando
Con la volubil voce
Tutte sì ben tentando
Vai l’arti di piacer!
Quel giovane Torello
{{R|120}}A te forse ancor mugge:
Ah se mai fusse quello,
Dori, che il Mar solcò;
Il Mar, che in salse spune
L’onda fraterna aperse,
{{R|125}}E il trasformato Nume
Col furto trasportò l
Con le pendici intorno
La valle a te rinverde,
La valle, ove soggiorno
{{R|130}}Fa l’emula del suon:
La Ninfa sventurata,
Che ancor loquace sasso
Piange non riamata
L’ingrato suo Garzon.
</poem><noinclude><references/></noinclude>
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OrbiliusMagister
129
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text/x-wiki
<noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|||227}}</noinclude><poem>
Su cui l’edere molli
Tornano a serpeggiar.
Quel querulo Usignolo
Vedi di siepe in siepe,
{{R|35}}Di pianta in pianta al volo
L’ali inquìete aprir:
Quel tuo divin concento,
Che da un bel labbro parte,
Cerca ove possa attento
{{R|40}}Tra fronda e fronda udir.
Oh che soavi note
Udir farebbe al bosco,
Ancora al bosco ignote,
Cantore lusinghier,
{{R|45}}Se mai t’udisse, quando
Con la volubil voce
Tutte sì ben tentando
Vai l’arti di piacer!
Quel giovane Torello
{{R|50}}A te forse ancor mugge:
Ah se mai fusse quello,
Dori, che il Mar solcò;
Il Mar, che in salse spune
L’onda fraterna aperse,
{{R|55}}E il trasformato Nume
Col furto trasportò l
Con le pendici intorno
La valle a te rinverde,
La valle, ove soggiorno
{{R|60}}Fa l’emula del suon:
La Ninfa sventurata,
Che ancor loquace sasso
Piange non riamata
L’ingrato suo Garzon.
</poem><noinclude><references/></noinclude>
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{{R|135}}Da me de’ pregj tuoi,
Dori, le lodi attende,
Che ripercosse poi
Fedel sa rinnovar;
E muta, non so come,
{{R|140}}Ad altri non risponde.
Quasi men caro Nome
Sì sdegni risuonar.
A te par, che frondoso
Ringiovenisca il faggio,
{{R|145}}Che grate al tuo riposo
L’ombre rinascer fà;
E ristorarti stanca
Spera, o qualor più ferve,
O quando in Ciel già manca
{{R|150}}Il dì che altrove va.
Tutto a te gioia spira,
Tutto t’invita, e ride:
Pronte le Grazie mira
I passi tuoi seguir;
{{R|155}}E pendere leggieri
Su l’ale, ed affrettarti
I Genj, ed i Piaceri,
E i teneri Desir.
In Ninfa bosohereccia,
{{R|160}}Sù, Dori mia, t’abbiglia,
Il nero crine intreccia,
Succingi il colmo sen:
Di un Cappellin contesto
Di paglie il volto adombra,
{{R|165}}Che il caldo Sole infesto
Mal soffre, e mal sostien.
</poem><noinclude><references/></noinclude>
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Pagina:Zappi, Maratti - Rime II.pdf/233
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Vieni, sì, bella Dori,
A confrontar, deh! vieni
Con la stagion de’ fiori
{{R|170}}L’amabil tua beltà.
Tacito Amor mel dice
E Amore non m’inganna:
Al paragon felice
Io so chi vincerà.
</poem><section end="s1" />
<section begin="s2" />{{Ct|t=2|v=2|f?80%|''LA STATE''}}
<poem>
Clori, mio dolce Ben,
Cinta di spiche d’oro
La State ecco sen vien:
Andiamo a ricercar
{{R|5}}L’ombra d’un faggio.
Schiva, mia Bella, il Sol,
Che rispettar non suol
Un tenero candor.
Col caldo raggio.
{{R|10}}Sù l’alba un cappellin
Di bionde paglie ordito
Adatta all’aureo crin,
Dove al mio cuore Amor
Formò catene.
{{R|15}}Lieve tu dei vestir
Gonna, che a custodir
Sol basti tua beltà
Quanto conviene.
Già l’aria è tutta ardor
{{R|20}}Sul sitibondo stelo
Languido cade il fior;
E già presso il Leon
</poem><section end="s2" /><noinclude><references/></noinclude>
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Vieni, sì, bella Dori,
A confrontar, deh! vieni
Con la stagion de’ fiori
{{R|170}}L’amabil tua beltà.
Tacito Amor mel dice
E Amore non m’inganna:
Al paragon felice
Io so chi vincerà.
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<poem>
Clori, mio dolce Ben,
Cinta di spiche d’oro
La State ecco sen vien:
Andiamo a ricercar
{{R|5}}L’ombra d’un faggio.
Schiva, mia Bella, il Sol,
Che rispettar non suol
Un tenero candor.
Col caldo raggio.
{{R|10}}Sù l’alba un cappellin
Di bionde paglie ordito
Adatta all’aureo crin,
Dove al mio cuore Amor
Formò catene.
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Gonna, che a custodir
Sol basti tua beltà
Quanto conviene.
Già l’aria è tutta ardor
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Languido cade il fior;
E già presso il Leon
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Vieni, sì, bella Dori,
A confrontar, deh! vieni
Con la stagion de’ fiori
{{R|170}}L’amabil tua beltà.
Tacito Amor mel dice
E Amore non m’inganna:
Al paragon felice
Io so chi vincerà.
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Schiva, mia Bella, il Sol,
Che rispettar non suol
Un tenero candor.
Col caldo raggio.
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Di bionde paglie ordito
Adatta all’aureo crin,
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Formò catene.
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Cinta di spiche d’oro
La State ecco sen vien:
Andiamo a ricercar
{{R|5}}L’ombra d’un faggio.
Schiva, mia Bella, il Sol,
Che rispettar non suol
Un tenero candor.
Col caldo raggio.
{{R|10}}Sù l’alba un cappellin
Di bionde paglie ordito
Adatta all’aureo crin,
Dove al mio cuore Amor
Formò catene.
{{R|15}}Lieve tu dei vestir
Gonna, che a custodir
Sol basti tua beltà
Quanto conviene.
Già l’aria è tutta ardor
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Languido cade il fior;
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<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione|208|{{Sc|c. giulio cesare}}|}}</noinclude>vero le legioni in formazione serrata<ref>''Confertae legiones'', oppure ''densa acie'', significa — come è detto più sopra — che gli uomini nelle righe e nelle file avevano tra loro intervallo o distanza pari a tre piedi (m. 0,89 circa). In contrapposto, nell’ordine aperto (''laxatis ordinibus''), quegli spazi potevano essere anche di 6 piedi (m. 1,77 circa).</ref>. Sbigottiti a quella vista gli squadroni nemici ed atterrita l’intera colonna, mentre i bagagli sono scompigliati, tutti si danno con grande clamore a precipitosa fuga. I nostri cavalieri — che poco prima s’erano battuti tanto valorosamente con un ostinato nemico — esaltati ora dalla gioia della vittoria, con alte grida accerchiano i fuggenti, e fin dove arrivano le forze dei cavalli per inseguire e le forze delle mani per uccidere, continuano l’opera loro, senza tregua neppure per un istante. Uccisi più di dodicimila uomini che erano armati ancora — o avevano gittate le armi per lo spavento — si impadroniscono dell’intera colonna dei bagagli.
{{Centrato|{{Sc|Caninio contro Drappete e Luctério.}}}}
{{§|30}}XXX. - Dopo questa rotta, si seppe che il sénone Drappéte, raccolti non più di duemila fuggiaschi, puntava contro la nostra Provincia e che aveva compagno il cadurco Luctério. Quel Drappéte, al principio della defezione gallica — raccolta ovunque la gente perduta, data la libertà agli schiavi e richiamati gli esuli per tutte le città — intercettava, con irruenti scorrerie, i {{Ec|vivere|viveri}} ed i convogli dei Romani; e questo Luctério, come è detto nel precedente commentario, al principio della defezione gallica aveva già voluto lanciarsi contro la nostra Provincia.
Il legato Caninio s’affretta adunque con due legioni ad inseguirli, non volendo che con danno e spavento della Provincia e con nostro gran disdoro possa compiersi una scorribanda di malfattori.
{{Centrato|{{Sc|Fabio soggioga i Carnuti e gli Armoricani.}}}}
{{§|31}}XXXI. - C. Fabio parte con il resto dell’esercito verso i Carnuti e le altre popolazioni, le cui forze — come egli sapeva — erano state decimate nella battaglia ch’egli aveva combattuta con Dumnaco. Non già ch’egli non fosse persuaso che il recente disastro avesse smorzato la loro fierezza, ma perchè temeva che, lasciandone loro il tempo, sotto l’istigazione di Dumnaco potessero un giorno rialzare la testa. In questa spedizione Fabio ebbe<noinclude><references/></noinclude>
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{{§|30}}XXX. - Dopo questa rotta, si seppe che il sénone Drappéte, raccolti non più di duemila fuggiaschi, puntava contro la nostra Provincia e che aveva compagno il cadurco Luctério. Quel Drappéte, al principio della defezione gallica — raccolta ovunque la gente perduta, data la libertà agli schiavi e richiamati gli esuli per tutte le città — intercettava, con irruenti scorrerie, i {{Ec|vivere|viveri}} ed i convogli dei Romani; e questo Luctério, come è detto nel precedente commentario, al principio della defezione gallica aveva già voluto lanciarsi contro la nostra Provincia.
Il legato Caninio s’affretta adunque con due legioni ad inseguirli, non volendo che con danno e spavento della Provincia e con nostro gran disdoro possa compiersi una scorribanda di malfattori.
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{{§|31}}XXXI. - C. Fabio parte con il resto dell’esercito verso i Carnuti e le altre popolazioni, le cui forze — come egli sapeva — erano state decimate nella battaglia ch’egli aveva combattuta con Dumnaco. Non già ch’egli non fosse persuaso che il recente disastro avesse smorzato la loro fierezza, ma perchè temeva che, lasciandone loro il tempo, sotto l’istigazione di Dumnaco potessero un giorno rialzare la testa. In questa spedizione Fabio ebbe<noinclude><references/></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione||{{Sc|la guerra gallica – libro viii}}|229}}</noinclude>la mano felice, sicchè rapidamente potè avere in sua balia tutti quei popoli. Così i Carnuti che, spesso battuti, non avevano mai parlato di pace, consegnati ostaggi, finalmente si arrendono. Le altre popolazioni, che sono agli estremi confini della Gallia sulla costa oceanica e si chiamano armoricane, indotte dall’esempio dei Carnuti, all’arrivo di Fabio e delle legioni s’affrettano esse pure ad eseguire gli ordini.
Dumnaco — cacciato dal suo paese e vagando di nascondiglio in nascondiglio — è alla fine costretto a rifugiarsi nelle più remote regioni della Gallia<ref>Forse agli estremi confini della penisola di Bretagna.</ref>.
{{§|32}}XXXII. - Ma Drappéte ed insieme con lui Luctério, sapendo che si avvicinano le legioni e Caninio, comprendendo che è troppo rischioso entrare nella Provincia con un esercito alle calcagna, e che non resta più loro alcuna possibilità di incursioni e di rapine, si arrestano nel paese dei Cadurci. Ivi, avendo avuto in altri tempi — quand’era ancora in auge — molta autorità tra i suoi concittadini, ed essendo molto ascoltato quale consigliere d’audaci imprese, Luctério occupa con le sue forze e con quelle di Drappéte la cittadella di Uxelloduno<ref>Puy d’Issolu, presso Vayrac (Lot) sulla Tourmente (Dordogna). Sulla sua postura e sulle risultanze archeologiche che la riflettono si veda: {{Sc|Napoleone}} III, op. cit., II, p. 343 e ''Atlante'', vol. II, tavv. 31-32. Ciò nondimeno la questione è sempre controversa, tanto dal lato archeologico quanto dal lato storico-militare (E. {{Sc|Desjardins}}, op. cit., II, p. 422 nota 9; {{Sc|{{AutoreCitato|Camille Jullian|Jullian}}}}, op. cit., III, p. 556 nota 1).</ref> che già apparteneva alla sua clientela, ottimamente difesa per natura, e guadagna alla sua causa i cittadini.
{{Centrato|{{Sc|Caninio innanzi ad Uxelloduno.}}}}
{{§|33}}XXXIII. - Arrivato colà rapidamente, C. Caninio vide che la fortezza era difesa da ogni parte da balze a picco, e che, anche se non vi fosse stato alcun difensore, sarebbe stato pur sempre difficile agli armati di salirvi. Vide anche che v’erano molti bagagli in città e che se si fosse voluto metterli in salvo con una fuga di nascosto, non si sarebbe potuto sfuggire nè alla cavalleria nè alle legioni. Divise perciò le sue coorti in tre gruppi, costruì il campo in un luogo assai eminente e da esso a poco a poco — come le forze glielo consentivano — principiò a costruire una trincea tutt’intorno alla fortezza.<noinclude><references/></noinclude>
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text/x-wiki
<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione|230|{{Sc|c. giulio cesare}}|}}</noinclude>{{Nop}}
{{Centrato|{{Sc|Sconfitta di Luctério e di Drappéte.}}}}
{{§|34}}XXXIV. - Accortisi di ciò, gli abitanti, atterriti dal tragico ricordo di Alesia, cominciarono a temere un assedio della stessa specie. Soprattutto Luctério — che aveva partecipato agli eventi calamitosi di quell’assedio — insisteva perchè si provvedesse in tempo al frumento. Drappéte e Luctério adunque, con il consenso degli abitanti, all’unanimità, lasciato in Uxelloduno una parte delle forze, decisero di partire con la fanteria leggera per fare incetta di frumento.
Approvata l’impresa, nella successiva notte, lasciati duemila armati, Drappéte e Luctério condussero gli altri fuori della città. Rimasti assenti alcuni giorni, recarono una grande provvista di frumento dal paese dei Cadurci, che lo avevano fornito in parte per amore ed in parte per forza. I nemici tentarono pure di fare colpi di mano notturni contro i nostri fortini. Per questa ragione, Caninio indugiava a circondare di trincee tutta la fortezza, temendo di non poter guarnire poi l’intera linea e che le forze disseminate qua e là diventassero troppo esigue.
{{§|35}}XXXV. - Fatta la grande provvista di frumento, Drappéte e Luctério si fermano a non più di dieci miglia dalla fortezza e di là, a poco a poco, introducono il frumento. Si dividono tra loro i còmpiti: Drappéte rimane a custodia del campo con una parte delle forze, Luctério conduce in città la colonna dei bagagli. Appressatisi alle difese, dispone dei posti di guardia e — verso l’ora decima della notte<ref>Irzio divide sia la notte che il giorno in dodici ore, trascurando il vecchio costume strettamente militare delle vigilie, ossia dei turni di «''quarto''», come si è detto altrove.</ref> — Luctério si avvia per sentieri angusti e silvestri per introdurre il frumento dentro le mura.
Ma le sentinelle del nostro campo, insospettite dallo strepito, mandano esploratori i quali riferiscono quel che succede. Caninio, rapidamente, con le coorti che sono sotto mano nei più vicini fortini, piomba al primo albore sui foraggiatori. Quelli, sorpresi ed atterriti, fuggono da ogni parte verso la scorta. I nostri, a tal vista, lanciandosi ancor più velocemente contro gli armati, non ne lasciano alcuno vivo. Luctério fugge di là con pochi dei suoi e più non ritorna al campo.
{{§|36}}XXXVI. - Compiuta questa fortunata incursione, Caninio viene a sapere dai prigionieri che una parte delle forze è con<noinclude><references/></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione||{{Sc|la guerra gallica – libro viii}}|231}}</noinclude>Drappéte in un campo a non più di dodici miglia<ref>Presso la Dordogna, o nei dintorni di Puybrun, oppure nelle adiacenze di Saint-Sozy.</ref>. Confermata la cosa da molti, egli imaginava che — messo in fuga uno dei due condottieri — fosse facile sorprendere e distruggere coloro che rimanevano.
Considerava inoltre come eventualità non improbabile che qualcuno, scampato dalla strage, fosse tornato al campo per recare notizia della disfatta a Drappéte. Comunque, non vedendo alcun rischio nell’accertarsi, manda innanzi tutta la cavalleria ed i veliti germanici, velocissimi nella corsa, verso il campo dei nemici: nel frattempo suddivide una legione in tre campi e conduce l’altra seco, senza bagagli. Arrivato a poca distanza dai nemici, sa dagli esploratori mandati innanzi che i barbari — com’è loro costume — abbandonate le alture, hanno posto il campo sulla riva del fiume; e che i Germani ed i cavalieri sono piombati loro addosso quando meno se lo aspettavano ed hanno impegnato battaglia. Informato di ciò, conduce sul luogo la legione in ordine di combattimento.
Così, dato rapidamente da ogni parte il segnale, si occupano tutte le alture. Allora Germani e cavalieri, viste le insegne della legione, raddoppiano i loro colpi. Immediatamente le coorti da ogni lato si slanciano all’assalto ed, uccidendo e catturando, s’impadroniscono di numerosa preda. Lo stesso Drappéte è catturato.
{{§|37}}XXXVII. - Caninio, al termine della battaglia così felicemente condotta, quasi senza un ferito, ritorna all’assedio. Distrutto il nemico esterno — in considerazione del quale egli non ha potuto prima circondare di trincee la fortezza e disporre i presidî — dà ordine che si compiano dovunque fortificazioni. Il giorno dopo arriva C. Fabio con le sue truppe e si assume l’investimento di un settore della città.
{{Centrato|{{Sc|Cesare tra i Carnuti - Fa giustiziare Gutuater.}}}}
{{§|38}}XXXVIII. - Cesare lascia intanto il questore M. Antonio con quindici coorti tra i Bellovaci, perchè non si dia agio ai Belgi di tentare qualche nuova impresa. Intanto, egli visita gli altri popoli, comanda la consegna di molti ostaggi, restituisce tranquillità agli spiriti e conforta i paurosi. Arrivato tra i Carnuti nel cui paese — come Cesare stesso ha raccontato nel suo commentario — era cominciata la guerra, vedendo che essi<noinclude><references/></noinclude>
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Pagina:Cesare - La guerra gallica, traduzione di Eugenio Giovannetti, Firenze, Le Monnier, 1939.pdf/238
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<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione|232|{{Sc|c. giulio cesare}}|}}</noinclude>erano assai in timore per la consapevolezza dei gravi fatti compiuti, chiede che gli si consegni, per giustiziarlo, Gutuater<ref>Cesare cita quali istigatori della rivolta dei Carnuti, Cotuato e Conconnetodunno (VIII, 3, 1). Probabilmente si tratta degli stessi o di qualche altro complice. Giova ancora aggiungere che «''gutuater''» è nome comune e designa — come si è detto — una carica sacerdotale celto-gallica (E. {{Sc|Desjardins}}, op. cit., II, p. 721 nota 1).</ref>, il maggior responsabile di quelle scelleratezze e l’animatore della guerra. Quegli non si fidava più dei suoi concittadini, ma, messisi tutti alla sua caccia, viene condotto ben presto al campo. Per quanto repugnante, nondimeno Cesare è costretto a mandarlo al supplizio perchè, in folla, i soldati fanno risalire a Gutuater la colpa di tutti i pericoli e di tutte le sofferenze patite nella guerra. Battuto con le verghe fino a svenire, Gutuater è finito da ultimo con la scure.
{{Centrato|{{Sc|Anche Cesare innanzi ad Uxelloduno.}}}}
{{§|39}}XXXIX. - Mentre era tra i Carnuti, Cesare, da frequenti lettere di Caninio, fu informato di quel che riguardava Drappéte e Luctério e degli ostinati propositi degli abitanti di Uxelloduno. Benchè egli non facesse alcun conto di quell’esigua popolazione, riteneva nondimeno che tanta pervicacia meritasse un degno castigo; anche perchè tutto il resto della Gallia non pensasse che quel che era mancato per resistere ai Romani fosse non già la forza ma la costanza; e perchè su quell’esempio le altre popolazioni — affidandosi al favore del terreno — non tentassero di farsi libere.
Sapeva bene come a tutti i Galli era noto che gli rimaneva ancora una sola estate da passare nella sua Provincia, e che — passata quella — essi non avrebbero più nulla a temere da Cesare. Lascia adunque il suo legato Q. Caleno con due legioni perchè lo seguano a marce regolari, ed egli, con tutta la cavalleria, il più rapidamente possibile, si dirige verso Caninio.
{{§|40}}XL. - L’arrivo di Cesare stupì tutti. Visto che Uxelloduno era ormai tutta chiusa dalle trincee, che non era possibile espugnarla di viva forza e sapendo, nello stesso tempo, dai disertori che i nemici erano abbondantemente provvisti di frumento, tenta subito di togliere loro l’acqua del fiume<ref>Il corso d’acqua è la Tourmente.</ref>. Questo scorreva al fondo di una valle e girava quasi tutt’intorno al monte su cui sorgeva la cittadella. Deviare il fiume non si poteva, perchè esso passava ai piedi della montagna, così in basso che non era<noinclude><references/></noinclude>
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Aiuto:Raccolta dei giocattoli
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TrameOscure
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Candalua
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<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione||{{Sc|la guerra gallica – libro viii}}|233}}</noinclude>agevole scavare in nessuna parte canali di scarico. Ma gli assediati avevano per discendervi solo un sentiero difficile e rupestre, tale cioè che — sbarrandolo i nostri — non sarebbe stato possibile
{{FI
|file = Cesare - La guerra gallica, traduzione di Eugenio Giovannetti, Firenze, Le Monnier, 1939 (page 239 crop).jpg
|width = 100%
|caption = {{Smaller|LA FORTEZZA DI UXELLODUNO.}}<br>(Dalla traduzione italiana di {{Ac|Francesco Baldelli|F. {{Sc|Baldelli}}}}, illustrata da {{AutoreCitato|Andrea Palladio|A. {{Sc|Palladio}}}},<br>Venezia, E. Albrizzi, 1737).<div style="column-count: 2; text-align: left; margin-top: 0.4em">
''A'') Uxelloduno.<br>
''B'') Riscontro dell’assedio di Alesia.<br>
''C'') Fiume che circonda il monte.<br>
''D'') Fontana.<br>
''E'') Torre che dominava la fonte.<br>
''F'') Riparo di graticci.<br>
''G'') Tavolato.<br>
''H'') Cervi.<br>
''I'') Botti con sego e pece.<br>
</div>
}}
percorrerlo senza danno e senza pericolo della vita. Nè sarebbe stato possibile dal fiume rimontare la tormentosa salita. Conosciuta tale circostanza sfavorevole per gli assediati, Cesare — opportunamente disposti arcieri e frombolieri e collocate anche macchine rimpetto a qualche punto più accessibile — tenne così lontani i nemici dall’acqua del fiume.
{{Centrato|{{Sc|La disperata difesa - La sete.}}}}
{{§|41}}XLI. - Tutti i cittadini vennero allora a prendere acqua in un luogo ai piedi delle mura della città, donde scaturiva una copiosa sorgente. L’acqua era da quella parte che restava libera nell’arco del fiume, per un tratto di circa trecento piedi. Mentre tutti si auguravano di poter tenere lontani gli assediati da quella sorgente, Cesare solo ne trovò la via. E cominciò, di fronte<noinclude><references/></noinclude>
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Candalua
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<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione||{{Sc|la guerra gallica – libro viii}}|233}}</noinclude>agevole scavare in nessuna parte canali di scarico. Ma gli assediati avevano per discendervi solo un sentiero difficile e rupestre, tale cioè che — sbarrandolo i nostri — non sarebbe stato possibile
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|file = Cesare - La guerra gallica, traduzione di Eugenio Giovannetti, Firenze, Le Monnier, 1939 (page 239 crop).jpg
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|caption = {{Smaller|LA FORTEZZA DI UXELLODUNO.}}<br>(Dalla traduzione italiana di {{Ac|Francesco Baldelli|F. {{Sc|Baldelli}}}}, illustrata da {{AutoreCitato|Andrea Palladio|A. {{Sc|Palladio}}}},<br>Venezia, E. Albrizzi, 1737).<div style="column-count: 2; text-align: left; margin-top: 0.4em">
''A'') Uxelloduno.<br>
''B'') Riscontro dell’assedio di Alesia.<br>
''C'') Fiume che circonda il monte.<br>
''D'') Fontana.<br>
''E'') Torre che dominava la fonte.<br>
''F'') Riparo di graticci.<br>
''G'') Tavolato.<br>
''H'') Cervi.<br>
''I'') Botti con sego e pece.<br>
</div>
}}
{{No rientro}}percorrerlo senza danno e senza pericolo della vita. Nè sarebbe stato possibile dal fiume rimontare la tormentosa salita. Conosciuta tale circostanza sfavorevole per gli assediati, Cesare — opportunamente disposti arcieri e frombolieri e collocate anche macchine rimpetto a qualche punto più accessibile — tenne così lontani i nemici dall’acqua del fiume.
{{Centrato|{{Sc|La disperata difesa - La sete.}}}}
{{§|41}}XLI. - Tutti i cittadini vennero allora a prendere acqua in un luogo ai piedi delle mura della città, donde scaturiva una copiosa sorgente. L’acqua era da quella parte che restava libera nell’arco del fiume, per un tratto di circa trecento piedi. Mentre tutti si auguravano di poter tenere lontani gli assediati da quella sorgente, Cesare solo ne trovò la via. E cominciò, di fronte<noinclude><references/></noinclude>
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Pagina:Sannazzaro, Iacopo – Opere volgari, 1961 – BEIC 1914951.djvu/12
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Alex brollo
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<noinclude><pagequality level="1" user="Alex brollo" /></noinclude>6
ARCADIA - I
del tutto con le lor ombre vieteno i raggi del sole entrare nel
dilettoso boschetto; anzi per diverse parti sì graziosamente gli
riceveno, che rara è quella erbetta che da quelli non prenda
grandissima recreazione. E come che di ogni tempo piacevole
stanza vi sia, ne la fiorita primavera più che in tutto il restante
anno piacevolissima vi si ritruova.
{{R|7}}In questo così fatto luogo sogliono sovente i pastori con li
loro greggi dagli vicini monti convenire, e quivi in diverse e non
leggiere pruove esercitarse; sì come in lanciare il grave palo, in
trare con gli archi al versaglio, et in addestrarne nei lievi salti e
ne le forti lotte, piene di rusticane insidie; e ’l più de le volte in
cantare et in sonare le sampogne a pruova l’un de l’altro, non
senza pregio e lode del vincitore. Ma essendo una fiata tra l’altre
quasi tutti i con vicini pastori con le loro mandre quivi ragunati,
e ciascuno, varie maniere cercando di sdiacciare, si dava
maravigliosa festa, Ergasto solo, senza alcuna cosa dire o fare,
appiè di un albero, dimenticato di sé e de’ suoi greggi giaceva,
non altrimente che se una pietra o un tronco stato fusse, quantunque
per adietro solesse oltra gli altri pastori essere dilettevole
{{R|9}}e grazioso. Del cui misero stato Selvaggio mosso a compassione,
per dargli alcun conforto, così amichevolmente ad alta voce
cantando gli incominciò a parlare:
{{Ct|c=titolo|Selvaggio et Ergasto }}
<poem>
:{{span|Selv.|pers}}Ergasto mio, perché solingo e tacito
pensar ti veggio? Oimè, che mal si lassano
le pecorelle andare a lor ben placito!
:Vedi quelle che ’l rio varcando passano;
vedi quei duo monton che ’nsieme correno
come in un tempo per urtar s’abassano.
:Vedi c’al vincitor tutte soccorreno
e vannogli da tergo, e ’l vitto scacciano
e con sembianti schivi ognor l’aborreno.
</poem><noinclude></noinclude>
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Alex brollo
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text/x-wiki
<noinclude><pagequality level="1" user="Alex brollo" />{{RigaIntestazione|6|arcadia - i|}}</noinclude>
del tutto con le lor ombre vieteno i raggi del sole entrare nel
dilettoso boschetto; anzi per diverse parti sì graziosamente gli
riceveno, che rara è quella erbetta che da quelli non prenda
grandissima recreazione. E come che di ogni tempo piacevole
stanza vi sia, ne la fiorita primavera più che in tutto il restante
anno piacevolissima vi si ritruova.
In questo così fatto luogo sogliono sovente i pastori con li
loro greggi dagli vicini monti convenire, e quivi in diverse e non
leggiere pruove esercitarse; sì come in lanciare il grave palo, in
trare con gli archi al versaglio, et in addestrarne nei lievi salti e
ne le forti lotte, piene di rusticane insidie; e ’l più de le volte in
cantare et in sonare le sampogne a pruova l’un de l’altro, non
senza pregio e lode del vincitore. Ma essendo una fiata tra l’altre
quasi tutti i con vicini pastori con le loro mandre quivi ragunati,
e ciascuno, varie maniere cercando di sdiacciare, si dava
maravigliosa festa, Ergasto solo, senza alcuna cosa dire o fare,
appiè di un albero, dimenticato di sé e de’ suoi greggi giaceva,
non altrimente che se una pietra o un tronco stato fusse, quantunque
per adietro solesse oltra gli altri pastori essere dilettevole
e grazioso. Del cui misero stato Selvaggio mosso a compassione,
per dargli alcun conforto, così amichevolmente ad alta voce
cantando gli incominciò a parlare:
{{Ct|c=titolo|{{Sc|Selvaggio}} ''et'' {{Sc|Ergasto}} }}
<poem>
:{{span|Selv.|pers}}Ergasto mio, perché solingo e tacito
pensar ti veggio? Oimè, che mal si lassano
le pecorelle andare a lor ben placito!
:Vedi quelle che ’l rio varcando passano;
{{R|5}}vedi quei duo monton che ’nsieme correno
come in un tempo per urtar s’abassano.
:Vedi c’al vincitor tutte soccorreno
e vannogli da tergo, e ’l vitto scacciano
e con sembianti schivi ognor l’aborreno.
</poem><noinclude></noinclude>
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Candalua
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<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione|234|{{Sc|c. giulio cesare}}|}}</noinclude>alla sorgente, a fare avanzare le vinee verso il monte ed a costruire un terrapieno, fra un continuo battagliare e con grande fatica dei soldati. I cittadini infatti corrono giù dall’altura, combattono senza pericoli dalle posizioni dominanti e feriscono molti di quelli che si ostinano a salire. Non cessano per questo i nostri dal fare avanzare la vinee ed, a forza di fatiche e di espedienti, non disperano di vincere le asprezze del terreno. Nello stesso tempo, scavano cunicoli sotterranei coperti verso le vene della sorgente ed il punto in cui confluiscono; specie di lavoro che è possibile compiere senza alcun pericolo e senza sospetto del nemico. S’alza poi un terrapieno all’altezza di sessanta piedi, vi si drizza in cima una torre di dieci piani, non già da arrivare fino all’altezza delle mura (perchè per questo non v’era lavoro al mondo che potesse permetterlo) ma da dominare l’accesso alla fonte<ref>La fonte potrebbe essere assai verosimilmente quella di Loulié ({{Sc|{{AutoreCitato|Camille Jullian|Jullian}}}}, II, p. 561 nota 4). Vedasi anche {{Sc|Napoleone}} III, op. cit., p. 390; ''Atlante'', vol. II, tav. 32.</ref>.
Dalla torre, scagliando proiettili con le macchine contro le adiacenze della fonte, si rendeva così pericoloso ai cittadini di attinger acqua; tanto che non solo i greggi ed i cavalli ma anche una gran parte dei nemici si struggeva per la sete.
{{Centrato|{{Sc|Le macchine incendiate.}}}}
{{§|42}}XLII. - Spaventati per questo, gli assediati riempiono botti con sego, pece ed assicelle, e, dopo avervi appiccato fuoco, le fanno rotolare sulle nostre opere. Nello stesso tempo raddoppiano l’ardore della lotta, affinchè la sua pressione distragga i nemici dallo spegnere l’incendio, quando, d’improvviso, una grande fiammata si accende in mezzo alle nostre opere.
Infatti, tutto quello che veniva rotolato giù, essendo fermato dalle vinee e dal terrapieno, appiccava il fuoco a tutto ciò che lo tratteneva. I nostri soldati — benchè messi a dura prova dal combattimento così aspro e dalla posizione svantaggiosa — resistono nondimeno con straordinario coraggio. Si combatteva infatti in un luogo elevato, al cospetto del nostro esercito, mentre dalle due parti sorgeva un grande clamore. Ciascuno adunque si offriva più volentieri alla fiamma ed ai dardi nemici, quanto più alta era la sua fama, sapendo di combattere sotto gli occhi di tutti.
{{§|43}}XLIII. - Vedendo molti feriti tra i suoi, Cesare ordina che da tutte le parti le coorti salgano la montagna e levino da ogni<noinclude><references/></noinclude>
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Pagina:Cesare - La guerra gallica, traduzione di Eugenio Giovannetti, Firenze, Le Monnier, 1939.pdf/241
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Candalua
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text/x-wiki
<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione||{{Sc|la guerra gallica – libro viii}}|235}}</noinclude>parte grande clamore, come che fossero sul punto di occupare le mura della città. Atterriti per ciò, i cittadini — ignorando quel che avviene altrove — richiamano dall’attacco contro le nostre opere tutti gli armati e si schierano lungo le mura. Cessa così la zuffa ed i nostri ne approfittano per spegnere le fiamme e per isolare gli incendi. I cittadini resistevano pur tuttavia disperatamente, e benchè una parte di loro fosse morta di sete nondimeno non cedevano. Alla fine le vene della fonte furono tagliate dai cunicoli e l’acqua deviata, sicchè la fonte che era perenne inaridì all’improvviso. I cittadini ne furono così disperati sì da credere che ciò avvenisse, non già per opera degli uomini, ma per volere degli Dei. Costretti adunque dalla necessità si arresero.
{{Centrato|{{Sc|Drappéte si suicida - Il castigo.}}}}
{{§|44}}XLIV. - Cesare, sapendo che a tutti era nota la mitezza del suo carattere, e non temendo quindi che potesse attribuirsi a crudeltà un atto insolitamente duro, e non vedendo d’altra parte dove si sarebbe andati a finire se altri, in altre contrade della Gallia, avesse seguìto l’esempio di costoro, decise di dissuadere una volta per sempre tutti con un castigo esemplare. Fece adunque tagliare le mani a coloro che avevano portato le armi e lasciò loro la vita perchè fossero mònito vivente ai male intenzionati. Drappéte — che abbiamo visto preso da Caninio — sia per l’acerbo strazio nel vedersi in catene, sia per il timore d’un peggiore castigo, si astenne per qualche giorno dal cibo e così morì.
Nello stesso tempo, Luctério, che — come si disse — era fuggito dalla battaglia, venne a raccomandarsi all’arvernio Epasnacto. Egli mutava infatti frequentemente dimora affidandosi ora a questo ed ora a quello, perchè gli pareva rischioso soffermarsi troppo in qualche luogo, sapendo bene quanto Cesare gli fosse nemico. Ma l’arvernio, che era amicissimo del popolo romano, senza indugiare un momento, consegnò il suo prigioniero incatenato a Cesare.
{{Centrato|{{Sc|Labieno fra i Tréviri.}}}}
{{§|45}}XLV. - Labieno intanto, che era fra i Tréviri, impegnata una fortunata battaglia equestre, uccideva molti Tréviri e Germani che non negavano mai ad alcuno truppe ausiliarie contro<noinclude><references/></noinclude>
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Pagina:Cesare - La guerra gallica, traduzione di Eugenio Giovannetti, Firenze, Le Monnier, 1939.pdf/242
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Candalua
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text/x-wiki
<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione|236|{{Sc|c. giulio cesare}}|}}</noinclude>i Romani. Prende vivi i loro capi, tra cui l’eduo Suro<ref>Vedi: {{Sc|Napoleone}} III, op. cit., II, p. 347.</ref>, uomo insigne per nascita e per valore ed il solo tra gli Edui che, a quel tempo, fosse rimasto in armi,
{{Centrato|{{Sc|Cesare in Aquitania - I quartieri d’inverno.}}}}
{{§|46}}XLVI. - Informato di ciò, ritenne Cesare che la situazione fosse oramai rassicurante in tutta la Gallia, ed imaginò pure che, in forza delle guerre anteriori, la Gallia fosse definitivamente vinta e soggiogata. Non essendo però egli mai stato personalmente in Aquitania ed avendola sottomessa soltanto in parte — a mezzo di Publio Crasso — partì a quella volta, con due legioni, per trascorrervi la fine dell’estate.
Anche là sbrigò le cose con la solita rapidità e con la consueta fortuna: tutte le popolazioni dell’Aquitania infatti gli mandarono ambasciatori e gli consegnarono ostaggi. Dopo ciò Cesare, con una scorta di cavalleria, proseguì per Narbona, e, dai legati, fece condurre l’esercito ai quartieri invernali.
Quattro legioni collocò nel Belgio, con i legati Marco Antonio<ref>Il futuro triumviro. Di lui si ha pure un cenno in precedenza, all’assedio di Alesia e nella sua qualità di «''legato''».</ref>, Cajo Trebonio e P. Vatinio; due furono condotte tra gli Edui la cui autorità Cesare sapeva sovrana in tutta la Gallia; due infine tra i Turoni, presso i confini dei Carnuti, perchè sorvegliassero tutte quelle contrade fino all’Oceano. Le altre due furono condotte nel territorio dei Lemóvici — non lungi dall’Avernia — perchè nessuna parte della Gallia rimanesse non vigilata dall’esercito<ref>Complessivamente, Cesare doveva disporre di dieci legioni: una undecima legione era però pur sempre nella Gallia Cisalpina.</ref>. Quanto a lui, rimasto per pochi giorni nella Provincia, avendo in fretta presenziato tutte le assemblee giudiziarie, giudicato delle pubbliche controversie e dati premi ai benemeriti, (aveva avuto infatti tutto l’agio di esperimentare la fedeltà della Provincia e l’animo di tutti durante la defezione della Gallia, poichè la Provincia, con la sua fedeltà e coi suoi aiuti, era pur sempre quella che l’aveva sostenuto durante tutta la campagna), fa ritorno alle sue legioni del Belgio e sverna a Nemetocenna<ref>''Nemetocenna'' — da non confondersi con ''Nemetacum'' ({{Sc|Desjardins}}, op. cit., III, p. 724), — dovrebbe corrispondere ad Arras. Secondo altri ''Nemetacum'' sarebbe una corruzione di ''Nemetocenna''.</ref>.
{{§|47}}XLVII. - Ivi conosce che l’atrébate Commio ha provocato a battaglia la sua cavalleria. Antonio era giunto nei suoi quar-<noinclude><references/></noinclude>
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Candalua
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text/x-wiki
<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione||{{Sc|la guerra gallica – libro viii}}|237}}</noinclude>tieri invernali e la popolazione atrébate era tranquillissima. Nondimeno Commio, benchè ferito — come è detto sopra — si dimostrava pur sempre pronto a capeggiare rivolte dei suoi concittadini, ora che la popolazione obbediva ai Romani; nè desisteva con i suoi cavalieri dalle scorrerie per alimentare sè ed i suoi, infestando le strade ed intercettando molti convogli di viveri destinati ai Romani.
{{Centrato|{{Sc|Il duello Commio-Voluséno.}}}}
{{§|48}}XLVIII. - A Marco Antonio si era aggiunto — come prefetto della cavalleria — Caio Voluséno Quadrato che doveva svernare con lui. Antonio lo manda ad inseguire la cavalleria dei nemici. Voluséno, ad un valore veramente straordinario, aggiungeva un grande odio per Commio e non gli si sarebbe quindi potuto dare ordine più gradito. Disposte adunque imboscate, attaccava il più spesso possibile i cavalieri di Commio e ne usciva sempre bene. Finalmente — in occasione d’una zuffa più vivace delle altre — essendosi Voluséno per la smania di catturare Commio spinto troppo oltre all’inseguimento con pochi cavalieri, ed avendone Commio approfittato per allontanarsi a briglia sciolta, d’improvviso, l’inseguito — che odiava l’inseguitore — fa appello alla fedeltà ed all’aiuto dei suoi, acciocchè non restino impunite le ferite che egli deve alla malafede del nemico. Rivoltato il cavallo, precede incauto gli altri scagliandosi contro il prefetto: tutti i suoi uomini fanno altrettanto, obbligano i nostri a retrocedere e li inseguono.
Commio — lanciato a forza di sproni il cavallo — raggiunge il cavallo di Quadrato e, vibrando la lancia con gran forza, trapassa la coscia dell’avversario. Visto il prefetto ferito, i nostri non esitano e, voltati i cavalli, respingono il nemico. Allora molti nemici, travolti dall’impeto straordinario dei nostri, sono feriti, parte sono calpestati durante la fuga, parte sono fatti prigionieri. Ma il loro capo — grazie alla velocità del cavallo — riesce a sottrarsi; mentre il prefetto da lui gravemente ferito è ricondotto al campo, vittorioso nella zuffa, ma in pericolo di vita. Commio intanto — sia che si sentisse vendicato, sia che si sentisse spacciato per aver perduto una gran parte dei suoi — manda ambasciatori ad Antonio ed, inviando ostaggi in garanzia, assicura che andrà dove Antonio vorrà ed eseguirà gli ordini che Antonio vorrà dargli. Di una sola cosa lo prega: che gli si conceda d’aver paura di venire al cospetto d’un Romano. E parendo ad Antonio che questa domanda fosse inspirata da un legittimo timore, perdonò Commio e ricevette gli ostaggi.<noinclude><references/></noinclude>
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Candalua
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text/x-wiki
<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione|238|{{Sc|c. giulio cesare}}|}}</noinclude>{{Nop}}
So che Cesare usava scrivere un commentario per ciascun anno. Io non ho creduto fare altrettanto, poichè nell’anno successivo — consoli L. Paulo e C. Marcello — non avvenne nulla di notevole in Gallia; ma perchè nessuno ignori dove Cesare ed il suo esercito fossero rimasti in quel tempo, ho deciso di scrivere poche righe e di aggiungerle a questo commentario.
{{Centrato|{{Sc|Politica pacificatrice di Cesare.}}}}
{{§|49}}XLIX. - Con lo svernare nel Belgio, Cesare si proponeva un solo scopo: tenere fedeli le popolazioni e non dare alcuna speranza o pretesto di guerra. Niente infatti desiderava meno che, all’avvicinarsi della partenza<ref>Cioè all’atto di cessare dalla carica.</ref>, sentirsi imporre la necessità d’una nuova lotta; e, sul punto di condurre via l’esercito, veder accendersi una nuova guerra in cui tutta la Gallia si sarebbe gittata volentieri libera da ogni ritegno. Epperciò — trattando con molta equità le popolazioni, accattivandosi gli ottimati con grandi premi e non imponendo alcun nuovo obbligo penoso — Cesare mantenne facilmente in pace la Gallia, stanca oramai di tante disfatte ed agevolata nell’adempimento dei suoi doveri di obbedienza.
{{Centrato|{{Sc|L’avvicinarsi della guerra civile.}}}}
{{§|50}}L. - Allo spirare dell’inverno, Cesare — contro l’abitudine — parte a rapide marce per l’Italia, per parlare con i municipi e le colonie e per raccomandare loro il suo questore Marco Antonio il quale aspirava all’ufficio di augure<ref>Al posto lasciato libero da Ortensio, morto nel giugno di quell’anno.</ref>. Egli lo appoggiava infatti con tutta la sua autorità, un po’ perchè si trattava di uomo a lui devotissimo e che, poco prima, aveva mandato innanzi per presentare la propria candidatura; ed un po’ anche perchè era ansioso d’agire contro un gruppo di potenti faziosi che, avversando Marco Antonio, miravano a colpire Cesare che sortiva di carica.
Benchè Antonio fosse eletto augure anche prima che Cesare giungesse in Italia — e Cesare ne avesse avuto notizia in cammino — credette pur tuttavia di non aver meno motivo a visitare i municipi e le colonie per ringraziarli dei voti e delle prove di devozione date ad Antonio, ed anche per raccomandare la sua prossima candidatura al consolato. Andavano infatti vantandosi<noinclude><references/></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione||{{Sc|la guerra gallica – libro viii}}|239}}</noinclude>i suoi avversari insolenti, di aver fatto consoli L. Léntulo e C. Marcello<ref>Lentulo e Marcello, candidati del partito aristocratico per l’anno 48 a. C.</ref> perchè privassero Cesare d’ogni carica e dignità, e si rallegravano anche d’aver strappato il consolato a Servio Galba — benchè egli avesse molta più popolarità e molti più voti degli eletti — soltanto perchè egli era vincolato a Cesare da amicizia e dai suoi doveri di legato cesariano.
{{Centrato|{{Sc|Cesare nella Cisalpina - Trionfali accoglienze.}}}}
{{§|51}}LI. - L’arrivo di Cesare fu accolto da tutti i municipi e colonie con straordinarie manifestazioni d’onore ed amore. Egli ritornava infatti allora, per la prima volta, dopo aver condotto la guerra a tutte le Gallie. Tutto l’imaginabile era stato fatto per decorare al passaggio di Cesare le porte, le vie, i luoghi tutti. La folla con i bimbi veniva incontro a Cesare, in ogni parte s’immolavano vittime e le piazze ed i templi, dove erano preparate mense, erano presi d’assalto, come se già fosse nell’aria il tripudio d’un attesissimo trionfo. Tanta era la magnificenza spiegata dai ricchi e l’entusiasmo addimostrato dagli umili.
{{Centrato|{{Sc|Cesare ritorna all’esercito.}}}}
{{§|52}}LII. - Avendo percorso tutte le regioni della Gallia togata<ref>Gallia togata è l’Italia settentrionale, popolata da genti celtiche.</ref>, Cesare, con grande rapidità, ritorna al suo esercito in Nemetocenna. Ordina che tutte le legioni dai quartieri d’inverno si concentrino nel paese dei Tréviri e si dirige a quella volta per passarle in rivista.
Mette T. Labieno a capo della Gallia togata, perchè più efficacemente sia patrocinata colà la sua candidatura al consolato: si astiene dal fare altri spostamenti di truppe se non quelli consigliati dalle condizioni igieniche dei luoghi e per la salute delle truppe medesime.
Nel frattempo gli giungono frequenti voci di pressioni dei suoi nemici su Labieno, ed è pure avvertito che taluno si propone di fare intervenire il senato per sottrarre a Cesare una parte dell’esercito. Egli non volle credere nulla sul conto di Labieno<ref>Labieno — come è noto — disertò poi la causa di Cesare e passò tra i Pompeiani ({{Sc|{{AutoreCitato|Marco Tullio Cicerone|Cicerone}}}}, ''Lettere ad Attico'', VII, 12).</ref>, e nulla si lasciò indurre a fare contro l’autorità del<noinclude><references/></noinclude>
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Pagina:Cesare - La guerra gallica, traduzione di Eugenio Giovannetti, Firenze, Le Monnier, 1939.pdf/246
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text/x-wiki
<noinclude><pagequality level="3" user="Candalua" />{{RigaIntestazione|240|{{Sc|c. giulio cesare}}|}}</noinclude>senato. Credeva che dal libero parere dei padri coscritti la sua causa non potesse avere che vittoria.
C. Curione, tribuno della plebe, essendosi infatti assunto il còmpito di difendere la causa e la dignità di Cesare, aveva più volte fatta questa proposta al senato: se qualcuno si fosse impaurito per le armi di Cesare, dal momento che anche gli armamenti ed il potere di Pompeo destavano nel pubblico gravissimi sospetti, deponessero le armi l’uno e l’altro ed entrambi congedassero l’esercito. Roma ritroverebbe con ciò — immediatamente — la sua libertà e la dignità dei suoi istituti. E non solo s’era impegnato a questo, per la sua parte, ma aveva cominciato a chiedere su questo un voto del senato. I consoli e gli amici di Pompeo impedirono il voto e l’assemblea si sciolse con questa sospensiva.
{{§|53}}LIII. - Era questa una prova troppo palese dei sentimenti di tutto il senato e coincideva perfettamente con un altro fatto precedente.
M. Marcello — l’anno prima — cercando di attaccare e di abbattere Cesare a dispetto di una legge di Pompeo e di Crasso<ref>Riguarda la «''lex Pompeja Licinia''», relativa alla proroga del governo di Cesare.</ref>, aveva in realtà portato innanzi tempo in senato la questione delle provincie di Cesare.
Ma dopo la discussione, essendosi venuti ai voti sulla proposta di Marcello, — il quale si aspettava ogni onore dalla disgrazia di Cesare — il senato, a grande maggioranza, aveva dato voto sfavorevole. Da tale contrarietà i nemici di Cesare non si erano però lasciati intimidire: ne traevano anzi incitamento per colpi più arditi con cui costringere il senato ad approvare quello che essi soli volevano.
{{§|54}}LIV. - Si fece poi un senatoconsulto per mandare alla guerra partica una legione tolta a Pompeo ed un’altra tolta a Cesare. Ma tutti comprendevano che — in sostanza — era quello un pretesto per togliere due legioni soltanto ad uno. In effetti Cneo Pompeo aveva all’uopo indicata la prima legione, ch’egli aveva mandata a Cesare dopo averla però reclutata nella stessa Provincia di lui. Nondimeno Cesare — pur non facendosi alcuna illusione sui progetti dei suoi avversari — rinviò a Pompeo quella legione e, per la sua parte, ed in ossequio al senatoconsulto, cedette la quindicesima che aveva nella Gallia.
A sostituirla, inviò dall’Italia la tredicesima legione perchè<noinclude><references/></noinclude>
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/* Pagine SAL 25% */ [[Aiuto:Oggetto automatico|←]] Creata nuova pagina: <poem> Cammina il giorno. Sotto l’adustò Ciel {{R|25}}Non osa il venticel Soave dispiegar Le penne intorno. Guarda là di sudor Grondante nel meriggio {{R|30}}Il bruto Mietitor I campi ricoprir Di tronca messe: Miralo con piacer Stanco sedersi, e ber {{R|35}}Sul solco, che compì Le sue promesse. Ma sola o di cantar La stridula cicala, E taciturno...
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Cammina il giorno.
Sotto l’adustò Ciel
{{R|25}}Non osa il venticel
Soave dispiegar
Le penne intorno.
Guarda là di sudor
Grondante nel meriggio
{{R|30}}Il bruto Mietitor
I campi ricoprir
Di tronca messe:
Miralo con piacer
Stanco sedersi, e ber
{{R|35}}Sul solco, che compì
Le sue promesse.
Ma sola o di cantar
La stridula cicala,
E taciturno star
{{R|40}}Ascoso ogni augellin
Tra fronda e fronda.
L’ombra col suo Pastor
Cerca la greggia ancor.
Nè mormora il ruscel
{{R|45}}Povero d’onda.
Andiam l’ore a guidar
Troppo di fuoco accese
Dove non possa entrar
Dell’infiammato dì
{{R|50}}L’ingrata face!
Se un faggio assai non è,
Vogliamo all’antro il piè,
Che pien di grato orror
Riposto giace.
</poem><noinclude><references/></noinclude>
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Cammina il giorno.
Sotto l’adusto Ciel
{{R|25}}Non osa il venticel
Soave dispiegar
Le penne intorno.
Guarda là di sudor
Grondante nel meriggio
{{R|30}}Il bruto Mietitor
I campi ricoprir
Di tronca messe:
Miralo con piacer
Stanco sedersi, e ber
{{R|35}}Sul solco, che compì
Le sue promesse.
Ma sola odi cantar
La stridula cicala,
E taciturno star
{{R|40}}Ascoso ogni augellin
Tra fronda e fronda.
L’ombra col suo Pastor
Cerca la greggia ancor.
Nè mormora il ruscel
{{R|45}}Povero d’onda.
Andiam l’ore a guidar
Troppo di fuoco accese
Dove non possa entrar
Dell’infiammato dì
{{R|50}}L’ingrata face!
Se un faggio assai non è,
Vogliamo all’antro il piè,
Che pien di grato orror
Riposto giace.
</poem><noinclude><references/></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|||231}}</noinclude><poem>
{{R|55}}Lieti là ci starem,
E rinfrescata in gelo
A mensa vuoterem
Di Chianti caro a te
Colma bottiglia:
{{R|60}}Io te la verserò,
E porgerla godrò
A questa tua gentil
Bocca vermiglia.
Se poi sopravverrà
{{R|65}}La rugiadosa sera,
E intorno desterà
Il fiato lusinghier
Dell’aure estive;
Potrem, mia vita, andar
{{R|70}}Un prato a passeggiar,
O pur d’un fiumicel
Le fresche rive.
Vedrai bianca apparir
Nel pure Ciel la Luna,
{{R|75}}E seco tutte uscir
Di tremolo splendor
Cinte le stelle.
Tutte si oscureran,
Se al paragon verran
{{R|80}}Con queste, o mio tesor,
Tue luci belle.
</poem><noinclude><references/></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|232||}}</noinclude>{{Ct|t=2|v=1|f=100%|L=.3em|LA STATE,}}
{{Ct|t=1|v=1|f=70%|O IL RICOVERO}}
{{Ct|t=1|v=2|f=120%|L=.3em|D’AMORE.}}
<poem>
{{Xx-larger|O}}, che il Sol muta albergo,
E del Leon stellato
Va sù l’estivo tergo
I raggi a saettar:
{{R|5}}Batte, ed in suon pietoso,
Apri, mi dice Amore;
Teco dal dì focoso
Mi venni a riparar.
Apri la tua capanna:
{{R|10}}Il fervido meriggio
Vedi come m’affanna,
Come mi fa languir.
Apri, Pastor, t’affretta;
Non provocarmi a sdegno;
{{R|15}}Temi la mia vendetta;
Sai come so ferir.
Io scendo, ed apro al Dio,
Che prega e in un minaccia.
Entra; e il tugurio mio
{{R|20}}Sente il divin suo piè.
Presente oli qual diffonde
Amabil luce in giro!
Presente oh quale infonde
Soave fuoco in me!
</poem><noinclude><references/></noinclude>
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text/x-wiki
<noinclude><pagequality level="1" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|||233}}</noinclude><poem>
{{R|25}}Amor s’asside, e stanco
L’arco dal collo slega,
Spoglia de’ dardi il fianco,
Che mai depor non sa:
All’omero raccoglie
{{R|30}}L’affaticate penne,
Ed ai begli occhi toglie
Quella, che cieco il fa.
Un lin puro qual neve,
Di Dori amico dono,
{{R|35}}Dispiega, e lieve lieve
Terge il sudato crin;
Terge l’accesso volto,
Respira; e così poi
Parla ver me rivolto
{{R|40}}L’Idalio Fanciullin.
Dal primo albore errai
Dori cercando invano,
Dori, che (se nol sai)
La cura mia divien.
{{R|45}}Folta d’antichi faggi
Cercai quella selvetta,
Dove dai caldi raggi
A ristorarsi vien.
Selvetta, ove discese
{{R|50}}L’Aurora impaziente.
Quando per me l’accese
L’Eolio Cacciator;
Selvetta, ove pur sculto
Vidi di Dori il nome,
{{R|55}}Che al vegetare occulto
Cresce co’ tronchi ancor
</poem><noinclude></noinclude>
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{{R|25}}Amor s’asside, e stanco
L’arco dal collo slega,
Spoglia de’ dardi il fianco,
Che mai depor non sa:
All’omero raccoglie
{{R|30}}L’affaticate penne,
Ed ai begli occhi toglie
Quella, che cieco il fa.
Un lin puro qual neve,
Di Dori amico dono,
{{R|35}}Dispiega, e lieve lieve
Terge il sudato crin;
Terge l’accesso volto,
Respira; e così poi
Parla ver me rivolto
{{R|40}}L’Idalio Fanciullin.
Dal primo albore errai
Dori cercando invano,
Dori, che (se nol sai)
La cura mia divien.
{{R|45}}Folta d’antichi faggi
Cercai quella selvetta,
Dove dai caldi raggi
A ristorarsi vien.
Selvetta, ove discese
{{R|50}}L’Aurora impaziente.
Quando per me l’accese
L’Eolio Cacciator;
Selvetta, ove pur sculto
Vidi di Dori il nome,
{{R|55}}Che al vegetare occulto
Cresce co’ tronchi ancor
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text/x-wiki
<noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|234||}}</noinclude><poem>
D’olmi ricinte intorno
Cercai l’argenteo fonte,
Dove talor del giorno
{{R|60}}Lenta l’ardor depon;
Fonte, ove in dolci guise
Già la mia bella madre
In altri dì s’assise
Col Cinirèo Garzon.
{{R|65}}Al fedel antro ombroso
Corsi, che di corimbi
Riveste un tortùoso
Lascivo verdeggiar
Antro, che in bianco velo
{{R|70}}Già fè la Dea triforme
Innamorata in Cielo
Il carro abbandonar.
Movendo il guardo e il passo
Cercai se v’era Dori:
{{R|75}}V’era il felice sasso,
Dove talor posò
Ma in aria lusinghiera
Sul vedovo macigno
Dori gentil non vera
{{R|80}}Che sospirando io vò.
Conoscitor di questi
Boschi d’Arcadia lieti,
Dirmi, Pastor, sapresti
Celata ove si stà
{{R|85}}È forza ch’io la trovi
E che le fiamme mie,
il mio valor rinnovi
Ne’rai di sua beltà.
</poem><noinclude></noinclude>
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text/x-wiki
<noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|||235}}</noinclude><poem>
Sebben nel Ciel fiammeggia
{{R|90}}Alto il Titanio lume,
Nè Pastorel, nè greggia
Osa lasc iar l’ovil;
Dori per rinvenire
Fenderò l’aure ardenti:
{{R|95}}Che non sì può soffrire
Per Ninfa sì gentil?
Tacque, e mirommi fiso;
Poi ripigliò: Rispondi.
Ahi come un mio sorriso
{{R|100}}Incauto mi tradì!
Mutando allor favella,
So, disse Amor sdegnato,
Dov’è la Ninfa bella,
Che tanto m’invaghì.
{{R|105}}E vidilo le pronte
Bell’armi sue raccorre,
E alla turbata fronte
La benda rannodar.
Il suo nemico aspetto
{{R|110}}Timido non sostenni;
E il cuor presago in petto
Io mi sentii tremar.
Ahi! si levò su l’ali,
E dalla tesa corda
{{R|115}}Vibrommi un de’ suoi strali
Quanto vibrar si può;
E nel mio cuor scolpita,
E nel mio core ascosa,
Per la fatal ferita
{{R|120}}Amor Dori trovò.
</poem><noinclude></noinclude>
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<noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|236||}}</noinclude>{{Ct|t=2|v=2|f=80%|w=.8em|L=.2em|''L’AUTUNNO.''}}
<poem>
{{Xx-larger|B}}en venuto il pampinoso
Verde Autunno, o Clori bella,
Che a raccogliere m’appella
Della Vigna il ricco onor:
{{R|5}}Viva Autunno, che va intorno
Di bell’uve tutto adorno;
Viva Bacco, e viva Amor.
Prendi un ferro e un bel canestro,
E la gonna accorcia e lega:
{{R|10}}Vieni a tralcj, dove spiega
La vendemmia il suo tesor,
Viva Autunno ec.
Nuda, e vedova ogni vite
De’ suoi grappoli rimagna,
{{R|15}}E risuoni la campagna
Lietamente di romor.
Viva Autunno ec.
Guarda, guarda il villanello,
Che a colei, che il cuor gli strugge,
{{R|20}}Tinge il volto, e poi sen fugge
Con un riso schernitor.
Viva Autunno, ec.
Mira come calpestato
Piove il mosto rubicondo!
{{R|25}}Sol veduto fa giocondo
Ogni ciglio, ed ogni cuor.
Viva Autunno ec.
Senza Bacco langue Amore!
Dove splende un bel sembiante
{{R|30}}Bacco spira in un Amante
Più di grazia, e più d’ardor.
Viva Autunno ec.
</poem><noinclude></noinclude>
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OrbiliusMagister
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text/x-wiki
<noinclude><pagequality level="3" user="OrbiliusMagister" />{{RigaIntestazione|||237}}</noinclude><section begin="s1" /><poem>
Ogni austera Pastorella,
Di vin calda il rozzo petto,
{{R|35}}Dolce parla al suo Diletto,
E si scorda il suo rigor.
Viva Autunno ec.
Bere è gioia, bere è vita:
Nel vin nuota ogni contento,
{{R|40}}Bacco doma ogni tormento,
Bacco fuga ogni dolor.
Viva Autunno ec.
Sù di pampani la chioma
Si coroni, e in man si pigli
{{R|45}}Un licor, che rassomigli
Il rubino nel color.
Viva Autunno ec.
Seguiam Bacco, che beate,
Bella Clori, l’alme rende;
{{R|50}}1E la fiamma, che n’accende,
Da lui prenda più vigor.
Viva Autunno, che va intorno,
Di bell’uve tutto adorno;
Viva Bacco, e viva Amor.
</poem><section end="s1" />
<section begin="s2" />{{Ct|t=2|v=1|L=.3em|L’AUTUNNO,}}
{{Ct|t=1|v=2|f=80%|w=.3em|O LA VENDEMMIA.}}
<poem>
{{Xx|larger|E}}cco il buon Dio di Nisa,
Che con la fronte adorna
Di pampani ritorna
Le ville a rallegrar.
{{R|5}}Le maculate tigri,
Dori, a mirar, deh! vieni
Sotto i purpurei freni
Ubbidienti sudar,
</poem><section end="s2" /><noinclude></noinclude>
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Autore:Isabel Jay
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Pic57
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| Professione e nazionalità =
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Autore:Howard Talbot
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Pic57
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| Nome = Howard
| Cognome = Talbot
| Attività = compositore/direttore d'orchestra
| Nazionalità = statunitense
| Professione e nazionalità =
}}
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Pagina:Ars et Labor, 1906 vol. I.djvu/357
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Pic57
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Gadget AutoreCitato
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text/x-wiki
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}}
'''{{AutoreCitato|Isabel Jay|Miss Isabel Jay}}.''' — Se ella è una creatura riconoscente, deve ringraziare il suo Dio buono e provvido che le ha dato.... un fascino, un fascino nella persona, un fascino nello spirito, nel gesto e
{{FI
|file = Ars et Labor, 1906 vol. I (page 357 crop 2).jpg
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|caption = ISABEL JAY. Fot. Foulsham & Banfield Ltd., Londra.
}}
nella parola. Ella è studiosa, ella sarà anche appassionata; ma senza quel ''quid'', senza quel fascino, senza quell’aureola, ch’ella s’è portata via dal mondo più gaio degli angioli, ella non vincerebbe battaglie d’arte che somigliano a sorprese: a sorprese anche perchè, sempre e dovunque, qualche cosa del proprio fascino ella getta addosso, lo riversa sulle persone più indifferenti e le avvolge nella sua luce come dicea di far d’Egloge il Nerone di Cossa.
Più è dura l’argilla e più essa la scalda sotto i raggi della propria intelligenza - più è ostile il suo critico e più lo ammansa sotto la stravaganza improvvisa e multiforme delle proprie trovate, più è diffidente lo spettatore e più lo convince con la forza persuadente delle sue creazioni. {{AutoreCitato|Isabel Jay|Miss Isabel Jay}} cerca
battaglia, e la vuole, e la impegnava fondo: la impegna con tutte le armi,vquelle della grazia e quelle della violenza, quelle del riserbo e quelle della sfrontatezza. Sì in certe operette par persino anche sfrontata, talché si potrebbe dire che se ella riuscisse a destar antipatie ispirerebbe un canto in confronto del quale quello dell’''Odio'' di {{AutoreCitato|Olindo Guerrini|Stecchetti}} sarebbe un lagno sospiroso, e che se ci fosse un mortale, che osasse protestarle il proprio amore, parlerebbe di lei come il Heine parlava della propria innamorata che chiamava... tremendamente bella!
L’ultima creazione da lei fatta nella City fu al Criterion Theatre la parte di Sybil Cunningham (''known as O San “The White Chrysanthenium„''), la protagonista, cioè, nell’omonima operetta di {{AutoreCitato|Howard Talbot|Howard Talbot}}. Fu un successo clamoroso, successo largo, espanso, tale che rese necessario una tournée. Ed ora, {{AutoreCitato|Isabel Jay|Miss Isabel Jay}} è appunto in tournée, è un’errabonda trionfatrice alla quale non so neanche ove mandare questo mio omaggio....
Chissà dove migri il raggio d’una stella? chissà dove volga il sospiro del vento? chissà dove esuli il profumo dei fiori?... Sono dovunque, dovunque siano Bellezza e Arte.
{{Rule|4em}}
'''{{AutoreCitato|Ester Ferrabini|Ester Ferrabini}}'''. — Bella figura e bellissima voce, educata a metodo eccellente, ecco le principali qualità della valente cantatrice della quale ci compiaciamo offrire l’immagine ai nostri lettori. È<noinclude><references/></noinclude>
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Pic57
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text/x-wiki
<noinclude><pagequality level="3" user="Pic57" />{{RigaIntestazione|||333}}</noinclude><section begin="s1" />{{FI
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'''{{AutoreCitato|Isabel Jay|Miss Isabel Jay}}.''' — Se ella è una creatura riconoscente, deve ringraziare il suo Dio buono e provvido che le ha dato.... un fascino, un fascino nella persona, un fascino nello spirito, nel gesto e
{{FI
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}}
nella parola. Ella è studiosa, ella sarà anche appassionata; ma senza quel ''quid'', senza quel fascino, senza quell’aureola, ch’ella s’è portata via dal mondo più gaio degli angioli, ella non vincerebbe battaglie d’arte che somigliano a sorprese: a sorprese anche perchè, sempre e dovunque, qualche cosa del proprio fascino ella getta addosso, lo riversa sulle persone più indifferenti e le avvolge nella sua luce come dicea di far d’Egloge il Nerone di Cossa.
Più è dura l’argilla e più essa la scalda sotto i raggi della propria intelligenza - più è ostile il suo critico e più lo ammansa sotto la stravaganza improvvisa e multiforme delle proprie trovate, più è diffidente lo spettatore e più lo convince con la forza persuadente delle sue creazioni. {{AutoreCitato|Isabel Jay|Miss Isabel Jay}} cerca
battaglia, e la vuole, e la impegnava fondo: la impegna con tutte le armi,vquelle della grazia e quelle della violenza, quelle del riserbo e quelle della sfrontatezza. Sì in certe operette par persino anche sfrontata, talché si potrebbe dire che se ella riuscisse a destar antipatie ispirerebbe un canto in confronto del quale quello dell’''Odio'' di {{AutoreCitato|Olindo Guerrini|Stecchetti}} sarebbe un lagno sospiroso, e che se ci fosse un mortale, che osasse protestarle il proprio amore, parlerebbe di lei come il Heine parlava della propria innamorata che chiamava... tremendamente bella!
L’ultima creazione da lei fatta nella City fu al Criterion Theatre la parte di Sybil Cunningham (''known as O San “The White Chrysanthenium„''), la protagonista, cioè, nell’omonima operetta di {{AutoreCitato|Howard Talbot|Howard Talbot}}. Fu un successo clamoroso, successo largo, espanso, tale che rese necessario una tournée. Ed ora, {{AutoreCitato|Isabel Jay|Miss Isabel Jay}} è appunto in tournée, è un’errabonda trionfatrice alla quale non so neanche ove mandare questo mio omaggio....
Chissà dove migri il raggio d’una stella? chissà dove volga il sospiro del vento? chissà dove esuli il profumo dei fiori?... Sono dovunque, dovunque siano Bellezza e Arte.
{{Rule|4em}}
'''{{AutoreCitato|Ester Ferrabini|Ester Ferrabini}}'''. — Bella figura e bellissima voce, educata a metodo eccellente, ecco le principali qualità della valente cantatrice della quale ci compiaciamo offrire l’immagine ai nostri lettori. È<noinclude><references/></noinclude>
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Autore:Ester Ferrabini
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| Cognome = Ferrabini
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| Nazionalità = italiana
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}}
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/* Pagine SAL 25% */ [[Aiuto:Oggetto automatico|←]] Creata nuova pagina: 336 ARS ET LABOR sorse che san nuotar bene anche fuori della loro propria acqua; e la Gasparini recita in italiano con molto garbo e con buoni risultati; ma ben altri successi avrebbe se fosse posta in un ruolo suo in una Compagnia dialettale. Fisicamente essa rappresenta in un modo ammirabile la femminilità veneziana; bruna, formosa, con occhi pieni di ardore, essa è una di quelle figure che i pittori della laguna dipin...
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ARS ET LABOR
sorse che san nuotar bene anche fuori della loro
propria acqua; e la Gasparini recita in italiano con
molto garbo e con buoni risultati; ma ben altri
successi avrebbe se fosse posta in un ruolo suo
in una Compagnia dialettale. Fisicamente essa rappresenta
in un modo ammirabile la femminilità
veneziana; bruna, formosa, con occhi pieni di ardore,
essa è una di quelle figure che i pittori della
laguna dipinsero più frequentemente. E a Venezia ella
è nata; quasi bambina ancora entrò in arte, ed errò
con delle modeste Compagnie venete per le cittadine
della sua regione. Ma la sua nativa vivacità,
quella sua pronta disposizione a colorire i caratteri
popolari e dar loro un tipico e pittoresco risalto,
non sfuggì ai capocomici oculati. Così ella fu tolta
alla piccola commedia oscura, e fece parte successivamente
della Compagnia di Benini e di Zago.
Il ritratto che pubblichiamo in costume goldoniano,
Fot. Betti ni, Livorno.
GISELDA ZANI GASPARINI.
è un piccolo quadro; mostra come per quel teatro
veneto, gaio e sentimentale, ella sia fatta. Il comico
è in lei più spontaneo e ricco; certe gaie
servette galliniane sono, nella sua interpretazione,
piene di fuoco giovanile e di allegrezza comunicativa.
E dunque da augurarsi che questa giovane
bella e intelligente attrice torni in quelle Compagnie
venete nelle quali può essere un singolare
ornamento.
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<section begin="s2" />
" F R O - 5 C FI L FI „
Al Consiglio comunale di Milano nelle sedute
del i5 e 16 marzo scorso si discute a
lungo sulle futuri sorti del teatro alla Scala,
per arrivare alla solita conclusione: cioè nomina
di una Commissione, secondo l’uso italiano,
il che vuol dire.... un bel niente.
Nelle due sedute si sono spese... molte parole
e nemmeno una lira!... e la nostra impressione
è che in quasi tutti i signori Consiglieri
comunali nell’intimo della loro coscienza
esiste la convinzione che per una città
come Milano, oltre che dalla Camera del Lavoro
e dalla Umanitaria, può venire anche
dal teatro alla Scala, il più gran tempio del1
Arte Musicale di tutto il mondo, qualche
lustro e qualche decoro alla nostra città, e
qualche utile non solo morale ma benanco
materiale....
Ma... ma... ma... oh! quanti ma...!
Bisogna salvar la pancia per le elezioni future...
non si sa mai: vi sono tutti quegli
elettori che preferiscono il Trani ecl il Barletta
ed un buon laganeghin coll’aj, ad uno spettacolo
scaligero!... e questi elettori non ammettono
che si riduca alla miseria il povero
popppolo per far divertire i signori!
Nella sala dell’Alessi noi vediamo i tetragoni
ad ogni sentimento di arte, i quali arricciano
il naso solo ad udire la parola Scala: vi sono
i socialisti, i quali proprio proprio non disprezzano
il teatro alla Scala, perchè non possono
disconoscerne l’utilità gentilmente educativa:
ma... adagio! ei sono i campa.gni,. che
con una certa facilità ricorrono magari alle
legnate persuasive: vi sono i massoni che
inorridiscono pensando che in orchestra si ha
il coraggio di picchiare nientemeno che sul
simbolico triangolo: vi sono i moderati, moderati
in tutto, anche nel loro affetto alla
Scala... affetto che moderano ancora più per
prudente moderazione!
Da ambiente siffatto che cosa si poteva
aspettare?... non una parola che si elevasse al
di là delle comuni discussioni. Ben è vero
che un Consiglio comunale è una assemblea
di amministratori... per cui bisogna rimanere
nella quistione, come si suol dire in gergo
parlamentare.
Si chiuderà la Scala fra due anni?... forse
è probabile. Non si lamenti il pubblico milanese:
troverà sufficienti risorse nel //’/^/teatrale
ed a peggio andare poi, non avrà forse
quegli splendidi spettacoli, vera educazione
morale dell’intelletto e del cuore, che sono
le Fiere di Porta Genova e di Porta Vittoria?...
La Giunta Comunale con queste due magnifiche
espressioni dell’Arte provvederà sufficientemente
all’avvenire artistico di Milano!
(g- r.)
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Ars et Labor, 1906/N. 4/Proiezioni
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/* Pagine SAL 75% */ [[Aiuto:Oggetto automatico|←]] Creata nuova pagina: corda fra di loro, non era, come doveva essere, ben tesa. Hadow, giovane ardito ma inesperto, pose, mentre nessuno se lo poteva immaginare, il piede in fallo e scivolò nell’abisso.... Istante terribile! La corda si tese, diede un forte strappo e invincibilmente trascinò Croz e questi trascinò Hudson. Lord Douglas, al pari degli altri, fu vittima della potente scossa mentre si trovava in una posizione che non gli permette...
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<noinclude><pagequality level="3" user="Cruccone" />{{RigaIntestazione||— 101 —||riga=si}}</noinclude>corda fra di loro, non era, come doveva essere, ben tesa. Hadow, giovane ardito ma inesperto, pose, mentre nessuno se lo poteva immaginare, il piede in fallo e scivolò nell’abisso.... Istante terribile! La corda si tese, diede un forte strappo e invincibilmente trascinò Croz e questi trascinò Hudson. Lord Douglas, al pari degli altri, fu vittima della potente scossa mentre si trovava in una posizione che non gli permetteva nè di salire, nè di scendere, nè di solidamente aggrapparsi. Quattro corpi penzolavano sull’abisso sterminato. Tangwalder padre aveva avvertito il caso, cacciato un urlo, s’avvinse fulmineamente ad una roccia cui avvolse la corda. Arrivò lo strappo, la roccia era tagliente, la corda era debole e si ruppe, mentre i quattro sciagurati, di rupe in rupe precipitavano sbranandosi, nell’orribile precipizio, da cui tre soli a brandelli, furono estratti ed ora giacciono nel cimitero di Zermatt.... I tre salvati, scesero mezzo dementi pel dolore.
Sulla rottura di quella corda, che era la più piccola delle due e molto debole sorsero altre versioni.
Il popolo si mise in capo che una delle guide, in quel momento supremo, l’abbia tagliata, e la voce del popolo fu creduta per quanto Whymper protestasse, e, le due guide, per scampare la vita dovettero mutar paese.
Se è vero quanto narrò Whymper che la roccia, cui fu avvolta la corda, era solida, una buona corda, avrebbe potuto salvare tutta la carovana. Di qui l’imprudenza imperdonabile e fatale!
Le prime corde usate dai montanari e dagli alpinisti, erano grossolane e pesanti. Dopo si usò la corda detta di Bologna, assai più legeiera. Finalmente gli inglesi trassero da una pianta dell’isola di Manilla un filamento molto più forte e di gran lunga più leggiero. La corda di Manilla è infatti leggierissima e il suo peso non varia di molto per quanto la neve e la pioggia la imbevano. Una di queste corde dello spessore di 15 millimetri pesa un grammo ogni centimetro di lunghezza e resiste al peso di 85 a 90 chilogrammi alla caduta di due metri e mezzo a tre di altezza; non si rompe poi che al peso morto di due tonnellate. Il Club Alpino Inglese introduttore di queste corde, le fa preparare a Londra sotto la sua sorveglianza, e le contrassegna con un filo di lana rosso che si intreccia fra le spire della corda, e resta da esse nascosto.
La Sezione Milanese fece costrurre alcune corde di Manilla ma i loro filamenti sono troppo aspri.
Dovendo affrontare qualche grande salita la cui durata non si possa, sia per le difficoltà che per le circostanze, ben definire, è spesso necessario di pensare a un ricovero per la notte. Non sempre il Club Alpino vi ha pensato e talvolta la natura vieta i suoi covi. Converrà dunque pensare alla tenda. Due modelli assai buoni gli abbiamo visti alla nostra esposizione alpina.
I montanari per riuscire a camminar sulla neve e sul ghiaccio, massime nell’inverno, inventarono, chi sa da quanti anni, quel semplicissimo istrumento consistente in una lastra di ferro a quattro o più punte che nomasi variamente: grappino, grappone o grappella. Si applicano sotto il collo del piede e si legano al disopra con due striscie di cuoio. {{AutoreCitato|Horace-Bénédict de Saussure|De Saussure}} le modificò ampliandole e le mutò in una specie di suola ferrata a varie punte assicurandola bene al tacco ed alla punta della scarpa. Poi si mutarono in una specie di sperone vitato nel tacco e con al disotto tre o quattro punte. Questa ultima specie, alcune volte, è dannosa poichè la vite spesso si stacca. Io non li credo necessarî all’alpinista cui bastano buoni chiodi agli scarponi e non li volli mai usare.<noinclude></noinclude>
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